LECCE – Ovunque a casa con Daniele Silvestri: l’OverTour ha fatto tappa nel Salento con due date sold out all’Anfiteatro romano.
“Ero molto indeciso…Quest’estate magari finalmente mi riposo… Allora dove passarla? Meglio la Puglia? La Calabria? La Sicilia? La Sardegna? Mica facile scegliere, sono tutte bellissime…allora ho pensato: semplice! Me la faccio tutte!” così Daniele Silvestri annunciava, lo scorso 9 marzo sul suo profilo Facebook, alcune delle regioni che il suo OverTour avrebbe toccato in questa calda estate 2017.
Ci si sente in qualunque luogo a casa con Daniele Silvestri, in un teatro con poltrone di velluto rosso come in un anfiteatro d’epoca romana nel cuore di una città barocca sotto un cielo gremito di stelle. “Perché ho amato mille volte e mille volte ho cominciato e ho lasciato mille pezzi del mio cuore” canta l’artista romano al suo affezionatissimo pubblico salentino che il 21 e il 22 agosto ha anch’esso amato nuovamente le sue canzoni e le storie che intrecciandosi alle melodie hanno reso anche questa volta i suoi due concerti unici.
Il cantante e la sua band, composta da Piero Monterisi alla batteria, Gianluca Misiti e Duilio Galioto alle tastiere, Gabriele Lazzarotti al basso, Sebastiano De Gennaro alle percussioni e al vibrafono, Daniele Fiaschi alle chitarre e Marco Santoro al fagotto, alla tromba e ai cori, hanno attraversato i diversi album riarrangiando con nuovi sound tracce oramai cult del panorama musicale italiano. E così che il viaggio dell’OverTour del 22 agosto ci ha ricondotto nelle atmosfere più dolci e ovattate di “Occhi da orientale”, de “Il mondo stretto in una mano” e di “Amore mio”, nella malinconia di “Sono io” e di “Acqua stagnante” e nell’ironia scanzonata de “Il flamenco della doccia” e “Samantha”.
Ma l’universo di Daniele Silvestri non è fatto solo di amore, curioso leitmotiv della seconda serata leccese che ha permesso inoltre al frontman di coinvolgere con spontaneità e leggerezza i suoi musicisti e di legare le loro vicende alle canzoni, il mondo del cantautore è fatto anche e soprattutto di impegno sociale, di rivoluzione, di pensiero e introspezione. A dimostrarlo tracce come “L’Appello” dedicata al fratello di Paolo Borsellino, alla continua ricerca della verità, come “Cohiba” che racconta di “un uomo troppo spesso solo” che “ora resta solo un viso che milioni di bandiere guidò”, come “Il mio nemico”, lucida analisi del prototipo di uomo potente che governa senza scrupoli, e come “Precario il mondo”, amara riflessione sull’Italia toccata in eredità a noi giovani.
Nelle tre ore di concerto ci si è spostati molto: pur restando fisicamente nel bianco dell’anfiteatro leccese, si è attraversata “questa Puglia infinita”, si è potuto ammirare la terra, illusoriamente perfetta, dall’oblò di un aereo e ci si è persi “su di un ponte chilometrico di Istanbul magnifica e geniale che riesce a trasformare il mare in fiume e viceversa il fiume in mare”. Liberatorio per il pubblico il ritornello di “Testardo”, intonato a squarcia gola, e vivaci i ritmi di “Salirò”, “Quali alibi” e “La paranza” che hanno saputo coinvolgere energicamente anche gli spettatori più composti. Ad impreziosire il live anche qualche anticipazione sul nuovo album che non tarderà ad arrivare.
“Una monetina per questa serata che non può finire” ieri l’avrei gettata volentieri perché con Daniele Silvestri e i suoi incredibili musicisti-acrobati, capaci d’improvvisare magistralmente tracce non in scaletta, il tempo della musica è sempre troppo poco, non dura mai abbastanza. E dopo aver toccato magnifici posti come il Teatro dei Suoni di Riola Sardo (OR), l’Anfiteatro dei Ruderi di Cirella a Diamante (CS) e quello romano di Lecce, la caccia dell’OverTour ai luoghi più suggestivi del nostro Paese continuerà al Teatro antico di Taormina (25 agosto) e al Teatro di Verdura di Palermo (26 agosto). Se potete, non rinunciatevi.
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