Otello raccontato da Fabrizio Monteverde

Otello raccontato da Fabrizio Monteverde

Giovedì 11 Febbraio, al Teatro Il Celebrazioni andrà in scena Otello, una delle Produzioni di maggior successo firmate dal coreografo Fabrizio Monteverde alla guida delle punte del Balletto di Roma. Partendo dalla tragedia shakespeariana, il coreografo innesta il suo racconto trasportando la scena in un porto di mare dei nostri giorni, non casuale la scelta essendo questo una sorta di non luogo punto di arrivo e di partenza, campo semantico arbitrariamente “neutro” al quale tutto e l’esatto contrario può ascriversi, dove il mare, a differenza che nel testo originale, funge da specchio rivelatore di sentimenti forti, contrastanti, tempestosi, ingovernabili. Il mare però è anche l’inconscio che presto o tardi restituisce sempre ciò che dentro di sé cela, rivelando i personaggi e le loro reali pulsioni. Opera volutamente “eccessiva” sono le parole dello stesso coreografo, Fabrizio Monteverde, apprezzato autore di opere straordinarie per la carica emotiva da esse espresse, confezionate con grande cura, originalità che fondono classicità e modernità in un abbraccio estetico di grande effetto, le creazioni di Fabrizio Monteverde hanno sempre qualcosa di nuovo da raccontare, anche quando le storie sono note, il Nostro riesce sempre a fare emergere i sentimenti all’interno di esse e comunque a creare qualcosa in più che le rende così amabili. Ho il grande privilegio di poter parlare proprio con questo grande coreografo poco tempo prima del debutto bolognese.

Si dice che le donne amino soprattutto chi le fa piangere e devo confessare che di fronte ad alcune Sue creazioni, Lei con me c’è riuscito in più di un’occasione, ciò detto però Le chiederei come mai la Sua scelta musicale è caduta questa volta, su Dvorak?

E’ stata una casualità perché ho scoperto che Dvorak ha scritto un brano lunghissimo che si intitola proprio Ouverture Othello  quindi mi ha incuriosito, così partendo da lì tutta la prima parte del primo atto utilizzo questo brano, poi da lì io mi son detto: “ma no!”e (visto che N.d.R.)  non amo molto mescolare fare una miscellanea di compositori diversi, quindi Dvorak ha scritto talmente tante cose e io avevo già una traccia narrativa, quindi non ho fatto altro che usare i suoi brani per creare un tappeto sonoro.

Approfitto del suo enunciato per chiedere: c’è una leggibilità molto forte nei balletti che Lei crea, c’è sempre un trama forte e chiaramente espressa attraverso l’arte coreutica, però in molte Sue opere l’afflato emotivo prevale e non si cade nel contempo, nel rischio didascalico di narrare banalmente la trama però.

Be’, io vengo dal Teatro mi piace raccontare non una visione psicologica, psicoanalitica…se racconto una storia mi piace raccontare questa storia. O almeno almeno l’essenza di essa.

Però c’è sempre una profondità dietro.

Io racconto una storia, detesto la pantomima. C’è l’aroma, il profumo, la storia: il racconto lo fa il corpo e il viso chiaramente, ma senza indugiare troppo nella banalità, nella fotografia o nello stereotipo.

Questo Otello che Lei , da quanto leggo, l’ha un po’ ribaltato, secondo un’ottica in parte personale: dimentichiamo Shakespeare e vediamo qui qualcosa di diverso, allora.

Mah sì, io amo Shakeaspeare, l’ho letto e affrontato varie volte in coreografia:   Romeo e Giulietta, La Tempesta, Otello, ho fatto un trittico praticamente; ribaltare no, nel senso che la storia –come si diceva prima – c’è: l’ho trasportata in un luogo un po’ più realistico e surreale nello stesso tempo, mi sono ispirato a Querelle De Brest di Fassbinder, mi piaceva molto il look un po’ sado-maso, un luogo di incontri, di gente diversa, come in effetti è Otello e mi piaceva darle un’impronta un po’ fetish, perché comunque la tragedia di Shakespeare racconta in pochissimo tempo veramente, la profondità dei sentimenti, di tutti i sentimenti: della gelosia, dell’invidia, dell’amore, il ridicolo in un certo senso. Tutto (portato N.d.R.) all’eccesso, ho giocato effettivamente sul questo senso, volevo eccedere anch’io.

Anche la diversità quindi: di fatto Otello è un moro!

Certo, la diversità e anche l’attrazione per la diversità perché in questo momento – è un po’ strano dirlo – ma è comunque una cosa affascinante o almeno a me affascina molto un’altra cultura, un altro colore di pelle, un’altra storia, un altro modo di  amare, anche!

Otello, perdoni la banalità della mia domanda, sostanzialmente tratta di un uxoricidio, un “femminicidio” forse termine più attuale, l’opera si può leggere a vari strati, però lei non è partito da un soggetto che (ahi noi…)  rispecchia l’attualità, o no?

Ma no, innanzitutto Otello è una ripresa di un balletto di dieci anni fa, forse (allora N.d.R.) non se ne parlava in maniera così forte,  così feroce e quotidiana, soprattutto! Sì, può essere attuale, ma quando si parla di sentimenti estremi l’attualità supera spesso la fantasia, i romanzi e le tragedie. Quindi è stato un caso, ma mi piace che sia stato ripreso in questo momento…perché è un segno…dico una cosa forte, ma questa Desdemona è una donna-preda che vuole essere preda. Leggendo Shakespeare uno può dire che si tratta dell’amore che ottenebra tutti i sensi!

Allora, banalizzo ovviamente e ritorniamo alla mia osservazione iniziale delle donne che amano chi le fa piangere (ridiamo) forse…non abbiamo ancora imparato a scegliere?

Sì certo: le donne piangono, gli uomini ahimè agiscono: la differenza è quella! In amore “vince chi fugge” si dice in effetti c’è una sorta di morbosità, nell’amore, c’è perforza, ci dev’essere!

Copyright Robin T Photography 2016

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Daniela Ferro

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