Loredana Berté riparte con il brano “Re” e con lo storico filmato del 1986 quando si presentò col finto pancione al Festival di San Remo. Sul palco del teatro Europa Auditorium di Bologna invece, giacca di pelle, occhiali scuri e l’immancabile minigonna, suo segno distintivo da sempre.
La regina del rock italiano compie quarant’anni di carriera, quarant’anni di follie, dichiarazioni sopra le righe e vita sregolata, ma per il suo pubblico, Loredana è sempre bellissima e durante il concerto dalla platea le viene ripetutamente detto a gran voce. Con Banda Berté tour 1974-2004 ci ha regalato un live ricco di emozioni: da “Il mare d’inverno” a “Non sono una signora”, “E la luna bussò” e gli affettuosi omaggi alla sorella Mimì. Un ritorno sulle scene dopo anni bui di dolori e smarrimenti accompagnata da Alberto Linari alle tastiere, Andrea Morelli e Alessandro De Crescenzo alle chitarre, Pier Mingotti al basso, Ivano Zanotti “The big drummer” alla batteria e la sua storica vocalist Aida Cooper per oltre due ore e mezzo di spettacolo senza intervallo.
Tema della serata: i successi d’una carriera sempre all’insegna della sregolatezza e dello spirito rock. Con la sua famosissima voce roca che le vicissitudini private non hanno minimamente intaccato ma, anzi, che ce la restituiscono ancora più potente e graffiante di prima.
Ma molto altro scorre nella scaletta del concerto, dove accompagnata da Aida Cooper (alla quale affida il ricordo di Mimì, con “Dillo alla luna”) la Berté cita ognuno degli album usciti in 40 anni, con pezzi poco ascoltati come “Indocina”, con “Esquinas” in portoghese dal progetto «Carioca» con “Djavan” (“per la prima volta la sentirete in originale – racconta – l’unico disco esistente è chiuso nel cassetto del presidente della Sony in Brasile quindi se volete averla registratela pure ora coi vostri cellulari!”). C’è tutto il repertorio scritto da Fossati, l’omaggio in rock a De André (“Fiume Sand Creek”) e a Rino Gaetano (“Ma il cielo è sempre più blu”), e infine “Ma quale musica leggera”, pezzo di Bennato scritto per lei.
Solo per un momento si discosta dalla scaletta del concerto e lo fa criticando aspramente il festival di San Remo appena concluso, colpevole di non aver nominato mai il premio della critica con il suo vero nome cioè “Premio della Critica Mia Martini”. “Sto facendo una petizione e raccogliendo delle firme. Se il prossimo anno non cambiano registro chiederò che venga intitolato a mia sorella il teatro Ariston!”.
Il pubblico, tra cui persone con un look dal mood rock e trasgressivo che ricalca il suo stile è in delirio e alla fine di ogni pezzo arrivano dalla platea e dalle balconate frasi di apprezzamento e ricolme d’affetto. Per l’ultimo brano, “Ho chiuso col Rock’N’Roll”, corrono tutti sotto al palco per ballare e cantare con lei e c’è persino chi riesce a baciarla e a rubarle un scatto in ricordo di questo emozionante concerto.
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