Senza Paracadute

Senza Paracadute

“Senza Paracadute” racconta una storia, che è anche la mia storia, di una coppia che scoppia e che si lascia per sempre. Lo definirei un “Inno dei divorziati”, per il quale ho scelto anche un modello musicale, uno stile, una fusione di pop, swing e dixieland, che è poi il tono dominante dei funerali a New Orleans, che emanano allegria e dove con quella musica si balla anche. Una festa-funerale, insomma.

Che racconti anche con un videoclip…
Sì, certo. L’ho ideato e scritto io, l’ha realizzato il videomaker Mirco Mirabella. E per giocare ancora di più abbiamo deciso di farlo uscire il 14 febbraio, giorno di San Valentino. Il giorno degli “innamorati”.

01“Senza paracadute” è il terzo singolo estratto dal tuo primo album, “Vally Doo”, titolo singolare come i pezzi che hai messo assieme. Spiegaci un po’.
Volentieri. “Vally Doo”, intanto, è un mio soprannome, usato dagli amici più cari. Ed è nato per caso. Avevo in mente un cd di cover pop rivisitate a swing, con brani blues e jazz… poi, per magia, il progetto si è trasformato radicalmente. E’ venuto il mio amico Vigù e mi ha detto: “Vale, ti ho scritto una canzone”. E’ “Tra i colori dell’amore”, il primo singolo. A ruota ecco William Manera: “Vale, ti scrivo una canzone”. E nasce “Vally Doo”, il secondo. Io avevo un paio di brani, uno è “Senza Paracadute”, che potevano e ntrare nella combinazione. E per finire il mio chitarrista Francesco Cavaliere estrae dal cilindro tre brani, in inglese: “No lies”, “I’ve been so blind” e “When it comes to music”. E l’album è servito!

Anche “Vally Doo” è l’amore tradito?
La canzone, biografica, racconta un periodo sentimentale difficile che, tuttavia, ha dato una svolta importante alla mia vita. E’ quel non sentirsi al proprio posto e accorgersene tardi. Anche i dolori servono, per crescere, ma poi si scoppia!

Dal tuo ricco e poliedrico percorso emergono tante esperienze diverse. Come riesci a conciliare canto, ballo, teatro, blues, pop, rock, jazz?
Ho un po’ di esperienza, ma soprattutto sono molto curiosa! Mi piace mescolarmi con il trio e il quartetto, il duo e il quintetto. Sforno cose ogni anno, ho riserve per anni. Ho bisogno di lavorare con musicisti duttili e rapidi. Ci riesco: sono fortunata. E poi il teatro, che passione! Una droga, non posso farne a meno. Tra gli spettacoli che mi hanno fatto crescere come donna e artista cin particolare c’è Lady Day – omaggio a Billie Holiday e Ladies Sing The Blues – storia del blues attraverso le grandi cantanti. Mi emoziono solo a parlarne! Ho anche uno spettacolo sul teatro-canzone, la gente si diverte moltissimo! Tanti generi: Neffa, Gaber, Jannacci, Tenco, De Andrè, Conte, Capossela, Dalla… tutto incentrato sull’uomo, con debolezze e virtù.

Hai una storia musicale piuttosto complicata. Ce ne parli?
Lunga e tortuosa, soprattutto. Intanto, direi che la musica è la mia vita: dicevano che avevo imparato a ballare prima di camminare. Fino ai 15 anni ho ascoltato solo musica colta. Ancora lirica al Conservatorio. Poi, la scoperta del jazz, ma il vero colpo di fulmine me lo dette una signora che, avvicinandomi dopo una performance, mi abbracciò e mi disse che le avevo dato emozioni. Mi fece capire in un attimo quello che volevo fare nella vita: dare emozioni.

02E così?
La curiosità mi ha portato a provare quasi tutti i generi: dalla lirica sono passata al jazz, poi sono arrivati il funky, il pop, il soul, il rock, la fusion. Da ultimo il blues e il rock blues. E tutto al contrario, ma non sono mica normale, io.

Dunque, la musica è…
“Vita. Movimento. Energia. Emozione. Armonia. Il mio amore”.

Lorenzo Visci
Latest posts by Lorenzo Visci (see all)

Leave a Reply

Your email address will not be published.