“IL MONDO NON MI DEVE NULLA”: Quando i due opposti della medaglia si incontrano.
Ha debuttato il 6 marzo la prima della piece di Massimo Carlotto, “Il mondo non mi deve nulla” (uscito presso la casa editrice E/O) con la regia di Francesco Zecca e due ottimi interpreti – unici attori in scena –a coprirne rispettivamente i ruoli: Pamela Villoresi (Lise) e Claudio Casadio (Adelmo). L’azione si svolge nell’elegante appartamento di Lise, in una Rimini fiabesca, notturna e surreale, resa tale grazie alla raffinata scenografia di Gianluca Amodio e ai bellissimi disegni di Laura Riccioli, resi vivi dalle proiezioni video, con un effetto a più dimensioni, dal forte impatto estetico e dalla funzione descrittiva insieme.
Una finestra aperta, una luce spenta, un ladro improvvisato ex operaio, ora a spasso e costretto dalla necessità al furto da un lato; dall’altro invece, una ex croupier viennese che tutta la vita ha camminato sull’acqua, poiché svolgeva la sua ben remunerata attività sulle grandi navi da crociera, avvezza ad uno alto stile di vita e nessun contatto col reale; donna sola, ormai di mezza età, sul punto di voler regolare i conti, a modo suo, così come a modo suo, ha sempre vissuto.
Il testo non è un adattamento da un romanzo essendo stato questo, scritto, su richiesta dello stesso Casadio, all’autore (vedi intervista Mywhere) dove la robusta costruzione dialogica, deriva dallo stesso, omettendo le parti descrittive utili nel romanzo ma superflue sulla scena.
I due caratteri sono opposti su tutti i fronti, tranne uno: entrambi sono vittime della crisi attuale.
Lei una donna bellissima, algida, disincantata, raffinata, vissuta in un mondo di finzione nel quale si è sempre sentita a suo agio “io ho mentito tutta la vita e non mi sono mai pentita di una bugia”, Lise è cresciuta con la menzogna che si è affinata con lei, sin da quando era bambina.
Adelmo uomo semplice, ladro inetto “sei di nuovo senza guanti?”, lascia impronte e tracce di DNA ovunque, in grado di portare via poche cose, ma dalle case peggio sguarnite, poiché semplici da svaligiare essendo prive di protezioni; si accontenta, a volte, anche di un asse da stiro, se è Carlina la sua convivente, a richiederlo. Il personaggio è improbabile e grottesco, importunato al telefono dalla convivente anche quando lui “si trova al lavoro”, reso ancor di più tale da Lise che dal momento in cui lui mette piede in casa sua, si sente autorizzata a volerlo guidare – conoscendo lei, talmente bene gli uomini e la loro psicologia – non sembra affatto spaventata della sua incursione in casa, gli dispensa invece consigli sia in campo professionale “il crimine è vocazione pura” mentre “il ladro per necessità è destinato al carcere”, i consigli si estendono anche in campo affettivo, su come deve comportarsi con la “sua signora”, o quali fiori e cioccolatini evitare.
Come dice Adelmo, in apertura “tutto cambia e tu non puoi farci niente”, lui da uomo semplice e concreto accetta i rovesci della sorte, cercando in ogni modo di non sopperire, divenendo un ladro, il peggiore magari, ma almeno provando ad uscire da quel tunnel.
Lise invece, dall’alto delle sue certezze, si dimostra molto rigidamente “tedesca” nel non piegarsi alle avversità, al cambiamento, non accetta di essere stata ingannata dalla “sgualdrina di classe” che vendendole i derivati che Adelmo “capisce già dal nome che sono una patacca”, l’ha lasciata sul lastrico: i restanti 120.000 €, sono nulla per una donna come lei, in fondo aveva lavorato duramente per poi potersi permettere una vita agiata; ma la banca aveva polverizzato ogni sua aspettativa, Lise che incoraggiava i tanti deboli al tavolo da gioco, non è mai stata una giocatrice, infatti! Lei ora, preferirebbe farla finita, il gesto estremo non lo vuole compiere personalmente: non vuole colpe Lise; il suo ego dominante e il suo tratto decadente l’avevano riportata proprio a Rimini scenario, un tempo, di un suo vecchio e forse unico amore, in linea con lei che non accetta né sconfitte, né che “tutto cambia”.
Capirà in finale come il mondo non le debba poi nulla esattamente come lei non aveva dato nulla, forse la banca “rapinatrice” è ciò che la legge del contrappasso destina a una così.
L’ultimo suo gesto di seduzione e adescamento insieme, sarà proporre un patto ad Adelmo che lui rifiuterà.
Il finale non è scontato: Adelmo cambierà vita, Carlina idem, però non saranno più uniti e lei con un nuovo fidanzato e un bel malloppo di denaro, aprirà un’attività sua.
I due protagonisti Pamela Villoresi e Claudio Casadio sono stati bravissimi nel rappresentarsi nei rispettivi ruoli, encomiabile l’immedesimazione totale della prima nei panni di Lise poiché per tutta la durata dei dialoghi, Pamela Villoresi parla con un studiatissimo accento tedesco, la dizione resta chiarissima, ma non è altrettanto chiaro che Lise in realtà, sia interpretata da un’attrice italiana!
Di fatto, come la Signora aveva rilasciato durante l’intervista, “gli errori che fanno i tedeschi parlando in italiano li conosco bene!”, essendo lei per metà, proprio tedesca.
Altrettanto valida e a tratti, di schietto umorismo, l’interpretazione di Claudio Casadio che essendo romagnolo, ha saputo entrare perfettamente in questo ruolo, questo “puro” sostanzialmente, che suo malgrado cade ma riesce per il suo candore a riscattarsi; spassosissimo poi nel momento del ballo, in cui lui si cimenta nel mambo di cui Adelmo non è certo esperto!
Uno spettacolo ben costruito con un finale un po’ amaro alla Tennesse Williams che però il pubblico ha seguito, dimostrando un alto gradimento; ha per questo salutato e richiamato alla ribalta gli attori, più volte.
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