Oliviero Toscani e Luciano Benetton: Attenti a quei due

Oliviero Toscani e Luciano Benetton: Attenti a quei due

Rinnovato il sodalizio che nelle ultime due decadi del novecento innovò il modo di comunicare di un grande Brand della moda. 

La scorsa settimana, confesso di aver provato un insolito piacere, leggendo un paio di interviste apparse su la Repubblica nelle quali ho appreso che due dei grandi protagonisti dell’economia e della vita sociale del nostro Paese, avevano trovato il modo di incrociare ancora una volta il loro cammino professionale.

Dal momento che, secondo determinati rispetti, anche a distanza di un numero variabile di giorni, possiamo considerala una delle cosiddette notizie del giorno (di passaggio vi invito a pensare che quasi sempre le notizie del giorno non hanno un riferimento con le 24 ore, bensì con storie che ne prolungano a dismisura la durata), non perderò troppo tempo per elencare le ragioni di questo ritorno. Luciano Benetton e Oliviero Toscani sono personaggi noti a tutti e quindi, forse solo per curiosità o stupore, chiunque abbia incrociato i titoli delle interviste citate o abbia letto su internet qualcosa del riavvicinamento tra i due personaggi, in questo preciso momento non potrà non sapere che: a. l’azienda Benetton navigava da tempo in cattive acque; b. Il fallimento dei manager che ne orchestravano le strategie ha costretto Luciano Benetton a uscire allo scoperto; c. Il fotografo che più di trent’anni or sono aveva contribuito a trasformare il Brand in una icona della comunicazione, allontanato dall’azienda dopo una discussa campagna che aveva come tema i condannati a morte ritratti nei carceri di massima sicurezza americani in attesa della loro esecuzione, è ritornato clamorosamente in gioco.

Quindi, piuttosto che fare il verso a notizie o a commenti già ampiamente diffusi, preferisco in questa mia rubrica, riflettere sull’insolito piacere che ho confessato all’inizio e dell’inaugurale momento semiòsico disceso dal recuperato rapporto tra i due protagonisti.

Credo che il primo sia la conseguenza di una irritazione entrata velocemente in dissolvenza incrociata con il suo opposto emotivo, chiamiamolo eccitante sollievo. Mi spiego. Una parte di me non ne può più della vulgata marketing che ha ricoperto quasi per intero il campo della moda; non ne può più dell’ostentazione tecnocratica del modus operandi dei manager d’assalto che con le loro formulette promettono una efficacia troppo spesso contraddetta dai fatti. Di conseguenza il de-marketing evocato dal ritorno di Luciano Benetton, mi ha immediatamente fatto pensare che al posto delle strategie di giovanotti addestrati a prendere troppo sul serio il gioco di scatolette incasellate con PowerPoint, arrivasse qualche voce più attenta a ciò che era stato e voleva essere il mondo Benetton per i suoi pubblici, riverberato nella semiosfera nei suoi anni felici, da un modo di comunicarlo coraggioso, impegnato e creativo..

Aggiungerei che, il nome di Oliviero Toscani, noto castigatore di manager-a-una-dimensione, ha indubbiamente contribuito a orientare le miei sinapsi verso le reazioni elettrochimiche che producono la sensazione del piacere. L’equivalente verbale del lavoro dei neurotrasmettitori in gioco, potrebbe essere: finalmente una delle aziende che in passato hanno fatto grande la moda italiana (penso ovviamente alla forma moda acquistabile da tutti, mica quella che piace agli elegantoni) esce dal sonnambulismo tecno-manageriale!

A me pare dunque che, il concetto di sintesi che vi ho proposto sopra per trasducere la piacevole emozione provata, ovvero eccitante sollievo, sulla scorta di ciò che vi ho detto, possa funzionare. Se non vi sfagiola, mettetela giù come vi pare. Non è poi così importante.

 oliviero toscani luciano benetton

 Sono maggiormente degne di interesse invece, le conseguenze semiotiche della faccenda. Di tutta questa storia, aldilà delle dichiarazioni lette nelle interviste e dell’interpretazione data da ciascuno di noi, ciò che con certezza abbiamo ricevuto è un testo visivo apparso sui quotidiani più importanti, che possiamo analizzare come una forma espressiva del lavoro di restauro iniziato per riposizionare tra il pubblico un mondo possibile di marca, smarritosi nei labirinti della società liquida.

Sinora ho visto due messaggi pubblicitari. Nel primo troviamo ripresi in un’aula scolastica, una classe di alunni di tutte le razze che ci salutano con un bel ciao! scritto sulla lavagna, e con un sorriso che solo i bambini rendono irresistibile. Decentrata, ma egualmente nel gruppo è presente anche la giovane maestra che, per come è vestita sembra quasi una di loro. Il mood è da libro Cuore del De Amicis.

oliviero toscani e luciano benetton

Nella seconda immagine, Oliviero Toscani crea un’altra situazione sul medesimo tema: la maestra questa volta è al centro, circondata da reverenti allievi, mentre sta raccontando la storia di Pinocchio. Non è privo di significato osservare come il fotografo abbia scelto di sottolineare l’attenzione di bambini di razze diverse, nell’ascolto di una favola che appartiene alla nostra tradizione.

Il tema che attraversa le due immagini è facilmente intuibile: Benetton/Toscani ci stanno parlano dell’integrazione multirazziale, lasciandoci intendere che potrà realizzarsi anche grazie a riusciti programmi educativi, fondamentali per creare una società armoniosa. Tutti i bambini del mondo sono curiosi, amano sentire storie e possono sentirsi simili condividendo le narrazioni di una cultura che non li respinge. Invece di traumatizzarli con violente polemiche del tipo ius soli, o diffondendo la paura di invasioni extra comunitarie, dovremmo prenderci cura del loro bisogno di apprendere, mettendoli a contatto con i contenuti della nostra tradizione culturale. Tutti i bambini che arrivano a capire la favola di Pinocchio sono degni di essere considerati italiani.

Ho forse esagerato nella mia lettura delle due immagini? Cedo volentieri a voi l’ultima parola. Vorrei solo aggiungere che di Oliviero Toscani mi ha sempre attirato non solo la chiarezza ma anche il fatto che il suo messaggio non è mai banale. I temi che predilige embricare nelle immagini hanno una forma espressiva semplice, ma al tempo stesso, appartengono a un contesto semantico che sappiamo essere complesso e polarizzante. L’integrazione è fatalmente legata alle questioni dell’immigrazione, di conseguenza ogni configurazione segnica che rimanda ad entrambe, rischia di far affiorare in modo scomposto tra la gente, i fantasmi e le paure che stanno devastando l’immaginario collettivo del nostro Paese.

A tal riguardo Benetton/Toscani prendono decisamente posizione. Attraverso un trucco permesso dalla specificità del mezzo utilizzato per realizzare il messaggio, l’integrazione si presenta come riuscita (voglio dire che, guardando le immagini, per alcune provincie della mia mente la classe multirazziale di bambini felici c’è, esiste, è reale); di conseguenza, diventano non-reali le nostre paure e i fantasmi che troppi discorsi, incautamente, agitano in modo scomposto. Mi viene da pensare che, Oliviero Toscani abbia sempre scelto uno stile di immagini improntate a trasmettere una traslucida chiarezza, perché in esse cercava la luce che ci risveglia ( dall‘effetto soporifero della pubblicità che vuole forzarci a sognare, dagli incubi prodotti dal sonno della ragione).

oliviero toscani luciano benetton

Un tempo, i risvegli provocati dal fotografo per le campagne Benetton avevano una natura profondamente traumatica. Per contro, le prime immagini prodotte dopo il suo riavvicinamento a Benetton, hanno evidenti sfumature umanistiche. La foto della classe sorridente che ci saluta, sarebbe piaciuta moltissimo a Robert Doisneau (un grande maestro della fotografia dal volto umano).

Parlandone con alcuni amici, qualcuno tra essi ha tirato in ballo la saggezza dei settant’anni suonati del fotografo, affermazione che a mio avviso rischia di essere intesa come un progressivo sconfinamento nel ricoglionimento creativo (quello biologico, lo sappiamo tutti, è inevitabile).

Per quanto mi riguarda, preferisco pensare che, molto intelligentemente, Oliviero Toscani si sia messo dalla parte dei bambini e li abbia ripresi con i loro occhi cioè come vorrebbero che noi li guardassimo.

Non so voi, ma io mi sentirei profondamente triste e devastato se non sentissi in tutti quegli sguardi un profondo desiderio di appartenere alla grande famiglia dell’uomo. In un mondo sempre più pazzo, sembra suggerire il fotografo, la vera provocazione è la normalità.

 

toscani benetton

Lamberto Cantoni
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18 Responses to "Oliviero Toscani e Luciano Benetton: Attenti a quei due"

  1. Luciano   6 Dicembre 2017 at 19:16

    Devo dire che la svolta buonista di Toscani mi ha sorpreso. Mi attendevo le solite provocazione. Però sono d’accordo con la lettura dell’autore. In questo caso i buoni sentimenti impliciti nelle immagini non sono mielosi. Sono una sacrosanta verità sulla quale tutti dovrebbero meditare. Soprattutto i politici.

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  2. Karina P.   8 Dicembre 2017 at 14:58

    A mio avviso questa campagna pubblicitaria è molto efficace per comunicare che non esistono vere e proprie differenze tra le diverse etnie, ma anzi si può essere tutti accomunati da stessi interessi, come appunto in questo caso i bambini accomunati dall’ascolto di una storia. Inoltre reputo che utilizzare i bambini possa essere una strategia, perché va a toccare la sensibilità, facendo capire che proprio loro sono l’esempio di come si possa essere realmente uniti. MI trovo d’accordo sul fatto che la vera provocazione sia la normalità, perché ormai viviamo in un mondo dove abbiamo paura del nostro vicino. Ciò che non conosciamo fa paura, anche se fa parte della vita di tutti i giorni, ma proprio perché spaventa, le persone non sono neanche interessate a scoprire quelle determinate cose. Ci si rifugia nelle sicurezze, senza scoprire realmente ciò che ci circonda. È da apprezzare come Oliviero Toscani si spinga a comunicare attraverso immagini in un certo senso provocatorie, ma allo stesso tempo in grado di aprire una visione sul mondo in cui viviamo.

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  3. GINEVRA P   9 Dicembre 2017 at 10:11

    Mi piace molto questa campagna pubblicitaria perché oltre ad eliminare le differenze razziali tocca un tema molto discusso oggi.
    Sicuramente entrambe le foto sono incontestabili dato che come protagonisti ci sono esclusivamente bambini che, con la loro semplicità e purezza fanno vedere al mondo intero quanto si è uguali nelle differenze.
    Mi chiedo però perché abbia usato proprio dei bambini e non per esempio degli adulti.
    Mi trovo assolutamente d’accordo con Karina quando dice che utilizzare i bambini possa essere una strategia dato che va a toccare la sensibilità delle persone.
    Escludendo queste mie perplessità riguardo alla veridicità e al non interesse del fotografo nel far vedere una determinata tipo di situazione le due foto le trovo molto forti (positivamente parlando) e allo stesso tempo utopiche.

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    • Antonio Bramclet
      Antonio   9 Dicembre 2017 at 10:58

      Ginevra non ha mica tutti i torti. Credo che abbia timidamente cercato di dire che se Toscani avesse fotografato una tribù di lavavetri che importunano automobilisti fermi ad un semaforo, addio discorso sull’integrazione. Però questo testimonia il grado di responsabilità che il fotografo per me ha sempre avuto. Tra opportunismo e temerarietà, nel mezzo c’è molta roba. Un grande comunicatore prima di licenziare un messaggio deve saperne misurare gli effetti sulla gente. Ribadire che abbiamo bisogno di far sentire a bambini di tutte le razze che la nostra cultura può essere utile per diventare esseri umani migliori, non significa accettare ogni cosa dell’immigrazione di massa. C’è un problema di disequilibrio tra misure di contenimento, delle quali se ne parla troppo e male e forme dignitose di accoglienza e integrazione, delle quali pochi parlano. La pubblicità Benetton mi ha fatto pensare a questo è gliene sono grato.

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  4. Irene P.   9 Dicembre 2017 at 13:07

    Domenica scorsa, casualmente, mi è capitato di ascoltare alla radio un’intervista ad Oliviero Toscani sul tema dei separatismi che sempre più negli ultimi tempi, in particolare in Europa, sono oggetto di discussioni nonché di lotte aperte. Dopo aver espresso la sua opinione critica sull’idea di separazione, di muri, di confini netti, con una semplice frase: “Oggi dovunque andiamo a mangiare la pizza in jeans”, Toscani è riuscito a farmi arrivare il suo messaggio di apertura e di tolleranza verso l’altro, sottolineando che a questo siamo arrivati unendo culture diverse in campi differenti e che questo è stato possibile soltanto mischiando persone e opinioni provenienti da vari paesi del mondo. Quella stessa semplicità con cui ha espresso a parole il suo punto di vista la ritrovo anche nella sua nuova campagna pubblicitaria per Benetton. Le due foto dal sapore antico, per la tipologia della lavagna della prima immagine, l’abbigliamento e la pettinatura della maestra nella prima e nella seconda immagine, proprio attraverso la presentazione della classe multirazziale, assai realistica e attuale, intelligentemente comunicano l’idea che solo a partire dalla scuola ci si può e ci si deve muovere in una direzione educativa multiculturale nel rispetto delle proprie tradizioni (la fiaba proposta ai bambini attenti e interessati è quella di Pinocchio). Quindi, a mio avviso, Oliviero Toscani è riuscito di nuovo a far arrivare un’idea attraverso un’immagine, questa volta senza troppi shock, perché di questi ce ne sono fin troppi nella vita reale, ma semplicemente proponendo la normalità: una classe di bambini provenienti da vari paesi del mondo, accomunati dallo stesso desiderio di conoscere e di imparare, un’insegnante sorridente appassionata al suo lavoro, un libro, una storia che ha sempre qualcosa da insegnare.

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  5. Elisabetta Boldrini P   10 Dicembre 2017 at 15:30

    Olivieri Toscani attraverso una campagna pubblicitaria ha voluto comunicare,tramite due immagini, che non esistono delle differenze tra le etnie ma in fondo siamo tutti accomunati da qualcosa di simile.
    Le due immagini ritraggono,come protagonisti, dei bambini provenienti da diverse parti del mondo avvicinati dallo stesso desiderio di conoscere e di imparare che in questo caso è l’ascolto della storia di Pinocchio. La scelta dei bambini come protagonisti,a mio parere, è stata ottima perché trasmettono attraverso la loro semplicità e purezza quanto siamo uguali nelle nostre differenze. Secondo me se avrebbe scelto dei soggetti adulti il messaggio sarebbe cambiato completamente perché gli adulti ormai sono condizionati dalla società e per loro l’essere diversi è viso come una cosa “orribile” , non giusta che fa quasi paura. Quindi i bambini non consapevoli di tutto questo rendono la diversità come una cosa che non fa paura ma è bella perché nessuno è diverso ma siamo tutti uguali.
    Tramite queste due immagini Olivieri riesce a comunicare una visone perfettamente chiara del nostro mondo in cui viviamo oggi e secondo me l’utilizzo di questo tema è anche un rischio perché può essere visto come una provocazione guardando il nostro contesto attuale.

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  6. Sofia P.   11 Dicembre 2017 at 21:51

    Scelta azzeccatissima, dal mio punto di vista, quella di Benetton: Oliviero Toscani riesce a trasmettere perfettamente gli ideali di uguaglianza e solidarietà, con due “semplici” foto: due scene ormai quotidiane, naturali, che però solo poche decadi fa sarebbero sembrate impensabili.Questo la dice lunga sull’integrazione razziale, che rispetto al passato ha fatto grandi passi avanti, ma che nonostante ciò, non può definirsi una questione chiusa. Come suo solito Toscani insiste su questi argomenti “scomodi”, proponendo scenari in contrapposizione: cosa c’è di più sincero e puro di un bambino?

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  7. Lucrezia P.   12 Dicembre 2017 at 17:53

    Toscani vuole smuovere il fruitore delle sue immagini, non ammaliare, né persuaderlo dell’esistenza di un concetto troppo lontano dalla quotidianità come lo è la perfezione. Alla stregua dei suoi precedenti lavori, il fotografo vuole un riscontro di disagio nel pubblico, vuole imbarazzare, e da questo spronare al cambiamento sociale. Sta in questo la sua genialità, poiché questa volta non ha sbattuto in faccia alla gente immagini nude e crude, ma ha usato una realtà idealizzata di integrazione ed armonia, purtroppo troppo lontana dall’abbandono delle insite paure sociali.
    Di recente il video di un bambino vittima di bullismo e in lacrime, Keaton Jones, ha coinvolto e mosso l’opinione mediatica mondiale a riguardo della difesa delle diversità. Ricollegandomi alla campagna, penso che entrambe le modalità di denuncia sociale (un’immagine toccante e una di felice integrazione) possano essere di forte efficacia, con la sostanziale differenza che la prima colpisce tutti a prescindere dalle ideologie e pensieri, la seconda lascia all’interpretazione e al giudizio personale, costringendotuttavia ad un ragionamento profondo.

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  8. Karim.P   14 Dicembre 2017 at 16:04

    Toscani tornando con Benetton non decide più di seguire lo stile che aveva proposto in passato ma di focalizzarsi più su un aspetto umanistico della vita. Il ritratto di bambini di tutte le etnie a mio parere rappresenta un po’ la nostra epoca in cui si cerca di discriminare il razzismo piuttosto che le “razze”. Adesso, la discriminazione e l’intolleranza si basano soprattutto sulla provenienza, la religione e la diversa cultura di una persona. Ma perché aver paura, temere persone di religione, razza, lingua e cultura diverse? Il fatto che abbiano abitudini diverse non vuol dire che siano persone cattive, malvagie, perfide, o di intelligenza inferiore. Semplicemente, hanno ricevuto un’educazione diversa dalla nostra. E poi, il fatto che abbiano caratteristiche fisiche differenti dalle nostre è una questione di origini. Toscani voleva farci riflettere su questo, raffigurando una convivenza pacifica.

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  9. Melissa P.   14 Dicembre 2017 at 16:37

    La moda è società, la moda è strumento.
    Quando ci allontaniamo dall’ideale effimero e dismesso del concetto moda ed incontriamo narrazioni intriganti, come quella proposta dal duo Benetton/Toscani, non possiamo che rimanere stregati, storditi, spaventati.
    Benetton è, a mio parere, esempio flagrante di come, lo storytelling, possa essere decisivo nella riuscita o nel fallimento del prodotto moda.
    Il racconto che questa volta, dopo quasi vent’anni, viene proposto dalla mente geniale del fotografo, si focalizza sull’apparente normalità di una classe elementare, multietnica, italiana.
    Ciò che mi chiedo è: quanto è sottile, in questo caso, il confine tra normalità e provocazione?
    Siamo pressappoco certi che in Italia, classi multietniche come quella presentata dalla campagna pubblicitaria, siano la normalità.
    L’elemento provocatorio, entra dal mio punto di vista in atto, nella modalità di presentazione. L’aria che si respira, è aria di gioia, collettività, accettazione ed unione.
    Una realtà, ahimè, ancora ben lontana da quella che è la vita di tutti i giorni.
    Oliviero Toscani sembra cogliere la sincerità che solo i bambini hanno nel rapportarsi l’uno con l’altro, senza alcun pregiudizio, senza alcuna pretesa.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   14 Dicembre 2017 at 19:17

      Trovo molto interessante il tuo punto di vista. Io credo che Toscani voglia farci vedere il mondo con gli occhi dei bambini. E francamente non mi interessa sapere se i bambini siano veramente gli angioletti che vediamo nella foto oppure no. Per dirla come va detta, io i bambini li evito come la peste; di più, proprio non li sopporto. Quando ne vedo uno, mi volto a guardare altro, due mi inquietano, tre cambio percorso o locale. Mi interessa invece riflettere sul fatto che dell’empatia che trasuda tra i soggetti dell’immagine in oggetto non possiamo farne a meno se vogliamo un mondo migliore. Ma è da evidenziare anche il contesto: non è privo di significato che lo scenario sia l’interno di una scuola. Cosa significa? L’integrazione cioè il rispetto dell’altro si può apprendere. Questo aspetto di un problema quant’altrimai complicato, non dovremmo mai dimenticarlo.

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  10. Margherita P.   15 Dicembre 2017 at 00:00

    L’articolo che ho appena letto, l’ho trovato estremamente interessante; infatti mi ha dato l’opportunità di conoscere meglio il merito del grande successo che ha avuto il brand Benetton tra gli anni 1980- 2000. Esso è dovuto da una campagna pubblicitaria e di comunicazione estremamente efficiente, creata dal famoso fotografo Olivero Tuscani che ha annunciato:” Quando ho lasciato Benetton il marchio era uno dei cinque marchi più importanti al mondo.” Il motivo di questo grande successo è dovuto all’utilizzo di forti immagini, d’impatto e semplici che trasmettevano valori sociali e etici. Non sono quindi, semplici immagini di sponsorizzazione del brand, esse, infatti, hanno anche altri scopi più sociali: trasmettere insegnamenti, far riflettere, suscitare emozioni. Questo è quello che ha portato definire il fotografo italiano uno dei più grandi di tutti tempi e ha diventare la grande fortuna del successo firmato Benetton. Anche se i suoi meriti di Olivero Tuscani sono stati immensi, lui si è sempre definito soltanto un semplice “testimone del mio tempo”, che non ha fatto altro che trattare di tematiche che coinvolgono la realtà attuale.
    Queste immagini di Toscani che trattano di temi e iniziative sociali importanti, sono state però spesso censurate e boicottate, perché erano ritenute scioccanti e controverse. Ormai in un mondo sempre più assurdo, la vera provocazione è la realtà. Questo è ciò che Tuscani cerca di suggerire e cerca di farci riflettere attraverso le sue foto.

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  11. Sara P.   18 Dicembre 2017 at 16:22

    Le scelte dei soggetti catturati da un fotografo, a mio parere geniale come Olivero Toscani, sono sempre molto azzeccate ed interessanti. Ha portato avanti campagne discutibili per la crudezza dei messaggi, ma senza dubbio capaci di catturare l’attenzione di tutti e di far ricordare il nome del brand. E non è proprio questo lo scopo delle campagne pubblicitarie, impressionare la massa per far si che il nome del brand resti ben impresso nella mente? A mio parere Oliviero Toscani ci è sempre riuscito, mettendo il pubblico davanti a tematiche centrali e di estrema importanza. Nelle nuova campagna cattura con naturalezza e genuinità dei bambini di fatto “uguali”, sottolineando il concetto di uguaglianza. Come espresso nell’articolo penso che, oltre all’educazione trasmessa dal nucleo familiare indubbiamente fondamentale, anche i valori e gli ideali che vengono insegnati nelle scuole siano basilari. Quei valori andranno a formare una memoria interna che il bambino porterà sempre con se e con i quali crescerà. Come viene mostrato nella seconda immagine anche la lettura di una semplice, ma altrettanto importante, fiaba come quella di Pinocchio, può contribuire all’integrazione dei bambini stranieri nella nostra società. Allo stesso tempo, anche i bambini italiani potrebbero essere accompagnati alla scoperta di tradizioni culturali diverse dalla nostra.
    Concludo riportando una domanda che io stessa mi sono posta: alla fine dell’articolo viene riportata la parola normalità, ma cosa è normale oggi? Con tutte le follie che succedono quotidianamente nel mondo c’è ancora qualcuno che in quelle immagini non vede la normalità?

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  12. ChiaraM P   27 Dicembre 2017 at 16:02

    Anche in questi scatti, che segnano il ritorno di Toscani in casa Benetton dopo quasi vent’anni, il celebre fotografo ripropone il suo stile provocatorio, qualità che lo ha sempre contraddistinto. Del resto Toscani, insieme a Benetton ha sempre parlato al pubblico di problemi reali, usando immagini forti e a tratti scioccanti, capaci di innescare un dibattito. Il tema di questo nuovo inizio è uno dei più delicati e discussi in Italia: l’integrazione. Data l’importanza di questo argomento, Toscani ha scelto di esprimerlo in uno dei modi più sensibili, utilizzando l’innocenza e la spontaneità che solo i bambini sanno avere. Lo scopo delle foto è quello di fondere ed unire la nostra tradizione con altre culture, e mostrare come ciò sia possibile con estrema naturalezza. Uno scenario davvero quasi surreale, data la realtà dei fatti. Un altro aspetto che mi ha molto colpita, è come un contesto così normale possa risultare così provocatorio; per questo concordo nella frase di chiusura dell’articolo, nell’affermare che oggi la vera provocazione è la normalità. In un mondo in cui tutto ciò che è folle è giudicato ordinario, di conseguenza anche la concezione di provocazione è cambiata; per questo c’è un’evidente differenza dalle campagne degli anni ’90 a quelle di oggi, anche se il suo stile pungente ma allo stesso tempo geniale è rimasto immutato.

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  13. Antonio P   2 Gennaio 2018 at 11:54

    Le immagini proposte all’interno dell’articolo presentano un tema ben preciso : l’integrazione multirazziale.
    è ormai da tempo che i media , gli opinion leaders , insistono sull’argomento in questione.
    Senza alcun dubbio nel corso degli anni sono stati compiuti numerosi passi in avanti , arrivando ad abolire legalmente , o almeno mi auguro , la discriminazione razziale in tutto il mondo , tuttavia il fatto che la discriminazione non sia più sancita legalmente , non implica che questa sia scomparsa all’interno del sistema sociale.
    La società liquida in cui viviamo , o società del Rischio come amava definirla Beck , innesca nell’individuo paure , prodotte proprio dagli effetti della globalizzazione , la quale è stata in grado di abbattere qualsiasi distanza non soltanto fisica .
    Le ansie , le paure che l’individuo vive nella società attuale , lo portano spesso ad associare le proprie mancanze a danni prodotti da individui di altre etnie, quante volte abbiamo sentito pronunciare frasi del tipo ‘ ‘Gli stranieri ci rubano il lavoro , sono pericolosi , terroristi , ladri’’, tutte frasi dettate dall’ignoranza di un Paese come il nostro , che deve essere istruito , ed educato all’apertura .
    Ed è proprio dai bambini e dai docenti che bisogna partire , in quanto l’educazione che il fanciullo riceve in tenera età è fondamentale per le idee e le opinioni che svilupperà una volta adulto.

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  14. Greta P   3 Gennaio 2018 at 15:32

    Questo articolo, a parer mio, è molto interessante perché è riuscito a trasmettermi ciò che Toscani voleva far percepire alle persone tramite la compagna pubblicitaria ovvero che non esistono vere e proprie differenze tra le diverse etnie, e credo che abbia scelto appositamente di fare la campagna con dei bambini, perché loro riescono a trasmettere attraverso la loro semplicità e purezza quanto siamo uguali nelle nostre differenze; perché il loro essere ingenui ed inconsapevoli di tutto, rendono la diversità come una cosa bella. Oggigiorno siamo spaventati da ciò che non si conosce e proprio per questo si fa sempre più fatica a comprendere e voler scoprire cose a noi estranee; perché le persone vogliono restare al sicuro nel loro guscio dove sono protette senza cercare di conoscere ciò che gli circonda.
    Inoltre è da ammirare come Toscani riesca a comunicare attraverso immagini che si potrebbero definire provocatorie un certo significato, ma credo anche che oggi in un mondo in cui tutto ciò che è diverso è giudicato ordinario la vera provocazione sia la normalità, di conseguenza anche la concezione di provocazione è cambiata.

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  15. Sara P.   18 Febbraio 2018 at 22:13

    Il ruolo dello storytelling è molto importante poiché ha la possibilità di tramettere un messaggio ai suoi lettori. In questo caso, Oliviero Toscani e Luciano Benetton hanno parlato dei bambini che sono l’emblema dell’innocenza e sincerità. Credo che se potessimo vedere tutto con gli occhi dei bambini al mondo non ci sarebbe tutto questo spazio per l’odio. Credo che sia opportuno riportare il superuomo di Friedrich Nietzsche in “Così parlò Zarathustra”. La terza metamorfosi dello spirito, che disegna il percorso di autoliberazione della coscienza umana è il fanciullo capace di costruire un nuovo mondo con la sua spontanea (e dionisiaca…) accettazione della vita, prefigurando un’umanità nuova.

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  16. Elia Mazzavillani   29 Aprile 2023 at 18:19

    Oliviero Toscani e Luciano Benetton sono due figure di spicco nell’industria della pubblicità, famosi per le loro campagne innovative e controverse. Insieme hanno creato alcune delle campagne pubblicitarie più iconiche e memorabili degli ultimi decenni.

    La partnership tra Toscani e Benetton ha portato alla creazione di alcune delle campagne pubblicitarie più discusse degli anni ’80 e ’90. Nel 1990, la campagna “United Colors of Benetton” ha presentato una serie di fotografie che rappresentavano persone di razze diverse, vestite con maglioni colorati. La campagna ha suscitato un grande scalpore, ma ha anche attirato l’attenzione del pubblico sul tema della diversità culturale e razziale.

    Nel 1992, la campagna “AIDS” ha presentato una serie di fotografie di persone che vivevano con l’HIV. La campagna è stata molto controversa, ma ha anche contribuito a sensibilizzare il pubblico sulla malattia e sull’importanza della prevenzione. Nel 1993, la campagna “Death Row” ha presentato una serie di fotografie di prigionieri condannati a morte negli Stati Uniti. La campagna ha sollevato molte critiche, ma ha anche messo in evidenza il tema della pena di morte e della giustizia penale.

    Nel 1994, la campagna “Stop the Slaughter” ha presentato una serie di fotografie di animali uccisi per la produzione di pellicce. La campagna ha suscitato un grande scalpore e ha contribuito a sensibilizzare il pubblico sul tema della violenza sugli animali. Nel 1995, la campagna “Babies” ha presentato una serie di fotografie di neonati appena nati, con il cordone ombelicale ancora attaccato. La campagna ha suscitato molte critiche, ma ha anche messo in evidenza il tema della vita umana e della maternità.

    Le campagne pubblicitarie di Toscani e Benetton sono state controverse, ma hanno anche contribuito a sensibilizzare il pubblico su temi importanti e spesso ignorati.

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