La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola

La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola

ITALIA – Dopo aver scalato la classifica francese dei libri più letti (con più di 200.000 copie vendute a pochi giorni dall’uscita), La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola di Raphaëlle Giordano arriva, edito da Garzanti, sugli scaffali delle librerie italiane.

La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola è un originale vademecum per il raggiungimento della felicità. Il romanzo, primo dell’artista, pittrice e coach di creatività d’oltralpe, narra la curiosa e coinvolgente vicenda di Camille, una donna alla soglia dei 40 anni, che conduce una vita apparentemente perfetta. Ma, come le subdole vetrine dei social network c’insegnano, non è tutto oro quel che luccica e spesso anche noi commettiamo l’errore di dissimulare la tristezza per convincerci che le sabbie mobili in cui siamo immersi non sono poi così profonde come le percepiamo. È così che ad un tratto, in una giornata che ha tutti gli elementi per definirsi storta, la protagonista, con la macchina in panne, ha la fortuna d’imbattersi in Claude, “una specie di Sean Connery alla francese”, un uomo elegante, sulla sessantina con gli occhi di un bel grigio chiaro…ma soprattutto un “abitudinologo”, un vero e proprio allenatore del buon umore. Il fortuito incontro permetterà a Camille di uscire gradualmente e coraggiosamente dalla caverna in cui Platone nel suo mito aveva relegato gli uomini inconsapevoli delle realtà esistenti. Un loto bianco, un altro verde, e poi ancora uno giallo, uno viola e per finire un loto nero rappresenteranno, lungo il cammino di rinascita intrapreso, i diversi traguardi raggiunti dalla donna che gradualmente dovrà scardinare i tasselli di un puzzle fatto di abitudini, nevrosi e insoddisfazione. Il filosofo Epitteto scriveva che “tutto non è che cambiamento, non per evitare di essere ma per diventare ciò che non si è ancora”; animata da questa convinzione Camille compierà un viaggio tortuoso tra le vette di alte montagne da scalare e i tetri abissi della sua memoria. Via pile di oggetti in disuso, vestiti mai messi, tristi pensieri sul proprio Io e rimpianti inespressi, via l’abbattimento, la sfiducia, il cordoglio e il senso d’inadeguatezza. Dal circolo vizioso si passerà a quello virtuoso riconquistando il sapore dei momenti felici nella semplicità dei gesti, nel ritinteggiare le pareti di una casa, nell’assonnata colazione di un giorno qualunque con la famiglia, nella complice condivisione di interessi con il proprio bambino. Ispirarsi a dei modelli, risvegliare i propri sensi, farsi accompagnare durante la giornata dalle canzoni che si amano sono alcuni degli antidoti alla tristezza e alla passività che Claude consiglierà alla protagonista. Per compiere la propria rivoluzione Camille sceglierà “No Surprises” dei Radiohead, “una canzone su cui […] chiunque poteva riscrivere il proprio destino” proprio come stava facendo lei, abbandonando una certezza lavorativa “a tempo indeterminato” per rispolverare progetti antichi e appassionanti. Annaffiare la propria vita di coppia appassita, rendersi desiderabile, ricominciare a credere nei propri progetti perché, come diceva Oscar Wilde, “è importante avere sogni abbastanza grandi da non perderli di vista mentre si perseguono”. Lo stress, i pensieri scuri e il malumore lasceranno lentamente spazio al manifestarsi delle proprie inclinazioni e ai respiri profondi che Camille troverà il tempo di fare seppur nella frenesia delle sue giornate. Plasmare il proprio approccio alla vita non sottrarrà la donna al dolore, indissolubile parte della vita stessa, piuttosto l’aiuterà a saperlo meglio affrontare armata di coraggio e sangue freddo. Meraviglioso il rapporto sincero e disinteressato tra Claude e Camille, e sorprendenti gli appuntamenti tra i due fissati nei più disparati luoghi di Parigi, anch’essi taciti incoraggiatori del risorgere della fenice. La serra monumentale del Parco André-Citroën, il Jardin d’Acclimatation, con le sue giostre e le sue croccanti mele caramellate, il Musée du Louvre, con la poesia dei capolavori di Leonardo Da Vinci, e l’apice dell’Arc du Triomphe, simbolo maestoso della Villa Lumière e della risurrezione di Camille, sono solo alcuni dei posti attraversati e vissuti nelle pagine de La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola. L’idea di affidare ad una forma romanzesca una sorta di vademecum per la felicità è originale, forse, l’unica piccola sua pecca risiede nella schematicità dei dettami da seguire, a tratti fin troppo rigida. Annichiliti dalla contemporaneità, dallo stress e dal grigiore delle città pullulanti d’indifferenza raggiungere il vertice della cima chiamata felicità è quanto mai, oggi, un’impresa ardua, ma credo che al metodo suggerito dalla Giordano sia fondamentale associare una massiccia dose di umana spontaneità. Il racconto della scrittrice francese ci ricorda che quello che si dà, in fondo, poi si riceve, ci rammenta l’importanza di sorridere al vicino di casa incontrato sul pianerottolo, di augurare il buongiorno entrando in un negozio, di aiutare una persona in difficoltà, insomma di essere empatici (“asciutti” e non “bagnati”, come c’insegna Raphaëlle Giordano) con gli altri. Insomma il vero ascolto di sé e l’altruismo sono i segreti per vivere una vita a 360°, aperta come una finestra spalancata su un paesaggio mozzafiato.

“Fare quel che ami è libertà; amare quel che fai è la felicità.”

Elisabetta Severino

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