L’importanza di chiamarsi Ernesto

L’importanza di chiamarsi Ernesto

Di Daniela Ferro.

Straordinaria prima nazionale assoluta della commedia di Oscar Wilde più amata e presentata al Teatro Duse il 14 febbraio, proprio nello stesso giorno in cui fu vista per la prima volta al St. James’s Theater di Londra, sebbene più di 100 anni fa.

Il testo integrale qui tradotto da Masolino D’Amico è forse il capolavoro teatrale dell’autore irlandese. Brillante, paradossale, arguta, mordace, elegantemente divertente ma intelligentissima cui l’Autore aveva allegato precise istruzioni circa la modalità in cui questa avrebbe dovuto essere recitata: ricorrendo sì a uno stile massimamente naturale ma ponendo attenzione – indipendentemente dal sense of humour che le battute avrebbero prodotto – a bandire ogni farsesca caricatura, dovendo – nel contempo – evitare un generico realismo, peraltro inviso all’autore.

Gli interpreti devono quindi rivestire estrema naturalezza; aspetto questo così congeniale al sistema del dandy ovvero: stupire gli altri senza mai venir stupiti da nulla.

L’interpretazione che dell’opera danno gli ottimi attori sapientemente diretti da Geppy Gleijeses che qui vediamo nel duplice ruolo di protagonista e regista insieme dimostra quanto bene abbia colto nel segno e nelle volontà di Wilde.

Geppy Gleijeses
Geppy Gleijeses

La commedia perfettamente riuscita è un autentico gioiello letterario e se dopo oltre un secolo, il pubblico continua a divertirsi di fronte a queste battute così spiritose e argute ne è la prova inconfutabile.

La pièce durata poco oltre le due ore ha brillantemente intrattenuto il pubblico grazie alla vèrve dei suoi interpreti tutti davvero molto bravi.

Perfetto Geppy Gleijeses nel ruolo di Earnest, il laconico e misterioso protagonista cui misura e precisione non mancano e ne fanno un eccellente ‘mitomane’.

Marianella Bargilli
Marianella Bargilli

Accanto ad Earnest / Gleijeses, Marianella Bargilli che gli fa da contraltare rivestendo i panni del cinico amico Algernon Moncrieff. Curiosa questa scelta di affidare il ruolo del dandy in questione ad un’attrice che peraltro l’ha saputo ben interpretare!

Uno sguardo particolare va però dato alla straordinaria interpretazione di Lucia Poli incantevole nel ruolo di Lady Bracknell personaggio indimenticabile emblema forse di quella società vittoriana che l’autore criticava ma alla quale però aveva destinato la sua opera immortale.

Le scene perfettamente in linea con il testo si svolgono in due momenti distinti il primo in città, dove il setting è il salotto dell’appartamento londinese di Algernon che l’autore definisce come una stanza ‘lussuosamente e artisticamente arredata’ ma dove però troneggia un ritratto di San Sebastiano, probabilmente, l’autore non vi ha fatto cenno, ma sappiamo quanto Wilde in realtà amasse il soggetto.

Lucia Poli
Lucia Poli

Nella seconda parte la scena avviene en plein air nella dimora di campagna Jack/Earnest dove pochi elementi d’arredo da giardino e uno sfondo alberato ricreano molto bene l’atmosfera di un’antica Manor House. Belli anche i costumi sempre di foggia coeva all’epoca che ha visto dare alla luce la commedia.

Se parafrasando Oscar Wilde che sosteneva che i libri potrebbero convenientemente dividersi in tre categorie cioè quelli da leggere, da rileggere e non leggere affatto, allo stesso modo potremmo dire degli spettacoli: ci sono quelli da vedere, quelli da rivedere…. e sicuramente lo spettacolo di cui sopra è fra questi!

Superfluo oramai aggiungere che il pubblico numerosissimo e divertito ha dimostrato di apprezzare la commedia e gli attori come meritavano.

Redazione

One Response to "L’importanza di chiamarsi Ernesto"

  1. Zohreh Jooyanshad   20 Febbraio 2014 at 22:51

    Mi e’ venuta la voglia di rileggere “L’importanza di chiamarsi Ernesto”!

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