Tra critica e sacralità

Tra critica e sacralità

Testo di Irene Angenica

La mostra di Hermann Nitsch Das Orgien Mysterien Theater inaugurata a Palermo lo scorso 10 luglio ha sede nel caratteristico quartiere della Zisa, famoso per la presenza di un castello arabo. I Cantieri Culturali Zisa sono in pieno stile Palermo: degradato.

Pareti scrostate e vetri rotti, con quell’aria post apocalittica che caratterizza quasi tutto il centro della città di Palermo. La mostra di Hermann Nitsch risiede negli spazi di Zac (Zisa Arte Contemporanea) una sala così ben tenuta, un’esposizione così all’avanguardia che si stenta a credere di essere nel medesimo posto.

La sala è molto spaziosa con un forte sviluppo in lunghezza, pareti bianche e un lucernaio che segue la sala lungo tutta la sua longitudinalità. Una sinfonia, composta dallo stesso artista, pervade l’ambiente e fa calare il fruitore in una dimensione sinestetica.

La prima cosa a colpire sono le grandi tele nere poste alle pareti, erano state concepite come un’unica immensa tela realizzata per rielaborare il lutto della perdita della madre, avvenuto dodici anni prima della loro realizzazione. Qui l’artista le ha smembrate e poste in orizzontale lungo le pareti, volte a rappresentare il caos vitalistico.

Questa dimensione caotica e materica viene intervallata nelle pareti da stole e paramenti che richiamano la dimensione spirituale fondante di tutta la mostra. In contrapposizione al nero e al caos l’artista ha voluto esporre dei cumuli di fazzoletti che seguono l’asse longitudinale della sala, posti ad intervalli regolari, creando una sorta di navata centrale. Scandiscono lo spazio, danno ordine e senso di purezza e ci conducono fino ad un altare coperto da una stola e sormontato da un calice eucaristico.

Seguono dei tavolini contenenti utensili da chirurgo ma, niente paura, non sono mai stati usati in nessun rito sacrificale, non hanno mai esercitato nessun tipo di violenza su animali, sono semplicemente stati regalati all’artista da un caro amico chirurgo. Erano pensati per essere toccati dai fruitori sennonché per motivi di sicurezza, pochi giorni dopo l’inaugurazione sono stati coperti da un vetro.

A chiudere questo primo spazio vi è “La Farmacia”, una scaffalatura posta in orizzontale che funge da separè. Contiene incensi, oli essenziali, unguenti, partiture musicali, e persino le bottiglie del vino prodotto dall’artista.

Alle spalle della Farmacia si crea un altro ambiente, coronato dall’immagine sacra del volto del cristo e scandita nuovamente da cumuli di fazzoletti e paramenti posti sul pavimento. In questo secondo ambiente, più raccolto, troviamo immagini documentarie delle Aktion del Teatro delle Orge e dei Misteri avvenute all’inizio della carriera artistica di Nitsch. In fondo alla sala vi sono delle lastre di plexiglass, che sembrano sospese in aria, su cui vengono proiettati video di performance, azioni teatrali e dell’artista stesso che dipinge.

Dov’è il sangue? Dove sono gli animali squartati? Dov’è la violenza?

Io ho visto solo un senso di sacralità che si ricongiunge con il primordiale, un forte senso di equilibrio e spiritualità profana che ci porta alle origini della nostra civiltà, passando per le più acclamate teorie della filosofia moderna (Schopenauer, Nietzche, Freud), per le teorie di De Sade e per il teatro di Artaud. Se il pubblico non colto non ha ben in mente questi riferimenti fondanti della cultura contemporanea, invece di criticare, dovrebbe documentarsi.

Capisco che la presenza di innumerevoli simboli sacri della religione cristiana, macchiati di liquidi organici rassomiglianti a composti viscerali possono non essere accettati dall’ortodossia cattolica, ma non istigheranno certo alla violenza come alcune persone hanno invece sostenuto.

Le foto rappresentanti un giovane Nitsch immerso nel cuore della sua poetica della rivitalizzazione del corpo (ricerca basilare e largamente diffusa in diverse correnti artistiche degli anni Sessanta e Settanta), mostrano nudità mista a liquidi viscerali che anche qui possono creare scompenso ad un pubblico estremamente cattolico e benpensante.

Se certi critici hanno voluto definirla inattuale, è perché si sono dimenticati della loro funzione di storici dell’arte, della parità di importanza di tutte le espressioni artistiche di tutte le epoche storiche, per dare spazio alla salvaguardia di una specifica posizione politica e della loro immagine da “rassicura famiglie cristiane”.

E diciamolo pure, di sangue ce n’è davvero poco, qualche macchia nera che si confonde con la pittura invade qualche tunica e paramento appesi.

L’unica nota negativa che voglio sollevare nei confronti di questa esposizione sta nell’aspetto della comunicazione. Per volontà dell’artista non sono state inserite didascalie, Nitsch ha concepito l’esposizione come un’unica opera d’arte totale e non voleva, giustamente, interrompere la sinestesia in cui si cala il fruitore immergendosi nell’ambiente espositivo. All’ingresso possiamo trovare un unico pannello che ci illustra la biografia dell’artista e sono messi a disposizione del pubblico alcuni interessanti cataloghi riguardanti l’artista. I ragazzi dell’Accademia di Belle Arti di Palermo aiutano i visitatori facendo delle visite guidate su richiesta e ci informano che sarebbero dovute arrivare delle fantomatiche brochure esplicative che non sono mai giunte a destinazione, ma in compenso ci invitano a prendere un poster omaggio.

Voglio cogliere l’occasione per invitare tutti coloro che si ritengono appassionati d’arte, di filosofia, di antropologia, ma anche solo più semplicemente dotati di curiosità per le manifestazioni culturali del genere umano, a recarsi a questa mostra che avrà luogo fino al 20 di settembre.

Accorrete numerosi, perché bisogna distruggere i pregiudizi di una massa di benpensanti e ignoranti, di gente che parla solo in nome del perbenismo borghese e succube del cattolicesimo reazionario. A questo poi si è aggiunto un vasto pubblico di animalisti, che hanno voluto sfruttare l’occasione per fare propaganda politica al loro partito con risultati davvero deludenti.

Questa mostra non è politica, è pura estetica, quindi bando alle polemiche, andate a visitarla senza pregiudizi e vi stupirà.

La mostra di Hermann Nitsch

Redazione

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