La Carlà internazionale

La Carlà internazionale

Certo le foto che l’hanno ritratta alla visita ufficiale ai reali d’Inghilterra a fianco del Presidente Sarkozy con cappottino tre quarti firmato Dior, cappellino abbinato, accessori e scarpe in nero per la cerimonia di “Welcome”, annullano quell’immagine libertina e spregiudicata che le hanno conferito carattere e personalità. In realtà ci sfugge la scelta della Maison Dior di vestire una donna dalla bellezza così austera e così moderna, che fino a qualche giorno prima abbiamo visto passeggiare tra le piramidi in Jeans e T-shirt.
Notiamo in queste foto quanto sia più originale, elegante ed attraente Camilla in completo marrone e leopardato dal delizioso cappellino sofisticato ed originale rispetto alla scodellina rovesciata grigio tristezza. E non dimentichiamo che Carlà è stata presente anche nello spot come testimonial delle nostre utilitarie più fashion, la Lancia Musa della casa automobilistica torinese tra le più famose al mondo, totalmente vestita di lustrini in un’immagine sofisticata in lungo gran suarè!
Ci chiediamo il perché la schizofrenia del “dottor Jekyll e mister Hyde” imperi anche tra le nostre dive. O forse è l’assenza di carattere a portare una donna già famosa a conquistare un ruolo, sì certo di notevole prestigio e visibilità, ma comunque di secondo piano all’ombra del Presidente Sarkozy? Come prima donna, o first lady come di sovente usiamo dire, immaginiamo ora Carla Bruni più o meno come la nostra Veronica Lario, chiusa nella sua torre d’avorio in religioso silenzio con il suo unico ruolo di ex “Premier Dame”…

Carla Bruni


Ed ecco allora che alla strategia non vi è risposta, ma confusione, e rovistando nel baule della nonna, tra vecchi ritagli di giornale, spunta l’immagine di colei che tanto fortunata non fu, né accanto all’affascinante rubacuori del marito ammaliato da ben altri canoni di femminilità fatti di morbide curve e spumeggianti sorrisi della diva più sexy che Hollywood ricordi, né come Presidente degli Stati Uniti assassinato per le sue idee progressiste. Così l’ossuta Jacqueline Bouvier, Kennedy prima, e Onassis dopo, mai amata se non per il ruolo “materno” ed il cognome altisonante, rubò gli uomini ed il palcoscenico a donne di ben altra presenza fisica, ma mai il cuore, né all’atletico e carismatico marito né al fascinoso armatore greco dallo stile ruvido e aggressivo, che anche di lei fece strumento del suo successo.
Rimpiangiamo la scelta di Carla Bruni in cappottino grigio abbottonatissimo firmato Dior, che come immaginavamo la scelta di assomigliare alla triste Jacqueline non le ha portato una gran fortuna. Chi nasce icona deve rimanere icona, fedele a sé stessa con l’originalità e l’intelligenza che le sono proprie. Non sono mai amate né tantomeno ricordate, le brutte copie. Inoltre ancor più difficile ci giunge il riscatto a confronto del fantasma di una ex-moglie, energica e charmant, che si sposa quasi in contemporanea a New York. Ci chiediamo se almeno si potevano riscattare i vantaggi che madre natura le hanno donato, come ad esempio i dieci anni in meno aggiunto all’appeal di una top della moda internazionale, senza ingrigirsi, invecchiarsi, imborghesirsi, perché nel confronto con le immagini del Body Painting di Caractère, troviamo che la nostra Carlà ci perde terribilmente!

Fabiola Cinque