L’intervista al cast del musical Priscilla la regina del deserto

L’intervista al cast del musical Priscilla la regina del deserto

Il musical in scena al teatro EuropaAuditorium di Bologna è tratto dal film Priscilla la regina del deserto del 1994, vincitore di un premio Oscar nel 1995 per i migliori costumi.
Si tratta di un viaggio attraverso l’Australia di tre Drag Queen, un viaggio che poi diventa un percorso interiore dei tre protagonisti alla ricerca di qualcosa che manca nelle loro vite.
I tre amici partono da Sidney a bordo di un vecchio bus, Priscilla, per raggiungere la città di Alice Springs e mettere in scena uno spettacolo.
Ognuno di loro parte per realizzare un sogno: Tick coinvolge i suoi amici in questa avventura per conoscere finalmente il figlio avuto dal suo matrimonio fallito con Marion. Bernadette, la più anziana del gruppo,vuole dimenticare la morte del suo compagno ed è in cerca del grande amore della sua vita. Felicia, giovane, spensierata e un po’ incosciente sogna di cantare i più grandi successi di Madonna dal vivo e non in playback come è usanza negli show delle Drag Queen. Grande divertimento, con battute abbastanza forti ma alle quali si alternano momenti di straordinaria malinconia e immensa tenerezza. Uno spettacolo travolgente dove si canta, si balla e si viene trascinati dal ritmo dalle canzoni, rigorosamente lasciate in inglese come I Will Survive o Material Girl ma che tocca anche temi di spessore come quello della tolleranza e della diversità sessuale.

Appena arrivati nel retro palco per intervistare il cast siamo subito catapultati nel mondo di Priscilla. Il backstage più sfavillante e glitterato che la redazione di MyWhere abbia mai visto fino ad ora al teatro Europa. Ci aggiriamo tra i camerini evitando file interminabili di appendiabiti con costumi coloratissimi che più brillanti di così non si può e cappelliere piene di stravaganti parrucche e altri accessori.

Per prima cosa andiamo a intervistare i tre personaggi principali ovvero Marco d’Alberti alias il trans Bernadette, Riccardo Sinisi, alias Adam-Felicia, Antonello Angiolillo, alias Tick-Mitzi e ben presto l’intervista si trasforma in una chiacchierata scherzosa mentre la truccatrice si adopera per trasformare questi bravissimi artisti in luccicanti Drag Queen.

Dov’è Priscilla? (l’autobus che accompagna i tre protagonisti nel loro viaggio lungo il deserto autraliano n.d.r).
È di là che si sta truccando di rosa, ha bisogno di uno spazio grande, un camerino tutto suo!

Secondo voi qual è il segreto di questo successo?
Credo dipenda dal fatto che il musical sia tratto da un film famoso e quindi ha già un suo seguito. Inoltre tutto il cast è fantastico, la musica è conosciuta, un repertorio anni ’70 e ’80 tutto da ballare e tratta un tema attuale che non è solo quello del mondo dei gay, i protagonisti sono gli outsider cioè gli esclusi in senso più ampio. Parla quindi di tolleranza ma lo fa in modo molto leggero e divertente tra lustrini e pailettes. La gente vede una cosa bella e esce avendo recepito un messaggio invece di stare lì e piangersi addosso per due ore.

Mentre chiacchieriamo la make up artist sta trasformando Marco in Bernardette e, quindi, chiediamo direttamente a lei: ti fanno impazzire questi uomini al trucco?
Sono molto ma molto peggio delle donne!

Ritorniamo ai tre protagonisti… lo spettacolo vi coinvolge molto, riuscite poi a trasmettere questa vostra emotività?
Speriamo di sì! Ce la mettiamo tutta, ci divertiamo. Questo show ha qualcosa di liberatorio, la gente si libera di qualcosa, lo è per tutti, dalla vecchietta al giovane. È una chiave importante che rende lo spettacolo per tutti.

Come vi siete preparati per questi ruoli?
Riccardo/Felicia:
Per me questo è il primo lavoro, è una esperienza eccezionale, siamo stati seguiti molto dal regista e abbiamo avuto tutte le indicazioni per creare il nostro personaggio che nel mio caso è Adam-Felicia poi gli altri hanno sicuramente più esperienza di me. Sono anche più vecchi!

Quanti provini hai dovuto superare per ottenere questa parte?
Riccardo/Felicia: Io in realtà ho fatto un provino per un altro spettacolo di questa produzione che è Ghost, è andato bene e mi hanno fatto fare un altro provino per questo ruolo e ora sono qui.

Cosa provate appena entrate in scena, sentite una qualche particolare forma di energia o emozione?
Antonello/Mitzi: Io sono molto razionale, non provo particolari emozioni, è il mio lavoro,entro a testa bassa ma alta allo stesso tempo.

Marco/Bernadette: Io sento moltissimo la coralità, un sostegno fortissimo da parte degli altri. L’impatto maggiore ce l’hanno comunque le tre Divas, la parte vocale femminile. Ti fanno letteralmente alzare i peli, peccato che per questa parte io sia tutto depilato, ora capisco voi donne e la vostra sofferenza!

Lasciamo i tre protagonisti alla loro sessione di trucco e ci spostiamo negli altri camerini per incontrare due delle tre Divas anche loro impegnate tra trucco, parrucco e parrucche! Delle voci straordinarie con note soul e blues, delle presenze sceniche molto forti che catturano l’attenzione anche quando non sono sul palco. Nel musical sono le voci delle Drag Queen quando cantano in playback ovvero Loredana Fadda e Martina Pezzoli.

Come siete arrivate al musical?
Loredana
: Io ho cominciato a studiare danza da bambina e ad un certo punto della mia carriera mi sono interessata anche al canto e alla recitazione, ho frequentato un’accademia di musical qua a Bologna e dopo ho cominciato a fare audizioni.

Cosa vorreste fare dopo il musical?
Martina: Per me il discorso è diverso perché io arrivo dai live, sono una cantante approdata nel mondo del musical per caso e spero di portare avanti entrambi i discorsi.

Priscilla

Dopo aver salutato le Divas ci avviciniamo alle altre postazioni di trucco dove le ragazze che interpretano i ruoli secondari si stanno preparando per scoprire qualcosa di più anche su di loro. Presentatevi e fateci conoscere il vostro personaggio.

Io sono Valeria Belleudi e interpreto Marion, moglie e madre di Tick, diciamo il personaggio più serio della situazione, sorrido molto, sorrido sempre! Devo dire che qui ci divertiamo tanto perché è uno spettacolo bello e pieno di contenuti. Io rappresento la famiglia del protagonista,il motore di questo viaggio.

Io sono Elisa Musso e nel musical sono Shirley, sono una quarantottenne proprietaria di un locale. Se avete visto il film sapete che c’è una battuta molto famosa su una brutta manza e su un tampax. Ecco quella battuta viene fatta a me tutte le sere! Io sono semplicemente una donna cresciuta in una realtà molto bigotta,questi tre personaggi entrano nel mio locale vestiti in maniera un po’ discutibile, io li insulto, loro insultano me e io non rido, direi!

Io sono Claudia dell’Utri, ho un ruolo particolare, sono la sostituta di tutte le donne, una bella responsabilità per me, ci vuole molta concentrazione. Oggi per esempio sostituisco la divas Elena Nieri.

Io sono Giada D’Auria e proprio per sottolineare i ruoli privi di contenuto come quello della mia collega prima, interpreto Chintya, una filippina moglie di Bob, il meccanico che aiuterà le tre Drag Queen a terminare il loro viaggio riparando l’autobus e che poi seguirà perché mi lascia. Io sono una moglie molto strana perché lavoro in un locale ma sogno di fare la soubrette e mi esibisco in un numero particolare, sono esperta di palline da ping pong. Andate a vedere lo spettacolo perché è meglio non entrare nei dettagli! Un ruolo decisamente comico!

Ringraziamo il magnifico cast e la produzione che ci ha permesso di fare queste interviste nonostante i tempi stretti dovuti alla lunga preparazione di ogni artista prima di entrare in scena e non resta che goderci lo spettacolo!

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Sara Di Paola

2 Responses to "L’intervista al cast del musical Priscilla la regina del deserto"

  1. Bernadette   22 Dicembre 2013 at 19:22

    Ma perchè in Italia c’è ancora così tanta ignoranza ( specialmente da parte di chi scrive????? si dice LA trans, non il trans

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    • MyWhere
      Redazione MyWhere   22 Dicembre 2013 at 19:40

      Gentile Bernadette, in realtà ci siamo interrogati in redazione sull’esatta forma da utilizzare.
      Condividiamo ciò che Mara Chiulli, responsabile culturale Arcigay aveva scritto a Il Corriere tempo fa: “Al di là della grammatica è opportuno e giusto riferirsi ad un transessuale usando il genere scelto dalla persona e non il sesso biologico. Scrivere “il trans” o “la trans” non è una mera scelta stilistica bensì indice della capacità di interpretare il mondo e la libertà di una persona di essere ciò che è”.
      Abbiamo concluso (a questo punto errando, visto il suo commento) che, essendo uno spettacolo e non una reale scelta di cambio sesso da parte di Marco D’Alberti, fosse possibile far riferimento “al sesso biologico”.
      Ci scusiamo per “l’errore” stilistico e ci auguriamo, con questa risposta, di aver chiarito il disguido.

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