Ragazzi di vita ancora per pochi giorni: Pasolini torna a teatro

Ragazzi di vita ancora per pochi giorni: Pasolini torna a teatro

ROMA – Fino al 20 novembre al Teatro Argentina è in scena Ragazzi di vita, tratto dal omonimo romanzo di Pier Paolo Pasolini, pubblicato nel 1955. Lo spettacolo ha dato inizio alla nuova Stagione 2016/2017 del Teatro Argentina ed ha contemporaneamente chiuso simbolicamente la serie di eventi organizzata per celebrare l’anno pasoliniano, in occasione dei quarant’anni dalla sua barbara uccisione.

Ragazzi di Vita, il capolavoro di Pasolini ha aperto la stagione del Teatro Argentina. La scelta della messa in scena è ricaduta proprio sull’esordio narrativo del “poeta corsaro”, che con le sue storie di povertà e disperazione fino alla prostituzione minorile maschile, soprattutto a quei tempi, diede scandalo per la delicatezza dell’argomento trattato, tanto da incorrere in un lungo processo ed essere considerato un provocatore della società perbenista.

La regia è di Massimo Popolizio, già attore e doppiatore, che ci conduce nella realtà del sottoproletariato del secondo dopoguerra, con uno sguardo panoramico che spazia dall’interno della città di Roma, fino al Lido di Ostia, offrendoci frammenti di storie che si susseguono in un itinerario picaresco. La drammaturgia è di Emanuele Trevi, critico letterario e scrittore. Trevi si è basato strettamente sulla realtà di quegli anni, dando vita ad un universo goliardico.

In scena diciotto giovani attori dalla vitalità anarchica ed un narratore, Lino Guanciale, che commenta sempre in italiano ma in maniera colorita ogni scena gli si presenti davanti, come la voce narrante di un romanzo, che si insinua tra le righe di ogni capitolo e all’improvviso si estranea e poi è nuovamente e lievemente coinvolto. Con il suo abito stropicciato, la cravatta e la camicia fuori dal pantalone, Guanciale sembra conoscere molto bene la realtà di quei giovani ma è determinato a raccontarla in empatia con loro e col pubblico ma ponendosi sempre su di un piano superiore, con un certo distacco; approfondisce alcuni aspetti e caratterizza maggiormente i personaggi ma solo di rado attraversa il palcoscenico per fornire un aiuto concreto, come trascinare una pedana mobile usata come fosse una barca in balia della corrente di un fiume.

La scena poi, non è mai scarna, animata dalla coralità di voci e canti dei tanti personaggi presentati prevalentemente in abiti poveri e sdruciti; oltre che da varie strutture mobili come la rampa per i tuffi, la pedana della barca e quella dell’autobus, la sala cinematografica con la proiezione di un film in bianco e nero e le cabine dei bagni di Ostia. Un paesaggio antropologico ricco di contraddizioni, perversione e purezza, violenza e bontà, a metà strada tra il comico ed il tragico, con un pizzico di grottesco; vivono così i “ragazzi” di Pasolini, orfani d’innocenza in una realtà di emarginazione, il Ricetto, il Begalone, Alvaro, Agnolo, il Caciotta…soprannomi che sottolineano la miseria e lo squallore, adolescenti appartenenti alla classe sociale più bassa, abbandonati in svaghi dissennati e ruberie, parlano romanesco e fanno uso della terza persona, cantano, ridono  e si dimenano. In realtà, non parlano il romanesco in senso stretto ma una lingua artificiale, inventata appositamente da Pasolini; una mediazione tra letteratura e dialetto, accompagnata da una marcata gestualità e per di più associando il tempo imperfetto in terza persona al tono interrogativo come se parlasse in prima persona. La questione della lingua è stata affrontata con attenzione, mettendo in scena anche il glossario, in uno scambio simpatico tra due addette alle pulizie, una italiana e l’altra ucraina; l’italiana dice la definizione italiana e l’ucraina la parola romanesca.

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Importante il cambiamento che c’è alla fine della storia, una forma di maturazione se vogliamo, il Riccetto che si vede all’inizio, durante un giro in barca, pronto a rischiare la vita gettandosi in acqua per salvare una rondine che non riusciva a nuotare e rischiava di annegare, verso la fine ci appare decisamente diverso; il libro ci racconta che fa il manovale in una ditta e non rischia la vita per salvare dalla corrente dell’Aniene il figlio del suo titolare ma assiste alla tragedia e si defila in silenzio, senza farsi vedere. La sua integrazione nella classe media, quella del consumismo borghese l’ha definitivamente cambiato, ormai ha iniziato un percorso diverso, uscendo dal mondo isolato di borgata e non tornerà indietro.

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Al pubblico più giovane resta lo struggimento per non aver mai conosciuto Pasolini, un artista ed intellettuale coraggioso, dalla storia travagliata; sicuramente più amato oggi che allora.

Ricordiamo tutti gli attori, Sonia Barbadoro, Giampiero Cicciò, Roberta Crivelli, Flavio Francucci, Francesco Giordano, Lorenzo Grilli, Michele Lisi, Pietro Masotti, Paolo Minnielli, Alberto Onofrietti, Lorenzo Parrotto, Cristina Pelliccia, Silvia Pernarella, Elena Polic Greco, Francesco Santagada, Stefano Scialanga, Josafat Vagni, Andrea Volpetti.

Scene di Marco Rossi, costumi di Gianluca Sbicca, luci di Luigi Biondi, canto di Francesca Della Monica, video di Luca Brinchi e Daniele Spanò, assistente alla regia Giacomo Bisordi.

 

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Teatro Argentina_Largo di Torre Argentina, Roma

 Biglietteria: tel. 06.684.000.311/314 _ www.teatrodiroma.net

Biglietti: intero da € 12 a € 32 _ under35 e over65 da € 12 a € 30

convenzioni da € 12 a € 26 _ scuole e studenti da € 11 a € 15

Ingresso con Libertina Card € 20 _ con Libertina Card feriale € 16 _ con Libertina Card under35 € 13/12,50

orari spettacolo dal 26 ottobre al 20 novembre prima ore 21.00 martedì e venerdì ore 21.00 mercoledì e sabato ore 19.00 giovedì e domenica ore 17.00 1 novembre ore 17.00 lunedì riposo durata 1 ora e 45′.

Per il ciclo Roma per Pasolini ricordiamo:

–       Teatro India – dal 12 al 15 gennaio 2017: Orgia, di Pier Paolo Pasolini, regia di Licia Lanera

–       Teatro India – dal 21 al 26 marzo 2017: Ma, drammaturgia di Linda Dalisi, regia di Antonio Latella

–       Teatro Argentina – 13 febbraio 2017: L’indecenza e la forma – Pasolini nella stanza della tortura, di Giuseppe Manfridi, regia di Marco Carniti.

Angela Attolico

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