Servitore di due padroni

Servitore di due padroni

Bologna-Europauditorium, 8 Febbraio. Com’era prevedibile, Sala Cagli è gremita per il terzo appuntamento con la commedia “Servo per due”. Il testo italiano, in origine nato dalla penna di Carlo Goldoni, ci viene restituito a seguito di un rimaneggiamento da parte dell’inglese Richard Bean, autore di “One man twoguvnors”, che colloca la vicenda nella Brighton anni ’60. Nella trasposizione nostrana, invece, è riproposta in chiave moderna, rispetto alla versione goldoniana, poiché il setting è quello di una Rimini anni ’30, con variazioni sul testo inglese per opera dello stesso Favino che insieme a Paolo Sassanelli – il regista- Marit Nissen , e Simonetta Solder, ha partecipato alla stesura e alla traduzione.
Che dire di quest’opera che già non sia stato detto? Poco altro, salvo confermare le critiche esaltanti, già unanimemente espresse: anche a Bologna, l’affluenza del pubblico numeroso, è forse stato il miglior viatico, essendo quest’ultimo, il destinatario della piece e non tanto o solo la critica.
Attori molto bravi sia nella recitazione che nell’improvvisazione, impegnati a tutto campo: recitando, cantando e anche ballando, affiancati dalla bravissimo gruppo “Musica da ripostiglio” hanno saputo regalare grandi momenti agli astanti, interagendo con loro, rendendoli ancor più parte attiva, coinvolgendoli con quanto avveniva in scena o al di fuori di essa, visti i tanti spostamenti da parte del protagonista Pippo (Pierfrancesco Favino) ma non solo di lui, dalla ribalta alla platea. Un cast così brillante che ha saputo sia intrattenere il pubblico sia “tenerlo in scacco” dando in extra una suspence fuori del previsto.
3 SERVO PER DUE - Favino_D0B3830©Fabio LovinoD’altra parte i premi e i riconoscimenti ci sono stati e ben assegnati visto la doppietta del Premio Maschere 2014 sia al miglior attore protagonista – il bravissimo Pierfrancesco Favino – sia ai migliori autori di musiche, consegnandolo al gruppo, Musica da Ripostiglio. Una volta tanto, critica e pubblico si sono stretti la mano.
Lo spettacolo incomincia con un anticipo di 10 minuti prima del previsto, dove attaccano i bravissimi musicisti (Emanuele Pellegrini batteria e percussioni, Luca Giacomelli chitarra e voce, Luca Pirozzi banjo e voce, Raffaele Toninelli contrabbasso e voce) tradizionalmente abbigliati in giacca bianca, farfallino e pantalone nero attaccano con motivi notori, del repertorio d’epoca: “Lodovico”, “Canto quel motivetto che mi piace tanto”, “Ho un sassolino in una scarpa” e altri, suonando fino all’apertura del sipario alle 16,40.
Il plot in parte rimaneggiato, conserva però nei ruoli principali, i caratteri come da tradizione: Arlecchino (qui ribattezzato Pippo) tradizionalmente in bolletta e perennemente affamato. “Se sono vivo è perché la mia cistifellea si è mangiata un rene” trova, per caso fortuito, non una ma ben due occupazioni, sperando di poter raggranellare tanto da sfamarsi come è suo sogno e bisogno martellante e potersi permettere in aggiunta, di andare in Costa Azzurra in dolce compagnia.
A casa di Bartolo si fa festa, perché la figlia Clarice è una ragazza non proprio sveglia, ma innamorata di Spiridione attore da strapazzo “che ha studiato al Teatro di Bagnacavallo”, sta per fidanzarsi con lui; precedentemente Clarice era invece stata destinata a Rocco, un malvivente del nord, omosessuale che attraverso quel fidanzamento di facciata e un lauto compenso al padre, cerca di sviare i pettegolezzi, riguardo le sue inclinazioni. A quel punto giunge Pippo a rovinare la festa, dichiarandosi guardia del corpo dello stesso Rocco e che svela come Rocco non sia affatto morto: “Se no chi è quello che sta bevendo una spuma, al caffè qui sotto?”
In realtà Rocco è stato ucciso ma, sotto quelle spoglie, si cela invece, la gemella Rachele, costretta a prendere Pippo a suo servizio temendo che lui la riconosca e tradisca il suo segreto. Rachele, a sua volta è innamorata di Lodovico, nascosto a Rimini perché ricercato, per l’omicidio di Rocco.
Rachele/Rocco, giunge nel mezzo della festa, a reclamare “legittimamente”, la somma in precedenza pattuita fra il fratello e Bartolo, per potersene andare via con Ludovico.
Pippo sarà quindi al soldo sia di Rocco/Rachele che di Ludovico, senza che però, nessuno dei due innamorati sappia dell’altro. Con questa partenza iniziale si scateneranno equivoci, battute, frizzi, lazzi, doppi sensi calembour, che troveranno la loro parabola chiarificatrice solo in finale.
Lo spettacolo, esilarante e divertentissimo, crea un legame con il pubblico a più fili, c’è un’interfacciarsi con chi assiste che coinvolge, diverte moltissimo e garantisce poi, più varianti allo spettacolo, a seconda del teatro in cui esso viene presentato.
1 SERVO PER DUE - Favino_D0B3582©Fabio LovinoIl pubblico partecipa, si diverte, viene chiamato sul palco dagli attori stessi, vuoi per aiutare a sollevare una cassa, vuoi per contribuire alla scena o spontaneamente allorché Pippo in preda alla fame, rivolgendosi alla platea implora: “Almeno il carrello dei bolliti”, riceve da qualcuno, in sala – motu propriu- un torroncino, facendo divertire lo stesso Favino, tanto che questo esce dal ruolo, si rivolge al pubblico e a Filippo (il donatore) in particolare, rammentando che durante lo svolgimento lui avrebbe ripetuto spesso di aver fame e che avrebbe dovuto ignorare l’appello!
L’andamento vivace subisce un arresto solo nel momento in cui una spettatrice chiamata a intervenire, partecipa collaborando ma, in seguito, viene inondata dalla schiuma di un estintore: imbarazzo generale, la malcapitata che sembra stia per piangere, un’inserviente del teatro entra in scena e l’accompagna fuori, Favino che si scusa coi presenti, chiede un quarto d’ora prima di riprendere con la recita, dimostra imbarazzo e mentre il sipario si chiude, dal retroscena si sentono voci di malumore…
Sarà la musica a far rasserenare gli animi, d’altra parte “show must go on” e ci penseranno i musicisti della Musica da Ripostiglio con le loro canzoni ben interpretate, con il percussionista scatenato a mostrare alcune jonglerie ritmiche da lasciare a bocca aperta.
Si riprende poi con altre divertentissime battute, colpi di scena, gag esilaranti e verve scoppiettante, l’energia di questo cast molto numeroso sembra non finire, allorché Zaira, la ragioniera servizio di Bartolo, terrà un monologo sugli uomini e l’amore, davvero spassoso, rivolgendo alcune domande al pubblico femminile, molto divertenti; lo svolgimento giunge al termine oltre due ore dall’inizio; un gran finale con il coronamento dell’amore e la formazione a sorpresa della terza coppia Pippo/Zaira.
Ma che ne è stato della spettatrice che sembrava stesse per piangere sotto lo strato di schiuma? Eccola di ritorno con accappatoio e asciugamano che le avvolge i capelli, si leva il paludamento resta con un abito diverso da quello indossato in precedenza, ma anche lei balla con tutto il cast: “Che meraviglia, il teatro è finzione!”
Applauditissimo il cast e i musicisti esattamente come meritavano!

Daniela Ferro

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