Ron Mehlmann. La poesia della pietra

Ron Mehlmann. La poesia della pietra

Ron Mehlmann trascorre regolarmente una parte dell’anno nella sua casa a Marina di Pietrasanta, in un contesto naturale bellissimo. La prima volta l’ho incontrato al Bottaccio, uno dei miei ristoranti preferiti quando raggiungo la Versilia. A tavola degli amici mi parlarono con ammirazione della sua attività artistica e incuriosito me lo feci presentare. Il giorno dopo ebbi modo di sfogliare un suo catalogo che gentilmente mi aveva donato. Catturato dalla forza delle immagini riprodotte e attratto dalla fama delle sue sculture,  passai subito a trovarlo nel suo studio. Attraversando il giardino della sua casa-laboratorio incontrai per la prima volta le forme scultoree che lo stanno imponendo come uno degli artisti all’avanguardia in questa pratica estetica millenaria. Mi sorprese la stupefacente ricchezza dei colori delle pietre lavorate, le quali, malgrado forme che denotavano un concetto umano incapsulato nella materia più refrattaria alle nostre idee, si sposavano incredibilmente con l’effluvio spontaneo delle configurazioni naturali. Non so spiegarvi il perché ma le sue sculture mi sembravano vive come le piante, gli alberi intorno.

Waterwork at Il Bottaccio

Ron Mehlmann
Proposal for a Rotunda

Ero attratto in particolare da forme composte da sottili lastre di pietra che colpite dalla luce del sole sembravano quasi trasparenti. Il tessuto nervoso della pietra sembrava pulsare sia nelle parti lasciate allo stato grezzo e sia in quelle levigate dalle sapienti mani dell’artista.

Molte sculture presentavano elementi verticali che attraversavano la pietra intersecando mortivi orizzontali. Ero sorpreso anche dal fatto che la struttura portante si integrava perfettamente con la pietra in modo tale che la materia della sua arte appariva al tempo stesso impregnata della necessità dello sculture di dire qualcosa attraverso le sue forme, ma anche libera, leggera, autoreferenziale.

Le sculture di Ron sembrano gioielli fatti da un orefice costruttivista in formato gigantesco. In essi ciascuno di noi può leggervi i messaggi più disparati. Ma la struttura di significato che funziona da connettore immateriale di tutte le sue opere è ciò che definirei la poesia della pietra, ovvero una sorta di solidificazione di una musica attratta dallo spazio che sembra emergere per ricordarci il necessario rispetto per la materia (a supporto della creatività artistica) che oggi molti scultori tendono a rimuovere o a banalizzare. Aggiungerei che la precisione di ogni gesto imputabile alle intenzioni dello scultore ci permette di leggere su di una materia reattiva, oltre ad una denotazione inequivocabile della maestria con cui Ron padroneggia i fondamenti del suo mestiere, il bisogno di un’ordine superiore che per pigrizia chiamiamo bellezza. In altre parole Ron ci fa percepire l’armonia che la mente dell’uomo è in grado di aggiungere all’intricato discorso della natura.

Devo dire che ho trovato molto appagante il convito tra geologia e la contemporaneità dell’approccio creativo di Ron Mehlmann al mondo minerale. Come ho già scritto sopra, a me piace immaginare che l’artista con le sue opere finisca sempre con lasciarci un messaggio nascosto, recuperabile solo dopo essere stati esposti alle sue opere, che trascende il riconoscimento del valore della sua abilità o il suo senso estetico. A tal riguardo il discorso che lo scultore americano sembra depositare nella nostra memoria ci parla di segni antichi, scritti in parte dalla natura e in parte da una coscienza; segni che possono tornare ad emozionarci grazie all’amore per la materia di un artista. Si tratta di segni senza un significato stabile, come se fossero l’ultima fluttuante demarcazione tra la necessità forte imposta dalla mente e l’incidenza del caso che informa l’ordine delle cose del mondo fisico.

Ron Mehlmann
Wadi Sfar. Ron Mehlmann
Lamberto Cantoni
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