Breve indagine sulla creatività


La maggioranza delle persone che vivono di moda sono pronti a scommettere sull’importanza strategica della creatività per il loro futuro. Ma siamo sicuri di sapere cosa intendiamo dire quando usiamo questa parola?

creatività
Alessandro Michele per Gucci

 

1.

Attualmente, in quanto a diffusione e fiducia, poche parole possono reggere il confronto con il termine “creatività”. Praticamente tutte le aziende evolute scommettono sulla nebulosa di significati messi in moto dagli usi più disparati di questa parola. Creativo è soprattutto il pubblicitario, il copy, il grafico; ma anche l’artista contemporaneo alla Cattelan, e poi il designer, lo stilista che in modo compulsivo è costretto a rincorrere l’ideazione di nuovi modelli, nuove forme, nuovi oggetti.

Ma creativa è anche la finanza, con qualche problema mi pare di capire: qualcuno potrebbe sostenere con giuste ragioni che banchieri e broker, nel recente passato, approfittando della deregulation si sono distinti non solo per progetti finanziari creativi, ma soprattutto per la distruzione dell’economia reale. Comunque, visto che l’abbiamo evocata, creativa è l’economia, lo è ovviamente anche la tecnologia, da sempre proiettata verso l’innovazione. Di conseguenza, creativo è l’imprenditore. Creativo deve essere il manager, specialmente se lavora nella moda e nel design.

Solo un esempio, per ora: Alessandro Michele e Demna Gvasalia hanno cambiato i mondi di stile Gucci e Balenciaga, cancellando brutalmente il lavoro di Frida Giannini e Alexander Wang, considerati fino a pochi mesi prima del loro licenziamento, stilisti influenti e di successo. La loro distruzione creatrice ha convinto tutti gli addetti ai lavori, con una immediatezza stupefacente. Ora, mi chiedo, il soggetto manageriale che li ha scelti, non ha dato prova di essere creativo quanto lo stilista? Che cosa li unisce? Ci sembra di avere buone ragioni per poter sostenere che, il tratto che connette competenze apparentemente distanti, sia la capacità di generare nuove idee, nuove visioni della moda, in un momento in cui il Brand aveva esaurito la sua presa sul mercato.

Insomma, la parola creatività sembra essere a disposizione di tutti e avere il potere di farci sentire contemporanei, sembra la chiave di volta del successo, sembra la soluzione di molti nostri problemi.

Per farla breve, la creatività è un mito e un culto della post-modernità (da qualche anno non si celebra persino il festival della creatività?) che merita di essere indagato.

Intendiamoci, non intendo negare il fatto che vi siano un gruppo ristretto di persone capaci di sfornare idee fresche e brillanti, apparentemente senza nessun sforzo. Per questi soggetti la parola “creativi” sembrerebbe appropriata. Ma da cosa dipende la loro specificità? Da una diversa impostazione mentale? Oppure è un banale atteggiamento imposto dai vantaggi che discendono dalla mitizzazione della parola? Non c’è dubbio: apparire creativi paga e ci illude di essere sulla strada giusta. Ecco perché nelle conversazioni moda/design orientate, le sue occorrenze sono a dir poco esorbitanti.

Vale la pena di ricordare che tanta enfasi sulla creatività, ad uno sguardo disincantato, dissimula appena la realtà strutturale dalla quale sembra emergere: è soprattutto la forma di vita che ha eletto la produttività crescente e il consumo esagerato a veri e propri idola temporis ad averla imposta come valore primario, generando i presupposti per un contagio semantico che si è sparso ovunque.

Il nostro obiettivo è strapparla dalla paludosità creata da un evidente abuso linguistico, spesso fatto in buona fede, abuso che l’ha trasformata in una parola-feticcio, per delineare quei limiti che ci consentiranno di pensarla, nelle sedi opportune, alla stregua di un concetto operativo, senza toglierci il piacere di vivere l’emozionante immaginario al quale ci apre quando l’usiamo con più leggerezza,e senza farci dimenticare i problemi che pone quando la pensiamo come sintomo di un modo produttivo (capitalistico, post capitalistico…chiamatelo pure come vi pare) bisognoso di manutenzione.

Creatività
Demna Gvasalia per Balenciaga

2.

Creatività è il sostantivo del verbo creare. La sua genealogia è molto interessante. Sembrerebbe attendibile che il latino “creare” derivi dal sanscrito Kar e che quindi abbia somiglianza di famiglia con termini come kar-tr traducibile con “colui che fa”. La stessa radice la troviamo nel greco Kaino, “produco” e Kreion, “colui che fa”. Inoltre, anche la parola “crescere” ne porta traccia, probabilmente per marcare il processo che porta qualcuno o qualcosa a formarsi.

Il quadro concettuale è dunque abbastanza chiaro: si usava creatività per afferrare con il linguaggio qualcuno o qualcosa che si va formando. Creare evocava una crescita e soprattutto un fare generativo.

Creare nella cultura greca apparteneva all’attività della metis, la mente o l’intelligenza attiva, pragmatica, dell’uomo pratico che crea soluzioni; contrapposta al nous, la mente che può contemplare l’essenza delle cose.

Ulisse, personaggio mitico che incarna le astuzie della metis, coglie il kairos (il tempo opportuno) delle situazioni ed è creativo nel senso del saperci fare con i problemi della vita.

Secondo Aristotele, il poeta crea in un senso profondamente diverso, e in questo caso usa un’altra parola, poiesis, atto creativo originario, che Platone immaginava essere di ispirazione divina e per certi versi irrazionale.

La natura divina della creatività diviene quasi un dogma nella cultura cristiana. E’ Dio che crea le cose. Gli uomini possono essere solo degli umili artigiani. Leonardo, Michelangelo, Raffaello non si sarebbero mai definiti dei creativi bensì degli abili pittori, scultori, inventori capaci di interpretare in modo magistrale le tecniche del proprio mestiere.

Con il romanticismo qualcosa della divinità torna ad umanizzarsi attraverso la teoria del genio e dell’intuizione estetica. Secondo questa visione è a livello degli affetti e dei sentimenti dell’artista che si nasconde il segreto della creatività, la cui emersione avviene solo nel corso di una furibonda lotta contro la Ragione.

Ma, con il successo della società industriale, la creatività torna a sdoppiarsi. Da un lato si interiorizza sempre più nelle passioni del soggetto, che comincia ad essere definito “creativo” (per esempio: verso la fine del XIX sec., sull’atto di fondazione della Chambra Syndacal de la Mode, i couturier francesi si definiranno “creatori di mode” per differenziarsi dai sarti semplici artigiani), dall’altro lato emergono in modo prepotente programmi di ricerca che ribaltano le visioni romantiche: la creatività come fenomeno reclamerebbe una spiegazione scientifica e quindi non dipenderebbe più dagli affetti che scuotono l’interiorità del soggetto, bensì dalla razionalità. A partire dai primi decenni del novecento le teorie della Gestalt, prima; l’ondata cognitivista poi, e infine le neuroscienze, oggi, produrranno una contrapposizione netta con i cultori post-romantici del primato degli affetti, sempre più irritati dallo sconfinamento della scienza hard su un terreno nel quale il troppo sapere comprometterebbe la libera espressività dei creativi. Köhler e Wertheimer al posto del concetto di creatività proponevano il problema del “pensiero produttivo” e lo facevano dipendere dall’intuizione di nuove relazioni tra gli elementi percettivi raggruppati in strutture (Gestalt); per i cognitivisti la creatività era una funzione dell’Io correlata ad una più raffinata elaborazione di informazioni attraverso le quali emergevano nuovi dati generanti un effetto sorpresa. Le Neuroscienze hanno tentato di riportare ciò che chiamiamo arte e/o creatività a meccanismi biologici emergenti dal funzionamento dell’attività neuronale. Pur senza riuscirci tutti questi tentativi di spiegare il concetto che stiamo indagando puntavano ad un ridimensionamento dell’aura magica che attraversava la parola finita in ostaggio dei cultori dell’irrazionalismo. Anche la psicoanalisi, pur mantenendosi con i concetti di inconscio e di pulsione, sul terreno delle passioni del soggetto, per via della ferma intenzione del suo fondatore di fissare le categorie di analisi all’interno di cornici razionali, configurerà teorie sulla creatività basate su categorie tratte dalla clinica, che avranno un largo seguito e faranno accanitamente discutere filosofi e scienziati: la creatività avrebbe a che fare con i processi primari, rimossi a scopo difensivo dalla coscienza del soggetti. La creatività dunque avrebbe la valenza di un sintomo e i creativi sarebbero tutti un po’ perversi.

Per quanto riguarda la cultura aziendale, a partire dagli anni quaranta del novecento, si registra la rapida diffusione di una attenzione crescente per il pensiero creativo. Per esempio, la tecnica del brain-storming, che proprio in quell’anni comincia ad espandersi, ci suggerisce che la ricerca di metodologie per stimolare la circolazione di nuove idee o soluzioni di problemi cominciava ad essere percepita come un pratica creativa collettiva, sempre più rilevante. Si può tranquillamente aggiungere che da quei giorni, non si contano i tentativi di inquadrare la creatività all’interno di concetti e metodi utili per sburocratizzare le mentalità dei manager. Solo per citare alcuni: Mappe mentali di Buzan (1991); i “sei cappelli per pensare” e gli esercizi per stimolare il pensiero laterale, proposti da De Bono (1970); le tecniche di previsione di scenari futuri (futuring o visioning); le teorie Inventive Problem Solving.

Ma è il successo dell’arte delle avanguardie storiche, soprattutto per merito di personaggi come Man Ray e Duchamp, a far decollare presso l’opinione pubblica l’idea di un primato del colpo creativo sul canone artistico. Liberarsi dalla maestria tecnica, affondare codici estetici consolidati, sbarazzarsi dei valori tradizionali, sperimentare, farla finita con il buon gusto, con la bellezza soporifera, divenne pratica comune tra la maggioranza degli artisti. In dosi diverse, una visione di questo negativo della creatività, debordò velocemente dai confini dell’arte, invadendo territori limitrofi: design, moda, architettura, musica; creando gli stimoli per cambiamenti di stile sempre più radicali.

creatività
Look di Prada

3.

Parlare della creatività è dunque divenuto nel corso del novecento un argomento di grande interesse dal momento che tutti o quasi, concordano nel ritenerla fondamentale per il futuro del nostro benessere.

Dobbiamo altresì aggiungere che solo recentemente la parola creatività ha assunto un posizionamento strategico nei discorsi socialmente rilevanti.

Probabilmente è tra la fine degli anni cinquanta e i sessanta del novecento che la parola comincia a diventare una sorta di feticcio culturale da spalmare su tutto ciò che odora di novità, innovazione, mutamento.

Da quei giorni, il vocabolo allarga sempre di più la sua sfera di influenza, perdendo velocemente le cornici semantiche che lo stabilizzavano, caricandosi di significati via via sempre più difficili da ridurre in una semplice definizione.

In un libro apparso di recente, Stefano Bartezzaghi, dimostra quanto allusivo sia il senso che attribuiamo a questo vocabolo. E’ come se proferendolo ci sentissimo rassicurati, gratificati, attratti dai significati ineffabili che con l’uso disinvolto del termine, direzioniamo verso processi, oggetti, persone.

Il carattere enigmatico che attraversa i discorsi nei quali la creatività fa la parte del leone (non sappiamo definirla), stranamente diviene il suo punto di forza; l’inconsistenza, l’imprecisione invece che dubbi produce fascino.

In, “Il falò delle novità” (Utet), l’autore si diverte a far emergere i nonsensi, le contraddizioni, l’arbitrarietà di circa 200 tentativi di definizione della creatività raccolti attraverso Twitter.

Bartezzaghi sottovaluta il fatto che forse non è soltanto l’uso disinvolto della parola creatività a generare aporie ma è anche il tentativo di comprimerla in una sorta di definizione a trasformarla in un pseudo-concetto dal senso mutante.

In altre parole, parte del problema nasce proprio quando pensiamo che l’essenziale nei concetti sia la loro definizione rigida.

Quindi l’idea dell’autore di indagare su ciò che pensiamo sulla creatività attraverso twitter, avvero in poche frasi, è parte del problema. Non esiste qualcosa come l’essenza della creatività della quale fare definizione. Non possiamo fare ricerca su parole-narrazione a colpi di tweet. Punto.

Se prendiamo invece come punto di riferimento il mondo dei fatti ai quali le parole si riferiscono, allora, anche le molteplici significazioni della creatività possono avere una superficie di appoggio (per i pensieri) tale da farne uno strumento per agire nella realtà condivisa. Anche se non riusciamo a definirla in termini sintetici e lineari.

Comunque, penso abbia ragione l’autore, nel considerare l’abuso del concetto astratto “creatività” come un sintomo della sua mitizzazione. E, lo sappiamo tutti, un mito non ha bisogno della logica per funzionare. Gli occorre invece un sovrainvestimento simbolico e una passione particolare che potremmo definire credulità.

4.

Dopo la frettolosa e provvisoria narrazione di alcune fasi storiche che culminano nella diffusione endemica dei discorsi sulla creatività, ora vorrei proporvi un vertiginoso ritorno alle origini.

Le innumerevoli pratiche che qualifichiamo come “creative”, ci insegnano che non dobbiamo indagare il senso dei concetti solo riferendoci al campo astratto delle parole (consultando dizionari o enciclopedie). Esistono anche altri modi di indagine. Per esempio, la creatività è divenuta un oggetto di ricerca scientifica perché da tanto tempo sembra far parte dei meccanismi che ci fanno essere umani. La nostra abilità nel creare cose nuove e desiderabili non ha paragoni con quella di altre specie viventi (definirei questa affermazione “un fatto”).

Ma non siamo stati sempre dei grandi inventori (attenzione al piccolo salto: ho posto in correlazione la creatività con l’invenzione e/o innovazione, divenuta comune nella lingua inglese). Molti scienziati si sono chiesti quando ci è arrivata questa capacità generativa di nuove soluzioni, oggetti, forme e processi.

Ora, secondo i paleontologi, la linea di discendenza umana sarebbe emersa in Africa circa 6 milioni di anni or sono. I referti attualmente a nostra disposizione ci dicono che per 3,4 milioni di anni i primi lontanissimi esponenti della nostra famiglia non hanno lasciato segni visibili di innovazioni. Probabilmente si procuravano cibo e vegetali con le mani, usando per colpire, snidare o scavare, bastoni e stecchi, fatalmente disintegrati dalle ere geologiche. A un certo punto, quegli ominidi, cominciarono a scheggiare ciottoli con altri ciottoli per ottenere utensili da taglio. Non offendetevi se vi dico che occorre molta più ingegnosità per dotarsi di uno strumento da taglio partendo da ciottoli, di quella che ostentate ogni momento digitando sms insensati sul vostro cellulare. I nostri antenati continuarono a scheggiare pietre levigate dall’acqua per 1,6 milioni di anni. Pochissimi squilli di creatività, costellati da modeste variazioni, in un mondo umano caratterizzato da ripetizioni e soluzioni stereotipate.

Ma allora quando la creatività è divenuta un fuoco capace di incidere sui ritmi di cambiamento della nostra specie?

A tal riguardo, fin verso la fine del novecento, gli studiosi più accreditati focalizzavano il Paleolitico superiore (40 000 anni fa) e in particolare l’Europa di allora, come il territorio nel quale si assiste ad un improvviso balzo delle capacità cognitive umane. Le narrazioni scientifiche ci presentavano lo stupore dei ricercatori posti di fronte alle meravigliose invenzioni di Homo sapiens: collane di perle ricavate da conchiglie, grotte affrescate con rappresentazioni di animali, nuovi strumenti di pietra e di osso. Alcuni ricercatori avanzarono la congettura che il big bang creativo fosse causato da una improvvisa mutazione genetica casuale.

Tra la fine del novecento e il nuovo millennio però, nuovi dati, hanno messo in discussione la teoria della mutazione. In breve, nuovi referti databili a circa 200 000 anni fa, suggeriscono la presenza della creatività umana, molto prima cioè della comparsa di Homo sapiens.

Heather Pringle, sulle pagine della prestigiosa rivista “Le Scienze”, commenta con queste parole, l’ennesima svolta dell’affascinate indagine sulle origini della creatività: “I dati disponibili fino ad oggi sembrano indicare che le nostre capacità innovative non sono emerse di colpo, già pienamente formate, nelle ultime fasi della nostra storia evolutiva, ma si sono rafforzate pian piano nel corso di centinaia di migliaia di anni, sotto la spinta di una complessa miscela di fattori biologici e sociali”.

Se non ci concentriamo solo sull’emersione di simboli, indubbiamente straordinari indicatori della mente umana moderna dal momento che testimoniano la presenza di linguaggi, pensate alle spettacolari icone animalesche di Lascaux, ma ci soffermiamo su altri tipi di comportamento moderno e dei suoi antecedenti – dice Heather Pringle – possiamo azzardare congetture molto interessanti.

Come esempio l’autrice cita il lavoro dell’archeologa Lyn Wadley: in una grotta di Sibudu (Sudafrica) il suo team scoprì uno strato di strano materiale, bianco e fibroso. Si trattava di un giaciglio fatto di foglie di una sola pianta legnosa, la Cryptocarya Woodii, un albero che contiene tracce di insetticidi e larvicidi naturali, efficaci contro le zanzare che oggi veicolano malattie mortali. Provate a pensarci, per umani che 70 000 anni fa vivevano vicino ad un fiume, un letto fatto di materiale che li proteggeva dagli insetti non era certo una cattiva idea.

Altre nuove scoperte portano le tracce dell’ingegnosità tecnica (e quindi della creatività) ancora più lontano. Il gruppo di ricercatori del prof. Paul Peter Antony Mazza, dell’università di Firenze, ha scoperto in un sito dell’Italia settentrionale, che i Neanderthal circa 200 000 anni or sono, inventarono una colla a base di corteccia di betulla, con cui fissavano schegge litiche a impugnature di legno.

L’Homo heidelbergensis, l’ultimo antenato comune ai Neanderlthal e a Homo sapiens, fabbricava 500 000 anni fa punte di lancia letali.

Se dalle scintille creative passiamo al problema della complessità dell’invenzione, emerge una correlazione tra la documentazione archeologica e l’evoluzione del cervello. Più sostanza grigia nella calotta cranica più articolati e vari risultano i colpi di creatività.

I nostri parenti Australopitechi si stima avessero una capacità cranica di 450 cm cubi (più o meno quella di uno scimpanzé oggi), Homo erectus, 1,6 milioni di anni fa, aveva il doppio di materia grigia. Homo sapiens raggiungeva i 1330 cm cubi, quasi quanto noi.

Appellandosi alle neuroscienze, e in particolare agli studi di Liane Gabora, l’autrice citata conclude: “Individuare con precisione il modo in cui un cervello più grande e riorganizzato abbia spronato la creatività è tutt’altro che facile. Ma Gabora ritiene che lo studio delle persone creative di oggi ci dia un indizio essenziale. Il pregio di queste persone, spiega, è avere la testa tra le nuvole. Quando affrontano un problema, lasciano vagare la mente, in modo che pensieri o ricordi ne evochino spontaneamente altri. Queste libere associazioni facilitano lo stabilirsi di analogie e producono pensieri originali e innovativi. Poi quando arrivano a una vaga idea che potrebbe portare ad una soluzione, questi individui passano a una modalità di pensiero più analitica. Si concentrano solo sugli aspetti più rilevanti, dice la Gabora, e cominciano a elaborare l’idea per renderla praticabile”.

Ma la massa di sostanza grigia e i collegamenti più complessi tra i neuroni di Homo sapiens non sono gli unici fattori decisivi.

I vertici creativi della nostra specie dipenderebbero anche dal maggior numero di individui che formano un gruppo di umani. Più numerosi sono i membri di una collettività maggiori sono i contatti con altri gruppi vicini; aumentano le relazioni e di conseguenza si moltiplicano le probabilità di apprendere novità. In altre parole, la creatività non è solo questione di intelligenza, ma anche di ricchezza di rapporti. Secondo archeologi e antropologi, sembra provato che l’innovazione ha bisogno di vaste popolazioni in grado di contagiarsi l’una con l’altra.

Se pensiamo all’impatto e all’enfasi sulla creatività dei nostri giorni, le teorie che Heather Pringle ha documentato nel suo bel articolo, risultano convincenti. “Mai prima d’ora – scrive l’autrice – il passo dell’innovazione ha accelerato in modo così spettacolare, riempendo la nostra vita di nuove mode, nuova elettronica, nuove auto, nuova musica, nuova architettura”.

Che cosa possiamo imparare dalle divagazioni paleontologiche/archeologiche/neurologiche che vi ho brevemente illustrato? Mi piace l’idea di una creatività che misura la propria efficienza risolvendo problemi; considero importante separarla da quel momento di auto-espressività del soggetto che la rende troppo solitaria, incapace di percepire connessioni, relazioni o contagi che permettono di migliorarne le prestazioni grazie ad un lavoro a più mani.

Probabilmente, come ho già scritto sopra, le persone geniali esistono veramente. Ma considero sbagliato immaginare che la creatività dipenda da una interiorità (anima) leibniziana, ovvero, per citare una metafora del grande filosofo, sia una stanza senza porte né finestre, dalla quale la maggioranza della gente sarebbe esclusa.

Il nostro cervello è stato configurato da quel grande designer che chiamiamo evoluzione, per mantenere aperte le porte della creatività (e/o innovazione) per chiunque. La sua biochimica sembra implicare sia una omeostasi primaria che controlla dall’interno le funzioni primarie dalle quali dipende la vita, e al tempo stesso la possibilità di estendere grazie all’attivazione di nuove connessioni tra neuroni, la costruzione di significanze inedite che permettono alla mente operativa un’osservazione dell’esterno deviata rispetto alle attese. Sembra altresì plausibile l’ipotesi che quando entra in gioco l’agire su qualcosa, l’architettura del sistema mente-cervello, abbia sviluppato sfumate regolazioni per poter differenziare l’innovazione utile dal colpo creativo fine a se stesso. Probabilmente è attraverso le reti neuronali che rispondono al piacere-dolore, che il nostro cervello per tentativi ed errori arriva a controllare e bilanciare la nuova connessione neuronale efficace con l’omeostasi primaria e il campo delle disposizioni (ovvero con la biochimica che supporta le esperienze che in qualche modo abbiamo incorporato). Il nostro cervello dunque produce l’efficenza che conserva la vita e al tempo stesso possiede la biologia per cambiarne l’assetto. Non è certo una forzatura chiamare creatività la possibilità di deviare dai circuiti neuronali che gestiscono le nostre disposizioni o attese, per allargare il campo delle nostre esperienze. Credo sia di gran conforto prendere atto che esiste la biochimica della creatività. Senza però mai dimenticare che,le nuove connessioni possono rivelarsi un errore, possono confonderci e complicarci la vita. Essere creativi significa prendersi dei rischi. Ecco perché il nostro cervello privilegia l’omeostasi ed è predisposto a premiare l’esperienza creativa che si è rivelata efficiente.

5.

Nelle ultime parole del paragrafo precedente ho sostenuto che l’allargamento delle nostre esperienze che chiamiamo creatività, comporta dei rischi. Questo dovrebbe indurre una certa reverenza per il concetto e per le teorie che cercano di far luce sul come prende posto nell’avventura umana. Invece di solito lo si considera una sorta di attrezzo di pronto uso anche se, quando tentiamo di spiegarlo, spesso preferiamo prendere la scorciatoia del mito.
Ma perché chi lavora nella moda è attratto da questa parola, tanto da farne l’ossatura semantica di gran parte della comunicazione di settore e addirittura una sorta di unità di misura delle competenze professionali più preziose?

E’ forse plausibile uno stilista non-creativo?

E’ sostenibile una azienda che eviti di proporsi sul mercato sotto l’egida della creatività? No! Non è plausibile e nemmeno sostenibile. Così la pensano la maggioranza delle marche della moda.

Quindi, è vero che l’indagine nei dintorni della parola che stiamo indagando ci fa scoprire il buco nero che la contraddistingue; cosa sia esattamente la creatività e come funzioni, in buona parte sfugge alla razionalità. Ma, è altrettanto vero che nonostante la vaghezza delle idee che i parlanti hanno su di essa, sembra divenuta un mito necessario al processo di modazione attuale. Perché? Molto banalmente, le condizioni di riproducibilità dell’economia della nostra forma di vita sono state per lungo tempo legate alle idee di innovazione, crescita e progresso. Nella moda, al posto dell’innovazione (non così frequente come si vorrebbe e per giunta costosa) è calata la novità. Il ritmo accelerato delle novità ha sdoganato presso un largo pubblico l’idea di una creatività diffusa, leggera e ineffabile, potenzialmente distribuibile a tutti e per tutti. Al tempo stesso ha mitizzato il concetto ancorandolo ai residui romantici della teoria del genio: creativo è chi possiede il dono del colpo spiazzante, spesso contrario al buon senso ma ma di irresistibile contagio.

L’indagine sulla creatività ci porta ad interrogarci sul come funzionano le significazioni della moda. Possiamo innanzitutto notare che la moda mette in moto la macchina del senso attraverso la costruzione di antinomie o polarità preliminari del tipo: vecchio/nuovo; oggetto standard/oggetto originale; accadimento/evento.

La creatività sarebbe la capacitazione di un soggetto o di un team di saper agire in modo tale da passare dal polo di sinistra (disvalori) a quello di destra (valori).

In questa prospettiva la creatività è dunque efficace nel senso che trasforma le cose, direzionandole verso un-in-più di valore.

Ho usato il termine capacitazione per prendere le distanze dai dizionari che definiscono la creatività perlopiù attraverso l’alleanza con la parola “capacità” (di innovare).

Se usiamo il termine incoativo “capacità” in connessione con creatività spingiamo la mente ad immaginare la seconda come qualcosa che appartiene alle fasi iniziali di un processo. Insomma la creatività verrebbe prima dell’azione. La creatività sta all’inizio, dopo intervengono solo controlli, aggiustamenti, adeguamenti etc.

Quando invece parlo di creatività come capacitazione, voglio concentrami sull’azione in progress che induce la percezione di un cambiamento e non su presunte facoltà soggettive che la polarizzano su immagini professionali privilegiate (per esempio, è diffusissima l’idea che gli stilisti siano essenzialmente dei creativi mentre i manager sarebbero solo degli organizzatori, mercificatori, volgarizzatori, etc.).

Infatti, perché non possiamo pensare che la creatività si trovi nel mezzo (di un processo)? Perché non dovrebbe arrivare alla fine?

Dobbiamo distinguere dunque tra essere (dei) creativi e imparare a diventare creativi (quando occorre). E’ una distinzione fondamentale per evitare di uccidere l’efficacia del concetto. Porre la creatività come una qualità o un talento di esclusiva proprietà dell’Essere, significa legittimare una casta di privilegiati ai quali spetterebbe la prima e l’ultima parola su di essa. Ma dal momento che la creatività non possiamo definirla, anche se Bartezzaghi sostiene risulti facile riconoscerla (ma a quali condizioni?), le pratiche che la sostengono possono facilmente debordare nell’auto-referenzialità: è creatività (solo) ciò che fa o dice un creativo (conclamato); da cui, applicando il principio di stupidità del prof. Cipolla, discende: è creativo solo quello che faccio io.

L’auto-referenzialità del soggetto inoltre, induce alcuni problemi seri:

  1. l’estasi del creativo come garanzia della cosa nuova
  2. la riluttanza o peggio l’impossibilità di accettare la creatività proveniente da altre competenze se si intromettono nella configurazione della cosa nuova
  3. la difficoltà di accettare modalità che ambirebbero a dare una misura alla creatività (parametrandola a dimensioni aziendali che i creativi auto referenziali di solito disprezzano).

6.

Molte marche della moda come espressione della cultura di massa sono tra le più accanite promotrici di una creatività diffusa, potenzialmente rivolta a tutti. In un certo senso, anche il consumatore deve essere in qualche modo creativo (se non comprende o non crede alla promessa di novità come può partecipare attivamente alla sua circolazione?).

Domanda: se togliamo alla creatività la sua autonomia e differenza (cioè se immaginiamo che sia qualcosa che appartiene anche al fruitore)  come può un singolo atto creativo rispondere autonomamente all’ingiunzione permanente del nuovo, del sorprendente?

Sono problemi che investono non solo lo stilista ma anche chi opera nella comunicazione.

A tal riguardo, vale la pena di notare che spesso l’aura della creatività è il risultato della messa in atto di un livello fondamentale della comunicazione della moda che chiamiamo evento.. Nella moda la trasformazione dell’azione-avvenimento in evento ha la funzione di far emergere la distintività di una sfilata, di una campagna pubblicitaria, di un prodotto (pensate al lancio di un profumo).

Scrive, esagerando un po’, Bartezzaghi: “Le merci non sono più cose da possedere per sanzionare il proprio status ma oggetti-evento che interferiscono con le traiettorie esistenziali dei loro consumatori, programmi di azione che vogliono migliorare la qualità della loro vita, promettendo di fornire nuove potenzialità comunicative, procurare benessere fisico, migliorare l’efficienza professionale…Non ci vengono venduti nuovi oggetti, ma nuovi modi. Sempre più, sempre meglio, a patto di accettare la logica della novità”.

La comunicazione/promozione delle mode cerca sempre un contatto con l’evenemenziale, dal momento che per essa il cambiamento è una necessità continua. I professionisti o costruttori di eventi si sentono dei creativi quanto gli stilisti. Anch’essi quindi sono attratti da un’idea di creatività auto-referenziale. Anch’essi tendono a riconoscere soprattutto ciò che fanno (o ciò che li eccita).

Come uscire dalle reti insidiose di una creatività auto-referenziale?

La soluzione praticata dalla maggioranza delle aziende, consiste nel separare la creatività come scintilla capace di attivare nuove traiettorie, dal concetto di creatività possibile.

Possiamo provvisoriamente accettare che la creatività scintilla sia l’onere o il privilegio di chi possiede una sorta di talento, di genio che funziona come l’interruttore della luce: o c’è o non c’è (i famosi e nevrastenici voleurs de feu di Rimbaud). A patto di corroborare il fuoco iniziale con modalità adattatrici.

La creatività possibile implica una visione diversa, caratterizzata da forme e caratteristiche mutanti, in costante trasformazione, dal momento che trascende dal mondo interiore dei creatori di scintille e si configura nel mondo delle cose fatte dall’uomo fuori dall’uomo ovvero diviene qualcosa di “oggettivo”, criticabile, migliorabile, adattabile.

Con estrema prudenza potremmo aggiungere che la creatività possibile è sempre in qualche modo misurabile. Ovviamente non sto postulando calcoli numerici o algoritmi complessi. Mi riferisco piuttosto ad un atteggiamento critico capace di valutare, di graduare, di cogliere le conseguenze indirette delle scelte che effettuiamo. Ancora, pensate all’abilità pratica centrata su stratagemmi, fondamentale per “regolare” processi fatalmente dinamici: se concepiamo la creatività come parte integrante di un processo e non come una “cosa” i significati della parola cambiano sostanzialmente.

La moda, oggi, ha a che fare con entrambi i modi della creatività che vi ho brevemente descritto. Ma nelle aziende più strutturate di solito è il secondo che classifica il primo pur conferendo a quest’ultimo l’onore pubblico di essere un mito. Si celebra lo stilista come un genio creativo a patto che accetti i limiti condivisi con altre menti (anch’esse impegnate, tra l’altro, ad agire creativamente su altre dimensioni del business).

creatività
Vivienne Westwood style

7.

Siamo dunque arrivati ad un punto fermo nella nostra indagine sulla creatività? Non è così semplice, purtroppo.

Mi chiedo: la creatività possibile, dunque in qualche modo misurabile, presuppone anche il fatto che si possa prevederla? Immaginiamo di dare una risposta affermativa. Ma a questo punto possiamo definirla ancora creatività? Insomma, ci troviamo di fronte al paradosso di una creatività che già c’è prima di essere scoperta o inventata.

D’altra parte la creatività impossibile, sembra dover implicare una sua sostanziale e problematica estraneità dai parametri aziendali.

Il paradosso si risolve se assumiamo il fatto che i contesti mutano e quindi cambiano i parametri di valutazione annichilendo ciò che poco prima avevamo etichettato con la parola novità.

Possiamo però aggiungere una ulteriore riflessione. Io credo che esista una interessante differenza tra la creatività impossibile e l’impossibile della creatività..

L’impossibile nella creatività potremmo considerarlo nelle fasi inaugurali di un cambiamento, una sorta di Giano Bifronte (il Dio romano protettore degli inizi e del mutamento); oppure un White/Black Swan estetico. Il cigno nero (e bianco) particolare di cui parlo, si ispira ai lavori di Nassim Nicholas Taleb, autore, a mio avviso, di uno dei libri più importanti apparsi negli ultimi anni. Cos’è un cigno nero? E’ un evento altamente improbabile caratterizzato da tre dimensioni fondamentali: primo, è isolato e imprevedibile; secondo, ha un impatto deflagrante; terzo, il nostro modo tipico di linearizzare i fatti storici, ci porta ad architettare giustificazioni a posteriori sulle ragioni della sua comparsa, per renderlo meno casuale di quanto non sia in realtà. Il cigno bianco è l’evento improbabile che ci premia ( pensate a una clamorosa, inspiegabile botta di culo).

La verità è che di solito ci accorgiamo dei cigni neri ( e bianchi) della creatività solo a posteriori.

Allora, se l’impossibile nella creatività ovvero ciò che fa di essa un evento che non possiamo prevedere, nella moda, per via della fortissima pressione degli appelli alle novità, diviene un evento sempre meno raro; e se il suo impatto può essere deflagrante (negativo, fatale per la vita di una azienda)… Cosa dobbiamo fare?

Trovo molto convincente l’innovativa risposta di Nassim Nicholas Taleb al quesito. Nel suo ultimo libro intitolato “Antifragile” (il Saggiatore) ci suggerisce di abbracciare la pratica dell’incertezza e di sbarazzarci di molte cose che abbiamo imparato per coltivare le sterili certezze che ci rendono ciechi di fronte all’impossibile (che, lo abbiamo detto, spesso diviene il più probabile).

Se non possiamo prevedere con certezza gli esiti dell’impossibile nella creatività, non ci resta che lavorare per una creativitá Antifragile.

Di passaggio, vi ricordo che Taleb non affronta direttamente il tema della creatività, quindi dovete interpretare l’uso del suo punto di vista su fenomeni complessi, come una mia estensione del suo modo estremamente innovativo e creativo di affrontare eventi dominati dal caso.

In sintesi cosa ci dice l’autore? Il tentativo di calcolare l’evento raro, il cigno nero, di solito porta a fallimenti intellettuali disarmanti. Per esempio, se vogliamo gestire il rischio di una scelta creativa particolare dobbiamo per forza proiettarla nel futuro. Ma solo i ciarlatani o persone che si sentono particolarmente ispirate possono immaginare di misurare con certezza l’incidenza futura di un evento creativo. Perché nella moda si dia tanto risalto a questi discorsi ammantati da ciarlataneria non è affatto un mistero: in primo luogo la pressione a presentare “novità” è endemica; in secondo luogo, nelle faccende della moda siamo inclini ad essere dei creduloni, che per piacere o per passione, giocano a rimuovere ciò che l’esperienza e la storia ci ricorda.

Per contro, la fragilità si può rilevare, osservare e in qualche modo misurare (ovviamente possiamo sempre sbagliarci, ma secondo Taleb, si tratta di un errore non letale come può esserlo quello prodotto dalla nostra cecità nei confronti della nostra fallacia predittiva).

Per me, per esempio, Yamamoto è antifragile quando dice: “Non ho mai seguito le regole della moda. Ho sempre scelto strade alternative, strade che mi sono creato da solo. Volevo oppormi al sistema delle tendenze e proporre qualcosa di nuovo. Di solito quando tutti dicono che una cosa è bella, a me quella cosa non piace”.

Quando Steve Jobs diceva: “La creatività è semplicemente stabilire delle connessioni tra le cose”, a mio avviso, dimostrava di aver compreso benissimo l’anti fragilità.

Ritorniamo infine alla domanda… Che fare con la creatività? Esiste un punto di vista dal quale osservare meglio gli effetti che produce, imparando a regolarne gli esiti in funzione dei nostri problemi? Se quanto ho scritto sinora ha senso, allora la risposta è affermativa.

Dovremo semplicemente imparare a costruire stratagemmi o avere idee per rendere anti fragile, il colpo di creatività di cui ci si serve al fine di recitare la propria parte sulla scena del mercato delle novità. Ecco in due parole il contributo più importante, in una logica di lavoro di squadra, della componente manageriale al discorso sulla creatività delle collezioni e degli eventi di comunicazione necessari per farla circolare con successo tra a gente.

Antifragile significa non avere paura del disordine o del caos che l’impossibile porta con sé a livello simbolico. Significa stressare la marca, sapendo che da questa esperienza uscirà rafforzata. Significa abbandonare il terreno fasullo delle certezze condivise: comunque vada, se usciamo dal coro, ci sarà sempre qualcuno al quale non andiamo a genio; facciamo allora del presunto errore un tentativo per rendere antifragile il dispositivo aziendale. Antifragile significa sapere che la ricerca dell’equilibrio perfetto tra offerta creativa e la domanda del mercato è una chimera (sarebbe come postulare una creatività condivisa a priori con il consumatore): la creatività ogni tanto deve esser come la peste, un virus letale. Il problema è che non può esserlo sempre. Sbagliare momento e modo significa in realtà ucciderla. E’ antifragile sapere che non possiamo fare previsioni certe sul successo di un colpo creativo. Ma possiamo creare meccanismi di ridondanza che lo rendono meno fragile. Possiamo creare sovracompensazioni, sviluppando motivazioni e energie addizionali, che ci permettano di anticipare l’eccesso di rischio di un risultato negativo.

In tal modo possiamo immaginare che lo stilista di turno possa osare l’impossibile (non importa da quali abissi interiori provenga: ci penserà il suo analista eventualmente a curarlo) dal momento che ciò che grazie a Taleb abbiamo chiamato antifragilità consente di trasformare il rischio in un paradossale vantaggio competitivo.

Vorrei farvi notare che seguendo questa linea di pensiero, la creatività perde progressivamente i connotati di forma o di cosa per divenire un processo o un evento. Si dissolve quindi la sua immagine statica a favore di configurazioni dinamiche che sembrano corrispondere meglio alle turbolenze di una moda/mondo per la quale il disequilibrio è il vero fondamento.

Volete ancora qualche esempio di creatività antifragile? Pensate al modo un po’ folle che ha Prada di ribaltare ogni sei mesi i significati delle proprie collezioni, senza causare danni per la marca. Dal mio punto di vista questa pratica creativa è qualcosa che va nella direzione dell’antifragilità.

Ancora, Vivienne Westwood è diventata bravissima nel scioccare il pubblico con le sue prime linee e nello stesso tempo a rassicurarlo con i proclami etici che accompagnano da anni i suoi colpi di creatività.

In passato, il trucco più usato per trasformare l’impossibile nella creatività in qualcosa di diverso da un devastante cigno nero era l’utilizzo della collezione o di parte di essa, come se fosse un medium evenemenziale: disegno e creo abiti impossibili (che nessuno o pochissimi indosseranno) per scioccare la comunicazione; attraverso motivazioni addizionali diffuse grazie alla collaborazione delle giornaliste, trasformo il negativo il positivo; accumulo immagine/energia nella marca; la scarico vendendo seconde linee e accessori dai quali ricavo le plusvalenze necessarie per osare colpi di creatività ancora più “impossibili”. Dovrebbe farci riflettere il fatto che, la couture sia sopravvissuta per quasi mezzo secolo grazie a queste modalità antifragili.

8.

Che lezione traggo dalla mia breve indagine? L’appello a comprendere meglio il senso dei giochi linguistici prodotti in nome della creatività, è solo una parte della questione. Probabilmente è più importante capire fino a dove possiamo spingerci con l’idea che la maggioranza delle persone, compresi voi cari lettori, possono aumentare il proprio potenziale creativo. A mio avviso il vero problema non è il talento (meglio che ci sia, ovviamente), ma l’impostazione o la disposizione mentale di ciascuno di noi. Per questo motivo sostengo che tutte le scuole più che concentrare la didattica solo sulla specializzazione delle competenze e dei curriculum, dovrebbero assomigliare dal punto di vista dell’atteggiamento alle scuole d’arte. Il come facciamo funzionare il cervello è alla lunga più efficace del cosa pensare.

L’ossessione per le definizioni ovvero cosa sia la creatività ci porta a perderci in un deludente labirinto. La sensibilità al come funzionano le situazioni che presentano la creatività in action, ci rende proattivi (e non solo spettatori) nei confronti della scoperta di cose nuove, coraggiosi e capaci di rompere gli schemi, empatici nei confronti di chi si trova a condividere con noi lo stesso percorso/problema, efficaci come lo sono le persone che, rischiando di più, sanno imparare dai propri errori.

creatività
Vivienne Westwood style
Lamberto Cantoni
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308 Responses to "Breve indagine sulla creatività"

  1. Alessia   24 Novembre 2016 at 02:54

    Sono d’accordo nel sostenere che la creatività pura non esiste. Nemmeno gli artisti creano dal nulla. Figuriamoci nella moda dove il mercato richiede tante mediazioni. Detto questo però è anche vero che la necessitá di cambiare costringe gli stilisti a inventare sempre nuove soluzioni. Non è importante che siano delle creazioni mai viste prima ma che possano essere percepite come tali. Se il cliente non ha la memoria delle soluzioni del passato, percepirà le nuove proposte come delle novità e attribuirà allo stilista l’onore di essere stato particolarmente creativo. Io credo inoltre che una certa creatività sia una invenzione del giornalismo di moda che ha bisogno di notizie sensazionali, altrimenti i consumatori non sarebbero stimolati ad interessarsi di abiti quando hanno il guardaroba pieno.

    Rispondi
    • Andrea M   6 Dicembre 2022 at 10:02

      La creatività quindi non è una proprietà unica, ma è il risultato della complementarietà tra deduzione e intuizione, tra emozione e riflessione, tra ragione e immaginazione, tra pensiero divergente e pensiero convergente.
      Credo nella creatività a disposizione di tutti e che sia alla base della crescita di un popolo a livello morale, sociale e tecnologico ma dubito nella creatività speculativa (tipo quella finanziaria).
      Apprezzo il lavoro dei creativi anche nel mondo della moda e dei tanti che sono riusciti a modificare l idea originaria rendendola innovativa.
      Per concludere il mio parere la parola creatività mi affascina e mi incuriosisce perchè è un’idea o un pensiero che si materializza slegata da ogni dogma e terminologia.

      Rispondi
    • Andrea M   6 Dicembre 2022 at 12:10

      La creatività quindi non è una proprietà unica, ma è il risultato della complementarietà tra deduzione e intuizione, tra emozione e riflessione, tra ragione e immaginazione, tra pensiero divergente e pensiero convergente.
      Credo nella creatività a disposizione di tutti e che sia alla base della crescita di un popolo a livello morale, sociale e tecnologico ma dubito nella creatività speculativa (tipo quella finanziaria).
      Apprezzo il lavoro dei creativi anche nel mondo della moda e dei tanti che sono riusciti a modificare l idea originaria rendendola innovativa.
      Per concludere il mio parere la parola creatività mi affascina e mi incuriosisce perchè è un’idea o un pensiero che si materializza slegata da ogni dogma e terminologia.

      Rispondi
  2. Giulia   24 Novembre 2016 at 03:21

    Non sono convinta che chi si occupa di mk possa essere un creativo. Non è un suo compito. Non capisco come si possa dire che se scelgo un bravo stilista e questo si dimostra creativo, allora divento creativa anch’io. Detta così la parola creatività perde la sua autorevolezza. Comunque è vero che attribuiamo troppo spesso questa dote a persone che producono abiti di tendenza, senza pensare che le tendenze sono costruite e non create. Anche gli abiti sono costruiti. Piace a tutti credere che un bel abito sia il frutto di uno stilista geniale. Ma non è così. Dietro di lui c’è una azienda che investe in ricerca moltissimo. Ci sono molte professionalità che lo aiutano a fare le scelte giuste. Infatti molti stilisti non si considerano artisti ma artigiani.

    Rispondi
    • Loredana   24 Novembre 2016 at 16:34

      Non è vero. Tutti possono essere creativi. Anche chi si occupa di organizzazione o di mercato.

      Rispondi
      • Luigi   24 Novembre 2016 at 16:51

        Se tutti sono creativi, nessuno è veramente creativo. C’è qualcosa che non mi torna nel ragionamento di Loredana.

        Rispondi
        • Carlo G   24 Novembre 2016 at 21:11

          Forse è per evitare i vostri crampi mentali che l’autore dell’articolo invita a pensare la creatività nei termini di forme eterogenee, caratterizzate da somiglianza di famiglia.

          Rispondi
  3. Lucio   24 Novembre 2016 at 14:46

    Per me la più bella definizione di creativitá è quella di Steve Jobs: Stay Hungry.Stay Foolish. In queste parole c’è tutto quello che serve.

    Rispondi
    • Gabriel   30 Novembre 2016 at 09:30

      Questa non è una definizione. Al massimo può essere un monito o un suggerimento.

      Rispondi
      • Lucio   30 Novembre 2016 at 09:39

        chissenefrega se non è una definizione, se in queste parole trovo tutto quello che serve!

        Rispondi
  4. Elisa   24 Novembre 2016 at 14:59

    La creatività dei visionari non è paragonabile a quella dei manager. Sono due cose diverse. Forse sarebbe più giusto riservare la parola solo ai primi.

    Rispondi
    • Ivana Doldi   29 Novembre 2022 at 23:53

      La creatività, secondo il mio parere, è da considerare un puro e semplice talento. Tutto ciò che permette, ad una mente di accendersi davanti ad un reale problema o bisogno, è da considerare creatività. Con tutte le possibili variabili e diverse sperimentazioni che si possono mettere in atto, solo le menti di alcune categorie di persone, possono veramente essere considerate creative. La creatività può essere sviluppata in tutti settori esistenziali, spesso supportata dalla fantasia ed a quel continuo bisogno di sapere, capire ed esplorare che solo chi è curioso ed amante del vivere riesce a capire. Insieme alle molteplici risorse e ricerche messe a disposizione per ampliarla, svilupparla verso un certo percorso, renderla risorsa produttiva etc solo quell’occhio che sa analizzare, quell’orecchio che sa ascoltare e quella mente che sa immaginare la soluzione possono essere chiamati “creatività”.

      Rispondi
  5. Antonella   24 Novembre 2016 at 15:15

    Io noto una contraddizione. Se ha ragione chi ha scritto l’articolo su Leonardo e Michelangelo cioè che i grandi artisti del passato non avrebbero mai accettato di farsi chiamare creativi, come mai che gli stilisti oggi vogliono essere creativi e poi rifiutano l’arte per considerarsi degli artigiani? Creatività e artigianato posso andare insieme?

    Rispondi
  6. Maria Grazia   24 Novembre 2016 at 16:07

    Interessante l’idea che le nostre scuole dovrebbero prendere qualcosa dalle scuole d’arte. Ma è anche utopica, credo. Tutte le ipotesi di riforma scolastica proposte vanno nella direzione preferita dalla tecnocrazia: una sempre maggiore specializzazione tecnica. A volte penso che chi decide su queste cose fondamentali, consideri la creatività come un avversario da imbrigliare. Chissà, forse i tecnocrati credono che persone creative siano persone più libere e che quindi risultino più difficili da governare come pecore. Comunque sono d’accordo con il prof. Il “come” è più formativo del “cosa”.

    Rispondi
  7. Luciano   24 Novembre 2016 at 16:24

    Articolo molto ricco e denso. La divagazione sulla paleontologia interessantissima. Condivido le distinzioni tra creatività impossibile e l’impossibile della creatività. Mi ha affascinato Taleb, ma non avendo letto i suoi libri, non sono sicuro di aver capito bene il ragionamento. Ma ammetto che il discorso sulla anti fragilitá è intrigante. Sono d’accordo con Maria Grazia nel ritenere utopico il suggerimento dell’autore sulle scuole d’arte. L’ubriacatura tecnologica delle nuove generazione le sta allontandando dalle materie umanistiche. I politici ne prendodono atto e legiferano di conserva. Però questo produrrà secondo me un effetto molto interessante: le persone che riusciranno malgrado una scuola sbagliata a restare creative, avranno molte chanches di esprimersi in modo totalmente libero da ogni dogmatismo. Avremo dunque una creatività forse più naif, spontanea, ma anche più imprevedibile.

    Rispondi
    • Maria   25 Novembre 2016 at 13:56

      Confesso che anch’io ho trovato difficile questo Taleb, anche se l’anti fragilitá è interessante. Ma perché non dire che abbiamo bisogno di una creatività robusta? Forse suona male? È inelegante?

      Rispondi
      • cecilia   6 Dicembre 2022 at 11:34

        a mio parere ogni individuo, fin dalla giovane età, è dotato di creatività ed è nostro compito coltivarla nel tempo per evitare che svanisca; è una capacità fondamentale che ci permette di dare vita alla nostra fantasia, anche se non tutti però riescono ad esprimerla al meglio.
        sono d’accordo, con quanto riportato nel testo, che la creatività pura non esista, ma penso che essere creativi voglia dire anche essere in grado di guardare qualcosa che già esiste da punti di vista differenti, nuovi, in modo tale da ricrearne qualcosa di innovativo. inoltre credo anche che la creatività sia fondamentale per la risoluzione di problemi, in quanto permette di creare soluzioni nuove e stimolanti.

        Rispondi
  8. Eleonora PP   24 Novembre 2016 at 17:19

    Non abbiamo bisogno di cercare la pura creatività, bensì dobbiamo creare, dobbiamo partorire idee nuove, dobbiamo aver voglia di cambiare anche solo di una virgola qualcosa che è già stato fatto, dobbiamo lasciarci andare ai nostri istinti, dobbiamo rischiare, dobbiamo mettere da parte la paura e buttarci, solo così potremo diventare dei creativi. La creatività è colore, forma, passione. La creatività è altezza, forza, vento. La creatività è gioia, dolore, emozione. Ognuno di noi può essere creativo, perché la creatività è vita.

    Rispondi
  9. Virginia P.   24 Novembre 2016 at 21:44

    Io credo che dentro una persona creativa ci sia sempre un che di visionario, una qualche capacità di vedere un metro più in là rispetto agli orizzonti della media.
    È una capacità innata?
    Non ne sono sicura al 100%.
    Seppur ritengo che alcuni individui abbiamo una propensione verso le novità, riuscendo a creare (anche solo pensare) qualcosa di effettivamente innovativo, dall’altra parte penso che se aumenta “l’esperienza” di una persona, è possibile che anche aumenti in modo direttamente proporzionale l’indice di creatività di questa determinata persona: questo perché aumentano i riferimenti, si ampliano le risorse culturali, c’è una maggiore apertura d’interpretazione.
    Penso che essere creativi sia necessariamente un’unione di qualcosa che proviene dall’individualità, con altro che invece può essere acquisito dall’esterno.
    Non è facile combinare i due, non tutti siamo creativi.

    Rispondi
  10. Giulia P.   24 Novembre 2016 at 22:13

    Cos’è la creatività?
    Non è una domanda facile alla quale rispondere. È certamente un mondo dalle mille sfaccettature. Se lo si chiede ad un bambino ti dirà che la creatività è il suo piccolo mondo immaginario. Se lo si chiede ad un artista ti dirà che la creatività è nelle sue opere. Se lo si chiede ad uno scrittore ti dirà che è all’interno dei suoi romanzi. Se lo si chiede ad un adolescente ti dirà che la creatività non esiste e fa tutto schifo o che siamo tutti uguali e noiosi. Se lo si chiede ad un anziano ti dirà che la creatività è nelle mille cose che nella sua vita è stato in grado di vedere.
    Allora saremmo così coraggiosi da andare da tutte queste persone e dirgli che non è così? Di dire ad un bambino che la creatività è un dono innato dato a pochi? Oppure che la creatività è necessaria per contrastare la concorrenza?
    Tutto è vero e tutto è falso. Si esiste un abuso della parola creatività, eppure risuona in noi nella vita di tutti i giorni e secondo me è giusto così. La creatività è la capacità di vedere il mondo come non è, una fiaba che tutti dovrebbero permettersi di avere senza, per una volta, stare a guardare il significato di una parola.

    Rispondi
    • Antonio Bramclet
      Antonio   25 Novembre 2016 at 09:25

      Anche i cretini hanno “la capacità di vedere il mondo come non è”. Se seguo il tuo ragionamento dovrei considerarli dei creativi. Come la mettiamo Giulia?

      Rispondi
      • Emilio   25 Novembre 2016 at 09:48

        Scusa tanto Antonio, ma ci sono cretinate molto molto creative. Predi un comico come quello che, anni fa, per mesi non faceva che ripetere “fatti non pugnette”, non puoi negare la sua creatività! La creatività non è buona o cattiva, intelligente o cretina. È solo creatività.

        Rispondi
        • Antonio Bramclet
          Antonio   25 Novembre 2016 at 13:34

          Se è così come dici tu abbiamo bisogno di una metodologia che ci permetta di separare la creatività utile da quella inutile. Anche se per me una cretinata è una cretinata, e non ho mai immaginato che si potesse interpretare come un atto creativo.

          Rispondi
          • Mario B   25 Novembre 2016 at 14:20

            Domanda ai sapientoni: “fatti non pugnette” è un cigno nero? Premetto che non ho capito un tubo del cigno nero!

      • Giulia P.   26 Novembre 2016 at 00:28

        Caro Antonio, credo che la migliore risposta te l’abbia già data Emilio; la creatività non è patrimonio esclusivo di laureati ad Harvard o Stanton. Può provenire da chiunque, anche da un cretino!

        Rispondi
  11. FrancescaM. P   25 Novembre 2016 at 12:33

    La creatività è un qualcosa di aperto e di flessibile, che può cambiare continuamente. Nasce dall’azione, ed è meglio rischiare il fallimento che rinunciare all’azione. In un commento precedente qualcuno scrive “Se tutti sono creativi, nessuno è veramente creativo”, in parte condivido quest’idea, ma allo stesso tempo penso che tutti prima o poi nella vita decidiamo di agire in qualche modo, cerchiamo di evitare un fallimento, vogliamo fare qualcosa per noi stessi o per ciò che ci circonda, stimolando così la nostra creatività e la nostra voglia di fare. La creatività può permettere di “produrre qualcosa di nuovo”, può originare una novità assoluta oppure può riorganizzare elementi appartenenti ad ambiti differenti considerati precedentemente distanti.
    Alcuni orientamenti statunitensi suggeriscono un approccio multidimensionale alla creatività, definendo 4 ambiti specifici attraverso numerose ricerche. Il primo ambito analizzato è quello della PERSONA, studi psicologici attraverso questionari hanno rilevato i tratti creativi dell’individuo. Successivamente il PROCESSO e differenti strategie hanno permesso di facilitare il pensiero creativo, sia individuale sia di gruppo. Un altro ambito analizzato è stato quello del PRODOTTO, in particolare del prodotto creativo valutato, per esempio, in base alla novità e all’efficacia. Infine ricerche sull’AMBIENTE sociale, culturale e lavorativo possono favorire o trattenere la creatività.

    Rispondi
    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   26 Novembre 2016 at 16:02

      Intervento prezioso. Potresti però essere più generosa con chi ti legge. Per esempio potresti fornire un minimo di bibliografia sulle nuove metodologie alle quali fai riferimento. In una prospettiva di manutenzione del concetto di creatività a me sembrano utili.

      Rispondi
    • Roberta De Vito LABA   3 Gennaio 2024 at 18:56

      Mi sono permessa di fare una piccola ricerca in merito a ciò che è stato scritto nel commento poiché l’ho trovato molto interessante. La creatività, come fenomeno dinamico e in continua evoluzione, è il risultato di un’interazione complessa tra persona, processo, prodotto e ambiente. Questa visione multidimensionale, sostenuta da diversi studi statunitensi, offre un quadro più completo su come la creatività può essere stimolata, sviluppata e applicata in vari contesti.

      Per quanto riguarda l’ambito della PERSONA, la psicologia ha da tempo studiato i tratti creativi degli individui. Autori come Mihaly Csikszentmihalyi, nel suo libro “Creativity: The Psychology of Discovery and Invention” (1996), hanno esplorato come i tratti personali influenzino la capacità creativa. Inoltre, studiosi come Howard Gardner, nel suo lavoro “Creating Minds” (1993), hanno indagato le diverse forme di intelligenza e creatività, mostrando come queste possano manifestarsi in modi unici in ogni individuo.

      Nel PROCESSO creativo, tecniche come il brainstorming e il pensiero laterale, proposti da Edward de Bono nel suo libro “Lateral Thinking” (1970), hanno avuto un impatto significativo. Questi approcci enfatizzano la generazione di idee nuove e diverse, spesso in un contesto di gruppo, per stimolare il pensiero creativo.

      La valutazione della creatività attraverso l’analisi del PRODOTTO finito è un altro aspetto chiave. Teresa Amabile, nel suo libro “The Social Psychology of Creativity” (1983), ha proposto un modello per valutare la creatività basato su originalità, appropriateness e utilità dei prodotti creativi. Questo modello considera la creatività come un’entità misurabile, la cui efficacia può essere valutata attraverso il successo del prodotto finito.

      L’influenza dell’AMBIENTE sullo sviluppo e l’espressione della creatività è stata ampiamente studiata. Nel suo libro “The Rise of the Creative Class” (2002), Richard Florida esplora come l’ambiente sociale e culturale, in particolare nelle città, possa stimolare la creatività. Egli sostiene che un ambiente inclusivo e diversificato sia fondamentale per nutrire la creatività individuale e collettiva.

      Queste ricerche dimostrano che la creatività non è un attributo statico, ma un processo dinamico influenzato da una varietà di fattori. L’adozione di strategie e tecniche specifiche può migliorare la capacità creativa, sia a livello individuale sia di gruppo, rendendo più probabile la produzione di idee innovative e l’implementazione di soluzioni creative.

      Rispondi
  12. Nicole P.   25 Novembre 2016 at 15:38

    Con internet tutto il mondo ha potuto far conoscere il proprio lato creativo, grazie ad una maggiore velocità dell’informazione e dell’innovazione. La moda si è evoluta con l’arrivo del fenomeno del web.
    Mi piacerebbe soffermarmi su un fatto che è stato molto creativo; un fenomeno che si è servito di internet per esprimere un lato della moda più alla portata di tutti ovvero i Fashion Blog. Chiara Ferragni nel 2009 ideò il suo blog The Blonde Salad, poteva sembrare una cosa ovvia postare una foto di un outfit giornaliero, eppure ciò le frutta 8 milioni di dollari l’anno.
    Dopo di lei tante hanno aperto i blog e hanno scatenato un fenomeno mediatico turbolento. La moda le considera un punto di riferimento, tanto da riservargli posti nelle prime file degli show e copertine di riviste. A volte quindi ci vuole davvero poco per essere creativi, cambiare e rivoluzionare un sistema solido e affermato.
    Io sono dell’idea che la creatività è quindi anche un saper cogliere un’opportunità al momento giusto. Molto spesso non serve essere intelligenti appunto ma bisogna saper sfruttare ciò che si ha di fronte.

    Rispondi
  13. Roberto PP   25 Novembre 2016 at 18:23

    A mio giudizio la creatività è la capacità di generare qualcosa di nuovo, o semplicemente di guardare qualcosa di già esistente da un punto di vista del tutto nuovo.
    Non credo che solamente gli stilisti siano da ritenere “creativi”, anche un uomo di business che lavora tutto il giorno con numeri (se capace di grandi intuizioni) debba essere ritenuto tale.
    La creatività è una dote innata, ciò nonostante anche nei soggetti più pigri ritengo possa essere stimolata. C’è chi è più creativo in determinati momenti della giornata o in determinate situazioni, molti grandi artisti del passato erano soliti ricorrere ad una routine per canalizzare la loro creatività, ad esempio Mozart era solito comporre prima dell’una per poi riprendere alle sei di pomeriggio.
    Concludo facendovi notare che spesso la “creatività”, nella forma più pura e cristallina, è solita presentarsi in soggetti che presentano stranezze e spesso follia. Forse in fondo siamo tutti dei grandi creativi, semplicemente non siamo abbastanza coraggiosi per poterlo dimostrare.

    Rispondi
    • Luciano   25 Novembre 2016 at 22:14

      Mi hanno interessato tre punti:
      . Il carattere “aperto” della creatività (Francesca)
      . Tutti possono essere creativi (Loredana)
      . Non siamo abbastanza coraggiosi per poterlo dimostrare (Roberto).
      Uniamo questi tre puntini. Cosa otteniamo? Abbiamo la creatività dentro di noi in potenza, ma la maggioranza delle persone la perdono. Credo che il punto centrale sia questo. Chi o cosa ci fa perdere la speranza di essere creativi?

      Rispondi
  14. Lamberto Cantoni
    Lamberto Cantoni   26 Novembre 2016 at 12:31

    Due parole sui commenti sopra riportati. Penso innanzitutto che Emilio potesse trovare un esempio meno imbarazzante del tormentone inventato dal comico Paolo Cevoli, diffuso nelle sue innumerevoli apparizione nel programma Zelig, quando interpretava il personaggio di Palmiro Cangini, improbabile assessore di una inesistente località romagnola. Comunque è vero che quando Cevoli terminava gli sconclusionati ragionamenti del politico con la frase “Fatti, non pugnette”, era difficile trattenere una esplosione di risate. Per settimane ovunque andassi, incontravo persone che non vedevano l’ora di pronunciare la fatidica frase, anche se si parlava del raffreddore della nonna. Ricordo che, passeggiando per Bologna si poteva vedere incollato questo sublime elogio dell’empirismo rozzo da far paura, alle vetrine di alcuni bar, con l’intenzione, suppongo, di magnificare la consistenza del servizio ai clienti. Capitai in una discoteca che allora andava per la maggiore, e nemmeno a farlo apposta, mi accorsi, dall’agitazione dei maschi e il sorriso preoccupato delle femmine, che la serata a tema si chiamava per l’appunto, Fatti, non pugnette. Insomma, per qualche mese Cevoli divenne un incubo quotidiano. Ora, Mario chiede se possiamo considerare questa enunciazione un “cigno nero”, confessando di non sapere cosa sia. Di solito non rispondo a commenti palesemente fuori di testa, ma questa volta farò una eccezione.
    Il Cigno nero è una famosa metafora filosofica, utilizzata da pensatori scettici come D. Hume, J. Stuart Mill, C.S.Pierce, K. Popper, per invalidare la fiducia eccessiva nella logica induttiva. Nel mio articolo faccio riferimento invece all’uso del Cigno Nero fatto da Nicholas Taleb nell’omonimo libro che scrisse una decina di anni fa. Taleb non affronta il problema logico filosofico del Cigno Nero, bensì costruisce una teoria sul suo impatto. In estrema sintesi, secondo l’autore, gli eventi rari sono impredicibili e il loro decorso segue le cosiddette leggi di potenza (quindi sono devastanti). Ovviamente dai Cigni Neri dobbiamo imparare a difenderci. La prima mossa è non fidarsi delle previsioni e nemmeno delle proprie conoscenze. Dobbiamo quindi concentrarci su ciò che non sappiamo, dobbiamo pensare all’impossibile. I Cigni Neri ci costringono ad essere dei creativi e non dei pianificatori.
    Veniamo alla domanda da alcolizzato di Mario. Il colpo creativo di Cevoli è un Cigno nero? No! Viste le clamorose risate e il successo travolgente potremmo considerarlo l’opposto cioè un cigno bianco (un colpo fortunato). Cosa ha in comune con il cigno nero? Ha in comune il fatto che non lo possiamo prevedere con certezza. Di tutte le stronzate dette da tutti i comici che rendono meno penose le ore passate davanti al piccolo schermo, solo pochissime diventeranno dei tormentoni.
    Se riflettiamo con attenzione sulle conseguenze del cigno nero scopriamo che Taleb ci suggerisce, forse senza averne l’intenzione una teoria sulla creatività e sul come attualizzarla. Dal momento che il colpo creativo che ci serve ha una natura altamente improbabile, dobbiamo imparare ad affrontarlo con una strategia mista tra atteggiamento prudenziale e aggressività.

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  15. Camilla P   26 Novembre 2016 at 19:03

    La Creatività è la capacità di vedere il mondo come non è.
    Per il pubblicitario Barry Day l’essenza del creativo veniva espressa con questa sentenza:” Prova a chiedere una definizione di creatività e ti ritroverai con tante opinioni quanti sono gli individui”. Per secoli si è pensato che la creatività fosse uno strano dono di natura divina che venisse consegnato a pochi eletti, oggigiorno è chiaro che ogni individuo vivente può esercitarla. La creatività dovrebbe andare di pari passo con la Fantasia e quest’ultima non dovrebbe essere utilizzata come sinonimo della prima. Infatti la Fantasia, secondo il paradigma sviluppato dallo psicanalista Jung, è una forma di energia anche se non suscettibile di misurazione, essa costituisce un fatto. La Fantasia assume un valore reale ogni volta che progetti artistici e architettonici, comprendenti tutti quegli oggetti che ci circondano, hanno precedentemente abitato nella fantasia degli umani. E così entra in gioco la Creatività, che assumendo le sembianze dell’immaginazione, diventa fondamento di una realtà fantastica che grazie all’operato dell’uomo può divenire tangibile. Entrambe non devono essere sminuite come qualcosa di irreale che spiega la negazione della realtà, ma devono essere considerate al pari delle Scienze, ovvero dei pensieri solidi capaci di creare nuove logiche all’interno della moderna realtà. Con un esempio più pratico è possibile affermare che tutti i prodotti tangibili ed esperienziali prodotti da una fantasiosa creatività, diventano un processo in grado di concretizzare l’esperienza dell’immaginario, interagendo con la realtà in modo dinamico. Perché la Creatività ci permette di rimanere comunque connessi con la vita ma essendo consapevoli di attuare un processo di evoluzione e mutamento. Ed è proprio attraverso questo processo che, a parer mio, si forma e si distrugge la moda.

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    • monica   9 Dicembre 2016 at 23:23

      Non me ne voglia l’autore ma ho trovato emozionante l’intervento di Camilla. Fantasia, interazione dinamica con la realtà, evoluzione creatrice, vita e morte… la creatività che cambia il mondo è tutto questo.

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  16. Francesca P.   27 Novembre 2016 at 18:17

    La creatività a mio parere significa spremere il nostro cervello per generare nuove soluzioni a problemi che la vita ci porta costantemente di fronte. La creatività è un modo perciò di affrontare la propria vita in maniera personale, per questo appartiene a tutti. Esistono sicuramente diversi livelli di creatività, non potremmo mai considerare un visionario che vive nel suo mondo che va oltre l’apparenza come una persona comune. La creatività è comunque dentro ognuno di noi. La vita e soprattutto l’esperienza ci portano a manifestarla in modi più accentuati o meno. L’uomo non dovrebbe però aver paura di tirarla fuori e sono d’accordo con Roberto nel dire che bisognerebbe essere più coraggiosi perché secondo me una vita senza creatività è una vita priva di colori.

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  17. Gloria P   27 Novembre 2016 at 23:29

    Alcuni studi hanno chiarito che la creatività non è per pochi “eletti”, ma una qualità posseduta, in maniera maggiore o minore da tutti e permette di “produrre qualcosa di nuovo”. Questa produzione può originare qualcosa di nuovo o ricombinare e riorganizzare elementi appartenenti ad ambiti differenti che, fino a quel momento, erano stati pensati come distanti.
    La creatività riveste un ruolo centrale tanto nella ricerca di soluzioni originali ed innovative quanto nell’analisi di situazioni e processi complessi.
    La creatività rappresenta un modo di rapportarsi alla realtà, di concepire e vivere la vita. Tale modo di pensare, attraverso un’opportuna formazione, può essere appreso ed incrementato da ogni individuo, gruppo e organizzazione, ma i risultati non saranno uguali per tutti: coloro che hanno la capacità (questa sì innata) di essere più in sintonia con l’emisfero destro del cervello troveranno più familiare utilizzare questo approccio. Agli altri rimane l’impegno, la pratica ed un po’ di esercizio.

    Benton & Bowles agency: “If it doesn’t sell, it isn’t creative”.

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  18. Martina P   28 Novembre 2016 at 17:39

    CREATIVITÀ è spesso una parola abusata, tutti sono creativi e non lo è nessuno. Certamente è una di quelle parole di grande impatto che usiamo senza interrogarci troppo. Evoca valori positivi, brillantezza, originalità. Non penso si possa chiedere “cos’è la creatività” perché presuppone che si parli di una cosa. Io la immagino invece come una sorta di magica entità viva, in movimento, che cambia, si rinnova, a volte ti sorride, a volte ti frega. Non può riguardare un singolo oggetto come un quadro o un film perché la creatività comprende anche chi lo realizza e il processo che ci è voluto per realizzarlo. La creatività potrebbe essere a disposizione di tutti noi se riuscissimo ad accoglierla e a sfruttarla al meglio.

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    • AgneseP   30 Novembre 2016 at 12:01

      Sono pienamente d’accordo con te Martina, ritengo anche che l’essere umano senza la creatività non potrebbe vivere né sognare chiaramente.
      Tuttavia penso che essa sia uno strumento più elitario, per pochi eletti, non per tutti. Solo alcuni di noi hanno il privilegio di nascere con questo dono, sta dunque a loro condurre il resto delle persone verso qualcosa di nuovo.

      Rispondi
  19. Giorgio   28 Novembre 2016 at 21:06

    Andy Warhol diceva: “Fashion is more Art than Art is”. Come mai che tanti stilisti non vogliono essere avvicinati all’arte?
    La creatività è o non è più vicina all’esperienza artistica di tutte le altre pratiche dell’uomo? I grandi sarti, come scrive l’autore, non si fanno chiamare creatori di moda?

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    • Marina   29 Novembre 2016 at 06:01

      In effetti quello che dice Giorgio è vero. Per esempio io pensavo che Martin Margiela, che in quanto a creatività non è secondo a nessuno, si considerasse un artista. Invece no! Ho letto che, quando ancora faceva lo stilista, dichiarava che la sua non era arte ma artigianato.
      Di conseguenza dobbiamo pensare che la creatività non è l’equivalente di arte. In che cosa differisce l’artisticità dalla creatività, proprio non lo so.

      Rispondi
      • Laura   29 Novembre 2016 at 13:59

        Anche Coco Chanel amava ripetere che lei non si sentiva una artista. È da pochi anni che i critici vorrebbero stabilire una relazione permanente tra arte e moda. Ma è molto difficile incontrare uno stilista che dica apertamente di sentirsi un artista. Ma questa reticenza non coinvolge la questione della creatività la quale sembra essere più il privilegio di professioni come lo stilista o il Designer, piuttosto che un artista puro.

        Rispondi
        • Anna   29 Novembre 2016 at 15:11

          Non mi sento di essere d’accordo con Laura. Gli stilisti più creativi degli artisti puri? Non credo. Gli artisti non hanno i limiti che i designer per forza hanno.

          Rispondi
          • Laura   29 Novembre 2016 at 15:42

            Prova a precisare i limiti. Tra l’altro osservo che con la comunicazione digitale la Moda ha ampliato le sue possibilità espressive. Io approvo quello che scrive l’autore sul “possibile” della creatività cioè sul fatto che le intuizioni dello stilista non devono entrare in conflitto con altri valori sui quali scommette l’azienda. Ma anche gli artisti devono fare i conti con un mercato dell’arte che pone dei vincoli, altrimenti non vendono e si appendono le proprie opere in casa propria. Quindi io una gran differenza non la vedo.

  20. Luca M   29 Novembre 2016 at 16:13

    Facciamo un esempio. Avete presente Yves S.L.? Il suo abito Mondrian? Chiaramente si è ispirato al quadro dell’artista. Questa è creatività? È più creativo Mondrian o lo stilista che ne riprende forme e colori? Potrebbe questo esempio essere paradigmatico del rapporto tra arte e moda?

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  21. Anna   29 Novembre 2016 at 16:22

    Laura, i limiti per gli stilisti sono ovvi: primo, il corpo; secondo, il mercato; terzo, la marca. Secondo te, uno stilista che oltrepassa questi limiti ha la possibilità di arrivare alla fine del mese?

    Rispondi
    • Laura   29 Novembre 2016 at 22:53

      Limite corpo: ti consiglio di vedere gli abiti di Kawakubo; vedrai che il corpo può essere deformato senza pregiudicare portabilità ed estetica.
      Limite mercato: Margiela e Vivienne Westwood se ne sono strafregati del mercato e hanno funzionato benissimo.
      Limite marca: l’autore dell’articolo ha giustamente citato Demna Gvasalia e Alessandro Michele in quanto operazione di rottura con il vissuto della marca capace di riattualizzarla.
      I limiti sono nella nostra testa. Se vogliamo o come dice Roberto se abbiamo sufficiente coraggio possiamo superarli.

      Rispondi
  22. Renato B   29 Novembre 2016 at 22:33

    Gentili signori per quanto riguarda il rapporto arte e moda io parlerei di ispirazione artistica che gli stilisti traggono da opere d’arte o da artisti che colpiscono la loro immaginazione. È chiaro che sia gli stilisti che gli artisti coltivano la creatività. Anche per imitare o adattare temi tratti dall’arte ci vuole talento e tecnica.
    In questo caso l’arte funziona come repertorio di forme e la moda come un modo per dare ad esse una nuova vita.

    Rispondi
  23. Giorgio   30 Novembre 2016 at 09:09

    Vorrei che qualcuno mi facesse il nome di un artista non creativo; e anche quello di uno stilista.

    Rispondi
    • Elisabetta   30 Novembre 2016 at 12:06

      Morandi e Zara

      Rispondi
      • Andrea   30 Novembre 2016 at 12:36

        Hai mai visto una mostra di Morandi? Scommetto che sei una di quelle che adorano solo la creatività gridata. Mi spieghi perché Zara sarebbe un brand non creativo. E il suo modello di business? Secondo te i fatturati da paura che fa piovono dal cielo?

        Rispondi
        • Elisabetta   30 Novembre 2016 at 16:12

          Io credo che un artista che ripete ossessivamente i suoi temi non necessariamente devo percepirlo come un grande creativo. Posso essere incantata dalla bellezza delle sue nature morte ma guardando i suoi quadri la prima cosa che penso non è: “accipicchia che creatività”.
          Zara è una azienda che vampirizza la creatività inventata da altri. Zara non fa ricerca, non rischia nulla, imita ciò che i grandi della moda creano.

          Rispondi
          • Andrea   30 Novembre 2016 at 16:40

            Se tu avessi guardato meglio i quadri di Morandi avresti scoperto che non ce n’è uno uguale all’altro. Il pittore procede per piccole variazioni cromatiche. Guarda che la moda che usiamo tutti i giorni e che la gente compra funziona allo stesso modo. Ma non è la moda che piace a chi vive di gossip o di comunicazione. Alle riviste piacciono le rotture, le rivoluzioni, le provocazioni. La creatività gridata è il prezzo che paghiamo per avere sempre la certezza di non annoiarci. Ma non per questo la dobbiamo cancellare quando arriva in punta di piedi.

  24. Elisabetta   1 Dicembre 2016 at 09:39

    La creatività che arriva in punta di piedi mi piace. Sospetto però che la moda sia poi costretta a fare un po’ di chiasso, altrimenti non prevale.

    Rispondi
    • Andrea   1 Dicembre 2016 at 09:56

      Si è così. Anche se, malgrado le soliti azioni di amplificazione è facile accorgersi del il contrasto tra creatività in punti di piedi e quella urlata. Per esempio gli stilisti inglesi gridano, quelli belgi sussurrano, gli italiani sono quelli che fanno più chiasso di tutti perché di vera creatività ne hanno meno.

      Rispondi
      • Elisabetta   1 Dicembre 2016 at 10:03

        Belle le differenze. Creatività sul piede di guerra. Passerò a Bologna per rivedermi Morandi

        Rispondi
        • Andrea   1 Dicembre 2016 at 10:08

          Fai in fretta. Ho letto che vogliono spostare la collezione Morandi. Per un po’ resterà chiusa. Ti aspetto. Ho altre cose da farti vedere

          Rispondi
          • Lamberto Cantoni
            Lamberto Cantoni   1 Dicembre 2016 at 10:34

            Elisabetta, Andrea avete finito con i vostri cinguettii? Ancora un paio e poi vomito! Pensate che abbia pubblicato l’articolo per allietare cuori solitari? Non avete libri da commentare, da suggerire sul tema della creatività? Voglio citazioni, pensieri pensati, nomi di stilisti, teorie, visioni e non le vostre scoreggine su creatività sussurrate.

  25. Andrea   1 Dicembre 2016 at 13:24

    Elisabetta è mia sorella. Studia moda a Milano. Volevo dirle inoltre che è stato Lei, nel bar dei rimbambiti pensionati nel quale ero sfortunatamente capitato con i miei amici, a venire al nostro tavolo per chiederci, dal momento che studiavamo arte, di leggere le sue strane teorie sulla creatività. Forse non ricorda ma ci ha offerto da bere e anche chiesto di commentarle. Credo di essere stato l’unico a farlo. Ho anche avuto l’impressione che Lei, più dei commenti, fosse particolarmente interessato alla mia collega bionda e alle sue ceramiche artistiche.

    Rispondi
    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   1 Dicembre 2016 at 22:13

      Scusa tanto Andrea, non mi ricordavo chi eri. Non avevo letto integralmente lo scambio di opinioni con tua sorella. Se te la sei presa ti faccio togliere dal commentario. Ah! La tua collega bionda! Ah! Che occhi meravigliosi! Ah! Che portamento. Ceramiche da schifo.

      Rispondi
      • Andrea   2 Dicembre 2016 at 13:22

        Io mi sono divertito. Faccio ammenda per non aver letto subito il suo articolo e di aver trovato piacere soprattutto nei commenti.

        Rispondi
  26. Elisabetta   1 Dicembre 2016 at 19:05

    Chiedo scusa se ho frainteso. Stimolata da Andrea ho visitato il sito è mi sono piaciuti i commenti. Non avevo letto l’articolo però ho voluto rispondere a Giorgio. La mia personale opinione è positiva per l’articolo e credo che Andrea abbia postato idee interessanti.

    Rispondi
    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   1 Dicembre 2016 at 22:24

      Hai ragione, l’idea di guerre di moda fatte a colpi di creatività è interessante. Su Giorgio Morandi segui i consigli di tuo fratello. È un pittore che può insegnarti a guardare i dettagli e le sfumature che ti serviranno per vedere meglio le cose. Però la creatività sussurrata proprio non la digerisco.

      Rispondi
  27. Luigi Mastrangelo   2 Dicembre 2016 at 13:40

    Un consiglio a tutti. Andate alla mostra Arte e Moda, al museo Ferragamo. Potrete farvi una idea degli intrecci estetici tra stilisti e forme artistiche. Dagli oggetti esposti emerge che la vera avanguardia creativa è l’arte. Ispirandosi ad essa chi crea moda aggancia idee già testate dagli stakeholder.

    Rispondi
  28. Massimo   2 Dicembre 2016 at 16:03

    Domanda all’autore. Si potrebbe definire ciò che ha scritto come una storytelling sulla creatività? Voglio dire che è riuscito a mettere insieme tante storie sulla creatività, ma nessuna definitiva.

    Rispondi
    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   3 Dicembre 2016 at 15:27

      Come no! A questo punto però ti propongo di definire l’asino, “un quadrupede molto indeciso”; oppure di intendere l’Aula Magna come “Mensa per studenti obesi”. Ancora, cosa penseresti se ti proponessi di definire Anacronista: “un giornalista che scrive articoli di merda”; oppure se dicessi che Anti Cristo significa ” una particolare suola delle scarpe che impedisce di scivolare”. E perché non definire l’Abito con ” un tipo di appartamenti per single cronici”? Cosa voglio farti capire? Occhio agli usi e alle interpretazioni aberranti. Storytelling, Tendenza, Creatività sono parole sottoposte a quotidiani abusi linguistici. Per il parlante ordinario questo può non rappresentare un problema. Ma vi sono contesti in cui il pressappochismo produce dei danni.
      L’idea che ogni atto simbolico sia una narrazione non produce niente di buono. Affinché possiamo parlare di storytelling sono necessarie la co-presenza di alcune funzioni basilari. 1. Un soggetto esposto ad una mancanza (l’eroe della narrazione); 2. Degli ostacoli che deve superare per ricongiungersi all’oggetto che sutura la mancanza; 3. Un certo maneggiamento emozionale.
      Il punto 3 è decisivo. Allora, ti ha forse emozionato il mio script? Io scommetterei di no (se rispondi di sì, vai subito a farti ricoverare). Ci trovi forse un eroe? Dei nemici? C’è un lieto fine? Un finale drammatico? Direi proprio di no. Quindi il mio suggerimento è: diffida della moda culturale che estende troppo usi e significati di questa parola e prova pensare al negativo di storytelling o ad altri concetti descrittivi che forse, per certi rispetti, si apparentano ad esso, ma tendono ad esprimere altre significazioni.

      Rispondi
      • Luciano   4 Dicembre 2016 at 11:41

        Non ho capito il maneggiamento emozionale. La cosa mi interessa e vorrei chiarimenti.

        Rispondi
        • Lamberto Cantoni
          Lamberto   4 Dicembre 2016 at 17:19

          Prova a pensare ad un abile storyteller. Perché ti colpisce? Mettiamola giù così: è abile nel raccontare una storia e trovi emozionante quello che dice. Le emozioni che provi retroagiscono sul contenuto al punto da fartelo sentire fin sotto la pelle. Ora, in una narrazione l’intreccio e le vicissitudini dell’eroe hanno il compito di attivare le nostre risposte emotive.

          Rispondi
  29. Nicola   4 Dicembre 2016 at 11:10

    Articolo lunghissimo, forse troppo. Ma credo di aver capito l’intenzione dell’autore di andare contro la banalizzazione del web. In questa prospettiva ho apprezzato l’intervento. Mi riserbo una piccola critica: la creatività è uno dei temi più gettonati dalle aziende, moda inclusa. Esiste una vasta bibliografia che lo tratta. Su questo aspetto ho trovato l’articolo superficiale. Suggerirei a tutti, ad esempio, il libro di Edward De Bono, Creatività per tutti (Bur). Ma c’è ne sono tantissimi altri. Ne cito un’altro che ho letto con profitto: Creatività in azienda del Sole 24 ore.

    Rispondi
    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   6 Dicembre 2016 at 07:29

      Il mio intervento aveva come tema l’uso della parola/concetto “creatività” nei discorsi quotidiani, con una particolare attenzione al contesto moda. Nel testo, di passaggio, ho segnalato l’ampia diffusione di libri e interventi che tramite tecniche più o meno ingegnose, promettono un aumento del pensiero creativo tra i manager nelle aziende. Si tratta di un argomento complesso, che meritava una analisi approfondita che, qualora l’avessi introdotta, avrebbe appesantito oltremisura, un testo già fuori dimensione rispetto gli standard del web. Tieni presente però che l’epistemologia di questi libri che promettono di trasformare la mente di soggetti burocratizzati (annichilita da schemi ripetitivi, da abitudini, etc.) in una prospettiva creativa, è più o meno sempre la stessa: Palo Alto, Gregory Bateson, PNL e pillole di neuroscienze. Soprattutto la Programmazione Neuro Linguistica è stata la pseudo scienza che ha fornito a personaggi come De Bono le basi per i suoi interventi, certo non privi di ingegnosità, che puntavano a valorizzare un approccio nuovo ai problemi aziendali. Si tratta di una disciplina a dir poco molto controversa sia nei suoi fondamenti e sia per la brutale l’applicazione dei suoi principi, effettuata nel nome di innesti formativi che promettevano desiderabili miglioramenti a livello di reattività mentale dei soggetti. La diffusione dei suoi protocolli, diffusa in un numero incredibile di corsi, seminari, conferenze è cominciata tanti anni fa col successo delle teorie di Alex Osborne, raccolte nel suo best seller: L’arte della Creativity (Franco Angeli), oggi considerata un “classico” su questo argomento. Il massimo e più famoso divulgatore delle teorie raccolte sotto l’etichetta di Programmazione Neurolinguistica (PNL) è stato sicuramente Robert Dilts, soprattutto grazie al suo famoso libro: “Apprendimento Dinamico” (Astrolabio). Il successo di questi due studiosi tra i manager e i formatori d’assalto è stato almeno pari alla noncuranza che hanno ricevuto dagli interpreti più rilevanti delle discipline dalle quali vampirizzano frammenti del sapere serio, di solito proposti in un rassicurante stile assertivo, utilizzati come fondamenti per le loro discutibili applicazioni pratiche.

      Rispondi
  30. Federico   4 Dicembre 2016 at 17:43

    Vorrei segnalare il libro di Federico Montanari, “Territori creativi” edito da Egea. Contiene un excursus su tutte le teorie e le tecniche che nell’ultimo mezzo secolo hanno funzionato da supporto per la cultura aziendale. È importante anche per la bibliografia che propone.

    Rispondi
  31. Elena PP   4 Dicembre 2016 at 22:57

    Per secoli la creatività è stata vista come un potenziale che potevano avere solo poche persone. Oggi invece possiamo affermare che è una capacità comune agli essere umani.
    Essere creativi significa rompere le regole esistenti per crearne delle altre migliori.
    Infatti più che una dote del carattere la creatività rappresenta un modo di rapportarsi alla realtà, di concepire e vivere la vita.

    Rispondi
  32. ilaria P   5 Dicembre 2016 at 09:30

    La pura creatività non serve molto, c’è bisogno anche di un po di ingegno per creare, cambiare, inventare. La creatività è in tutto ciò che ci circonda, bisogna solo imparare ad estrapolarla eliminando la paura e tralasciando la morale.

    Rispondi
    • Elisa M   6 Dicembre 2016 at 14:57

      Cara Iaria, le conseguenze del tuo ragionamento sono che gli atti creativi devono per forza essere immorali. Avrei molti dubbi su questo.

      Rispondi
      • Marta P   7 Dicembre 2016 at 10:30

        Cara Elisa, per me non hai capito cosa voleva dire Ilaria. Per me non voleva dire che la creatività deve essere immorale. Voleva dire che a volte per essere creativi dobbiamo sospendere i nostri giudizi morali.

        Rispondi
        • Luciano   7 Dicembre 2016 at 13:09

          Michelangelo era molto religioso. La sua moralità non gli ha certo impedito di creare un capolavoro assoluto come gli affreschi della Sistina!

          Rispondi
  33. Valentina P.   6 Dicembre 2016 at 16:44

    Ci sono persone più portate alla creatività di altre, ma non vuol dire che altre non possano impegnarsi nell’esserlo.
    La frase che cita Arthur Koestler “sommare due più due ottenendo cinque”, ha sempre dato alla logica qualcosa di immaginario, di creativo che solo poche persona ormai possono comprendere sul serio.
    Dobbiamo tutti dare spazio alla creatività, per poi liberarci a nuovi orizzonti da noi partoriti.

    Rispondi
  34. paolo z   8 Dicembre 2016 at 16:48

    Testo originale e ricco di contenuti. Mi chiedo se l’autore lo considera creativo.

    Rispondi
  35. Chiara P   8 Dicembre 2016 at 17:09

    Penso che tutti noi siamo capaci di aprire una pagina internet e scrivere creatività leggendone il significato-“Capacità produttiva della ragione o della fantasia, talento creativo, inventiva”-
    La creatività segue il pensiero laterale; il processo attraverso il quale la mente è in grado di mettere insieme informazioni per produrre nuove idee, diverso dal pensiero verticale, in grado di produrre e combinare informazioni attraverso la logica.
    Siamo tutti creativi. Viva la creatività. Viva la fantasia. Viva tutto ciò che è vivo.

    Rispondi
    • Federico R   9 Dicembre 2016 at 16:02

      Se do retta a Chiara arrivo a concludere che basta mettere insieme in modo illogico delle informazioni per essere creativo. Io penso che non basti. Sarebbe troppo facile.

      Rispondi
      • Luciano   10 Dicembre 2016 at 12:39

        Immaginiamo di imparare a memoria la definizione di creatività fornitaci da Chiara e di ripeterla come un mantra. Dopo possiamo dichiararci creativi? Io penso di no! Sapremo almeno riconoscerla? Ho dei dubbi.

        Rispondi
  36. Sara P   12 Dicembre 2016 at 11:53

    La creatività è un dono presente in tutte le persone e come in tutte le cose c’è chi è più portato e chi meno portato. La creatività si esprime in tanti modi differenti: è un termine che indica la capacità di creare o inventare ma anche saper unire elementi esistenti con connessioni nuove, rompere quindi regole già presenti per crearne delle altre migliori.
    La creatività è per me trovare il coraggio di esprimersi mediante un proprio modo di considerare la realtà stessa. Insomma, creatività è far diventare reale una fantasia.

    Rispondi
    • Antonio Bramclet
      Antonio   12 Dicembre 2016 at 20:41

      Se credessi possibile definire la creatività accetterei le parole di Sara come un vangelo. Sono d’accordo con lei nel sottolineare l’importanza del coraggio. Di solito sottovalutiamo questo aspetto delle persone creative,

      Rispondi
  37. Ausilia P   14 Dicembre 2016 at 19:04

    Per secoli la creatività è stata vista come un potenziale divino consegnato a pochi eletti. Oggi invece siamo in grado di affermare che tale capacità non è affatto innata: chiunque la può imparare, con più o meno impegno. È certamente innegabile che vi siano persone più portate, ma come la matematica può essere compresa ed applicata con un po’ di studio e d’impegno, così l’approccio creativo si può imparare ed utilizzare. I risultati non saranno uguali per tutti: coloro che hanno la capacità (innata) di essere più in sintonia con l’emisfero destro del cervello troveranno più familiare utilizzare questo approccio. Agli altri rimane l’impegno, la pratica ed un po’ di esercizio.
    La creatività può originare qualcosa di nuovo in assoluto o ricombinare e riorganizzare elementi appartenenti ad ambiti differenti, inoltre riveste un ruolo centrale tanto nella ricerca di soluzioni originali ed innovative (problem-solving) quanto nell’analisi e relativa ottimizzazione di situazioni e processi complessi (problem-making).
    Più che una dote del carattere, la creatività rappresenta una “forma mentis”, un modo di rapportarsi alla realtà, di concepire e vivere la vita

    Rispondi
  38. Roberto d   15 Dicembre 2016 at 10:27

    Mi è piaciuto il commento di Ausilia. Lo trovo molto di buon senso. In particolare perché rende la creatività una responsabilità per tutti quelli che non si accontentano del quotidiano. Aggiungerei che oggi la creatività ė fondamentale per permettere alla moda di sfuggire dalla uniformità della globalizzazione degli stili. Mi è piaciuto anche il finale dell’articolo: le scuole devono guardare meno al passato e aprirsi al futuro.

    Rispondi
  39. Stefano   15 Dicembre 2016 at 11:59

    Scusate vorrei dire una cosa. Ho fatto numerosi stage in aziende della moda. Ho visto come funziona la cosiddetta creatività. Nella prima azienda nella quale facevo praticamente il cameriere, c’era uno stilista che decideva tutto; gli altri dovevano eseguire. Nella seconda, più grande della prima, esisteva un ufficio creativo che faceva progetti, ma decideva tutto il marketing che era a stretto contatto con il proprietario. Ho partecipato a tante riunioni e posso dire che i creativi erano veramente frustrati. Quasi mai difendevano le loro idee. Si limitavano a scuotere la testa o a rimanere in silenzio. Non avevano argomenti? Non l’ho capito. Nella terza azienda, quella nella quale avrei voluto rimanere, sembravano tutti matti. Persino la segretaria del capo commentava ad alta voce i nuovi progetti. Le riunioni erano delle battaglie. I due stilisti e il responsabile marketing se le davano di santa ragione. A volta vincevano loro altre volte gli uomini prodotto. Però mi sono accorto che l’idea creativa in entrata non era mai uguale a quella realizzata. Ma soprattutto i creativi erano sempre coinvolti sia all’inizio che alla fine. All’inizio pensavo di essere capitato in una gabbia di matti. Però devo riconoscere che la costante tensione dava i suoi frutti. Sono passati due anni e parlando con persone che ci lavoravano ho saputo che le prime due aziende nelle quali ero stagista sono fallite o quasi. La terza terza invece si è ingrandita e esporta tantissimo. Tutte erano a loro modo creative. Ma nella terza c’era qualcosa di diverso. Sono tre modi della creatività? Oppure nella terza c’erano altri fattori?

    Rispondi
  40. Lamberto Cantoni
    Lamberto Cantoni   16 Dicembre 2016 at 08:52

    Entrambe le ipotesi implicite nelle tue domande sono plausibili. Nei tre casi che hai descritto troviamo uno specifico posizionamento della creatività (C):
    1. L’idea che (C) arrivi e si decida essenzialmente in un “inizio”; 2. L’idea che (C) sia la forma finale; 3. La (C) efficace sta nel mezzo.
    Io propendo a pensare che sia “il terzo modo” ad essere interessante, perché presuppone una visione del processo creativo come work in progress nel quale si intravedono momenti di integrazione di intelligenze eterogenee. Tieni presente che non stiamo parlando di un quadro, bensì di progetti moda fatalmente complessi.

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  41. Sara S. PP   30 Dicembre 2016 at 15:26

    La creatività è ciò che ci permette di trasformare in straordinario l’ordinario. È una cosa innata, che ognuno di noi ha, in piccole o grandi dosi. Ogni stile di vita, anche quello più “noioso”, è, in sé per sé, creativo.
    Chiunque creda che la creatività si possa imparare, studiare sui libri di scuola, sbaglia, poiché essa è implicita, intrinseca, nell’essere umano: può essere sfruttata in minor o maggior modo, può essere allenata, ma, sicuramente, non si può apprendere dall’esterno, poiché, non essendo un aspetto oggettivo,essa si diversifica in ognuno di noi e, se fino a prova contraria ogni essere umano è diverso, non si può parlare di una sola creatività, ma di più creatività, le quali sono diverse per ognuno di noi.

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  42. Marina PP.   5 Gennaio 2017 at 16:00

    Per me la creatività è quella marcia in più che rende una persona geniale rispetto agli altri. Tutti la posseggono, ma pochi sanno come esprimerla al meglio. Ti dà la possibilità di creare cose mai viste o di vedere le cose da punti di vista diversi.
    Nella stessa parola creatività c’è il termine creare, creare qualcosa che possa risolvere problemi, che possa emozionare. È combinare cose diverse tra loro per ottenere qualcosa di inedito, esplorare, fare esperimenti, leggere tra le righe.
    È quel continuo cambiamento che si attua quando si è stanchi di qualcosa, quando si cambia modo di pensare e ciò ci ha portato, porta e porterà al progresso.
    Ma una cosa che non tollero è che oggi spesso la creatività viene scambiata con altro o il suo valore viene sminuito. Viviamo in una società dove viene valorizzata solo la creatività di persone celebri o di persone che hanno avuto modo di esporla a un tot di persone; però bisogna anche dire che spesso si sbaglia a tenersela tutta per se stessi.

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  43. Alice Montanari   22 Gennaio 2022 at 15:33

    Articolo molto interessante; mi trovo d’accordo nel dire che la creatività pura non esiste, al giorno d’oggi credo sia praticamente impossibile creare dal nulla specialmente in un ambito come la moda. Credo però che il vero senso di creatività non sia quello di pensare di aver creato qualcosa da zero, ma piuttosto farlo pensare ad altri.
    La parentesi sulla paleontologia mi ha un po’ confuso e forse fatto perdere il filo del discorso; però condivido le distinzioni fatte tra creatività impossibile e l’impossibilità della creatività e ho trovato molto interessante il discorso sull’anti-fragilità

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   23 Gennaio 2022 at 10:21

      La nostra mente ha un bisogno estremo di ordine. I nostri dispositivi percettivi sembrano invece attratti da differenze (che dobbiamo collocare ai bordi dei campi che grazie a regolarità ci donano immagini stabili della realtà). Come mai il sistema mente-cervello si è evoluto in questo modo? Probabilmente è l’ambiente in cui si è sviluppata la vita ad aver scolpito lo strano ordine percettivo che contrassegna la nostra specie. Andare alla ricerca di tracce di questa coevoluzione tra ambiente e l’assetto percettivo che risponde alla sua complessità, ai suoi mutamenti, mi pare importante. La paleontologia individua tracce, sentieri che si interrompono…può sembrare una fantasiosa narrazione. Ma al netto di certezze,verità fatalmente ammantate di metafisica, seguire con precisione le tracce è l’immagine della scienza che mi sentirei di raccomandare a chiunque.

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  44. Gaia Candeli   23 Gennaio 2022 at 10:15

    Il termine creatività viene solitamente associato ad un soggetto con determinate capacità artistiche o ai bambini, se si pensa a questa categoria, a mio parere, otteniamo un’ulteriore livello di creativitá, quella pura e incontaminata che solo i bambini possono avere.
    Detto questo, come sostenuto nel testo è impossibile non associare la parola creatività al mondo della moda; chi lavora nella moda è fortemente attratto da questo concetto in quanto il pubblico richiede di avere sempre qualcosa di nuovo, se pur si sviluppino solo lievi varianti di un modello giá esistente; quindi fondamentalmente la creatività è molto complessa da applicare in questo tempo, non solo nella moda ma in tutti i campi, in quanto sembra già essere stato creato tutto, per il momento, e vi è un continuo sviluppo di varianti, per questo motivo il concetto di creatività sembra assorbire più valore e allo stesso tempo perderne, perchè lo si utilizza molto spesso, e per questo perde lentamente di significato ma allo stesso tempo diventa sempre più difficile applicarlo.

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  45. Branchetti Annalisa   24 Gennaio 2022 at 15:03

    Il concetto di creatività si è modificato nel corso del tempo, infatti, mentre prima era considerata una dote innata caratteristica di pochi, in seguito se ne è scoperta una possibile acquisizione trasformandola in qualcosa di presente in tutti gli esseri umani, seppure in misura differente. Questa diversa acquisizione secondo me è influenzata dalle capacità più o meno elevate che una persona ha nel saper crescere creativo perché fin da bambini quando iniziamo ad andare all’asilo veniamo sottoposti ad un processo di standardizzazione, di stereotipi che ci vengono insegnati nel corso della nostra vita e essi senza dubbio tendono a frenare la creatività poiché se ad esempio un bambino disegna il sole e lo colora di verde gli viene detto che è sbagliato e di conseguenza la sua creatività viene frenata. Sono molto d’accordo con quanto detto nel testo sul fatto che al giorno d’oggi la creatività pura non esiste, d’altronde ci troviamo in un mondo saturo di qualsiasi cosa dove è molto difficile se non impossibile creare qualcosa di nuovo mai visto prima, credo quindi che sì esista ma in maniera molto ridotta e si limiti alla semplice modificazione di un qualcosa già esistente.

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    • Cristina   1 Dicembre 2022 at 09:52

      La creatività é una capacità che chiunque possiede e che l’umanità ha sempre utilizzato fin dal principio. L’uomo ha infatti dato prova della sua grande inventiva fin dal principio: per sopravvivenza, per culto e per comodità. Tuttavia questa grande inventiva, se non controllata, puó essere la causa del declino creativo. Penso infatti che oggi come oggi, siamo completamente circondati da idee e progetti incredibili, ma al servizio di chiunque. Dunque spesso un’idea creativa non è altro che un’idea riciclata pensata da altri. L’ispirazione é fondamentale, ma restare ancorati ad un concetto senza mai innovare, significa solo ingabbiarsi. Penso che oggi il creativo sia colui che riesce ad osservare attentamente qualunque cosa, per poi compiere scelte rischiose in quanto mai viste o prese in considerazione, per qualche motivo.

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  46. Michele Malerba   24 Gennaio 2022 at 23:08

    Sono d’accordo che la parola creativo/a indirizzata al fare di una persona su un oggetto o su un pensiero venga continuamente usata in modo errato. Vi è un abuso della parola creativo, del resto come molte altre parole, in particolare della parola “genio” associata spesso alla persona creativa.
    La parola creare percettivamente mi da l’idea di schioccare le dita e ottenere qualcosa dal nulla. Sapendo che secondo la legge della conservazione della massa inculcatami dai miei professori di fisica durante gli anni delle superiori “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” ho imparato a maneggiare con cura la parola creare. Creare perciò non può significare nient’altro se non produrre, generare, fabbricare un qualcosa, non per forza di fisico, attraverso l’associazione e l’integrazione di parti, uguali o diverse. Questa definizione però può essere estesa e rigirata come un calzino per ogni situazione.
    Quello che secondo me è successo nella moda e nel resto degli ambiti dove si abusa di questa parola è che il creativo sembrerebbe essere semplicemente qualcuno che crea combinazioni nuove e non esistenti, mosso da un motore immobile chiamato “bisogno” . La creatività determina semplicemente la modalità innovativa nel raggiungimento di uno scopo.
    Cosi facendo si accosta alla parola creatività la parola capacità definendo cosi il creativo una persona con capacità superiori alla media, magari pragmatica e con un ottimo problem solving.
    Questo basta per essere creativi? Si il creativo è qualcuno che ha sviluppato un idea o un pensiero svolgendo passaggi o traendo spunto dalla propria esperienza per sviluppare un idea o pensiero innovativo che possa essere riconosciuto da altre persone. Quando la “creatività” di una persona viene riconosciuta da una moltitudine di persone il gioco è fatto, egli si può ritenere un
    uomo/donna creativo/a. Questo discorso è stato estremizzato e allargato in tutti i campi allargando così il significato, spalmato su tutto ciò che odora di novità. Credo che bisogni solo capire le entità di innovazione o rivoluzione che hanno portato queste persone ad essere nominate creative.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   25 Gennaio 2022 at 07:44

      Ottimo intervento. La distinzione di livello che abduco dalle tue parole tra: 1. Percezione di qualcosa di creativo; 2. creatività operativa; 3.messa in discorso della creatività…in parte spiega confusione e fraintendimenti tra bipedi parlanti.

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  47. Federico Bartozzi   25 Gennaio 2022 at 10:06

    La creatività a mio parere serve per risolvere i vari problemi della vita. Essa suppone di organizzare la realtà sempre in forme diverse. È perciò creativo, non solo chi in rapporto a se stesso e agli altri sia originale e sappia utilizzare le proprie conoscenze, riorganizzandole continuamente per superare le difficoltà, ma anche chi, sentendosi libero da ogni limite, sia capace di utilizzare tutte le risorse a propria disposizione per risolvere i problemi che, di volta in volta, si presentano.

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  48. Matilde Gasponi   25 Gennaio 2022 at 10:40

    La creatività può permettere di “produrre qualcosa di nuovo”, può originare una novità assoluta oppure può riorganizzare elementi appartenenti ad ambiti differenti considerati precedentemente distanti.
    La creatività è un qualcosa di aperto e di flessibile, che può cambiare continuamente. Nasce dall’azione, ed è meglio rischiare il fallimento che rinunciare all’azione. In un commento precedente qualcuno scrive “Se tutti sono creativi, nessuno è veramente creativo”, in parte condivido quest’idea, ma allo stesso tempo penso che tutti prima o poi nella vita decidiamo di agire in qualche modo, cerchiamo di evitare un fallimento, vogliamo fare qualcosa per noi stessi o per ciò che ci circonda, stimolando così la nostra creatività e la nostra voglia di fare.

    Per secoli si è pensato che la creatività fosse uno strano dono di natura divina che venisse consegnato a pochi eletti, oggigiorno è chiaro che ogni individuo vivente può esercitarla. La creatività dovrebbe andare di pari passo con la Fantasia e quest’ultima non dovrebbe essere utilizzata come sinonimo della prima.
    La Fantasia assume un valore reale ogni volta che progetti artistici e architettonici, comprendenti tutti quegli oggetti che ci circondano, hanno precedentemente abitato nella fantasia degli umani. E così entra in gioco la Creatività, che assumendo le sembianze dell’immaginazione, diventa fondamento di una realtà fantastica che grazie all’operato dell’uomo può divenire tangibile.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   26 Gennaio 2022 at 12:11

      Sono d’accordo, però il tuo posizionamento dell’azione induce riflessioni. Direi che l’atto creativo in qualche punto del processo che lo concretizza, include l’inazione (per esempio sembra logico supporre fasi dominate dall’ incorporamento di nuove informazioni che fanno emergere riflessioni o, come scrivi tu, fantasie, intuizioni…). Agire alla cieca non ha mai risolto problemi salvo affidarsi alle botte di culo. La creatività come atto auto-referenziale è quasi sempre troppo rischioso. La mia formula piuttosto è: 80% di prudenza, 20% di rischio estremo.

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  49. Anna Mei   28 Gennaio 2022 at 16:35

    Condivido pienamente il pensiero di quanto sia difficile dare un’unica interpretazione o spiegazione alla parola “creatività”. Declinare il concetto in ogni ambito in cui si può esprimere, allarga infinitamente il panorama sul quale possiamo confrontarci.
    La mia personale forma-mentis mi porta ad un fanciullesco ricordo: “Necessità aguzza l’ingegno”. Da questo elementare pensiero posso condividere gli interventi di chi ha commentato in precedenza e dai quali si evince che la maggioranza delle espressioni creative hanno origine da bisogni e credo sia insito in ognuno di noi, non solo in alcuni con capacità superiori alla media.
    Ben diverso quando questo esprimere creatività si applica ad attività che vanno oltre alla necessità.
    Se pensiamo al mondo della moda o dell’arte , credo sia innegabile la necessità di una “capacità” o meglio “dote” che se non ti appartiene, difficilmente riuscirai ad esprimere.
    A questo mio pensiero aggiungerei, che è innegabile come sia oramai tutto scontato e forse per poter essere dei veri e nuovi creativi serve una buona dose di “coraggio di espressione”.
    Mi piace pensare a una citazione di Albert Einstein: ” La creatività non è altro che un’intelligenza che si diverte” , la sento molto rappresentativa, e forse anche questo fa della creatività qualcosa che può diventare “rappresentazione del sé ” senza l’esasperazione dell’eccentricità.

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  50. Melisa Sarajlic   30 Gennaio 2022 at 12:16

    Partendo dal presupposto che la creatività è qualcosa che riusciamo difficilmente a comprendere, credo che quest’ultima sia frutto anche di conoscenza. Nel momento in cui si ha necessità di risolvere un problema si cercano soluzioni e quando si trovano, agli occhi di altri sembrano qualcosa di geniale, creativo, ma queste non nascono solo da ciò che possiamo definire come lampo di genio.
    “Se ci si libera dal fardello di essere completamente originali, si può smettere di provare a trarre cose dal nulla per accogliere le influenze invece di sfuggirle.”, scrive Austin Kleon in uno dei suoi libri. Le influenze possono essere svariate, qualsiasi cosa che si ritiene interessante può essere utile, prendendo ispirazione, comprendendo e modificando ciò che già esiste si può produrre qualcosa di originale, perché frutto di personali rielaborazioni. Penso che si possa oltrepassare lo stereotipo della creatività come qualcosa di concesso a pochi eletti per poter crescere creativi fin da bambini.

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  51. Corinne Balelli   1 Febbraio 2022 at 10:35

    La creatività è una qualità posseduta, in maniera maggiore o minore, da tutti e permette di “produrre qualcosa di nuovo”. Attraverso una formazione opportuna, può essere appresa ed incrementata da ogni individuo, anche se i risultati non saranno uguali per tutti. Infatti coloro che hanno la “capacità innata” di essere più in sintonia con l’emisfero destro del cervello troveranno più familiare utilizzare questo approccio (molti pensano che i creativi utilizzino soprattutto l’emisfero destro, mentre le persone razionali, meno creative, l’emisfero sinistro).
    La creatività è un processo fluido e non lineare che segue diverse fasi in un arco temporale che è impossibile stabilire. Dipende dalla situazione, dalla persona, dal contesto socio-culturale e da molti altri fattori.
    La creatività rappresenta inoltre un modo di rapportarsi alla realtà, e riveste un ruolo centrale nella ricerca di soluzioni e nell’analisi e nell’ottimizzazione di situazioni e processi.

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  52. Diego Cavalieri   7 Febbraio 2022 at 12:30

    Secondo me la creatività è la capacità di creare qualcosa di nuovo, o semplicemente di guardare qualcosa di già esistente da un punto di vista del tutto diverso. Non credo bisogna ritenere solamente gli stilisti “creativi”, anche un uomo di business ha bisogno della propria creatività per sfruttare al meglio le sue capacità e le sue intuizioni nel gigantesco mondo del business. Anche se la creatività è definita una dote innata, tuttavia credo che anche nei soggetti più pigri possa essere stimolata. C’è chi è più creativo in determinate situazioni 0 in determinati momenti della giornata, molti grandi artisti del passato erano soliti ricorrere ad una routine per canalizzare la loro creatività. Ammesso che alcuni individui abbiamo una propensione verso le novità, riuscendo a creare qualcosa di innovativo, dall’altra parte penso che se aumenta l’esperienza o la cultura di una persona, anche solamente in un campo specifico, è possibile che aumenti anche la propria creatività.

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  53. Noemi Midolo   27 Novembre 2022 at 15:35

    Se si cerca la parola creatività viene fuori “capacità produttiva della ragione o fantasia di inventare qualcosa di nuovo”. L’articolo analizza la creatività nei secoli e secondo la prospettiva di tutti. Quella data a Ulisse,ad Aristotele,a Michelangelo,a Duchamp,agli stilisti,ai designer… potrei continuare all’infinito. Ma gli unici che hanno fermato la mia attenzione sono stati i greci e quello che per loro era la creatività. Un’attività della mente o un’intelligenza attività. La creatività può essere per tutti, ma solo se ci si applica. Se si studia. Se si ha la conoscenza e si è aperti alle novità. La creatività deve essere nelle mani di chi è pratico e cerca una soluzione senza perdere lo scopo finale. Per questo è rara. La creatività si racconta da sola,si rafforza e lentamente emerge da sola. Essere pazienti. Essere creativi. Essere fragili e incerti contribuisce al suo sviluppo ma solo se sdradichiamo le nostre stesse impostazioni e aspettative mentali, solo se riusciamo ad accettare il fatto che essere creativi è un lavoro che si deve costruire giorno per giorno. Questa è la mia prospettiva fra tante prospettive giuste o sbagliate ma solo a seconda di chi li legge.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   28 Novembre 2022 at 08:27

      Sí, i caratteri che hai elencato sono corretti In generale possiamo dire che ci siamo abituati ad etichettare come “creativo” ogni scarto da una norma. Quindi secondo logica il creativo deve prima conoscere il codice che funziona da standard e poi, secondo determinati aspetti, negarlo.
      Ora il vero problema è quanto deve essere ampio lo scarto dalla norma consolidata.
      Immaginiamo che sia molto vicino ai codici standard: allora potremmo parlare di una creatività che migliora gli effetti di qualcosa, senza generare traumi.
      Possiamo inoltre giocare ad aumentare lo scarto fino al punto di rendere incompatibili gli effetti del processo con le attese derivate dalle norme che funzionano da standard. Avremo allora un trauma percettivo che a livello di fruizione vivrà l’atto creativo come trasgressione, rottura etc etc
      Quindi la creatività non emerge da sola ma discende da nostre scelte o preferenze, in parte inconsce ma anche supportate da un fondo di consapevolezza.

      Rispondi
  54. Nicolò   28 Novembre 2022 at 18:48

    Nel ventunesimo secolo, internet e in particolare siti come YouTube o Twitch (sito per guardare contenuti dal vivo) hanno dato la possibilità a chiunque di poter portare un contenuto audiovisivo al grande pubblico. In particolare Twitch durante la recente pandemia è esploso segnando numeri da record. Il fenomeno dei “content creator” è diventato sempre di più diffuso e fonde creatività con intrattenimento. La creatività di questi tempi ti permette di fare successo, ovviamente se ciò che fai è innovativo. Parlando invece di creatività più a livello “spirituale”, Jung sosteneva che l’istinto creativo è ciò che ci contraddistingue dalle altre specie viventi, una sorta di scintilla emotiva che ci permette di creare un qualcosa. Concludo dicendo che a parer mio, la creatività aiuta l’uomo ad esprimersi al meglio.

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  55. Annalisa Balsamini   28 Novembre 2022 at 21:47

    Ho sempre visto la creatività come un concetto astratto, ma che mi ha sempre affascinata. Non riuscirei a dargli una vera e propria definizione, infondo ognuno di noi la percepisce in maniera differente, parlo sia proprio in generale come concetto, sia per quanto riguarda le diverse fasce di età.
    La vera creatività non credo esista più al giorno d’oggi o meglio, la definirei più una nuova creatività differente da quella passata . Siamo troppo sovra stimolati, e conosciamo troppo per non essere influenzati, è molto difficile partire da zero, la nostra creatività nasce dal prendere spunto su qualcosa reinventandolo a nostro piacimento e in base alle nostre esigenze. Ovviamente non nego che esistano menti più creative di altre, c’è chi è più predisposto e chi meno.
    Al giorno d’oggi può essere utile? Dipende, grazie ad internet molto è possibile. Anche la cosa che può sembrarci banale potrebbe riuscire a spiccare. Nel mondo di oggi difficilmente si arriva a realizzare qualcosa senza l’utilizzo dei social, diverso da come era un tempo, c’erano meno idee (intendo sul mercato) e meno creazioni, più semplice era farsi notare. Ora abbiamo tutto o quasi, quindi non so se mi affiderei totalmente e solo alla creatività.

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  56. federico balboni   29 Novembre 2022 at 22:10

    Io sono dell’idea che la creatività è la capacità di dare voce alla fantasia, creando cose concrete, o anche semplicemente risolvere problemi in modo differente dalle altre persone, qualsiasi cosa che ti permetta di applicare la fantasia alla realtà, altrimenti rimani una persona fantasiosa, è una cosa molto personale che varia da persona a persona, non esiste una definizione precisa, molte persone dicono che la creatività è una dote con cui nasci, ma io penso invece che è presente in tutti noi, c’è chi è più creativo e chi lo è di meno, ma lo siamo tutti.

    Al giorno d’oggi è la creatività è molto influenzata da quello che ci sta in torno, siamo sommersi da informazioni, il che può essere un male o un bene, dipende dai punti di vista, io penso che le migliaia di informazioni che ci sommergono oggi ci diano la possibilità di conoscere di più, e quindi di avere più spunti per inventare, o meglio di reinventare ma allo stesso tempo è più difficile inventare qualcosa dal nulla.

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  57. Sinfonia giornale scommessa   29 Novembre 2022 at 22:59

    Molti di noi tendono spesso ad associare il concetto di creatività con l’immagine dell’artista, del poeta o del musicista; definiamo “creativa” una persona stravagante che è in grado di creare qualcosa di originale col solo utilizzo delle sue capacità innate, ma non è così. Creatività non è solo questo, non viaggia da sola: per essere presente e prorompente deve esserci anche la conoscenza (acquisita tramite lo studio, l’esperienza o con il contatto con nuove mentalità), e quella conoscenza ti da le basi per poter poi sviluppare qualcosa nuovo.

    In realtà sono titubante riguardo il concetto della parola “creatività” descritta nel secondo paragrafo dell’articolo, vorrei infatti esporre la mia opinione: viene detto che il termine creatività è il sostantivo della parola “creare”, ma io ritengo che sia sbagliato e che al giorno d’oggi abbia assunto un significato errato. Secondo me non dovrebbe esistere proprio la parola creare perché letteralmente significa “produrre dal nulla” e, come dice Lavoisier, nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma. Noi esseri umani non siamo creativi, siamo trasformativi in quanto trasformiamo e non “produciamo dal nulla” perché se il nulla non esiste, non può essere inventato e inventare cose nuove.

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  58. AB   30 Novembre 2022 at 14:48

    Quello della creatività, essendo stato sempre un concetto variegato e misterioso venne in parte svalutato e sfruttato solo per far “titolo” cercando di seguire gli ideali di una nuova societa consumistica sempre più alla ricerca del “nuovo”, ma in un altro senso il suo significato ancora poco chiaro è sfruttato anche per creare a sua volta un velo di fascino che vada a coprire questo nuovo meccanismo non ancora totalmente sviluppato e sempre in continuo progresso.
    È molto concreto il discorso che parla della correlazione tra il progresso dell’architettura ed il cervello umano, dato che comunque ognuno di noi nasce in un epoca differente, nella quale poi sarà subito messo alla prova e costretto a stare al passo con i ritmi della società corrente; non essendo ancora ferrata sull’argomento non riserbo critica e rimango anche incredula della correlazione tra tutto il mondo della creatività e tutti quei fattori che spesso si danno per scontati quando si va ad acquistare un qualsiasi oggetto, capo di abbigliamento o si fa una qualsiasi altra attività quotidiana, la creatività è ciò che ci caratterizza sia singolarmente che in gruppo.
    Credo quindi, che La persona creativa sia quella capace di ambientarsi e sapersi adeguare passando continuamente di contesto in contesto, creando cosi una capacità di innovazione sempre più maneggevole ed elastica, coinvolgendo cosi sempre più fasce di interesse.
    Il punto sul quale concordo maggiormente è quello in cui si parla delle scuole, dato che sono il principale elemento di formazione di tutti noi; focalizzando subito la mente del bambino/ragazzo su un percorso mentale finalizzato alla creatività genuina, si possono aprire molteplici stade interpretative.

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  59. Mattia   30 Novembre 2022 at 17:04

    Essere creativi è fondamentale per saper inventare cosa nuove e migliorare sempre di più cose già esistenti. Ritengo che sviluppare la creatività sia importante per saper ragionare e proporre così idee di spicco, stimolando il pensiero critico e risolvere problemi, perché per progredire serve essere creativi. Come citato nell’articolo, vorrei sottolineare l’importanza di saper sfruttare un buon brain-storming, utile per mettere per iscritto tutte le idee che ci vengono in mente per poter far lavorare la mente. Per saper sviluppare la creatività penso che occorra anzitutto essere parecchio curiosi e osservare tutto ciò che capita attorno a noi, e svilupparne un pensiero. In ambito tecnologico mi viene in mente la più grande innovazione partorita da menti ultra creative, che permette di unire tutte le persone del mondo: internet e tutti i dispositivi per poterne usufruire.

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  60. Alice Massari LABA   30 Novembre 2022 at 19:17

    Vorrei iniziare dicendo che sono d’accordo sul fatto che “l’essere creativi”, come sostenuto dall’articolo appena letto, non sia un dono riservato ad una casta privilegiata di persone bensì qualcosa che esiste in ognuno di noi.
    Ogni persona, come si sa, è diversa e diverso è, secondo me, il modo e l’ambito in cui essa sa esprimere la propria creatività.
    Credo che in ogni professione si possa essere creativi, che si lavori come stilista o pittore o come allenatore di calcio o economista.
    Secondo me essere creativi consiste infatti nell’elaborare idee e costruire con esse un processo creativo, per l’appunto, che possa condurre a qualcosa di migliore, più conveniente o a volte anche più bello a prescindere dall’ambito di riferimento. Che poi la creatività venga riconosciuta solo in alcuni campi quali la moda o l’arte credo sia semplicemente legato a meccanismi e convinzioni ormai ancorati nella società.

    Ci tengo a sottolineare però che a parer mio essere creativi non è per tutti facile e tantomeno scontato. Allo stesso tempo sono convinta che ognuno possa imparare ad esprimere la propria creatività ma per fare ciò è necessario conoscere, confrontarsi e imparare costantemente.
    Credo infatti che la creatività nasca proprio dalla conoscenza e dalla rielaborazione degli stimoli esterni che ognuno di noi ha a sua disposizione, tutti i giorni.

    Concludendo ci tengo quindi a specificare quanto sia importante dare valore all’idea che creativo non è solo il “genio” bensì ognuno di noi in quanto ciascuno può imparare ad attuare un processo che conduca ad un obiettivo più o meno definito sfruttando stimoli e alimentando le proprie conoscenze.

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  61. Tommaso   30 Novembre 2022 at 19:57

    Innanzitutto sono d’accordo nell’affermare che la parola e soprattutto il concetto di creatività vengano usati in modo errato nella stragrande maggioranza in cui essi compaiono e che vengano abusati come accade per molti altri concetti astratti come intelligenza, intuitività ecc.
    Personalmente la parola creatività fa pensare all’ideazione di un oggetto o concetto nuovo sulle basi di esperienze e, di conseguenza, tramite l’aggettivo, una qualità attribuita solo ad alcune persone. Anche se questa qualità, secondo me, non è necessariamente “ereditaria” ma può essere sviluppata con il tempo e soprattutto insegnata a quelle persone che pensano di non avere l’apertura mentale per ideare nuovi concetti.
    Sinceramente, inoltre, non mi viene da intenderla come la immaginavano i greci ovvero come parte separata dal nous, la vedo più come un’unione delle due componenti, una, integrata e arricchita dall’altra. Sarei più propenso a seguire gli ideali e il pensiero dei cognitivisti poiché penso che, come esponevano loro, la creatività possa essere generata da un’elaborazione di informazioni da cui emergevano dati generanti un affetto sorpresa, infatti la creatività e le idee vengono prodotte a sorpresa; questo non è un processo “volontario” e continuo.
    Inoltre il significato può essere interpretato e differenziato tra i diversi ambiti in cui viene nominato, la creatività di un ingegnere, nel risolvere problemi, non sarà sicuramente quella di un artista che dipinge e quella di uno sportivo non sarà quella di uno stilista che progetta nuovi abiti.

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  62. tom   30 Novembre 2022 at 20:20

    Ottimo articolo sulla creatività, e strutturato e diviso in punti, buona organizzazione del discorso che va a toccare varie branche della creatività, dal lato artistico, storico, scientifico, di pensiero, soggettivo ed oggettivo, ho apprezzato particolarmente la parte nella quale si parla dell’evoluzione della creatività partendo dalle origini geologiche del pianeta e dello sviluppo della materia grigia in base al lasso temporale e in base alla quantità di gruppi individui sparsi nel globo.
    Sono d’accordo sul fatto che essere creativi proviene da processi primari e che appunto con lo sviluppo di materia grigia abbiamo preso coscienza e perciò quest’ultima va a “rimuovere” i processi primari compresa la creatività. Essa è un concetto perverso che l’inconscio spinge a far uscire ma il conscio controlla l’Io. Predisporre una Impostazione mentale nelle scuole sarebbe un’eccellente idea visti i risultati attuali di noi tutti, che ci ritroviamo lanciati quasi senza paracadute nel mondo dell’arte senza aver sviluppato un metodo di creazione, d’altra parte la tecnica va imparata, come i grandi artisti hanno fatto, per poi “liberarsene” applicando in modo creativo al massimo la loro tecnica .

    Rispondi
  63. Federica   30 Novembre 2022 at 21:50

    Creativi si nasce’ è una bufala. Nemmeno gli artisti creano dal nulla. La creatività non è per niente artistica, anche se si può usare l’arte per essere creativi, questi due aspetti non sono legati in modo univoco, il che è un concetto molto interessante. Il bisogno di cambiare ci costringe a inventare sempre nuove soluzioni, dobbiamo sfornare nuove idee, dobbiamo aver voglia di cambiare anche solo di un punto qualcosa che è già stato fatto, dobbiamo lasciarci andare ai nostri istinti, dobbiamo rischiare, dobbiamo mettere da parte la paura e buttarci, solo così potremo diventare dei creativi.
    È una capacità innata? E’ vero che certe persone sembrano nate con una fervida immaginazione mentre altri hanno bisogno di maggiore allenamento, ma tutti possiamo essere creativi. Penso che essere creativi sia necessariamente un’unione di qualcosa che proviene dall’Io, con altro che invece può essere acquisito dall’esterno. Penso che tutti prima o poi nella vita decidiamo di agire in qualche modo, cerchiamo di evitare un fallimento, vogliamo fare qualcosa per noi stessi o per ciò che ci circonda, stimolando così la nostra creatività e soprattutto la nostra voglia di fare. Ogni bambino inizia il suo viaggio nella vita con un potenziale incredibile: una mentalità creativa che si avvicina al mondo con curiosità, con domande e con il desiderio di conoscere il mondo e se stessi attraverso il gioco. Tuttavia, questa mentalità è spesso erosa o addirittura cancellata dalle pratiche educative convenzionali quando i bambini entrano a scuola.

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  64. Michela Naldi   30 Novembre 2022 at 22:01

    Nell’articolo viene affrontato il tema della creatività, e principalmente ci si interroga su cosa sia questa, se ha una definizione specifica e in un certo senso il suo percorso a partire dall’antichità fino ad oggi.
    Ma quindi cos’è la creatività?
    Personalmente credo che questo termine non abbia un significato specifico e limitato, anzi penso che il suo significato sia enorme, talmente grande che è quasi impossibile definirlo e limitarlo ad una sola frase.
    Nella società attuale questa parola viene usata un po’ troppo frequentemente e forse anche in modo non del tutto corretto; questo probabilmente accade perchè nel corso del tempo e della storia veniva utilizzata la parola “creatività” per definire concetti che avevano significati simili ma che in realtà erano altro, così da generalizzare ed espandere il suo valore un po’ a macchia d’olio senza preoccuparsi se lo si stesse usando correttamente o meno.
    Ad oggi non so ancora cosa sia la creatività, molte volte mi interrogo su questo concetto, ma nonostante ciò ho ancora un significato molto limitato che credo breve per definire il suo grande valore.
    Credo che tutti abbiano della creatività nel loro essere, e credo che ognuno di noi sia creativo a modo suo; il nostro compito come individui dotati di coscienza e incoscienza, è quello di coltivarla, di aiutarla a crescere senza sopprimerla dentro di noi e farla morire. La creatività non va vissuta solamente in solitudine, ma anche e soprattutto va sperimentata e coltivata con altre persone, in modo da poter conoscere e apprendere aspetti che a noi mancano e viceversa, così da permettere al prossimo di apprendere da quello che noi abbiamo imparato .

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  65. martina c laba 2022   30 Novembre 2022 at 23:11

    Parto con il dire che questo articolo è stato molto interessante e coinvolgente in quanto tratta un argomento molto contemporaneo. Penso che oggi dare una definizione o interpretazione di creatività sia davvero complesso, anche perché io fino a poco tempo fa lo ritenevo un concetto perlopiù astratto e che pochi potevano “possedere”. Ultimamente però sono riuscita a comprendere che la creatività è in ognuno di noi e che grazie alla conoscenza non può altro che svilupparsi sempre di più . Infatti, essa ti permette di generare qualcosa di nuovo partendo da zero o di modificarne qualche particolare. Detto questo però non ne esiste una pura perché appunto anche gli artisti più famosi non creano dal nulla senza ispirarsi alla realtà che li circonda, proprio come accade nel mondo della moda. Si può dire però che la creatività vada a pari passo anche con la fantasia e che ognuno di noi la può sviluppare nel corso del tempo. Per fare un esempio, un bambino a pochi anni di età non è creativo, in quanto non possiede molta conoscenza della realtà che lo circonda.

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  66. Matilde Gatti   1 Dicembre 2022 at 00:31

    Quello della creatività è un concetto antico, è sempre stato sinonimo di novità, innovazione spalmandosi in svariati campi tra cui anche finanza, economia ecc. Mi ha colpita la ricerca fatta dai Paleontologi, creare strumenti per vivere e sopravvivere è secondo me un grandissimo sforzo creativo se prendiamo in considerazione il periodo storico e la specie all’inizio del suo percorso evolutivo, in quanto si trattava di inventare un utensile che non esisteva e non di modificare un oggetto della vita quotidiana per renderlo piacevole all’occhio. Per quanto riguarda la moda credo che chi si occupa di questo settore non può essere che un creativo; la moda è arte, è shock, è qualcosa a cui non mettere limiti…ma succede anche che lo stilista “prenda in prestito” le idee di grandi artisti per poi metterle su stoffa e creare abiti ispirati ad opere d’arte pure. In questi casi la creatività appartiene all’artista dell’opera originale che ha inventato dal nulla o allo stilista che ha avuto l’accortezza di sommare due concetti diversi e crearne uno unico e nuovo?
    Mi accorgo che nella società odierna viene fatto abuso del vero significato della creatività , attribuendo a qualsiasi sciocchezza, soprattutto se si prende in considerazione il mondo dei social media che trovo siano spesso contradditori e sulla via del peggioramento.

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  67. Nicolò G. laba   1 Dicembre 2022 at 01:50

    Interessante articolo sulla creatività, molto articolato e approfondito, oltre che stimolante. Il testo mira a sviscerare questo concetto in tutte le sue forme, dalla definizione, agli ambiti in cui viene sfruttata, fino alle origini. La creatività è una parola molto generica che a volte viene riservata erroneamente solo ad una certa categoria, l’arte. Nasce dall’istinto di sopravvivenza, l’uomo antico inventava soluzioni ingegnose e brillanti per far fronte ad una situazione svantaggiosa, ad un ostacolo oppure un bisogno. Le stesse prime forme d’arte nascono dalla necessità di incontrare il favore di un dio o di favorire la fertilità. Chiaramente nella società contemporanea l’aspetto legato alla sopravvivenza non è più esclusivo, le capacità ottenute per merito dell’evoluzione sono perdurate, di conseguenza siamo in grado di applicare questa “potenza di calcolo” in tanti ambiti della nostra società: la vita quotidiana, il lavoro, la scienza, l’arte. Per questi motivi è sbagliato associare la creatività semplicemente al nuovo, all’originalità o all’uscire dagli schemi. Questi concetti possono spesso coesistere in base ai punti di vista, ma la creatività segue un binario separato, in quanto i primi sono legati all’oggetto della creatività, sono variabili e mutano nel tempo, quest’ultima è più un metodo, un processo, non il prodotto finito. Si può tentare di riassumerla affermando che è azione finalizzata al raggiungimento di un obiettivo.

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  68. Valentina S   1 Dicembre 2022 at 09:02

    La creatività richiede conoscenza; la creatività richiede esperienza.
    Potenzialmente siamo tutti creativi, questo lo credo fermamente, ma non tutti allo stesso modo e non tutti con la stessa facilità.
    Per alcuni la creatività può richiedere impegno, per altri è semplicemente una liberazione, un bisogno, una necessità.
    Credo che l’infinità di informazioni a cui ognuno di noi viene sottoposto al giorno d’oggi possa complicare il rapporto con essa a chi non riesce a tirar fuori la propria creatività con naturalezza; ma che, al contrario, stimoli e arricchisca sempre di più chi invece riesce a fare di questa il suo pane quotidiano e il proprio grande punto di forza.
    L’articolo è stato molto coinvolgente, rimango comunque del parere che Creatività non possa essere racchiusa in una definizione, in quanto non esiste una “Creatività Pura” da poter definire e idealizzare, ognuno ha la propria.

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  69. Luca   1 Dicembre 2022 at 09:47

    A mio avviso il livello di creatività di una persona è dato in primo stadio dal reddito della stessa. Purtroppo, come in molte altre situazioni, la disuguaglianza sociale incide, e non poco. Dati alla mano scopriamo che la creatività si sviluppa maggiormente in persone che fanno più esperienza, e quindi hanno più conoscienza della vita. Chi ha la fortuna di iniziare e mantenere gli studi ne risulta privilegiato, ma collabora a escludere una grande fetta della popolazione da questa possibilità. A sfavore di chi non si può permettere una retta scolastica, intervengono anche le credenze sociali, che intrappolano e scavano sempre più in profondità la condizione di povertà dell’interessato (pensieri sociali come quello che aumenta la convinzione che percepire un sussidio sia spregevole). Questo processo porta inevitabilmente alla progressiva esclusione sociale.

    Esiste un modo per essere creativi anche in tale situazione?

    Come ho scritto prima, la creatività deriva dall’esperienza del mondo. Il problema arriva quando ci viene impossibilitata la partecipazione all’organismo sociale che più contribuisce allo scopo. L’unica cosa che in questa situazione può riparare la situazione è la natura della persona: dev’essere curiosa, affamata (non solo in senso letterario) di informazioni, di storie di vita, di pensieri; dev’essere una persona pronta ad accogliere ciò che arriva dal mondo, dalla natura, che siano buone o cattive notizie. Queste persone devono fare leva sugli unici strumenti che (a scanso di deformazioni native) condividono con tutte le altre persone: i cinque sensi. Prendersi cura dei propri sensi e allenarli costantemente provocherà non solo un gran miglioramento proprio a livello sensitivo (che fa sempre comodo), ma anche una maggior capacità di accogliere gli stimoli provenienti dall’esterno, quindi un’eccellente ascolto e modellazione sensitiva che dialoga direttamente con la parte creativa del nostro cervello.
    Il mondo è una lunga partita di tennis tra Berrettini e Nadal.

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  70. Lorenzo Dellapasqua   1 Dicembre 2022 at 09:53

    Sono molto d’accordo con la conclusione offerta dal punto 8, in una società come la nostra in cui la razionalità cerca di impostare in canoni quella che ormai è diventata una irrazionalità generale pronta ad esplodere.In tempi così incerti, crucciarsi sul significato delle parole che significano vita per noi non fanno altro che allontanarci dal prossimo e rischiano di farci sentire solo più soli, con un mucchio di parole in mano applicabili al’1% di tutto lo scibile creativo. Se c’è una cosa su cui si deve essere certi oggigiorno è che la creatività in tutto il suo spettro semantico è l’arma per eccellenza dell’essere umano per difendersi dal mondo intero, sin dalla notte dei tempi. La sopravvivenza della nostra specie è dovuta alla nostra capacità di divergere dal mondo animale grazie alle capacità innate della nostra materia grigia. Tutto ciò che fuoriesce in maniera tangibile (deducibile in azione o pensiero) dalla nostra mente è in se creatività, anche se inconscia. Per esempio non possiamo negare l’affermazione che ognuno di noi cammina in modo diverso. Nella misura che, notandone i minimi particolari, nessuno cammina come nessun’ altro ha mai fatto in tutta la storia dell’essere umano. Ancora meglio: ogni passo calpestato nel mondo in questo preciso istante è simile nell’intento ma completamente diverso nell’attuazione da tutti gli altri passi compiuti nello stesso momento e quelli compiuti in tutta la storia umana. Non dovrebbe meravigliarci un affermazione simile, eppure ha dell’incredibile. Non dovrebbe meravigliarci perché in fisica sappiamo che gli atomi non sono appiccicati l’uno all’altro. Tra di loro intercorre uno spazio, tutto questo mentre oscillano e cambiano posizione nello spazio ad una velocità anche essa teorica (molto superiore a quella della luce). Quindi, sempre a livello teorico, è possibile (con probabilità comprendenti una quantità di zeri prossima all’infinito) che la nostra mano nel momento i cui viene appoggiata contro un muro ci sprofondi dentro. Nel senso che in quel preciso istante in cui la parete tocca la pelle tutti gli spazi aperti tra gli atomi accolgono con precisione infinitesimale la materia di cui è composto il muro. Questo concetto, anche se estremizzato, ci fa riflettere su come ogni processo creativo sia indeducibile fisicamente e sopratutto non replicabile applicando canoni. La creatività non è semplicemente ciò che emerge dalla massa dei pensieri di tutti gli umani, questo è un concetto che ci abbiamo cucito sopra forzatamente a causa della cultura e della società di cui dobbiamo esser succubi in qualche misura: perché nati animali sociali moriremo animali sociali. Ma la creatività non è altro che la capacità del nostro misterioso cervello di trovare un modo per sopravvivere in maniera diversa dal giorno prima, per non lasciarci decadere in comportamenti propriamente animaleschi che per natura non sono applicabili sull’essere umano fin da quando il nostro ceppo evolutivo si è distaccato dalla scimmia. La creatività non è una scelta, non è misurabile, non è esclusiva di un piccolo gruppo che ha imparato a sfruttarla meglio di altri. Creatività è vita.

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  71. Benedetta S   1 Dicembre 2022 at 10:42

    Al giorno d’oggi secondo me la creatività potrebbe essere un modo per alleviare i problemi della vita. È qualcosa di flessibile e che può cambiare continuamente. Tendenzialmente la parola “creatività” viene abusata, senza sapere esattamente il suo significato. Infatti spesso si tende a confondere questa parola con la spontaneità. Creare, e dunque anche creatività, significa produrre qualcosa.
    Mi ritengo d’accordo con quanto viene detto nel testo riguardo alla creatività e che quella pura non esiste, poiché al giorno d’oggi è difficile creare qualcosa di mai visto e innovativo.

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  72. Aurora   1 Dicembre 2022 at 11:33

    La creatività non è una proprietà unica, ma è il risultato della complementarietà tra deduzione e intuizione, tra ragione e immaginazione, tra emozione e riflessione, tra pensiero divergente e pensiero convergente.
    concetto di creatività si è modificato nel corso del tempo, infatti, mentre inizialmente essa era considerata una dote innata caratteristica esclusiva di pochi eletti, in seguito se ne è scoperta una possibile acquisizione trasformandola in qualcosa di presente in tutti gli esseri umani, seppure in misura differente.
    Ognuno di noi esprime la creatività a proprio modo, chi con la pittura, chi col computer, chi con gli scritti, chi con i vestiti.
    Se qualcuno mi chiedesse “Cos’è la creatività?” Io non saprei dare una risposta certa; perché per me la creatività è tutto. Tutto nasce dall’idea di creatività di qualcuno.

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  73. Tommaso Morandi   1 Dicembre 2022 at 11:46

    Io penso che la creatività risieda in ognuno di noi, ma bisogna farla emergere, svilupparla con il tempo, con la giusta disposizione mentale, avendo la mente aperta, e ciò è possibile attraverso l’apprendimento e l’osservazione di ciò che ci circonda, soprattutto visitando altri paesi, altre culture.
    A parer mio ogni cosa ed ogni persona potrebbe essere fonte di ispirazione e mezzo per incrementare la nostra creatività, ma bisogna saper cogliere quei dettagli.
    Infatti non è obbligatorio creare cose completamente nuove, gli artisti possono riprendere dal passato e aggiungere dettagli propri.
    Inoltre penso che certe persone nascano con più talento di altri e ciò permette loro di dare incremento alla creatività.

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  74. Cristian Serani LABA   1 Dicembre 2022 at 12:40

    La creatività è uno strumento estremamente utile in qualsiasi ambito, un elemento (che sia una persona, un’azienda, ecc.) con una buona creatività rappresenta un pozzo di opportunità di fronte ad un problema che richiede una soluzione. Qualsiasi creazione necessita di almeno un briciolo di creatività, di conseguenza i nostri antenati hanno fatto uso di questa “meccanica” del cervello per sopravvivere e migliorare la qualità di vita per sé stessi e per gli altri. Essere creativi significa essere capaci, capaci di realizzare qualcosa di nuovo, migliorare quelle esistenti e saper rispondere alle intemperie che l’ambiente ci lancia contro, questo però si riceve dopo un’esposizione alla storia, bisogna conoscere il passato per costruire il futuro, anche se l’uomo ha la memoria breve…

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  75. Linda laba   1 Dicembre 2022 at 12:42

    L’articolo in questione tratta l’importante ed immenso tema della creatività.
    Ultimamente se ne parla spesso, spesso senza sapere effettivamente che cosa sia.
    Il concetto di creatività è qualcosa di flessibile, che cambia in continuazione, infatti, ha subito diverse modifiche nel corso degli anni, in passato era considerata una dote innata posseduta da pochi.
    Oggi, cercando su internet il significato del termine “Creatività” leggiamo la seguente definizione:
    “Capacità produttiva della ragione o della fantasia, talento creativo, inventiva.”
    Tale definizione ci permette di capire che la creatività sembra essere a disposizione di tutti.
    Sono d’accordo riguardo all’affermazione:“L’abuso del concetto astratto “creatività” come un sintomo della sua mitizzazione.”
    Sono d’accordo in quanto penso sia errato attribuire la parola “creatività” ad ogni tipo di novità. D’altro canto, però, non sono in grado di fornire una definizione precisa al termine creatività, in quanto il tema è ampio e ricco di sfumature.
    Per conclusione, credo che in ognuno di noi ci sia un minimo di creatività, ma emerge solo quella di chi è in grado di mettersi in gioco, di sperimentare, di imparare, di esercitarsi, di sbagliare e di migliorare.

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  76. Alyssa T.   1 Dicembre 2022 at 12:48

    Terminata la lettura di questo articolo si è amaramente rafforzata in me l’idea che effettivamente al giorno d’oggi i termini “creativo” o “creatività”, riferiti a colui che agisce su un oggetto, un concetto o un pensiero, vengano impropriamente utilizzati e riutilizzati.

    A primo impatto, quando penso al creare nella mia immaginazione si accendono immagini ideali come con un semplice schiocco delle dita si possa dar vita a un qualcosa nuovo. Di fatto però non posso non pensare che “nulla derivi dal nulla” e quindi cerco di soffermarmi un po’ di più nell’utilizzo di questa parola.

    Creare è sinonimo di agire su oggetti materiali o immateriali, su concetti o dogmi di pensiero al fine di introdurre novità e migliorie, con un’impronta personale. Nel mondo della progettazione e quindi del design o della moda, l’aggettivo di creativo sembrerebbe essere attribuito a colui che escogita il modo migliore di risolvere un problema o soddisfare un bisogno. Questo collegamento implica però un’associazione tra il concetto di creatività e quello di capacità restringendo a “pochi eletti” la possibilità di rientrare nella suddetta categoria.
    In opposizione a ciò porto la seguente riflessione:
    riportate nell’articolo vi sono le definizioni di diverse personalità storiche riguardo al concetto di creatività; tra queste voglio evidenziare quella dei greci: creatività intesa come “attività della metis”, la mente, l’intelligenza pragmatica. Riflettendo su questa spiegazione posso concludere che il vero requisito per la creatività sia la conoscenza, conoscenza del passato, delle tecniche di lavorazione, delle materie prime, del pubblico e il ragionamento che può scaturire da questa conoscenza portando così alla creazione/ realizzazione di qualcosa di nuovo.

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  77. Alice M. LABA   1 Dicembre 2022 at 13:14

    A parer mio la creatività è un’insieme di emozioni e sogni che attraverso moltissimi strumenti si può trasformare e realizzare qualcosa di concreto.

    Rispondi
  78. Elisabetta Ferrucci (LABA)   3 Dicembre 2022 at 17:41

    Quest’articolo mostra quanto sia difficile “etichettare” in modo preciso il significato di una parola inconsistente e imprecisa come la creatività e mi ha spinto a riflettere su ciò che significa per me questo termine tanto usato (spesso anche a sproposito). La creatività è per me quel processo che, partendo dalle nostre conoscenze, ci porta a trovare una soluzione innovativa. È un impulso, un’idea nuova che nasce nelle nostre menti da cose già conosciute e ci porta, quindi, a combinare gli elementi a nostra disposizione per creare un qualcosa di nuovo. Questa visione è affine alla divagazione paleontologica presente nell’articolo, infatti, così come gli uomini primitivi ci hanno mostrato la loro creatività nelle soluzioni da loro adottate per risolvere problemi vitali per la loro sopravvivenza (come procacciarsi il cibo o difendersi da animali e parassiti) così, anche oggi, la creatività ci aiuta a trovare soluzioni alle più svariate problematiche (nell’ambito del marketing, della moda o anche nell’ambito bancario). È un processo continuo, che parte da un’intuizione e che, idea dopo idea, ci porta trovare una soluzione preferibile (poiché, appunto, da idea può nascere idea). Proprio questo concetto è alla base del brainstorming, tecnica utilizzata da molte aziende come punto di partenza per la creazione di nuovi progetti. A mio parare la creatività deriva anche dal nostro bagaglio culturale, infatti, più cose conosciamo, più cose abbiamo visto e più esperienze e contatti abbiamo avuto, maggiori saranno le cose a cui potremo attingere per creare qualcosa di innovativo. Come affermato nell’articolo, elemento importante per lo sviluppo della creatività è anche la ricchezza di rapporti. Relazionarsi con nuove persone, anche provenienti da etnie e culture diverse, ci porta, infatti, ad ampliare i nostri orizzonti e ad aprire la mente alle novità. A volte, però, per essere creativi dobbiamo dimenticare tutto ciò che conosciamo, dobbiamo distruggere le nostre certezze e crearne di nuove; ciò si ricollega alla visione del pittore francese Henri Matisse, il quale affermava che “la creatività richiede coraggio”. Secondo Matisse, inoltre, la creatività richiede anche una giusta dose di intelligenza emotiva; bisogna quindi saper gestire le proprie sensazioni (che siano negative o positive) in modo da trovare il coraggio di essere sé stessi poiché, essere diversi è un punto di forza e non una debolezza.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   4 Dicembre 2022 at 00:31

      Ottimo intervento. Suggestiva la citazione di Matisse.

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  79. Sebastiano Zanon   4 Dicembre 2022 at 20:10

    Dopo aver definito la parola creatività soggetta ad un abuso linguistico viene sviluppato un ragionamento molto complesso che più che condividere come pensiero, mi fa ragionare su come si può sviluppare un progetto nel tempo. Cambiando o rivoluzionando completamente la linea creata precedentemente, seguendo o meno il mondo economico/finanziario, risolvendo problemi ai quali ci troviamo davanti. Perché per due milioni di anni l’uomo in Africa non ha dato segni di progresso? Perché non ne necessitava. aveva l’unica priorità di sopravvivere, quando ha iniziato a capire che poteva avere dei vantaggi sviluppando degli strumenti per cacciare ha azionato un meccanismo mentale basato sulla ricerca della comodità e tutt’ora sta andando avanti.
    Io credo che la creatività sia molto soggettiva: ognuno di noi ha un modo di esprimersi e comunicare, c’è chi come è espresso nel testo una creatività scintilla, quindi un dono, ma io credo che la creatività vada coltivata nel tempo.
    Non credo ci sia un processo scientifico dietro la creatività di ognuno, ci sono dei processi psicologici e di incentivazione alla creatività, ma non credo si possa misurare o prevedere, appunto per il paradosso che viene esposto nel testo.
    Condivido completamente il punto 5 dove spiega come la creatività è necessaria per le aziende e i brand per espandere la propria immagina in concomitanza con i temi attuali, quali sostenibilità e innovazione e trovandoci in un momento molto delicato nell’ambito ambientale, oggi ci si ritrova a dover abbinare la creatività alla sostenibilità per trovare delle soluzioni a favore del nostro Mondo affinché pian piano si possano riscontrare dei miglioramenti.

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  80. Giulia Cantoni   4 Dicembre 2022 at 22:08

    Considero la creatività un modo per esprimersi usando la propria immaginazione liberamente, usufruendoci al tempo stesso della nostra intelligenza ed approfittando delle conoscenze apprese.
    Esistono molteplici modi per essere creativi.
    Uno dei più grandi geni nella storia dell’umanità, Leonardo Da Vinci diceva “sviluppa i tuoi sensi, soprattutto impara a vedere”.
    Parte tutto da un’idea, un sogno, un concetto che ancora non esiste, è da qui che inizia un processo creativo.
    Al giorno d’oggi si è sfatato il mito della creatività come qualità rara presente in pochi soggetti.
    Io credo che sia presente in ognuno di noi ma sono fermamente d’accordo sul fatto che vada coltivata/stimolata giorno per giorno, non è qualcosa che sboccia quando meno te lo aspetti, ma rispecchia secondo me più una differente visione del mondo e un cambio di prospettiva che ci fa sentire vivi, pensare fuori dagli schemi e uscire dalla propria
    comfort zone.
    Questo concetto vorrei approfondirlo grazie a un detto cinese che affermava:
    “se paragonassimo gli uomini a un onigiri e le loro qualità a una umeboshi (prugna) queste si troverebbero sulla loro schiena!
    Essa è diversa in forma, colore e gusto da individuo a individuo e proprio perchè si trova sulla schiena nessuno può vedere la propria,
    per quanto stupenda sia, può vedere soltanto il riso bianco, mentre è più facile vedere quella degli altri.”
    Guardando nella società odierna e soprattutto nell’ottica dei social network la maggior parte delle persone tende a seguire le tendenze o ad avere le stesse idee della massa e sono davvero rare le persone che vanno contro corrente e si fidano del proprio giudizio.
    Ho inoltre riscontrato che la mente creativa è molto più stimolata a creare quando svolgiamo attività favorevoli alla nostra personalità o che semplicemente ci appassionano e che influenzano la nostra sfera sentimentale.
    Se cogliamo questa combo abbiamo più possibilità di avere successo anche in ambito lavorativo per esempio.
    Tutti noi possiamo dire che da piccoli il tasso della nostra immaginazione era smisurato, crescendo abbiamo limitato questa capacità, ma abbiamo appreso nuove conoscenze (elemento fondamentale per il processo creativo).
    Infine voglio esprimere la mia gratitudine nel vivere in un mondo così vario e continuamente stimolante, dove posso arricchire il mio bagaglio culturale a cui attingere per creare.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   5 Dicembre 2022 at 08:31

      Solo una perplessità: “onigiri” e “umeboshi” sembrano parole giapponesi non cinesi. Tuttavia è possibile che un antico sapientone cinese abbia citato le due metafore utilizzando per esse il giapponese. Però doveva essere un vero rincoglionito per non pensare che con un semplice “kagami” (specchio) chiunque di noi può vedere benissimo la propria schiena, compresi eventuali colorate gobbe qualitative.

      Rispondi
  81. Ilenia   5 Dicembre 2022 at 11:47

    Non sono d’accordo per me il “creativo” e chiunque sappia far emozionare, posso essere anche creativi anche i manager ma senza far finire una maison in scandali assurdi come il questo momento Balenciaga.
    Creare non sta solo nel formare una gente ma nell’aprire la mente delle persone.
    Per me Leonardo,Michelangelo e Raffaello non sono solo abili scultori e pittori ma persone che hanno saputo guardare oltre.Se togliamo alla creatività l’arte del sorprendere non ci stupiremmo più di nulla anche nel quotidiano .

    Rispondi
  82. Silvia   5 Dicembre 2022 at 13:43

    A parer mio la creatività è una cosa che abbiamo fin dalla nascita, ognuno la esprime a modo proprio ed è soggettiva (per me una cosa può essere creativa come per un’altra persona può non esserlo).
    Col tempo e con la conoscenza la creatività aumenta, come scritto nell’articolo, gli uomini primitivi, che in base alle loro conoscenze e alle loro esperienze di vita hanno creato delle soluzioni per sopravvivere.
    La creatività non è solo creare qualcosa di particolare ma anche creare soluzioni ai problemi di tutti i giorni.

    Rispondi
  83. PF   5 Dicembre 2022 at 19:49

    Io ritengo che qualsiasi persona possa essere definita creativa, perché in ogni persona c’è la voglia di fare e anche creare cose nuove.
    Essere creativi vuol dire cambiare le cose che si hanno o farle nascere dal niente per creare grandi cose che posso aiutarci nella vita o anche semplicemente valorizzare (come può essere la moda), seguendo un percorso unico e personale, per questo, secondo me, creativo è sia la persona sia il percorso che ci permette di arrivare ad al risultato.
    Al giorno d’oggi la creatività si ricerca in tutto, sia in ambito di moda sia nella semplice vita di tutti i giorni, per questo la creatività comprendere ogni settore e ogni persona.

    Rispondi
  84. Noemi   5 Dicembre 2022 at 19:59

    Per me la creatività è quella capacità spontanea o che si è imparata a sviluppare che ci permette di realizzare qualcosa con le nostre mani, ma anche di pensare in maniera diversa, fuori dagli schemi, di trovare soluzioni dove la maggior parte delle persone trova altri problemi.

    Rispondi
  85. Noemi   5 Dicembre 2022 at 20:02

    Quando si parla di creatività, quasi sempre nella mente appare l’immagine di un’opera artistica di pregiato livello, come se l’atto creativo fosse una esclusiva capacità di poche e fortunate persone. La creatività invece è una qualità presente in ogni essere umano a prescindere dal suo livello anagrafico, culturale, lavorativo e anche intellettivo.

    Rispondi
  86. Livia Scandali   5 Dicembre 2022 at 20:11

    Dopo aver letto l’articolo, definirei la creatività come “la capacità di sopravvivere”, è ciò di cui noi ci serviamo per trovare delle soluzioni ai problemi, più una persona è creativa, più è facile trovare una soluzione originale e fuori dagli schemi. Leggendo l’articolo, in particolare soffermandosi sul punto 4, dove si ricerca la strada per risalire ai primi uomini che hanno dato prova nell’essere innovativi, viene espressamente detto che per quasi 3,4 milioni di anni i nostri antenati non hanno lasciato evidenti prove di innovazioni. Secondo me questo in realtà non dimostra che non siano creativi, ma anzi il contrario. Se accettiamo questa definizione di creatività, la prova che gli uomini siano stati innovativi è per il semplice fatto che noi esistiamo, poiché sono stati in grado di sopravvivere, quindi di creare ciò che era essenziale per la loro esistenza. Tralasciando questo, vorrei riallacciarmi all’esempio lampante della connessione tra esigenza e creatività che viene proposto: gli uomini sono riusciti a creare oggetti da taglio partendo da ciottoli di pietra, dando prova della loro creatività per rispondere a un’esigenza imminente. Perciò l’unica riflessione e distinzione che mi verrebbe naturale fare è tra la creatività legata a un’esigenza e la creatività che invece appartiene a un artista, sono la stessa cosa? Secondo me si, perché in realtà le opere che un artista propone corrispondono comunque a un’esigenza, che è quella di esprimere sé stessi, le proprie emozioni. Allora facendo questo ragionamento la creatività diventa qualcosa che hanno tutti, perciò diventa un vero e proprio paradosso definire una persona creativa ed una no. Ma allora la domanda è: chi è un artista? Secondo me esiste una differenza tra quanto una creatività è sviluppata rispetto ad un’altra. Per questo motivo definirei un artista come quella persona che riesce a pensare, a svincolare la mente dai limiti della realtà, in questo modo riesce a creare ed esprimersi in modi nuovi e originali. In sostanza riesce a trasformare ciò che ha creato per rispondere a una sua esigenza, una vera e propria opera d’arte. Considerando in questi termini il concetto di creatività, basato sulla funzionalità, ma anche sull’originalità, secondo me si può definire la creatività come una dote che tutti hanno, ma che a seconda degli ambiti e di come viene manifestata, si può classificare in base a quanto è sviluppata.

    Rispondi
  87. Gaia   5 Dicembre 2022 at 20:31

    La Creatività dal vocabolario della lingua italiana è la Capacità produttiva della ragione o della fantasia, talento creativo, inventiva.
    La creatività è uno dei poteri che ti offre la vita, tiene in moto la società di cui ne siamo i partecipanti del gioco, definisce le persone e le personalità che siamo, definisce l’essere, trasforma “l’elementare” in “superiore”.
    Ognuno di noi è creativo ha modo suo, creatività viene dal verbo creare.
    Ha un importanza strategica come quanto scritto nell‘articolo,caratterizza i connotatiti delle cose,degli avvenimenti e delle persone.
    Essere creativi significa distinguersi e lasciare un segno di chi ognuno di noi sia.
    Grandi stilisti,designer hanno cambiato stili nelle grandi maison,hanno saputo creare,ideare attraverso la creatività che é uno dei moti e dei valori che mettono in moto un idea o dare vita nuova ad un qualcosa che non aveva le fondamenta.
    Io penso che ognuno di noi c’è l’abbia dentro ma che solo in pochi sappiano dargli valore e trovare la distinzione.
    Creatività é cambiamento,é rivitalizzare non solo gli artisti o i designer sono creativi ,ci sono diversi modi di creatività per creare.

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  88. Carlotta   5 Dicembre 2022 at 20:50

    Penso che la creatività sia la capacità di saper progettare qualcosa di innovativo, sono comunque dell’idea che non esista una vera e propria definizione in quanto è qualcosa di soggettivo che ognuno può interpretare a seconda delle proprie idee ed esperienze.
    La creatività è in continua crescita, ognuno di noi può evolvere la propria conoscendo, più conosciamo e più siamo creativi. Sostengo che più conosciamo nuove culture, nuove etnie, più viaggiamo e scopriamo nuovi luoghi e più riusciamo a “liberare” la nostra mente e dare spazio alla creatività.
    Per me però può essere anche la capacità di andare controcorrente, di non seguire le tendenze e ciò che piace alla massa in quel preciso periodo storico e per questo condivido la citazione di Yamamoto quando dice: “Non ho mai seguito le regole della moda. Ho sempre scelto strade alternative, strade che mi sono creato da solo. Volevo oppormi al sistema delle tendenze e proporre qualcosa di nuovo. Di solito quando tutti dicono che una cosa è bella, a me quella cosa non piace”.

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  89. Giada   5 Dicembre 2022 at 21:00

    L’indagine sulla creatività sotto un certo punto di vista è inutile in quanto è impossibile definirla in modo assoluto, sarebbe come porre dei paletti su qualcosa di estremamente libero e fugace.
    L’individuo è come un vaso vuoto da colmare, e la creatività possiede questa finalità, fondendosi con il singolo e creando un legame da coltivare giorno dopo giorno.
    Tutti possono possederla ma in maniera limitata, in quanto si deve trovare il giusto equilibrio per farla fuoriuscire attraverso la fluidità nel produrre idee, la flessibilità di cambiare la percezione degli schemi mentali, l’elaborazione contenente originalità e una sorta di sensibilità nei confronti delle problematiche all’interno di ogni settore.
    Inoltre chi realmente riesce ad allineare tutti questi punti deve metterci la faccia a 360 gradi, il genio creativo si distacca dal conformismo e si libera dagli scemi standardizzati di questa società per certi versi bigotta e retrograda. La creatività è il fuoco che possediamo dentro di noi e che dobbiamo alimentare in continuazione, percependo attraverso i sensi in maniera razionale e fondendolo con l’immaginazione, il sogno e tutto ciò che ne consegue, creando una rete più grande di noi stessi.

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  90. Serena Gentilini   5 Dicembre 2022 at 21:07

    Parto con il dire che secondo me la creatività è un concetto astratto, come poi se volessimo osare, potremmo dire che lo è la nostra stessa esistenza. Ritengo infatti che in quanto esseri umani sappiamo molte cose ma allo stesso tempo non sappiamo nulla…per davvero.
    Passo poi direttamente al concetto di creatività nella storia: penso che la visione di essa sia giustamente evoluta nei secoli e nelle varie epoche e a seconda della mentalità che le governava. Come cita l’articolo, Raffaello e Michelangelo non si sarebbero mai definiti creativi, questo perché la loro epoca aveva instaurato in loro, nella loro mente, una visione di vita legata al divino e alla praticità dell’uomo. Inoltre non vi era spazio per una totale libertà creativa, i temi trattati nell’arte di quel periodo erano comunque sempre gli stessi, con qualche piccolo primo accenno di personalità dell’artista. Questo però è cambiato molto arrivando all’età moderna, in particolare con il Romanticismo, l’Impressionismo, fino ai giorni nostri.
    Mi trovo perciò molto d’accordo con la scelta dei couturier francesi del XIX secolo, di definirsi “creatori di moda” per differenziarsi dai sarti unicamente artigiani. Penso che effettivamente la creatività si debba in un qualche modo differenziare dall’artigianato, ma una cosa non esclude l’altra. Spesso le due cose coesistono in modo armonioso e molti creativi nel corso della storia sono stati anche abili artigiani. Personalmente attribuisco all’artigianato l’agire fine a sè stesso, in un’azione che di per sè di creativo non ha nulla, fino a quando non si inserisce in quella stessa azione un qualcosa di non sperimentato prima, qualcosa di concepito individualmente. Ecco che allora l’artigiano può essere anche creativo.
    Alla parola creatività associo invece il manifestare l’immanifestato.
    E’ proprio nel momento in cui, nella storia, ci siamo staccati dall’estrema razionalità dei programmi imposti prima di noi, dai modelli già esistenti e dai paradigmi mentali formati nella nostra mente e tramandati nelle generazioni, che abbiamo veramente fatto la differenza nella storia dal punto di vista artistico. Un esempio lampante furono i futuristi e i dadaisti.
    Nel momento in cui ci distacchiamo dai limiti della razionalità la creatività si sprigiona o quanto meno è libera di manifestarsi e se siamo predisposti mentalmente perché essa agisca, saremo creatori. Quindi penso che le persone più creative al mondo, quelle che veramente innovano, siano quelle che hanno la capacità rara di estraniarsi consapevolmente o anche inconsapevolmente, dalle proprie costruzioni mentali dettate dall’esterno.
    Penso che sia anche per questo che molti artisti nel corso del loro operato hanno fatto uso di sostanze stupefacenti durante i loro periodi più creativi, perché queste gli permettevano di sconfinare in una libertà mentale assoluta, simile a quella notturna che ci porta alle visioni oniriche. Penso che ci siano persone che riescono a toccare certi stati mentali naturalmente, diversi da quelli delle droghe, ma che comunque gli procurano una libertà mentale tale da far sì che quel che ancora non è esistito possa venire alla luce attraverso la loro arte/il loro essere diventando innovazione, novità.

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  91. Queen Bedini   5 Dicembre 2022 at 21:14

    A parer mio la creatività è un elemento che si può riscontrare in ogni individuo. C’è chi per natura ha una mente maggiormente creativa che gli permette di ragionare in funzione di essa più facilmente, e chi invece necessità di una preparazione tecnica che gli permetta di esplorare il proprio lato creativo. In entrambi i casi per essere creativi bisogna conoscere ciò che ci circonda, dunque l’ignorante, ovvero colui che ignora, non si informa e non si interessa del mondo circostante non potrà mai essere un vero creativo.
    Essere creativo inoltre non significa solo pensare e creare grandi cose, ma anche riuscire attraverso l’ingegno a risolvere piccoli avversità della vita quotidiana.

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  92. Irene   5 Dicembre 2022 at 21:23

    Inizialmente viene messa la parola “creatività” in stretta relazione con la parola “innovazione” (cosa che ritengo del tutto giusta) anche se non sempre qualcosa di creativo può essere considerato innovativo; ad esempio nella moda, soprattutto ad oggi, vengono riproposti capi già “inventati” in precedenza, ma ciò non implica che non ci sia creatività dietro essi.
    Condivido il pensiero di un commento precedente nel quale si diceva che un manager non è creativo se sceglie un bravo stilista, poiché nel suo lavoro non gli viene richiesta “creatività”, ma strategie di marketing in cui personalmente non ritengo necessario l’utilizzo della creatività, ma di una competenza nel settore e conoscenza di esso.
    Quindi si, non metto in dubbio che ognuno di noi sia dotato di una capacità creativa, ma non tutti possono essere definiti creativi.

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  93. Manuel Ciavolella LABA   5 Dicembre 2022 at 21:30

    Concordo sul fatto che la creatività è un processo complesso, individuale e collettivo, non confinabile da definizioni generiche e generaliste.
    Piuttosto, la creatività, più che a monte, sta a valle: è l’effetto generato da una proposta innovativa che ex-post viene riconosciuta come tale. Il suo motore primo è il saper “fiutare i tempi”, cogliere in anticipo le risposte a domande latenti ed inespresse dei fruitori, siano essi di moda, di arte, di musica, di tecnologia, di “cultura” in senso lato, umanistica e scientifica.
    E’ un po’ come il blocco di marmo intonso di Michelangelo: come diceva l’artista, la scultura esiste già all’interno del blocco; compito dello scultore è rimuovere il marmo in eccesso, mostrare al mondo ciò che già c’era, ma che nessuno, prima di allora, coscientemente vedeva.
    Dunque, non si tratta di originalità fine a se stessa, di provocazione senza sbocco. Al contrario, è un processo pro-attivo che, evidentemente, poggia sulle qualità innate di una mente che sa pensare oltre l’assodato, il consolidato, la tradizione artistica e scientifica. Ma ciò non basta, la cretività va formata e coltivata; è frutto di intuizione, ma anche di capacità di sintesi delle esperienze e di progettazione del futuro all’interno di un “laboratorio sempre aperto”. Tutto ciò implica un secondo aspetto fondamentale: la capacità di lavorare entro e con un’organizzazione strutturata che sappia porre le condizioni per la sua espressione e, a seguire, sappia cesellare l’efficace messa in campo della proposta creativa condivisa.

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  94. Chiara   5 Dicembre 2022 at 22:36

    Niente si crea dal niente: come scrive Umberto Eco nel 2004, la creatività è ars combinatoria: la capacità di combinare in maniera inedita elementi che già esistono.
    Per me la creatività è la capacità di un individuo di combinare ragione ed immaginazione, in modo da produrre qualcosa di nuovo o rinnovare qualcosa di vecchio.
    Perciò, diversamente da quanto si crede, la creatività non è una capacità innata, ma il risultato di continui stimoli esterni.
    Essa si trova più facilmente in quelle persone che sono capaci di trovare collegamenti tra pensieri e oggetti .
    Bisogna considerare il carattere sociale del pensiero creativo, infatti, un pensiero creativo colpisce, in quanto originale, secondo la comunità che lo giudica, di conseguenza, oltre al fattore di originalità, si devono aggiungere delle regole condivise che fanno in modo che la creatività non sia arbitraria.
    Il tutto sta nell’abbattere le regole per svilupparne di migliori.
    per superare una regola bisogna però prima conoscerla. Dunque, la creatività non si può sviluppare senza conoscenza, competenze, preparazione.
 il nostro cervello non è capace di pensare “nel vuoto”, ma si accende quando c’è un problema da risolvere o un ostacolo da superare; come vediamo nel testo, con lo sviluppo del pensiero creativo dalla nascita dell’uomo fino ad oggi.
    Per quanto concerne l’emisfero creatività e moda, penso che anche in questo caso le due cose siano collegate tra loro.
    La creatività è un importante strumento di creazione di valore, d’altro canto il lavoro creativo può non trovare un perfetto allineamento con le effettive opportunità di mercato.
    Nella moda ai creativi, è garantita una autonomia e indipendenza maggiore che ai progettisti in altri settori industriali.
    La maggiore autonomia è motivata sia da ragioni culturali: l’atto creativo è visto come risposta ad una necessità interiore, che da ragioni economiche: l’originalità che deriva dall’indipendenza dei creativi è il motore delle scelte di acquisto dei consumatori.
    Tuttavia, se si vuole parlare di unicità, la creatività antifragile messa in atto da Yamamoto è uno dei migliori esempi, di come, a volte la mente di un creativo sia in grado di elaborare qualcosa di unico, che susciti il desiderio del consumatore e non la necessità.

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  95. Desiré   5 Dicembre 2022 at 22:52

    E se è vero che la creatività porta al successo; chi è una persona creativa, e cosa vuol dire creatività.
    Ciò viene spiegato proprio in questa breve indagine sulla creatività, partendo dal vero significato della parola ovvero creare.
    Creare significa produrre dal nulla qualcosa, ma come dice nel testo non è esattamente cosi, perché la creatività avrebbe a che fare con i processi primari, rimossi a scopo difensivo dalla coscienza del soggetto; quindi potremmo dire che il creare parte dalla nostra coscienza.
    Alla fine degli anni cinquanta e i sessanta del novecento questa parola viene associata alle novità, innovazioni e mutamenti.
    Mentre ai giorni d’oggi come dice nel libro di Stefano Bartezzaghi la creatività la si vede come un concetto astratto.
    Tutti noi possiamo essere creativi questo e un dato di fatto siccome come esseri umani siamo capaci di creare cose nuove.
    Ho trovato molto interessante questa indagine che spiega come e nata è evoluta la creatività nel corso degli anni tramite fattori sociali, economici e culturali.
    Confermo che chi lavora nel modo della moda deve essere creativo, perché e proprio da quella che deriva l’indipendenza dei creativi ed è il motore delle scelte di acquisto dei consumatori.

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  96. Mbappe   5 Dicembre 2022 at 23:19

    Io sono dell’idea che la creatività sia qualcosa che si è imparato a sviluppare fin dalla nascita, che ci permette di realizzare qualcosa di innaturale grazie alla forza del pensiero, quindi non sono dell’idea che questo aggettivo venga utilizzato solo esclusivamente per definire una persona più acculturata di un’altra

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  97. elisa   5 Dicembre 2022 at 23:21

    Sono d’accordo sul fatto che il termine “creativo” sia ormai utilizzato con molta leggerezza non attribuendogli il giusto valore che in realtà possiede, spesso la si sente pronunciare verso persone che non hanno sviluppato niente di nuovo, e a parer mio questo fa perdere valore alla parola.
    Penso che una persona creativa sia colei che riesce a d’andare oltre, grazie alle sue conoscenze, e crea qualcosa che altri non immaginerebbero.
    La creatività è in continuo mutamento e si plasma in base alle società che si susseguono a seconda delle loro necessità artistiche o scientifiche.
    Penso che la creatività sia necessaria per il successo in tutti gli ambiti, perché una persona creativa è per me una persona che si distingue trovando soluzioni e innovazioni nel proprio settore, quindi a mio dire sono creative personalità come Freud o Marinetti ma anche Ado Campeol inventore del tiramisù.
    Non penso che la creatività sia qualcosa di innato, ma penso sia qualcosa che per la maggior parte si sviluppa nei primi anni di vita di un’individuo, magari più che sviluppare la creatività in se si sviluppa, in base a ciò che ci circonda, una predisposizione alla creatività.
    Sono convinta però che la cosa più importante se si vuole sviluppare la propria creatività sia la conoscenza, solo cosi si può creare qualcosa di nuovo, (se non veniva inventata la ruota ora non ci sarebbero le macchine).
    Nell’ambito della moda quindi penso debba essere creativo sia lo stilista sia chi lo sceglie e gestisce l’azienda, perché a sua volta deve essere una sorta di visionario che riesce a capire cosa può o non può funzionare per raggiungere il suo scopo.

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  98. Francesco Casadei   5 Dicembre 2022 at 23:33

    Ho capito solo dopo quasi 2 ore leggevo che “Breve indagine” fosse un modo ironico per far capire che questa questione delle origini della creatività richieda ben più di una BREVE indagine. Ad ogni modo…
    Per quanto mi riguarda Alessandro Michele e Demna Gvasalia hanno cambiato i mondi di stile delle due rispettive maison in meglio dato che probabilmente, c’era la necessità di “stravolgere” e la richiesta (dei clienti) di un qualcosa/ uno stile nuovo, allontanandosi finalmente dalle radici fondate che si stavano portando dietro da troppi anni, come poi si è potuto notare le loro fantastiche idee hanno portato senz’altro un incremento sotto, immagino, tutti i vari aspetti aziendali delle due maison.
    Ho apprezzato molto il passo storico e sopratutto al legame tra CREARE e CRESCERE, ammetto di non averci mai riflettuto, ed effettivamente pensandoci condivido la strettissima unione tra le due.
    Dopo aver analizzato l’indagine penso comunque di rimanere nella cerchia di coloro che sostengono la Psicoanalisi, ovvero che la creatività “avrebbe la valenza di un sintomo e i creativi sarebbero tutti un po’ perversi.” appoggio fortemente questa versione e questa visione di creatività, sono dell’idea che sia una vera e propria dote con la quale ci si nasce e non tutti sono fortunati ad esserne in possesso.
    Sono un pò incredulo riguardo l’obbiettivo di poter riuscire, con i giusti metodi ed i giusti mezzi,a far diventare qualcuno che non nasce con questa dote, un individuo capace di impararne ed acquisirne la visione e di persino poterla utilizzare quando serve.
    “Sbagliare momento e modo significa in realtà ucciderla.” questa frase mi ha colpito, perchè pensavo… (smentendo quello che ritengo sia giusto), poniamo il caso quindi, che chiunque su questa terra sia un creativo, mi viene da dire che:
    chi ne è in possesso riuscirà (per sua natura?) a cogliere sempre il giusto momento e modo, invece per chi non ne è in possesso continuerà ad “ucciderla” per sempre.
    Ero abbastanza fiducioso, mi stavo rispecchiando in diversi aspetti di un creativo, fino a che non arrivo a queste parole “Ma Gabora ritiene che lo studio delle persone creative di oggi ci dia un indizio essenziale. Il pregio di queste persone, spiega, è avere la testa tra le nuvole. Quando affrontano un problema, lasciano vagare la mente, in modo che pensieri o ricordi ne evochino spontaneamente altri. Queste libere associazioni facilitano lo stabilirsi di analogie e producono pensieri originali e innovativi.”, quindi mi chiedo… Non sono un creativo “di natura”?

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   6 Dicembre 2022 at 00:57

      Proviamo ad usare le parole immaginazione e immaginario. Tutti sono in grado di sviluppare fantasie e proprio tutti ogni tanto hanno la testa nelle nuvole. Non credo sia una spiegazione considerarla qualcosa di innato. Preferisco l’idea che in un sistema mente-cervello a un certo punto dello sviluppo della soggettività, prima dell’acquisizione del linguaggio emerga una funzione autonoma rispetto alle percezioni primarie che ci restituiscono il sapore delle realtà, Molti chiamano questa funzione “immaginario” e la facoltà ad esso correlata “immaginazione”. Ora chiediamoci, immaginario/immaginazione sono una condizione necessaria alla creatività? Rispondiamo pure di sì a patto però di aggiungere: “non sufficiente”. Perché? La dimensione creativa di una sequenza di azioni ci costringe a uno strenuo confronto con la materia espressiva che mette a dura prova le nostre acquisizioni tecniche sia che le direzioniamo verso la maestria e sia che ne dichiariamo il fallimento. Qui non è in gioco solo l’immaginazione bensì il lento e duro lavoro su se stessi per raggiungere la padronanza del mezzo che abbiamo scelto e delle materie che dobbiamo manipolare.
      Sostenere che essere creativi dipenda soprattutto o solo dal talento mi pare riduttivo e poco rispettoso del duro lavoro che i creativi conclamati spesso ci ricordano quando ci raccontano le loro vite. Ma c’è un’altro aspetto che tendiamo a sottovalutare quando tiriamo in ballo il talento. Essere creativi rappresenta un costo che qualcuno deve sostenere e quindi implica una ricerca di risorse. Qui entrano prepotentemente nel gioco le chances e ciò che chiamerei l’intelligenza operativa. Avere delle chances significa che fortuna e caso incidono non poco sui processi creativi. L’intelligenza operativa è forse l’arma più preziosa che il nostro cervello/mente se ben allenato, può offrirci per trovare chances e non soccombere all’inevitabilità del caso.
      Allora, per farla breve, ho elencato talento, immaginazione, tecnica, maestria, rischio, caso e intelligenza. Perché il talento, cioè la più imperscrutabile tra queste dimensioni dovrebbe avere un ruolo decisivo? Come nasce questo mito? Cosa spiega?

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  99. Elisa F. LABA   5 Dicembre 2022 at 23:57

    Sono completamente d’accordo per quanto riguarda la visione dinamica della creatività, che però non saprei se definire causa o effetto della rapidità dei tempi odierni.
    In un mondo in continuo movimento e cambiamento, con movimenti e cambiamenti casuali, la creatività Antifragile sembra l’unica che riesca a sopravvivere e che abbia senso di esistere.
    Un altro concetto per me fondamentale è la presenza di almeno un briciolo di capacità creativa, che allenata in maniera opportuna può crescere.
    Per questo sono d’accordo con ciò scritto nell’articolo.
    Le scuole odierne (al di fuori forse delle scuole d’arte) non danno la giusta importanza alla creatività, e così facendo non permettono il suo accrescimento.

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  100. Emilia Gregori (Laba)   6 Dicembre 2022 at 00:11

    Condivido il pensiero che il concetto di creatività non sia riconducibile solo al mondo dell’arte, ma anche a tutto il contorno.
    Anche se è difficile ridurre questa parola a una semplice definizione, penso che ognuno di noi abbia intrinseco in sé un significato o per lo meno un’idea su cosa possa esprimere questa parola.
    È anche vero che fino ad ora non avevo mai pensato alla possibilità di porre la creatività come parte integrante di un processo e non solo come idea iniziale o anche proprio il fatto di distinguere tra creatività scintilla e creatività possibile.
    È sempre comunque necessario rapportarsi con gli altri per avere sempre nuovi spunti ed essenziale è anche l’assetto mentale di ognuno di noi, che ci permette di incorrere eventualmente nel rischio, sperando si trasformi in anti-fragilità o comunque in un vantaggio competitivo.

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  101. Jacopo Isabettini   6 Dicembre 2022 at 11:08

    La creatività. La creatività secondo il mio punto di vista è un’abilità che tutti quanti hanno, sin da bambini. Non esiste uno più bravo e uno meno bravo, ma solo uno che nella sua creatività, tira fuori tutte le sue “conoscenze“ e le mette in pratica in tutti i suoi progetti (che sia nel mondo della moda ecc…..). Molte volta la gente ci pone questa domanda: È più creativo il bambino o L adulto? Secondo me sono “creativi” tutti e due. Nonostante il bambino conosca meno “cose” rispetto all adulto, ma anche nel suo piccolo
    Mondo il bambino può creare cose creative .

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  102. Virginia   6 Dicembre 2022 at 14:19

    Penso che la creatività sia un mondo vastissimo che, ognuno di noi, interpreta in maniera molto personale, non ci dovrebbero essere regole perché poi alla fine la creatività può essere qualsiasi cosa che facciamo, pensiamo e creiamo.
    Cito una frase che ho letto in rete e mi ha colpito molto: “La creatività è l’arte di sommare due e due ottenendo cinque”. – A. Koestler
    Effettivamente trovo molto vero questo concetto, tutti noi possiamo tramutare le nostre esperienze in qualcosa, senza troppe regole e schemi.

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  103. Amedeo F.   10 Dicembre 2022 at 21:26

    Seguendo l’etimologia della parola creatività = “creare” “produco” “crescere”, mi pare evidente che ai giorni nostri si sia snaturata completamente la sua essenza, risucchiata dai grandi brand del tech o della moda. La parola “creatività” è e sta diventando un’altra keyword in bocca al tritacarne del marketing.

    A parer mio, quando un creativo si sente tale, già smette di esserlo, è bene che non lo sappia. Dovrebbe essere una specie di problem solver curioso di tanti aspetti e con la capacità di trovare la soluzione all’esigenza nella maniera più efficiente possibile adoperando al meglio il cosiddetto “pensiero laterale”.

    Con l’estrema velocità di un mondo iper produttivo che non ha tempo da perdere è come se fosse diventata una specie di spada di Damocle per progettisti o creativi o maker o qualsiasi altra figura in ambito aziendale. Creativi che molte volte, vengono spremuti della loro creatività e poi rimpiazzati da altri più freschi.

    Sempre più spesso tra le figure ricercate si cercano persone “creative” che vuol dire tutto e niente, utilizzando questa parola come specchietto per allodole in più sensi. I lavoratori che si sentono creativi, o che ambiscono ad esserlo, il più delle volte sono richiamati da questa parola perchè vi ci vogliono sentire. E di conseguenza anche i fruitori delle aziende che si propongono come progressiste, il tutto per essere sempre appetibili per i propri clienti.

    Probabilmente una volta, non so quando, la parola creatività poteva avere il medesimo significato di progresso, ma sicuramente oggi non è esattamente la stessa cosa.

    La creatività, avrebbe bisogno di tempo, di essere condivisa, in modo da convogliare al meglio tutte le energie/pensieri possibili, così da esprimersi al massimo del suo potenziale.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   11 Dicembre 2022 at 09:16

      Sì hai ragione: oggi la creatività non può più coincidere con l’idea di un irrefrenabile progresso. La sua parte oscura impegnata nella distruzione del passato, delle tradizioni è ben evidente. Eppure non possiamo farne a meno. Ci occorrono livelli di analisi più articolati rispetto alle semantiche che discendono dal suo uso ordinario.

      Rispondi
  104. Giorgia (Laba)   11 Dicembre 2022 at 23:33

    Sono dell’idea che alcune parole, come in questo caso “creatività” non debbano essere compresse in una definizione rigida, ma che il loro significato debba essere lasciato all’ interpretazione delle persone stesse.
    Sappiamo per certo che l’uomo è da sempre un essere creativo, in grado di dar vita a delle innovazioni e questo c’è noto grazie ai reperti storici che che sono rimasti intatti per anni.
    Proprio come scrisse Heather Pringle, la creatività si è evoluta con il passare del tempo, potremmo dire quindi che come noi non “nasciamo imparati”, ovvero che appena nati non sappiamo già tutto, questo valga anche per la creatività.
    Solo conoscendo al meglio ciò che ci circonda e vedendo le cose da una prospettiva differente, possiamo essere creativi.
    Proprio come è scritto nell’articolo sono d’accordo con l’affermazione che la creatività non è solo una questione d’intelligenza, ma di ricchezza di rapporti, è importante venire a contatto con culture ed etnie diverse così da poter allargare i nostri orizzonti.
    Ad oggi penso che sia ancora difficile etichettare la creatività e forse è giusto così, ma sono allo stesso tempo convinta che si faccia un uso spropositato della parola.
    Una mia idea è che non sempre la moda è creativa, ci basti pensare che ora nel 2022 sono tornati di moda i jeans a vita bassa degli anni 2000 o le calze colorate che ci fanno fare un tuffo negli anni ‘60.
    Gran esempio di creatività/ astuzia e d’originalità, a mio avviso è stata quella messa in atto da Coperni nella sfilata primavera-estate 2023 tenuta durante la Fashion Week di Parigi.
    Il brand nasce dalla visione creativa e futuristica di Sébastian Meyer e Arnaud Vaillant, che si sono concentrati in modo particolare sulla ricerca dei materiali, come nel caso della minibag in vetro o delle giacche in neoprene.
    Ma quello che ha lasciato tutti a bocca aperta è stato il gran finale, che ha visto protagonista la modella dell’anno Bella Hadid che è stata cosparsa di un spray, il Fabrican, che a contatto con l’aria e il corpo della modella diventa un vero e proprio capo.

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  105. Emma Laba   15 Dicembre 2022 at 11:36

    La creatività per me è un modo di esprimere le proprie idee e i propri ideali, è un modo di affrontare la vita in un modo inimitabile, non sarà mai uguale ad un’altra persona.
    La creatività è un qualcosa di aperto e di flessibile, che può cambiare continuamente.
    Essa ci permette di esprimerci al meglio e pensare fuori dalle righe.
    Ci sono persone più portate alla creatività di altre, ma non vuol dire che altre non possano impegnarsi nell’esserlo.
    Usare la creatività significa mettere insieme le informazioni in maniera diversa così da generare nuove soluzioni.

    Rispondi
  106. Giona   28 Dicembre 2022 at 16:33

    Quando parliamo di creatività è estremamente difficile da definire come concetto, e forse è giusto non definirla… Ma cosa posso dire sulla creatività? Innanzitutto concordo con l’idea che la creatività è di tutti. L’essere umano, come scritto in questo articolo, ha sempre avuto “l’istinto” creativo. Penso sia la creatività uno degli elementi fondamentali che ci distingue dalle altre specie viventi sulla terra. Ma la creatività può essere sviluppata, attraverso le conoscenze infatti, a parere mio, se una persona possiede più conoscenza, ha più elementi da combinare insieme, come tasselli di un puzzle. Così facendo riuscirà a creare qualcosa di veramente unico e originale.

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  107. laura rontini LABA   29 Dicembre 2022 at 16:01

    Ai giorni d’oggi questa parola è spesso e volentieri usata a sproposito e troppo frequentemente.
    Personalmente credo che la parola creatività non abbia un significato preciso, anzi penso che possa variare di situazione in situazione e che è impossibile da definire in una sola frase.
    Potenzialmente siamo tutti creativi, ma non allo stesso modo perché ogni essere umano è diverso; per alcuni essere creativo potrebbe essere un gioco da ragazzi, una cosa che gli viene naturale, mentre per altri potrebbe volerci un po’ più di sforzo per tirar fuori un’idea geniale e creativa.
    Quindi credo che la creatività sia contenuta in ogni individuo, e che ognuno può e sa esprimerla a modo suo.
    Essere creativi significa essere intelligenti e capaci, capaci di realizzare qualcosa di nuovo, migliorare quello che c’è già e saper rispondere agli stimoli del mondo, ma questo può accadere solo se si è a conoscenza della storia, bisogna conoscere il passato per costruire il futuro.

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  108. Rosa   29 Dicembre 2022 at 16:54

    Io penso che la creatività faccia parte di ognuno di noi sin dalla giovane età e che nel corso della nostra vita abbiamo imparato ad esprimerla a modo nostro e in ambiti differenti. Quindi noi tutti siamo creativi , basta solo capire come e dove farla emergere.

    Rispondi
  109. Enea Tacchi (LABA)   31 Dicembre 2022 at 09:52

    Il concetto di creatività sembra avere un significato ben articolato che potrebbe modificarsi a seconda della tematica in cui questo viene inserito. Molto spesso viene associato al concetto di ‘creazione’ e di ‘nuovo’ se si pensa ad un aspetto piu’ materiale, si pensi ad esempio alle giacche destrutturate di Giorgio Armani, oppure associato al significato di ‘genio’ se rapportato invece ad una persona, come potrebbe esserlo per la moda Alexander Mcqueen .
    Pensando alla storia, il concetto di creatività venne a lungo associato a quelli che un tempo venivano definiti ‘pazzi’. Lo stesso Sigmund Freud confermo’ il fatto che la creativita’ potesse inoltre essere un sintomo della pazzia in quanto noto’ come molto spesso i grandi motteggiatori mostrassero ‘una personalità’ scissa, con predisposizione alle malattie nervose’. Mi viene quindi in mente, in tale circostanza, una definizione di creatività intesa come un costrutto che permetta di uscire da quello che viene comunemente associato al concetto di “normale”. Ma che cosa e’ “normale”?
    Molto spesso si sente parlare di “problem solving” come la capacità di una persona di far fronte ad un problema. Tale aspetto sembrerebbe essere associato al funzionamento cerebrale del lobo frontale, in particolare del lobo orbitofrontale, definito, per le numerose connessioni con tutte le strutture cerebrali, come centro di controllo del nostro modo di comportarci e di agire. Di norma il problem solving ci permette di affrontare dei problemi secondo le regole che ci sono state insegnate o di cui abbiamo conoscenza, si pensi ad esempio alle operazioni matematiche. Osservando tale sistema mi sorge una domanda: E’ possibile che la creatività possa nascere da un modo differente di problem solving? Un modo di pensare e di operazionalizzare che si distingue dalle comuni abilità di affrontare delle difficolta’? Secondo tale pensiero sembrerebbe che la creatività nasca solo da situazioni di difficolta’, e se fosse davvero cosi’, e’ possibile che la creativita’ non sia un elemento innato che appartiene solo ad alcuni ma sembrerebbe essere un aspetto che tutti possono avere distogliendosi dei comuni ideali affrontando i diversi problemi secondi punti di vista differenti.
    Non ho mai pensato alla creativita’ come caratteristica distintiva solo di alcuni individui, ma penso che tutti abbiamo un qualcosa di creativo, un qualcosa che permetta di distinguersi dagli schemi a cui siamo abituati. Tutti quindi possono a loro volta creare ed essere geni, anche se non sempre questo puo’ essere riconosciuto dagli altri, questo però non vuol dire non essere creativi.

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  110. alessandra puggioni   31 Dicembre 2022 at 10:39

    Sono convinta che la creatività sia una capacità produttiva suscitata dalla razionalità, dalla fantasia o dall’inventiva, che ognuno di noi possiede, in grandi o piccole parti. Inoltre permette di creare e pertanto modificare, ciò che viene considerato “banale”, in qualcosa di straordinario.
    La creatività, quindi, si può esprimere tramite sistemi differenti, e perciò riesce a trasgredire i canoni imposti dalla società per formarne atri più competenti e convenzionali.
    Un esempio di un brand di moda che va contro la critica e il pensiero della società di questo secolo, è Moschino. Nelle sue collezioni rappresenta lo stile in maniera umoristica e ingegnosa, rimaneggiandola, a tal punto di rendere libera ogni scelta di stile e colore.
    Sono giunta alla conclusione che il termine “creatività” non è altro che un modo per esperimenterò le proprie emozioni mediante l’immaginazione, la curiosità, associazioni tra idee, al fine di ottenere risultati originali ed efficaci.

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  111. Michela S   3 Gennaio 2023 at 19:45

    La creatività è un aspetto che contraddistingue l’uomo dagli altri esseri viventi. E’ la capacità di porsi domante per affrontare e risolvere problemi, avere una mente elastica e aperta. Può essere una caratteristica di pochi individui la capacità di generare idee e nuove visioni, ma anche un ragionamento collettivo creato da più menti, lo scambio di più idee.

    Bisogna prestare attenzione a non abusare di questo concetto e non additarlo a tutto ciò che è assomiglia alla novità, innovazione e mutamento.

    La parola creatività può avere diverse sfaccettature a seconda dei periodi storici e popoli che hanno provato a darle una definizione rigida; ed è qui che si trova il problema. E’ una parola che ha un carattere enigmatico che diventa il suo punto di forza, crea in noi dubbi quindi produce fascino.

    Trovo interessante il concetto di creatività anti fragile. Avere il coraggio di proporre la tua offerta creativa per quanto strana o azzardata che sia. Non si possono fare previsioni certe sul successo o sulla domanda del marcato. Ovviamente un’azienda non può sempre ragionare in questo modo, ma ogni tanto il rischio può diventare un paradossale vantaggio competitivo.

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  112. Giacomo Lorenzetti (LABA)   4 Gennaio 2023 at 17:19

    L’articolo mostra in modo molto ampio le componenti che portano allo sviluppo e alla maturazione della creatività, evidenziando che questa non si possa definire, etichettare ed ingabbiare in un unico significato e neanche limitare ad un solo contesto, come ad esempio quello artistico.
    Gli aspetti che condivido profondamente, come molto impattanti sulla creatività, sono sia l’influsso socio-culturale, sia la peculiarità dell’essere umano che è caratterizzato da capacità nel creare cose nuove e desiderabili, perché dotato di un pensiero critico legato alla propria personalità ed alle caratteristiche proprie della persona.
    A mio avviso l’essere umano, come soggetto pensante, è portato ad essere quello che è a causa delle esperienze che vive. Freud sostiene, ad esempio, nella prima topica della sua teoria sulla personalità, che questa è divisa in 3 strutture: conscio, preconscio e inconscio.
    Egli afferma che la creatività è una risposta positiva a un desiderio inconscio infantile, di natura prevalentemente sessuale, che è stato frustrato e poi rimosso – cioè dimenticato – dalla mente; in poche parole sostiene che la creatività è frutto della sublimazione di energie scaturite da una situazione frustrante, e del loro ri-orientamento in una direzione produttiva. In questo modo l’attività creativa diviene non solo socialmente accettabile ed utile, ma anche fonte di gratificazione per la persona.
    Quanto detto avviene quando la consapevolezza che si debba venire a patti con le situazioni e inventarsi delle vie di uscita, si sostituisce al bisogno di appagare qualsiasi desiderio in modo immediato e incondizionato.
    Condivido il fatto che possano esistere degli individui più talentosi di altri, ma, la chiave, che ci porta ad essere in grado di sviluppare un processo creativo, è sicuramente ampliare la nostra conoscenza entrando in contatto con altre etnie e altre culture e, soprattuto, vivendo relazioni nuove capaci di portarci ad avere una visione più globale della realtà. Jung, infatti, sostiene l’esistenza di un profondo legame tra il manifestarsi della creatività e la psiche che si trasforma attraverso le esperienze che vive la persona.

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  113. Antonio   6 Gennaio 2023 at 16:41

    Devo ammettere che dopo la lettura di questo articolo è aumentata la quantità di dubbi che ho nel concretizzare il macro tema della creatività in sé.

    Personalmente sostengo la creatività e il creativo siano due cose differenti; La creatività può essere presente in ciascuno di noi,in modo più o meno evidente/percettibile, esercitando la nella vita di tutti i giorni: per risolvere in modo alternativo dei problemi, nel modo di vestirsi, nel modo di rapportarsi, ecc…
    Il creativo invece è quel tipo di persona che utilizza la creatività costantemente (si potrebbe dire che la utilizza a 360°) applicandola costantemente nella vita di tutti i giorni. Il creativo non si definirà mai tale perché nella sua ottica di pensiero (che è differente da quella di una persona ordinaria) si vedrà solo come una persona con ottime capacità in un determinato ambito (per esempio: Armando Testa, Depero, Cappiello, ecc…)

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  114. Margaret.N   7 Gennaio 2023 at 08:48

    “La creatività è un tentativo di risolvere un conflitto generato da pulsioni istintive biologiche non scaricate, perciò i desideri insoddisfatti sono la forza motrice della fantasia ed alimentano i sogni notturni e quelli a occhi aperti.” sigmund Freud.

    A mio parere, la creatività comprende la capacità di scoprire idee nuove e originali, connessioni e soluzioni ai problemi ai problemi. È una parte del nostro viaggio come gli umani che promuovono la resilienza, la gioia scintilla e fornendo opportunità per l’autorealizzazione. Un atto di creatività può essere grandioso e stimolante, come creare una bella pittura o progettare un’azienda innovativa. Ma un’idea non è necessaria essere artistica o in tutto il mondo per contare come creativo. La vita richiede atti quotidiani di ingenuità e nuove soluzioni alternative; In questo senso, tutti possiedono qualche misura di creatività, anche se non se ne renderanno conto. La vita è piena di piccoli momenti che richiedono nuove idee o soluzioni sorprendenti.

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  115. Rebecca Malucelli (LABA)   8 Gennaio 2023 at 17:29

    In questo articolo si affronta il tema della creatività e cosa essa sia. A mio parere la creatività è parte integrante di noi, uno strumento che ci permette di esprimere noi stessi e ciò che siamo, ci permette di “creare” qualcosa, partendo da ciò che conosciamo, dalla nostra esperienza, da ciò che ci piace e dalla nostra immaginazione. È un’impulso che deriva da noi e dalle nostre conoscenze, molto soggettivo, senza regole o limitazioni. La creatività è ciò che sta alla base di ogni grande invenzione, soprattutto nell’arte e nella moda, collegare idee, spunti, conoscenze, “illuminazioni” e arrivare a qualcosa di nuovo per noi, che magari non avevamo mai fatto o pensato.
    La creatività è stimolante, ci tiene attivi e vivi, ci permette sempre di metterci in gioco, di scoprire e di scoprirci.

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  116. Pekins Omorodion Laba   8 Gennaio 2023 at 18:08

    La creatività è un concetto complesso con molteplici sfaccettature, esso oggi è divenuto un termine utilizzato, futilmente per rappresentare tutto ciò che viene creato e che piace, ad esempio un bambino può disegnare un albero con un colore inusuale e ad esso verrà assegnato il titolo di creativo. La creatività a parer mio è un’abilità che tutti posseggono ma che non tutti sono in grado di mettere in atto (es.ti viene in mente in idea per un bellissimo quadro ma non sai dipingere), questo è un fattore che determina anche le persone più o meno creative, un’altro può essere il livello di creatività posseduto da ciascun individuo che varia in base alle conoscenze culturali e generali di una persona. Dal mio punto di vista la creatività è una dote che va allenata e ampliata attraverso lo studio e la sperimentazione, più si conosce più si diventa creativi perché come hanno fatto artisti dell’antichità, si può prenderne spunto dal passato per creare un qualcosa di innovativo o addirittura rivoluzionario. Concludo riaffermando che il termine creatività va osservato attraverso a più aspetti ma spesso viene dimenticato il suo vero significato e viene ridotta la sua importanza diventando un comune aggettivo.

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  117. Laura Nuzzo (Laba)   9 Gennaio 2023 at 21:33

    Cos’è la creatività? Per quanto se ne parli, è difficile definire questa parola in poche righe. Molti autori, soprattutto nel campo della psicologia, ci hanno provato con risultati diversi. Ognuno ha la sua definizione e molte nemmeno si assomigliano

    Il tema è sfuggente e ricco di sfumature. Dalle grandi invenzioni alle opere d’arte, dalle scoperte scientifiche al design, da un nuovo metodo di allenamento e da mille altre cose che vedi sul web, si capisce che gli approcci creativi si trovano ovunque. Come nascano è spesso un mistero inafferrabile. Viene accostato a qualcosa di fuori dal comune, quando invece avere un’idea e creare qualcosa di nuovo é una caratteristica umana molto diffusa

    La creatività non si esaurisce in un singolo istante. E’ un processo fluido e non lineare che segue diverse fasi in un arco temporale che è impossibile stabilire. Dipende dalla situazione, dalla persona, dal contesto socio-culturale e da molti altri fattori.

    In estrema sintesi possiamo pensare a 4 fasi del processo creativo:
    Preparazione,Incubazione,Illuminazione!Realizzazione

    Preparazione,
    La fase di raccolta delle informazioni necessarie per risolvere un problema o per conoscerlo più a fondo. E’ un momento di attenta osservazione e ricerca attraverso fonti diverse,
    Incubazione
    E’ il momento di profonda riflessione su tutto quello che si é raccolto e sviluppato nella fase precedente.
    Illuminazione
    E’ la luce che accende la lampadina e ci consegna un ordine imprevisto degli elementi con cui abbiamo lavorato fino a questo momento. E’ l’istante che cambia il corso del processo.
    Realizzazione
    Se l’idea regge e supera l’entusiasmo iniziale, allora si va verso la chiusura del processo. Non é scontato, molte idee brillanti si scontrano con difficoltà “pratiche” al momento della realizzazione

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  118. Luigi Lupini   10 Gennaio 2023 at 14:00

    La creatività è qualcosa di impercettibile che anche secondo il mio parere si trova in quasi tutti i lavori manuali o meno, la creatività è qualcosa di incapibile, qualcosa che è sempre in mezzo a noi: tuttavia la creatività è qualcosa che riesce a svoltare la visione attuale che abbiamo di un qualcosa. per me qualcosa di davvero creativo nella moda è qualcosa che gli altri riguardo un brand non hanno pensato, qualcosa che lo stilista precedente non ha voluto implementare, qualcosa che sicuramente si è già visto in altri brand ma nessuno ha pensato di implementarlo proprio in quello specifico; la creatività è un qualcosa che non esiste ma allo stesso tempo è sempre in mezzo al nostro cammino

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  119. giamperoli martina   11 Gennaio 2023 at 23:26

    io penso che esistano vari tipi di creatività e ognuna di queste è indispensabili nei diversi ambiti come possono essere: design, moda, marketing, economia. in ogni settore è necessaria la presenza di soggetti che possano portare delle novità all’interno del campo in cui lavorano. essere creativi non è facile come può sembrare, per esserlo bisogna avere un grande bagaglio culturale sulle palle, conoscere il passato e approfondirlo.
    bisogna anche sottolineare il fatto che viviamo in una società fortemente sviluppata, per cui non è sempre facile esprimere la propria creatività in qualcosa di nuovo, perchè probabilmente già esiste. nonostante questo però ci si può migliorare, puntare sulla rielaborazione di qualcosa che gia esiste sul mercato e reidearla per creare qualcosa che sia, forse, anche migliore.
    il termine creatività a mio parere rimane una parola molto generale e che può racchiudere più significati, per cui non ha motivo di essere limitata.

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  120. Nicola   12 Gennaio 2023 at 12:12

    Ritengo che la creatività sia necessaria per tutto ciò che facciamo, serve creatività per avere l’idea giusta, realizzare qualcosa di nuovo ma anche per gestire un’azienda al meglio.
    Credo inoltre che la creatività, soprattutto in un ambito come quello del design vada a stretto contatto con quello che può essere definito il “meraki” greco; per meraki si intende innovare con passione, mettere la propria essenza in quello che si fa. Ecco credo che quando una persona riesce a mettere se stesso in quello che fa, con passione e ovviamente consapevolezza e conoscenza, sia sulla strada giusta per diventare una persona creativa.

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  121. Ilenia   13 Gennaio 2023 at 11:06

    Sono d’accordo che la parola creativo/a indirizzata al fare di una persona su un oggetto o su un pensiero venga continuamente usata in modo errato.La parola creare percettivamente mi da l’idea di schioccare le dita e ottenere qualcosa dal nulla. Creare perciò non può significare nient’altro se non produrre, generare, fabbricare un qualcosa, non per forza di fisico, attraverso l’associazione e l’integrazione di parti, uguali o diverse. Questa definizione però può essere estesa e rigirata come un calzino per ogni situazione.Quello che secondo me è successo nella moda e nel resto degli ambiti dove si abusa di questa parola è che il creativo sembrerebbe essere semplicemente qualcuno che crea combinazioni nuove e non esistenti, mosso da un motore immobile chiamato “bisogno” .Questo basta per essere creativi? Si il creativo è qualcuno che ha sviluppato un idea o un pensiero svolgendo passaggi o traendo spunto dalla propria esperienza per sviluppare un idea o pensiero innovativo che possa essere riconosciuto da altre persone. Non credo bisogna ritenere solamente gli stilisti “creativi”, anche un uomo di business ha bisogno della propria creatività per sfruttare al meglio le sue capacità e le sue intuizioni nel gigantesco mondo del business. Ammesso che alcuni individui abbiamo una propensione verso le novità, riuscendo a creare qualcosa di innovativo, dall’altra parte penso che se aumenta l’esperienza o la cultura di una persona, anche solamente in un campo specifico, è possibile che aumenti anche la propria creatività.

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  122. Antonella Smilari   13 Gennaio 2023 at 16:12

    Io credo che la creatività sia parte della nostra immaginazione, e permette di rendere originario gli “standard” di pensiero costruttivista. Per “pensiero creativo” intendo prendere una cosa, decontestualizzarla e renderla altro (sopratutto nell’ambito artistico). Inoltre secondo me creatività e conoscenza sono strettamente correlate tra loro.
    Esistono studi pedagogici che affermano che tutto gira intorno alla nostra mente e che se solo coltivassimo le nostre doti naturali ci sarebbero riscontri del tutto positivi; infine quindi con il termine creatività potremmo definire la nostra intelligenza che si diverte, mettendo insieme più colori possibili.

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  123. Sofia S.   24 Gennaio 2023 at 21:14

    Io penso che tutti siano creativi, è vero, esistono persone che più facilmente riescono ad esprimere la propria creatività anche senza farsi alcun problema di apparire con la testa tra le nuvole, ma in ogni caso è una parte di noi. Per questo non reputo creativo solo il designer ma anche il team che ha reso possibile la realizzazione dell’idea cercando i tantissimi escamotage creativi che sicuramente ne sono derivati.

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  124. Martina Di Mauro LABA   25 Gennaio 2023 at 18:46

    Io credo che la creatività sia in ognuno di noi, in forme diverse, ma è presente in tutti noi. Cambia forse il modo in cui la esprimiamo, in cui la facciamo emergere ma spesso non è facile quindi può capitare che in alcune persone sia presente quella scintilla creativa che emerge subito mentre in altre quella forma creativa nascosta che ha bisogno di più tempo per essere tirata fuori.
    Probabilmente la creatività che sta in ogni persona dipende ed è spesso influenzata dal modo di vivere di ciascuno: pensiamo per esempio ai rapporti sociali, conoscere altre persone, conoscere idee, pensieri di tante persone diverse ci stimola in noi altrettante ideazioni; oppure pensiamo anche semplicemente alla cultura, alla conoscenza; studiare il passato, in ambito moda per esempio, è importante per avere un punto di riferimento, per prendere ispirazione, per fare qualcosa di nuovo e non ripetere ciò che è già stato fatto e tirare fuori qualcosa di nuovo che sta già dentro di noi.
    Non so se la creatività sia presente da sempre o nasca in un determinato momento ma credo che determinati eventi, esperienze della vita di tutti i giorni possano scaturire in noi qualcosa che ci permetta poi di farci sentire quel desiderio che sentiamo di voler tirare fuori. E maggiori esperienze abbiamo e più riusciremo ad essere creativi. Ecco perché l’uomo adulto è più creativo del bambino (anche se spesso si pensa il contrario) perché l’uomo adulto ha già avuto diverse esperienze di vita che gli hanno permesso e gli permetteranno di imparare cose nuove e di tirare fuori qualcosa di innovativo.
    Credo che la creatività sia un insieme di tante cose, credo che ciò che può essere creativo per me può non esserlo per un’altra persona ma questo perché siamo diversi ed è per questo che collaborare con altre persone porta ad un risultato ancora più creativo e sconvolgente perché vengono fuori tante idee che magari io in prima persona non avevo mai pensato ed ecco che imparo ancora una volta, ne faccio esperienza, ne prendo atto e ciò scaturirà in me qualcosa he mi farà creare qualcos’altro in un altro momento.
    Creativo quindi non è solo chi ha l’idea pronta, lampante in quel attimo o chi crea qualcosa di artistico di un certo livello. Creativo lo è ogni persona, a proprio modo, forma ed espressione diversa.

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  125. martina deluca (LABA)   26 Gennaio 2023 at 20:36

    La creatività può essere definita come la capacità produttiva della ragione o della fantasia, talento creativo, inventiva. Il concetto di creatività si è modificato nel corso del tempo, inizialmente essa era considerata una dote innata esclusiva di pochi eletti, in seguito se ne è scoperta la presenza in tutti gli esseri umani, seppure in misura differente. L’atto creativo non è un evento singolo ma un processo composto da due fasi, una generativa in cui la mente creativa immagina nuovi modelli mentali e una esplorativa in cui vengono valutati questi nuovi modelli mentali e viene scelto il migliore. Perciò la creativtà non è una proprietà unica esclusiva di pochi eletti ma essere è presentente in ognuno di noi, in forme diverse in quanto cerca il mondo migliore di palesarsi in base al nostro essere e alle nostre emozioni. Inoltre essa è il risultato tra emozione e riflessione, ragione ed immaginazione. Ma proprio perchè essa è presente in ognuno di noi ma in forme differenti risulta difficile trovare un definizione universalmente valida di questa parola, può esser definita come la capacità di trovare soluzioni nuove o combinare gli elementi a disposizione per formulare qualcosa di nuovo o ancora trovare nuove idee. Ritengo però di fondamentale importanza la passione che permette di aiutarci nella creatività, in quanto essa non è un processo immediato che ci da risultati nel breve termine proprio per questo una buona dose di passione ci permette di essere costanti nel nostro obbiettivo da realizzare.

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  126. asia laba   28 Gennaio 2023 at 17:37

    Nel corso degli anni, il modo di vedere il concetto di creatività è mutato molto. Veniva considerato come un qualcosa che solo pochi eletti potessero avere, mentre ora viene vista come qualcosa che possono avere tutti, come se fosse qualcosa da acquistare. Io ho sempre pensato, che la creatività fosse qualcosa che appartenesse a tutti, ma che effettivamente non tutti riuscivano a mettere in atto. Ma, sotto un altro punto di vista, mi trovo molto d’accordo con cosa dice il testo, ovvero che la creatività non esiste più. Purtroppo al giorno d’oggi tutti copiano tutti, non c’è più originalità e non c’è neanche voglia di creare effettivamente.

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  127. Stefano Celli (LABA)   28 Gennaio 2023 at 19:16

    Cosa sia la creatività probabilmente non lo sapremmo mai o meglio non potremmo mai associare un significato preciso se non limitandoci ad un significato da dizionario o al limite ad un pensiero che rimarrebbe soggettivo e variabile da persona a persona (come citato nell’articolo ce chi si definisce creativo e chi no).
    Riprendendo alcuni spunti dell’articolo vorrei soffermarmi sulla genealogia della parola ‘’kar-tr ‘’traducibile con “colui che fa’’ che mi rimanda inevitabilmente al bisogno che i nostri antenati avessero di creare qualcosa; Pur avendo un cervello meno sviluppato del nostro creavano oggetti e utensili per necessità quindi in un certo senso erano costretti ad inventarsi nuove forme per la sopravvivenza.
    Cercando dunque di formulare un pensiero coeso credo che sia necessario come da lei fatto nell’articolo, separare in due ‘’radici’’ la creatività, quella possibile e quella impossibile. Quest’ultima ha una forma che per il sottoscritto è totalmente irrazionale e quindi inspiegabile anche se sono convinto che venga fuori da un soggetto in maniera inconscia con la voglia e la necessità (che non è quella di sopravvivere) di poter rappresentare e dire qualcosa non per forza in una professione che banalmente definiamo artistica ma magari anche tramite una azione quotidiana eseguita senza nessuno scopo; infine avendo una formazione economista mi piace pensare come ogni ‘’azione creativa’’ possibile adottata da: Direttori creativi, stilisti, manager ecc sia definibile semplicemente come un insieme di strategie per produrre profitto, il che non è assolutamente sbagliato.

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  128. Francesco Tentoni LABA   29 Gennaio 2023 at 17:46

    La creatività è frutto dell’immaginazione, di ciò che si conosce è di ciò che non si conosce. E’ una caratteristica dell’essere, si possono sviluppare i mezzi con cui si esprime questa caratteristica, non so se si nasce con questa abilità o possa essere appresa. La creatività è frutto dei nostri pensieri, come disse Picasso “non dipingo ciò che vedo, dipingo ciò che penso”.

    La creatività è conoscenza, alimentata dalle nostre esperienze percettive.

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  129. Daria Canato (LABA)   29 Gennaio 2023 at 20:41

    a creatività è un concetto morbido che può essere inserito in vari ambiti assumendo rilevanza differente. Personalmente credo che ognuno di noi possieda una parte creativa a suo modo sviluppatasi grazie a ciò da cui siamo circondati, dalle nostre relazioni, da ciò che ci attrae di più, essa di permetti di creare o modificare rendendo un qualcosa che prima non era ritenuto speciale in qualcosa di magnifico. Però ci permette di trovare alternative nella nostra quotidianità, di riuscire a far uscire dalla nostra mente e realizzare un qualcosa che ci facilita la routine. Viene citato Duchamp che da vero significato al ready-made ma mi viene in mente un artista come Maurizio Cattelan, artista padovano, che con la sua controversione e creatività realizza un arte zuppa di significato avendo l’onore di esporre al Guggenheim di NY. Ormai la creatività non può più andare a pari passo con l’evoluzione, il progresso, basti pensare all’artista appena citato, “Comedian” ovvero la banana attaccata con lo scotch al muro non può essere ritenuto progresso ma ugualmente è arte creativa. La creatività inevitabilmente necessita competenze, preparazioni perché da lì bisogna creare qualcosa di conseguenza serve conoscere ciò che già esiste, già è comune, non deve generare semplice desiderio o almeno non solo bensì necessità assoluta. Credo anche che questo concetto necessiti di una grande forza d’animo, è una cosa che ha bisogno di essere affrontata con coraggio che forse non tutti i creativi possiedono, coraggio di mettersi in gioco, consapevolezza che essendo una novità non verrà accettata subito o magari sarà qualcosa che verrà direttamente scartato, coraggio di esporre alla società le proprie idee, le proprie innovazioni consapevoli di poter non riscontrare consensi, non è una cosa da tutti. La diversità è sicuramente qualcosa che gioca a vantaggio del creativo talvolta può non essere capita.

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  130. Margherita Ciarnese (LABA)   30 Gennaio 2023 at 21:58

    La parola creatività nasconde il verbo creare, quindi significa produrre qualcosa. Per quanto talento possa avere un individuo, questo “qualcosa” non viene generato dal nulla. Infatti esiste sempre un punto di partenza, da cui parte il processo creativo attraverso l’elaborazione della nostra mente. Per questo motivo è possibile esercitare e “addestrare” la mente a tale processo.

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  131. Eleonora Marchetti (Laba)   31 Gennaio 2023 at 09:26

    la creatività è opera di riordinamento e di trasformazione di fatti evidenti che permette di procedere al di là di quei fatti verso una nuova intuizione. L’azione creativa attiva una sorpresa produttiva che può avere diversi contenuti a seconda delle attività nelle quali l’uomo si trova coinvolto.
    Per secoli si è pensato che la creatività fosse uno strano dono della natura divina concesso a pochi, ed ora è chiaro che ogni essere vivente può sprigionarla. La creatività dovrebbe andare di pari passo con la fantasia, quest’ultima non dovrebbe essere sinonimo della prima.

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  132. Alice   31 Gennaio 2023 at 18:14

    La creatività è indubbiamente motore della vita di ogni uomo, non è conferita dall’esterno ma è annidata all’interno dell’animo di ciascuno di noi. È una volontà di creare e di mettere in discussione la realtà che ci circonda. Siamo tutti creativi allora, senza dover scomodare l’ambito artistico e delle arti visive, anche un ingegnere è un creativo, e non ha certo meno dignità di altri creativi. La possibilità di condividere informazioni a grande velocità e di poter immagazzinare enormi quantità di dati sta portando verso una saturazione creativa? È difficile rispondere a questa domanda, in quanto un vero creativo non dovrebbe neppure essere influenzato dall’esterno, non è l’originalità a determinare la creatività, ma la sintonia che c’è tra il creativo e il risultato dei suoi sforzi a definire la qualità della sua creazione. Non sta di certo a noi giudicare la creatività altrui nonostante sia lecito mostrare un apprezzamento e un’inclinazione verso certi artifici dell’uomo piuttosto che ad altri. Faccio notare che la creatività è un moto di vita e per questo non si può classificare come inutile, l’atto del creativo che da forma ad un’idea o ad un concetto è un atto di puro amore verso la realtà che lo circonda e va giudicato come tale, se si vuole giudicare la qualità creativa di una persona ci si può chiedere allora quanto beneficio ne possiamo ricavare nell’arricchire la nostra personale sensibilità e quanto un’idea possa elevare a sua volta la nostra creatività.

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  133. Yasaman   8 Febbraio 2023 at 22:45

    Secondo me, la creatività può essere un’abilità acquisita.
    È vero che alcune persone hanno esclusivamente questa abilità, ma con un po’ di pazienza e perseveranza, puoi sviluppare questa abilità in te stesso.
    Si dice che creativo sia qualcuno che crea un design unico e qualcuno che usa la nuova creatività nella creazione di opere.

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  134. Faezeh Nasiri   8 Febbraio 2023 at 23:26

    Tutti possono essere creativi.La creatività, secondo il mio parere, è da considerare un puro e semplice talento. Tutto ciò che permette, ad una mente di accendersi davanti ad un reale problema o bisogno, è da considerare creatività.
    penso che se aumenta “l’esperienza” di una persona, è possibile che anche aumenti in modo direttamente proporzionale l’indice di creatività di questa determinata persona.

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  135. Weronika Andretta   15 Febbraio 2023 at 15:57

    La creatività è il desiderio di comprendere ed essere compresi, a modo proprio, la volontà di dare alle cose un significato soggettivo. La creatività è fantasia, capacità di liberare la mente ed elaborare cose del tutto nuove, distaccandosi dalle idee sentite e risentite, così che ogni cosa abbia la propria firma, così che si possa emergere dalla massa a testa alta. La magia che si crea nel pensare a qualcosa di ancora bianco, nullo, ma che si tramuterà in qualcosa del tutto unico, tuo. Senza la creatività il mondo sarebbe piatto, bianco e nero, uguale per tutti, essa infatti ci appartiene. Ogni uomo ne ha bisogno per esprimere qualcosa di personale situato tra il cuore ed il cervello, portando fuori da se ciò che si ha dentro in diverse “forme”. Così da creare il proprio mondo, con sfumature del tutto nuove. Che si distingue dalla noia, ripetitività e monotonia.

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  136. Martina Ceccaroli   18 Febbraio 2023 at 21:49

    Ho trovato questo articolo particolarmente interessante grazie al quale ho appreso diversi modi a me sconosciuti di concepire la parola creatività.
    Creatività a mio parere è sempre esistita e non è stata sviluppata solo con l’arrivo dell’homo sapiens. La creatività sta in tutte le più piccole cose del mondo, a partire dagli insetti fino ad arrivare ai fiori e alle piante più particolari della terra.
    Facendo riferimento all’essere umano la fantasia è sicuramente un carattere saliente del suo comportamento, in particolare alcuni individui sono capaci di riconoscere nuove connessioni che portano a innovazioni e cambiamenti sempre più radicali.
    Principalmente nel settore della moda e non solo, è necessario riuscire a sviluppare idee e pensieri creativi che non risultino banali e poco interessanti agli occhi altrui, soprattutto ai tempi di oggi che siamo abituati ad avere tutto alla portata di mano grazie alle tecnologie ad oggi presenti.

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  137. Atena Tomasetti   27 Febbraio 2023 at 21:44

    Penso che il pensiero creativo sia tra le skills più ricercate e utili nella vita lavorativa e non, è la capacità di sviluppare nuove idee e di individuare soluzioni creative per risolvere i problemi.
    Credo che sia un’abilità che si può sviluppare con il tempo ma come tutte le altre cose c’è chi è più portato di altri.

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  138. Rebecca Ferri   28 Febbraio 2023 at 15:08

    La creatività a mio parere consiste nell’abilità di immaginare diverse soluzioni allo stesso problema, riflettendo in modo elastico e trovando risposte inconsuete, originali insomma fuori dal comune. Ci permette di esprimere noi stessi, le nostre emozioni, di generare qualcosa di nuovo partendo dalla nostra fantasia e consapevolezza.

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  139. Elisa B LABA   10 Marzo 2023 at 10:50

    La creatività è istinto, ma anche conoscenza.
    Trovo che il concetto della creatività stessa sia difficile da spiegare ed analizzare con termini oggettivi, dato che ognuno di noi la percepisce e la esprime in modo diverso. Se penso alla creatività, ciò che mi viene in mente istantaneamente è l’arte: i dipinti, le sculture da secoli lontanissimi, ma anche le più attuali fotografie, la crescita e lo sviluppo della moda, i manoscritti, i libri, le lettere… la storia stessa e il presente sono arte, come lo sarà il futuro, ma tutto questo, alla fine, è solo ciò che deriva dalla creatività.
    Quindi cos’è la creatività? Secondo le mie ricerche, la creatività viene definita in vari dizionari, come ad esempio la Treccani come ‘’capacità produttiva della ragione o della fantasia, talento creativo, inventiva”. Non si può negare che essa nasca con l’uomo, siccome da sempre il genere umano è alla ricerca di nuovi stimoli e nuove creazioni, invenzioni e che spesso si possono incontrare persone su questo mondo che sembra abbiano un vero e proprio dono per la creatività, la produzione e l’arte, ma questo perché? Personalmente ritengo che sia la singolarità del pensiero di ognuno di noi, a rispondere a questa domanda. Nessuno ragiona allo stesso ed identico modo di qualcun altro, e semplicemente, molte persone, vengono definiti geni creativi perché più di altri hanno il coraggio di esprimere, a parole o a gesti, la loro visione del mondo, dai più piccoli dettagli a ciò che ancora non si vede, perché non ancora inventato.

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  140. Alanis C. LABA   10 Marzo 2023 at 19:29

    Molti di noi tendono spesso ad associare il concetto di creatività con l’immagine dell’artista, del poeta o del musicista; definiamo “creativa” una persona stravagante che è in grado di creare qualcosa di originale col solo utilizzo delle sue capacità innate, ma non è così; creatività non è solo questo. La creatività non viaggia da sola: per essere presente e prorompente deve esserci anche la conoscenza (acquisita tramite lo studio, l’esperienza o con il contatto con nuove mentalità), e quella conoscenza ti da le basi per poter poi sviluppare qualcosa nuovo.

    In realtà sono titubante riguardo il concetto della parola “creatività” descritta nel secondo paragrafo dell’articolo, vorrei infatti esporre la mia opinione: viene detto che il termine creatività è il sostantivo della parola “creare”, ma io ritengo che sia sbagliato e che al giorno d’oggi abbia assunto un significato errato. Secondo me non dovrebbe esistere proprio la parola creare perché letteralmente significa “produrre dal nulla” e, come dice Lavoisier, nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma. Noi esseri umani non siamo creativi, siamo trasformativi in quanto trasformiamo e non “produciamo dal nulla” perché se il nulla non esiste, non può essere inventato e inventare cose nuove.

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  141. Luca Mastrovincenzo   23 Marzo 2023 at 09:52

    La creatività ritengo che sia la capacità di aggiungere qualità nuove a cose preesistenti.
    Ogni individuo, posto in una comunità e quindi a contatto con altre persone con cui confrontarsi, ha la possibilità di migliorare qualcosa che sta sviluppando nel proprio ambito. Ritengo inoltre che la creatività quindi non sia una cosa intrinseca nell’animo umano, come da lei sostenuto, ma una conseguenza di scambio di conoscenze ed idee tra individui. Questo termine di fatto, lo associo al fare più che al pensare, e quindi è riscontrabile solo nel processo di elaborazione di qualcosa. Nonostante io pensi che ognuno può essere creativo, sono consapevole che il background di conoscenze ed esperienze incidano molto nell’esprimere questa capacità; quindi essendo questa caratteristica sempre più richiesta in ambito lavorativo, lo stato dovrebbe garantire ed incentivare i propri cittadini a viaggiare e studiare all’estero.
    Questo per evitare che solo chi ha i mezzi economici possa poi creare una concorrenza sleale.
    Al giorno d’oggi vi è un elogio e quasi una divinizzazione di quelle persone come Elon Musk, che attraverso la sua ipotetica capacità imprenditoriale e quindi alla sua capacità creativa, siano riusciti a raggiungere il successo con il mito del self-made man; nonostante in realtà lui sia solamente il prodotto di un tessuto sociale altolocato.
    Per concludere l’uomo non crea nulla se non ha stimoli esterni, essendo di fatto un animale sociale.

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  142. Letizia Ventura (Laba cinema2)   28 Marzo 2023 at 12:47

    Nella società odierna a parer mio è difficile parlare di creatività perché tutti si auto definiscono creativi.
    Si, è anche vero che noi tutti siamo chiamati ad essere creativi, ma l’atto creativo non è sempre cosciente e ricercato.
    Io penso che la creatività sia un dono, e penso che la creatività pura, quella innata sia rara e difficile da trovare.
    Nella vita di tutti i giorni sentiamo parlare di creatività in contesti molto differenti tra loro che creano ambiguità in merito a che cosa realmente sia questa caratteristica umana.
    A scuola per esempio siamo spronati/spinti a scoprire noi stessi e le nostre potenzialità e di conseguenza siamo portati a sperimentare e a creare.
    Come da lei citato nell’articolo, nel settore della moda il termine “creatività” diventa quasi ossessivo.
    Lei cita :<>
    Appena ho letto queste frasi ho pensato subito ad Hermès e Goyard perché in generale le aziende di moda, e non solo, dedicano cospicue somme di denaro alle attività pubblicitarie per far sì che l’identità e la reputazione della marca vengano mantenute nel tempo. E, per comunicare con il proprio pubblico, utilizzano tutti i canali che hanno a disposizione. Infatti, siamo bombardati di pubblicità su tutti i fronti: sui giornali, in televisione e in radio, per strada e online, sulle pagine web e sui social.
    Hermès e Goyard, pur essendo i brand più esclusivi e di lusso hanno deciso di non ricorre alla pubblicità perché la loro mission aziendale è quella di raggiungere un target di un certo livello, un target che non ha bisogno di un reminder per scoprire l’uscita della nuova collezione.
    In un certo senso è come se facessero a meno di una creatività che a volte corre il rischio di essere scontata e banale, ma allo stesso tempo la loro creatività sta proprio nel non creare.
    A parer mio, soprattutto nel settore della moda, la creatività corre il rischio di essere un’arma a doppio taglio perché c’è il rischio di sprofondare nella banalità ma al contempo si ha l’opportunità di creare qualcosa di davvero unico.

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  143. Letizia Ventura (Laba cinema 2)   28 Marzo 2023 at 12:49

    *Lei cita: E’ forse plausibile uno stilista non-creativo?
    E’ sostenibile una azienda che eviti di proporsi sul mercato sotto l’egida della creatività? No! Non è plausibile e nemmeno sostenibile. Così la pensano la maggioranza delle marche della moda

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  144. Dario Tosto   4 Maggio 2023 at 10:48

    Sicuramente negli ultimi tempi si sente sempre di più il termine creatività, basti pensare anche solo a quante professioni ormai contengono la parola creative o qualsiasi altra sua declinazione.
    È quindi inevitabile che utilizzando questa parola quasi nel quotidiano ormai, ognuno di noi si sia fatto un’idea propria su che cosa sia la creatività. Ci sono ad esempio persone che sono convinte di non essere creative per niente e che quindi non essendo nate già con questa caratteristica sia tutto irrecuperabile; c’è poi da dire che molta gente fa spesso confusione tra creatività e fantasia.
    Io invece sono convinto, e me ne sto rendendo conto mano a mano che proseguo il mio percorso, che la creatività è in realtà qualcosa che è già presente in ognuno di noi, di sicuro in alcuni in modo più evidente ed espressivo mentre per altri potrebbe non essere lo stesso. Questa “base” della creatività credo sia dovuta in parte agli stimoli e soprattutto ai limiti che abbiamo vissuto nella nostra infanzia. Tutto ciò che ci circonda, partendo dalle persone, ha poi definito chi siamo e le nostre caratteristiche. Quindi se un bambino si trova in un ambiente open minded, dove è costantemente stimolato a capire da solo i perché e a trovare soluzioni alternative, allora sarà più propenso a sviluppare un buon livello della sua creatività, che poi ovviamente dovrà essere allenata costantemente.
    Perché credo che in fondo essere creativi significhi riuscire a trovare una soluzione, in modo non per forza convenzionale, ma che funzioni. Per trovare una soluzione intendo un insieme di abilità di trasformazione e pensiero critico unito all’esperienza che ci permettono di vedere lo stesso soggetto da un altro punto di vista e raggiungere il nostro obiettivo. Sono quindi d’accordo nel sostenere che la creatività pura non esista, in quanto la vedo più come una modifica a nostro piacimento della realtà che ci viene presentata, per questo è un arma cosi potente. Entrano in gioco sia appunto il pensiero critico per analizzare la situazione e provare a vederla da più punti di vista prima di andare ad agire con le conoscenze che abbiamo vissuto e riuscendo in fine ad adattare in modo CREATIVO ciò che abbiamo imparato al contesto.
    Concludo quindi affermando che chiunque è un creativo, magari anche senza volerlo, c’è semplicemente chi spicca di più e di meno, ma in ogni ambito e per ogni posizione lavorativa (relativamente rilevante) è necessario avere una sensibilità creativa minima.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   21 Maggio 2023 at 11:01

      La tua idea che tutti noi abbiamo in potenza una sensibilità creativa minima, è congetturata da numerosi neuroscienziati: il nostro cervello agisce in relazione a disposizioni più o meno rigide, ma in esso troviamo anche territori neuronali privi di assunti, pronti ad accogliere o a formare nuove configurazioni o schemi correlati allo stimolo. È chiaro che, dal punto di vista evolutivo, tra le due reti neuronali si pone il problema del bilanciamento: non possiamo essere totalmente creativi (saremmo morti da un pezzo!); non riusciamo nemmeno ad essere solo efficienti (non ci saremmo evoluti).

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  145. Manuel LABA   18 Maggio 2023 at 13:32

    Leggendo questo articolo mi sono soffermato molto sulla nascita della creatività fino alla nascita dell’arte contemporanea.
    Me li sono immaginati come i due estremi temporali, dove nel corso dei secoli l’arte ha avuto molteplici cambiamenti.
    Senza soffermarsi su cosa significhi la parola “arte”, considero “arte” tutto ciò che suscita nell’individuo un interesse, piacevole alla vista o a qualsiasi altro senso, e capace di suscitare emozioni.
    Ogni opera d'”arte”, sempre ricordando ciò che ho scritto sopra sul significato dell’arte, dipende, viene influenzata, da ciò che era presente prima della stessa.
    Citando l’articolo dove vengono considerati i primi “artisti” gli uomini primitivi, che essenzialmente non avevano nulla da cui essere influenzati, fino ad arrivare agli artisti moderni che sono la conseguenza di tutto ciò che c’é stato prima di loro.
    Quindi penso che l’arte non sia solamente da attribuirsi ad una elité di persone capaci di “creare” anche magari in seguito a degli studi, ma bensì un susseguirsi di accadimenti, situazioni sociali, che hanno portato alcune persone a pensare, creare, un qualcosa capace di comunicare, emozionare, a loro volta altre persone.
    Non credo che l’arte debba per forza essere qualcosa di innovativo, ma soprattutto qualcosa che riesca a comunicare.

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  146. Valentina Monti laba   7 Giugno 2023 at 16:43

    Ogni essere umano è dotato di creatività, perché è una capacità fondamentale che ci permette di dar vita alla nostra immaginazione, anche se non tutti sono in grado di esprimerla appieno. Sono d’accordo con quanto si dice nel testo che la creatività pura non esiste, ma penso che essere creativi significhi anche saper guardare qualcosa che già esiste da una prospettiva diversa, così da ricreare qualcosa di innovativo, e credo anche che la creatività è fondamentale per il Problem solving perché permette di creare soluzioni nuove e stimolanti. Io penso che con la creatività si puo pensare di affrontare la vita in modo personale, diverso dagli altri, sono la nostra storia, e soprattutto l’esperienza, che ci porta ad esprimerla in modi più o meno enfatici. Tuttavia, gli uomini non dovrebbero aver paura di tirarla fuori e di usarla al meglio anche se questo vuol dire andare contro le convenzioni.

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  147. Nicola Emiliani   9 Giugno 2023 at 11:02

    La creatività è un dono prezioso che tutti noi possediamo in qualche misura. È una forza che ci permette di esprimere la nostra individualità, di esplorare nuove prospettive e di trasformare il mondo intorno a noi. La creatività ci spinge a superare i confini e a scoprire soluzioni innovative ai problemi che affrontiamo.
    La bellezza della creatività risiede nella sua diversità. Ognuno di noi ha la capacità di creare in modi unici e personali. Che si tratti di arte, musica, scrittura o problem solving, la creatività ci offre una via per esprimere ciò che siamo e ciò in cui crediamo.
    La creatività è una fonte di ispirazione e di crescita personale. Ci invita a uscire dalla nostra zona di comfort, a esplorare nuove idee e a prendere rischi. Nel processo creativo, possiamo scoprire nuove abilità, sviluppare nuove competenze e nutrire la nostra immaginazione.
    In un mondo che è in costante evoluzione e che richiede soluzioni innovative, la creatività è più importante che mai. Ci aiuta a trovare nuovi modi di affrontare i problemi, a pensare in modo critico e a trovare soluzioni fuori dagli schemi. La creatività ci spinge a sfidare le norme esistenti e a cercare nuove possibilità.
    Coltivare la creatività richiede impegno e pratica costante. È importante creare spazi e tempi dedicati alla creatività, dove possiamo esplorare liberamente e lasciar fluire le idee. La curiosità, l’apertura mentale e la volontà di sperimentare sono fondamentali per nutrire la nostra creatività.
    In definitiva, la creatività è un tesoro che tutti noi possediamo. È una risorsa inesauribile che può portare gioia, ispirazione e cambiamento positivo nelle nostre vite e nella società. Incoraggiare la creatività nelle persone e nelle comunità è fondamentale per costruire un mondo più vibrante, innovativo e umanamente connesso.

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  148. Tania Sirotti (cinema 2)   12 Giugno 2023 at 11:43

    Cos’è la creatività?
    Beh, difficile da dire, penso che ognuno abbia la propria idea di creatività, un creativo per me è una persona che è riuscita a distinguersi dalla massa, che è riuscita a farsi valere in un mondo ormai saturo di idee e prodotti, una persona che ha saputo usare il suo talento per emergere.
    Quando penso alla creatività mi viene in mente un libro in particolare che ho letto vari anni fa, che si intitola “La mucca viola” di Seth Godin. (consiglio la lettura)
    Libro a mio parere davvero meraviglioso, interessante e pieno di stimoli.
    Parla di come differenziarsi dalla massa possa essere un trampolino di lancio per la propria vita e attività, spiega che, in un mondo in bianco e nero, essere quella persona colorata ti fa fare successo.
    La mucca viola è un concetto di marketing infatti, sarebbe quell’oggetto o azienda che ha qualcosa di nuovo, unico e speciale, che nessuno ha ancora visto. Naturalmente è molto difficile riuscire ad essere una mucca viola nel mondo di oggi, dato che ormai, hanno inventato di tutto, ma ciò non vuol dire che sia impossibile.
    Chi fa qualcosa di nuovo e “bello”, è spesso visto come un eroe che grazie alle sue intuizioni cambia il mondo, diventa ricco e ammirato.
    Ma non è importante solo il talento per poter “spaccare” ma la determinazione, la motivazione, la tecnica e sopratutto la fatica e il tempo sono fondamentali.
    Non tralasciamo anche la fortuna e la passione, due elementi molto importanti e non da sottovalutare per la realizzazione del proprio successo.
    La creatività inoltre secondo me è un
    qualcosa che puoi allenare, non tutti nascono creativi, ma attraverso le proprie esperienze, le proprie conoscenze si riesce ad acquisire.
    C’è chi ne ha di più e chi di meno, ma ognuno secondo me ne è provvisto.
    Da bambini si è più innocenti e si è molto più creativi rispetto agli adulti
    perché si stimola la fantasia e la mente attraverso il gioco.
    Crescendo in molti di noi questa caratteristica si affievolisce e per farla riaffiorare di nuovo bisogna avere la perseveranza di allenarla di continuo, per non perderla del tutto.
    Per me la creatività è davvero preziosa, quindi, dobbiamo averne cura e cercare di farne buon uso.

    “O sei una mucca viola, o non sei nessuno, straordinario o invisibile. A te la scelta”

    Cit “La mucca viola” di Seth Godin.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   26 Giugno 2023 at 10:30

      L’idea che ci si debba allenare per essere creativi ha un punto di appoggio nell’ipotesi che tutti (salvo i ritardati mentali) nasciamo creativi. Purché allora la creatività ci appare così improbabile? Potremmo esplorare questo punto di vista: A. La creatività ha bisogno di una costante manutenzione; B. La creatività sbilanciata rispetto un piano di efficenza è fine a se stessa e di scarso interesse evolutivo; C. È la creatività efficace quella che ci cambia la vita (o, in casi estremi, ci permette di rimanere vivi).

      Rispondi
  149. Andrea Marcaccini   12 Giugno 2023 at 17:28

    La creatività quindi non è una proprietà unica, ma è il risultato della complementarietà tra deduzione e intuizione, tra emozione e riflessione, tra ragione e immaginazione, tra pensiero divergente e pensiero convergente.

    Credo nella creatività a disposizione di tutti e che sia alla base della crescita di un popolo a livello morale, sociale e tecnologico ma dubito nella creatività speculativa (tipo quella finanziaria).

    Apprezzo il lavoro dei creativi anche nel mondo della moda e dei tanti che sono riusciti a modificare l idea originaria rendendola innovativa.

    Per concludere il mio parere, la parola creatività mi affascina e mi incuriosisce perchè è un’idea o un pensiero che si materializza slegata da ogni dogma e terminologia.

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  150. Nicolò Donati   14 Giugno 2023 at 18:00

    La creatività, secondo me, è un qualcosa molto astratto da spiegare, un qualcosa da prendere con le pinze. Prima di tutto sono assolutamente d’accordo che la creatività appartiene a tutti, che a mio modo di vedere le cose significa anche che non esiste un tipo di persona o un grado di importanza di rango che non possa avere o dimostrare di possedere creatività. Ciascuno di noi se si impegna può dimostrare di possederla, a seconda di che cosa fa. La creatività si può dimostrare secondo me sia con i fatti che con le parole, dipende sempre dal settore in cui ti trovi e in che modo la vuoi dimostrare. Non sono d’accordo che la creatività pura non esiste, di certo è più difficile tra trovare o individuare, però al giorno d’oggi penso sia ancora possibile far vedere al mondo di possederla, possedere un qualcosa, che possa pure essere un talento talmente puro da far luccicare gli occhi, così singolare che potrebbe averlo solo una persona su 8 miliardi, che magari c’è nata. La creatività quindi si può definire come una suggestione di idee contemporanee ma diverse nello stesso momento.

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  151. LT   15 Giugno 2023 at 16:44

    La creatività è individuabile in tutto dall’economia e dalla finanza fino ai designer dove questa presenza è più tangibile; però è necessario affermare che il termine “creatività” abbia subito un abuso linguistico.

    Partendo dalla sua etimologia sia greca sia latina indica “colui che fa”, si usava creatività per affermare con il linguaggio qualcuno o qualcosa che va formando, creare evocava una crescita e sopratutto un fare generativo.

    Nella società industriale la creatività si sdoppia perché da un lato si interiorizza sempre più nelle passioni del soggetto definito creativo, e dall’altro emergono in modo forte programmi di ricerca che ribaltano la visione romantica, quindi non più dominata dal sentimento, ma da un fenomeno con una spiegazione scientifica come le neuroscienze. Questo pensiero governato dalla razionalità trovo subito uno scontro con post-romantci perche essi sono irritati dalla scienza che interviene su un terreno nel quale troppo sapere compromette la libera espressività.
    Nella cultura aziendale, però, diventa fondamentale l’attenzione per il pensiero creativo come il brainstorming che è considerata una pratica creativa.

    Alla fine poi degli anni cinquanta e sessanta il termine spalanca su tutto ciò che odora di novità, innovazione e mutamento; questo risulta subito un problema, come afferma nel suo libro Stefano Bartezzaghi, perché non solo l’uso disinvolto della parola appare come una difficoltà, ma anche il tentativo di comprimerla in una definizione.

    Bisogna anche chiarire che lo scambio tra moda e design, che oggi è scontato, in passato non lo era affatto perché i designer credevano che la moda fosse troppo effimera. La svolta decisiva fu quando da moda si passò a uno “stile di vita” catalizzatore delle responsabilità estetiche di tutti i designer, erano tutti stili differenti ma nel fondo tutte rimandano ad esperienze, percezioni ed emozioni; infatti avere stile significa avere, con il proprio gruppo, un’etica di bellezza con un certo ordine.

    Oggi l’oggetto, ciò che crea la moda, deve trasformarsi in un evento, immagini o storie, per questo l’industria degli arredi tende a seguire le tracce della moda, e il design che fa differenza difficilmente è arrivato dietro a foro-funzione, ma trasuda di idee ed emozioni; un esempio e quello della collaborazione di Paolo Roversi e poliform. Si parla di un fotografo che ha realizzato un libro su commissione dell’azienda vista dalla prospettiva dei prodotti realizzati, ed è raro vedere rivista specializzate capaci di farci vedere le emozioni che Roversi riesce a far emergere.
    Normalmente le riviste mostrano esemplati perfetti, ma “la perfezione può essere boring”, per questo motivo oggi si parla di narrazione perché ogni scatto suscita interpretazioni che possono planare su territori semantici assai diversi.
    Al contrario quando è presente un minimalismo eccessivo non produce passione quindi inibisce la percezione di emozioni, limitando l’esperienza.

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  152. Manila P   15 Giugno 2023 at 22:49

    La creatività è l’essenza che alimenta l’innovazione e l’espressione individuale. È l’abilità di rompere gli schemi, di connettere idee diverse e di trasformare la realtà. Attraverso la creatività, ci apriamo a nuovi orizzonti, scopriamo soluzioni inaspettate e abbracciamo la bellezza dell’imprevedibile. È un dono che tutti possediamo e che, coltivato, ci permette di trasformare il comune in straordinario. La creatività ci spinge a superare limiti e ad esplorare nuovi mondi, portando colore e ispirazione nella nostra vita e nel mondo che ci circonda.

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  153. Alessia P. LABA   18 Giugno 2023 at 12:26

    La creatività è un qualcosa di aperto e di flessibile, che può cambiare continuamente. Nasce dall’azione, ed è meglio rischiare il fallimento che rinunciare all’azione.
    Quindi non abbiamo bisogno di cercare la pura creatività, bensì dobbiamo creare, dobbiamo partorire idee nuove, dobbiamo aver voglia di cambiare anche solo di una virgola qualcosa che è già stato fatto, dobbiamo lasciarci andare ai nostri istinti, dobbiamo rischiare, dobbiamo mettere da parte la paura e buttarci, solo così potremo diventare dei creativi.

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  154. Ilaria c laba   19 Giugno 2023 at 19:09

    La creatività ha mille sfaccettature non possiamo pretendere di dare un solo significato o di spiegarla in un solo modo perché ognuno di noi penserà diversamente.
    Questo perché la creatività puó cambiare continuamente, a seconda delle azioni che noi svolgiamo, delle occasioni e ambienti in cui ci troviamo.
    La conoscenza, l’esperienza sicuramente favoriscono alla creatività, anche per questo è estremamente soggettiva.
    Per essere creatività serve un bagaglio culturale ricco.
    Poi sicuramente ci saranno persone che sono più predisposte e non devono mettersi troppo di impegno per arricchirsi culturalmente

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  155. francesca   19 Giugno 2023 at 23:56

    Creatività e pensiero creativo stanno alla base di un lavoro interessante.
    La creativita’ ci fa sentire piu’ umani, ci migliora come esseri umani ci sensibilizza e trasforma le cose attorno a noi.
    Lo stilista deve essere un creativo e i grandi creativi sono un arma a favore delle imprese e delle organizzazioni nel posizionarsi all’interno di un mercato sempre più difficile da controllare.
    Le collaborazioni degli stilisti con artisti dimostra il legame tra moda e arte molto piu’ stretto di quello se si pensava una volta.
    Le neuroscienze hanno tentato di riportare la creativita a meccanismi biologici che scaturiscono dal funzionamento dell’attivita’ neuronale.
    Condivido l’uso disinvolto del termine creativo ma e’ anche vero che non e’ facile misurare la creativita’ in quanto puo’ essere soggettiva.

    Rispondi
  156. Chiara D. LABA   22 Giugno 2023 at 08:43

    Il concetto di creatività a mio parere è il saper utilizzare la propria potenzialità che la nostra coscienza umana ci permette di tirare fuori. Il prodotto/oggetto che vogliamo mostrare è frutto della nostra capacità e intelletto individuale, accompagnato da ciò che noi riteniamo più coinvolgente e appassionante.

    Rispondi
  157. Michele Ghiselli LABA   25 Giugno 2023 at 20:14

    La creatività è soggettiva, perché ognuno di noi ha il suo vissuto, le sue idee, il suo modo di essere e di fare. Chi riesce a creare e a mostrare, una qualsiasi cosa che piace a un pubblico ampio, ha ragione? Nì, perché i gusti delle persone variano e quindi, se a me non piace una moda ad esempio, non è detto abbia torto, anche se sono in minoranza. Una considerazione che penso sia oggettiva, per quanto riguarda la creatività, è la conoscenza delle regole, per due motivi:
    1. Aiuta il processo di creazione, sapere.
    2. Per poter andare fuori dagli schemi, prima bisogna studiarli.
    Copiare può essere visto come una cosa da non fare, ma a parte chi è avanti per il tempo in cui vive (il rischio di essere capiti, quando non ci sarà più, è molto alto purtroppo), chi non lo ha mai fatto? (Volente o nolente) C’è modo e modo ovviamente, quello a cui faccio riferimento sono le variazioni. Quest’ultime sono forse più difficili rispetto al creare da zero, perché si ha già una base di partenza e quindi dei paletti, ma allo stesso tempo possono essere d’aiuto delle informazioni elaborate in precedenza.
    La fortuna purtroppo (dipende dai casi) è un altro elemento che centra con la creatività, infatti non sempre chi “merita”, ha qualcosa che vale. Ma se ci pensiamo, cos’è giusto? Cosa no? E’ quasi tutto soggettivo, anche per questo esistono le regole, che provano a dare ordine, in un mondo molto complicato. Si potrebbe parlare all’infinito, ma oggettivamente credo sia solo una la strada: Provare, riprovare e riprovare ancora. La strada è lunga, ma nessuno nasce imparato o creativo.

    Rispondi
    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   26 Giugno 2023 at 10:09

      Ho dei dubbi sulle parole finali di Michele. Noi nasciamo creativi. Penso che gli attuali studi sul cervello delle Neuroscienze vadano in questa direzione. Come spiegare altrimenti il perché la biologia del nostro corpo presenti un numero di neuroni esorbitante rispetto gli usi che ne faremo durante l’intera vita? Che senso ha per l’evoluzione dotarci di oltre 80 miliardi di neuroni per poi utilizzarne poco più di un terzo? Per ora la risposta che ha maggiori probabilità di essere vera, la metterei giù così: la lunga evoluzione del nostro cervello ha preservato la possibilità del sistema biomentale di allargare o addirittura creare nuove connessioni neuronali per inedite differenze delle reti che a livello operativo corrispondono a nuove scoperte. Possiamo tranquillamente usare il termine “creatività” per classificare questa potenzialità offertaci dal substrato biologico. Dal mio punto di vista il problema è il perché nel corso della vita perdiamo o narcotizziamo questa potenzialità.

      Rispondi
  158. CRISTINA BEATRICE   26 Giugno 2023 at 14:58

    La caratteristica dell’artista è avere un occhio di riguardo verso l’estetica e l’apparenza di qualsiasi progetto gli capiti di intraprendere. La ricerca della bellezza e della raffinatezza non è affatto scontata se posizionata negli anni di attività di Franco Maria Ricci, in quanto l’intera società del tempo si muoveva verso stili non convenzionali, cercando di superare i limiti classici. Ma proprio per questo motivo il gusto per l’eleganza di Ricci venne notato, divenendo ciò che gli consentì di opporsi al marketing di massa. Dai numerosissimi libri, alla costruzione del labirinto, Franco Maria Ricci ha sempre dato particolare spazio ai dettagli e alla qualità, senza però tralasciare la razionalità dei contenuti. Il labirinto infatti, rappresenta per lui un modo per risolvere il disordine del mondo tramite la ragione, esaltandone l’efficacia. Ma da un punto di vista individuale, il caos della vita difficilmente può essere affrontato con l’intelletto, in quanto estremamente passionale e carico di passioni, perplessità e istinti. Credo inoltre che quella dell’eleganza sia una virtù costante (seppur sottile) che rimarrà nel tempo, anche se verranno intraprese visioni e tecniche all’apparenza lontane. Non si tratta infatti di “vecchio stile” o di una moda da superare, perchè è una ricorrenza sempre costante, in qualsiasi ambito, non solo artistico. Credo infatti che qualsiasi progetto, anche se considerato inappropriato o privo di unicità e bellezza, sia nato sotto una certa ottica soggettiva dell’autore, il quale a modo suo, l’armonia delle forme e delle composizioni, rendono la sua visione ed interpretazione estremamente personale e sensata. Per questo motivo il labirinto presenta un intreccio molto più complesso che la sola ragione umana non può riordinare.

    Rispondi
  159. giulia zappia (LABA)   26 Giugno 2023 at 19:37

    Secondo me la creatività è una capacità di creare con l’intelletto, con la fantasia. Sono del parere che ognuno di noi può avere idee diverse su che cos’è la creatività , su come può essere sviluppata e vissuta nella vita di ogni giorno .

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  160. Carmelo V   26 Giugno 2023 at 22:08

    Trovo interessante arrivare alla realizzazione che, prima della lettura di questo articolo, non mi fossi mai posto l’interrogativo sul termine creatività e sulle varie interpretazioni possibili per provare a spiegare tale concetto, ma che avessi sempre dato per scontato di comprendere a pieno la parola. Mi trovo in accordo con l’idea che creatività non significhi necessariamente avere il famoso “colpo di genio” o che essa derivi da particolare genialità del singolo, ma che sia invece combinazione di vari fattori e influenze che vanno a incidere sul processo di ideazione e sviluppo, ad esempio, di una nuova visione artistica per un brand di moda.
    Tra le varie teorie elencate, quella che sicuramente mi ha dato una nuova chiave di lettura è quella del concetto di antifragile applicato alla creatività. Concetto che noto avvenga al giorno d’oggi sempre più nella moda e quindi la scelta da parte delle aziende di “rischiare” nel tentativo di attirare l’attenzione delle masse.

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  161. Aurore S. V. B. LABA   10 Luglio 2023 at 23:55

    Per quanto mi riguarda, anche nella ricerca cinematografica è essenziale esplorare il concetto di creatività, poiché essa abbraccia molteplici sfaccettature che si integrano nel cinema, compresa la moda. Come afferma l’articolo, il cinema può essere considerato una forma d’arte che si evolve nel corso del tempo, ma che conserva l’essenza di raccontare storie e di esplorare mondi attraverso l’immagine e la parola. Uno dei film che rappresenta in modo affascinante il processo creativo è “8 ½” di Federico Fellini. Questo capolavoro cinematografico offre uno sguardo intenso sulla creatività e sull’ispirazione artistica. Il personaggio di Guido, interpretato da Marcello Mastroianni, è un regista esausto e confuso che trova fuga dalla realtà nei sogni e nei ricordi. Il regista Terry Gilliam ha elogiato il film, affermando che riesce a catturare l’essenza di essere un regista, offrendo un viaggio onirico nella mente di chi vive per il cinema.Il cinema ha la straordinaria capacità di raccontare le altre discipline artistiche, come la musica, la letteratura e la filosofia. Questa fusione crea un terreno fertile per l’espressione creativa e l’innovazione. Sperimentando nuovi approcci narrativi, tecniche visive e estetiche, il cinema può offrire una visione unica dei processi creativi, ispirando e coinvolgendo il pubblico in modo profondo.Sono passati almeno 500.000 anni da quando l’umanità ha cominciato a esprimersi attraverso l’arte, ma la volontà di raccontare storie e di esplorare mondi e inconsci rimane immutata. Nel contesto cinematografico, la creatività si manifesta in ogni aspetto della produzione, dalla scrittura alla regia, dalla fotografia alla colonna sonora. È attraverso questa fusione di discipline creative che il cinema può trasmettere emozioni, idee e concetti in modo potente ed evocativo.Come evidenziato nell’esempio di “8 ½”, il cinema può offrire un’immersione nei processi creativi, invitando il pubblico a esplorare mondi interiori e a cogliere l’essenza dell’ispirazione artistica. La capacità del cinema di raccontare le altre discipline artistiche e di integrarle nella narrazione lo rende uno strumento potente per esprimere la creatività e stimolare la riflessione.

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  162. Blue LABA   18 Dicembre 2023 at 20:50

    Oggi la parola creatività è utilizzata così spesso da aver perso il suo significato originario. Se (prendendo in prestito le parole dell’articolo) il creativo all’inizio era colui che creava e produceva allora attualmente, siamo tutti creativi perché vivendo e lavorando tutti siamo costretti volenti o nolenti a produrre qualcosa, da oggetti materiali a scarti o anche solamente dei pensieri e delle opinioni.
    Tuttavia se tutti siamo creativi, automaticamente non lo è più nessuno, e il significato odierno di questa parola non avrebbe il minimo senso, dato che il creativo è colui che riesce a pensare fuori dagli schemi o al canone stabilito dalla massa.
    Quindi chi è il creativo e dove lo collochiamo? Io molto probabilmente non ho la verità in tasca, ma sicuramente posso provare ad aggiungere la mia riflessione al mare di riflessioni presenti su internet.
    Il creativo al giorno d’oggi è colui che riesce ad unire tre fattori:
    L’ingegnosità, il creativo deve rispettare il significato originario della parola, deve creare qualcosa ma questo lo facciamo tutti, quindi deve creare qualcosa fuori dal comune.
    Una discreta fama, il creativo dev’essere riconosciuto come tale dagli altri individui, altrimenti produrrebbe solo cose anonime.
    Il creativo deve avere successo in un campo, non per forza prettamente artistico, una persona creativa può essere qualcuno che ha deciso d’utilizzare qualcosa in maniera nuova e ha apportato un beneficio di qualche tipo, da un’innovazione tecnologica ,per esempio l’utilizzare il nero egizio per creare nuovi vernici termo isolanti per le auto, quel nero è lì da millenni, ma chi ha pensato di utilizzarlo in quella maniera? Una persona creativa. Oppure un l’espansione di un concetto, esistono creativi che hanno utilizzato il nero con la più grande percentuale d’assorbimento del mondo per creare l’impressione del vuoto, quella è una maniera creativa per espandere un concetto.

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    • maurizio   23 Dicembre 2023 at 09:43

      Blue dice creativo è chi ha ingegnosità, fama e successo. Ma prendiamo Van Gogh: durante la sua vita non ha avuto né fama né successo; possiamo dire che non era creativo?

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      • Blue LABA   23 Dicembre 2023 at 10:24

        Solo dopo la sua morte Van Gogh è diventato famoso e conosciuto, quindi per noi risulta essere un creativo, mentre per i suoi contemporanei era un pazzo da rinchiudere in un manicomio.

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    • Cecilia Ruffinib LABA   27 Dicembre 2023 at 21:24

      Non sono del tutto d’accordo con la Sig.ina Blue. È innegabile che ogni individuo possieda una certa forma di creatività. Ognuno di noi è dotato di un insieme unico di esperienze ed emozioni che possono contribuire a generare idee originali e soluzioni innovative. La differenza sta nel modo in cui ognuno decide di coltivare questa propria creatività.
      Coloro che vengono considerati i “non sono creativi” potrebbero essere semplicemente intimoriti dal processo di creazione o insicuri sulla propria capacità di produrre qualcosa di nuovo, oppure si accontentano di quello già pronto che trovano. D’altra parte, coloro che danno voce alla loro creatività possono aver sviluppato la fiducia necessaria per esplorare idee originali e portarle alla luce. La creatività, quindi, non è una risorsa limitata, ma piuttosto una capacità che può essere coltivata e potenziata con il tempo.
      Quindi, tutti noi siamo creativi, ma se non si aumenta questo fattore, si va a perdere subito; e non per questo allora nessuno lo è: la tua creatività è diversa dalla mia, come da quella di Dalì o quella di Armani, eppure eccoci qua che continuiamo a creare forme di arte, vestiti e\o idee.
      E poi, perché bisogna avere della fama per essere un creativo? Quella penso sia semplice fortuna o sfortuna del destino, c’è chi meriterebbe più successo per le creazioni che porta (o chi proprio le tiene solo per sé) e chi invece viene elogiato nonostante una creatività più bassa (a causa dei pochi stimoli che il creativo dà alla creatività).

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      • Letizia Casotti   2 Gennaio 2024 at 17:56

        Personalmente credo che la fama sia una rappresentazione tangibile di quanto sia condiviso un messaggio generato dalla creatività.
        Un opera che esprime un’emozione non é meno creativa se non é celebre, é soltanto meno condiviso l’argomento trattato o ne é piú difficile l’interpretazione.
        Nonostante ció peró senza dubbio una maggior esposizione e una maggior fama dell’autore rende la sua opera e il suo messaggio creativo piú fruibile al mondo.
        Non penso che sia necessaria la fama a rendere un artista creativo ma penso che senza dubbio renda il suo messaggio udibile da molta piú gente.

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  163. Marco Riccardi LABA   22 Dicembre 2023 at 16:44

    L’artista ruba.
    Letteralmente, è un dato di fatto: ciò non significa che l’artista è colui che è colpevole di continui plagi -anzi, una persona del genere non potrebbe essere definita artista, e il perché non è esclusivamente legale: chi compie un plagio non crea, ma copia. Il talento dell’artista, la tanto osannata scintilla creativa, è quello di riuscire ad attingere a tutta una serie di stimoli, citazioni, frammenti di conoscenza e di altre opere e di dar loro, tutti assieme, una forma nuova. E questo è inevitabile: nella nostra epoca post moderna, dove tutto è già stato fatto -più o meno-, cosa resta se non cercare di creare qualche forma nuova con pezzi vecchi? Personalmente, dubito che sia una caratteristica della nostra epoca, e penso che persino cinquecento anni fa ci fosse qualcuno che pensava che non ci fosse proprio più niente da inventare. Si tratta, quindi, di un’evoluzione graduale, e rubando, rubando e rubando ancora, infine, si arriverà ad uno stadio talmente distante dal punto di partenza che quei distanti oggetti iniziali si saranno persi nelle pieghe degli anni e nella polvere della memoria.
    Questo creare forme nuove, ovviamente, non si applica solamente nella creazione di oggetti, ma può riguardare strategie, procedure, metodologie… in qualsiasi campo: ovunque sia possibile rompere due cose -letteralmente o figurativamente- per poi mischiarne i pezzi.
    Ma è veramente possibile classificare questa capacità? Darne un indice numerico? Questo non lo credo, per quanto rimanga convinto che i geni esistano, e alcuni personaggi finiscano per essere molto più innovativi, creativi o comunque li si voglia chiamare, di altri. Per quanto tutti quanti possano essere in grado di trovare nuove combinazioni, è evidente che alcune menti vi siano molto più predisposte di altre, che sia per genetica o per influenze o stimoli nel corso della crescita, che credo siano un fattore fondamentale per stimolare la creazione di nuove connessioni.
    In ogni caso, anche questa definizione che mi sono sentito di dare sopra riguardo la creatività potrebbe essere molto riduttivo; se non è bastato l’articolo a cui questo commento fa capo per darne una, dubito fortemente che queste poche righe possano essere illuminanti, dal momento che a scriverle, tra l’altro, non è uno dei geni di cui sopra; è solo un di più che si aggiunge alle considerazioni dell’autore dell’articolo, e per un motivo preciso. Nell’ultimo paragrafo, l’ottavo, vengono nominati i giochi linguistici prodotti per definire la creatività, e proprio su questo vorrei usare per non darne una definizione: ancora una volta, Wittgenstein torna a darmi manforte, perché credo che la creatività possa essere infine definita come egli definì i giochi linguistici: non definendoli.
    Per farla breve, semplificandola terribilmente, Wittgenstein identifica come gioco linguistico tutto ciò che si può fare col linguaggio, letteralmente dei giochi, ognuno con regole sue, incomprensibili se non si conoscono queste. Ma definirli non si può, come non si può definire cos’è un gioco: qual è il filo che accomuna tutti i giochi? La competizione? Il divertimento? La presenza di oggetti? No: infatti, per spiegare a qualcuno cos’è un gioco, faremo qualche esempio; avendo dei riferimenti, questo qualcuno potrà poi identificare un gioco per lui nuovo in base alle somiglianze con altri giochi. Quindi, i giochi sono accomunati gli uni gli altri da alcune caratteristiche e con altri da altre ancora, ma non ne esiste una comune. In ugual modo si può riconoscere un gioco linguistico, che quindi va molto oltre la piccola spiegazione che ne ho dato poco fa.
    Alla stessa maniera, credo che un atto creativo sia definibile non da una definizione univoca, ma da esempi dello stesso. Avendo a disposizione un campionario di atti creativi riconosciuti, potrò riconoscerne uno nuovo attraverso somiglianze con quelli che già riconosco come tali. Quindi, come i giochi, gli atti creativi si rapportano tra loro come una famiglia, non come anelli di una catena; e, proprio come a volte capita coi membri di una famiglia, può capitare di trovarsene qualcuno in mezzo al gruppo che mai ci si aspetterebbe di incontrare al cenone di Natale.

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    • Antonio Bramclet
      antonio   23 Dicembre 2023 at 09:36

      Mi è piaciuto l’intervento di Marco. Un gioco linguistico si può solo giocarlo o paragonarlo ad un altro gioco, ma non si può definirlo. La creatività è un gioco e quindi segue la stessa logica.

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    • Blue LABA   23 Dicembre 2023 at 10:35

      Mi piace il ragionamento di questo commento, tuttavia come si arriva a comprendere qualcosa senza riuscire a definirlo?. La comprensione completa di qualcosa si ottiene solamente dopo ore ed ore d’esperienza su quel campo, che alla fine producono una sintetizzazione dell’esperienza.
      Ok il paragone con cose simili ma a forza di paragonare cose simili a cose simili, a lungo andare si può collegare tutto.

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      • Marco Riccardi LABA   26 Dicembre 2023 at 10:25

        Non per forza bisogna definire qualcosa per comprenderlo; la definizione è una sintetizzazione che talvolta risulta essere forzata, giocoforza da questa vengono esclusi tantissimi elementi pur sempre appartenenti alla categoria che si tenta di definire, producendo generalizzazioni forzose e approssimative.

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  164. Enrico Rossi LABA   27 Dicembre 2023 at 10:10

    CREATIVITÀ = mondo infinito.
    Leggendo il suo articolo abbiamo visto già una vasta lista di implicazioni di questo termine.
    Leggendo anche alcuni dei commenti mi trovo d’accordo anche sul fatto che è difficile definire una cosa che ogni persona percepisce in modo diverso dal nostro.
    Però forse se penso a qualcosa di creativo di sicuro mi viene in mente in primo luogo qualcosa che non si vede tutti i giorni o che presenta una qualità che solo quella persona/animale/oggetto possiede. Poi rallento i miei pensieri e inizio a ragionare con una visione più ampia e vedo che non solo le cose stravaganti possono essere creative. Vi faccio questo esempio: prendete un bambino e un adulto, chi è il più creativo. Ovviamente si pensa subito al bambino, però è qui che si sbaglia. Il bambino è spontaneo e prova a mettere insieme cose che non hanno senso fra di loro per creare nuovo forme e/o oggetti. Però è l’adulto che con la sua conoscenza, se usata a dovere, diventa creativo e può proporre soluzioni ingegnose.
    La differenza sta nella conoscenza. Più cose hai nel tuo bagaglio personale (esperienze, conoscenze, passioni, …) con più riesci a muoverti all’interno di un determinato ambiente, e in questo caso proporre soluzioni creative che, attenzione, non per forza devono essere stravaganti o originali perchè la creatività è diversa (ovviamente a mio parere).
    Se dovessi definire brevemente la parola creatività la riassumerei con “capacità di trovare soluzioni efficaci ed efficienti ad una determinata situazione”.

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  165. Facchini Valeria LABA   27 Dicembre 2023 at 17:41

    Il concetto di creatività, diviso tra creatività possibile e impossibile, può essere analizzato in relazione al concetto di “antifragile”. La creatività, intesa come capacità di trasformare e aggiungere valore, si manifesta attraverso l’azione continua, e si suggerisce di considerarla come una “capacitazione” piuttosto che una facoltà innata. La creatività antifragile, ispirata dal pensiero di Nassim Nicholas Taleb, abbraccia l’incertezza e sbarazza delle false certezze, aprendo la strada a un processo dinamico che si adatta ai cambiamenti del contesto. La moda, come esempio, può trarre vantaggio dall’approccio antifragile, consentendo alle aziende di gestire l’inaspettato e trasformare il rischio in opportunità competitiva. La creatività antifragile si allontana dalla staticità per abbracciare configurazioni dinamiche, rendendo possibile l’impossibile attraverso la gestione intelligente del cambiamento. Inoltre, l’attenzione all’atteggiamento mentale e alla disposizione mentale emerge come elemento chiave per sviluppare il potenziale creativo, suggerendo che le scuole dovrebbero incoraggiare un approccio simile a quello delle scuole d’arte, focalizzandosi sul come pensiamo anziché sul cosa pensiamo.

    Negli ultimi secoli si è sempre cercato di analizzare il concetto di creatività, colgo l’occasione di citare il testo “Fantasia” di Bruno Munari in quanto appoggio la sua visione della creatività.

    L’indagine sulla creatività ci conduce attraverso un labirinto di significati tessuti nella trama della nostra evoluzione creativa. Munari, con la sua abilità di osservatore e sperimentatore, ci invita a scrutare la fantasia come un giardino in cui crescono idee e soluzioni, anch’esso plasmato dalle radici profonde della nostra storia.

    Esplorando la creatività, Munari e il nostro viaggio attraverso le parole ci suggeriscono che la fantasia è il terreno fertile in cui germogliano le innovazioni. Come il designer mette in luce la bellezza delle forme inaspettate e delle connessioni imprevedibili, così la creatività abbraccia l’imprevedibilità, sfidando i confini convenzionali e aprendo porte verso mondi nuovi e audaci.
    In questo contesto, l’indagine sulla creatività diventa un’opportunità di esplorare la mente umana, una tela dove la fantasia di Munari danza insieme ai meccanismi più profondi che plasmano le nostre capacità creative. Come l’artista che sperimenta con forme e colori, noi esploratori della creatività siamo chiamati a giocare con le idee, rompendo schemi per dare vita a qualcosa di unico e sorprendente.

    Concludo col citare la visione della creatività secondo Munari : “La creatività è, anch’essa, un uso finalizzato della fantasia, anzi della fantasia e dell’invenzione, in modo globale. La creatività è usata nel campo del design, considerando il design come modo di progettare, un modo che, pur essendo libero come la fantasia e esatto come l’invenzione, comprende tutti gli aspetti di un problema, non solo l’immagine come la fantasia, non solo la funzione come l’invenzione, ma anche l’aspetto psicologico, quello sociale, economico, umano”

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  166. Cecilia Ruffini LABA   27 Dicembre 2023 at 20:52

    Non si può affibbiare un significato alla creatività.
    Essa penso faccia parte dell’inconscio, non sempre dev’essere una vera e propria soluzione visiva, quanto più qualcosa che lascia esternare i propri sentimenti. Quante volte ci capita di vedere un quadro tormentato, ad esempio gli ultimi di Van Gogh, che – per quanto rimanessero nell’innovazione pittorica – erano lo specchio della sua anima.
    La creatività non segue le mode, segue l’istinto primario dell’uomo di soddisfare dei “bisogni” puramente egoistici in base a ciò che vediamo o facciamo. Siamo continuamente stimolati dall’esterno, grazie all’uso dei cinque sensi, per cui parlare di un senso di creatività privo di qualsiasi influenza è raro, ma non impossibile.
    Penso che la creatività sia un po’ un illusione, ovvero esiste ma…cosa ne sappiamo veramente noi? Non è un talento che si ha o non si ha, semplicemente c’è chi ha trovato il proprio modo per esprimere questa caratteristica e chi si nasconde dietro il “tanto siamo tutti uguali e noiosi, che schifo il mondo”.
    Non capisco come mai, in parte, gli stilisti si tengano lontani dal farsi chiamare “artisti”, poiché loro stessi creano le tendenze, nuovi stili o vestiti.
    Tuttavia posso trovarmi in parte d’accordo con la frase “tutti sono creativi, e non lo è nessuno”, ma visto che ognuno è diverso dall’altro le nostre menti elaborano idee e dati in maniera differente, creando così diversità nelle idee, altrimenti non esisterebbero reazioni come lo stupore o il disgusto nel vedere una creazione, ma solo apatia completa.
    Concludo dicendo che secondo me non bisogna più focalizzarsi sul trovare il significato che più si addice alle parole – nonostante nell’epoca di adesso ci si focalizza unicamente sul linguaggio, abusandone e storpiando spesso dei termini solo per avere ragione -, quanto più trovarle dentro di noi e continuare ad alimentarle, altrimenti la creatività rischia di perdersi e diventare monotonia.

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    • luc97   2 Gennaio 2024 at 09:25

      Vorrei dire a Cecilia: per me il problema non è che non possiamo dare un significato alla creatività; il problema è che ne possiamo dare troppi. Non credo nemmeno che sia un istinto primario ( come la sete, la fame…) altrimenti non sarebbe una illusione. Cecilia sostiene che non dovremmo preoccuparci di trovare il significato che più si addice alle parole. Mi chiedo se conosce il mito della Torre di Babele!

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  167. Lorenzo Pollini LABA   28 Dicembre 2023 at 15:26

    Penso che la creatività sia una proprietà mentale, un vero e propio modus operandi nel partorire e portare a compimento un’idea.
    Trovo brillante il focus posto sul definire “creativo” una figura manageriale che sceglie un designer con la medesima caratteristica.Penso che determinate scelte, seppur talvolta ad alti livelli, vengano comunque dettate dall’empatia che proviamo con la persona davanti a noi.
    Dunque è sicuramente più immediato che un dirigente scelga elementi con il suo stesso meccanismo di creazione.
    La creatività penso non sia solamente utile ai fini di creare qualcosa. Lo considero un’ingrediente fondamentale anche nel corso di un dibattito.
    Tant’è che in oriente durante le riunioni viene spesso utilizzata la “tecnica dei cappelli” per fare una decisione aziendale.
    Dal libro “sei cappelli per pensare” ci si rende bene conto del funzionamento di questo procedimento, e si capisce che il pensiero creativo permette una discussione senza preconcetti. Si analizza un problema sotto ogni aspetto (difetti di esso, pregi, pregiudizi iniziali ecc..) e li si espone. Così si può arrivare ad una decisione assai più libera e con confini inesistenti.
    Credo che questa metodologia a cascata abbia invaso miriadi di aspetti della società.
    Il discorso sulla biochimica della creatività mi ha spinto ad una riflessione.
    Il fatto che il cervello premi un rischio, ovvero che si ecciti al fatto che siamo usciti da una zona di agio con esito finale positivo è puro nutrimento per la nostra mente.
    Ricordo di un’esprimento fatto qualche anno fa dove si analizzava come le persone se portate a cambiare abitudini basilari come: la strada per andare a lavoro; la mano che usano per lavarsi i denti; variare le abitudini alimentari e cucinare di conseguenza cose sempre nuove…Ecco tutto ciò portava ad un’aumento nella velocità di pensiero e nella capacità di aver maggior elasticità nel vedere le cose.
    Incredibile cosa possa fare la nostra mente e come sia costantemente possibile migliorarla ed allenarla.
    Del resto ho trovato l’articolo pieno di spunti ed affascinante anche se penso sia stato di scarsa utilità il divagare su Giano Bifronte ed Il cigno nero. L’impossibile della creatività poteva essere descritto in maniera più limpida

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   28 Dicembre 2023 at 15:54

      Più che al cigno nero, tra l’altro il primo grande libro scritto da Taleb che faresti bene a leggere, a me interessava la strategia anti-fragile. L’idea è che anche per la creatività operare nella prospettiva di renderla robusta è un errore. Non esiste una sua definizione definitiva, non ci sono certezze. Dobbiamo cercarla o ricrearla in un campo dominato da incertezza che ci costringe a prenderci dei rischi. In presenza del caso e nell’incertezza l’idea di agire per essere anti-fragili proposta da Taleb è l’approccio migliore che conosco.

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  168. Giada Pirani LABA   28 Dicembre 2023 at 16:59

    Ognuno di noi ha una propria definizione e un proprio significato della parola “creatività”: penso che sia corretto così! – questo viene testimoniato da tutte le interpretazioni che ha ad esempio citato lei in questo articolo. Io sostengo che questa grande parola rappresenti innovazione, qualcosa che porta ad uno spiazzamento nello spettatore o osservatore. Ovviamente la creatività deve essere nel momento giusto, perché in alcune situazioni potrebbe anche portare alla fine di un’azienda,… ma comunque va sempre alimentata con più materiali e informazioni possibili. Con creatività, io mi collegherei in modo generale all’arte (musica, fotografia,…) perché tramite le diverse arti (e i differenti modi di ognuna) si può contrastare una situazione personale (come quella sociale). Quindi si, la creatività è anche istinto perché quella persona sente proprio la necessità di fare qualcosa. Noto molta creatività anche in personaggi molto rivoluzionari come Duchamp con i suoi Ready Made (come lo scolabottiglie): nonostante il fatto che sono degli oggetti già fatti in musei, in cui c’è l’assenza della maestria manuale dell’artista, c’è un grande pensiero dietro – infatti questi portarono un grande scalpore. Ci sono tante interpretazioni di creatività ma anche tanti modi per realizzare qualcosa che rappresenti la creatività — la storia dell’arte, nelle diverse arti, lo ha sempre testimoniato e lo continuerà a fare. Anche perché la creatività, essendo differente per ognuno di noi, è di conseguenza ragionata in modo di sicuro diverso da ogni singola persona — ogni persona è provvista di creatività (chi più e chi meno).

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  169. Giulia Minghini LABA   29 Dicembre 2023 at 14:44

    Creatività. Ma siamo sicuri di sapere cosa intendiamo dire quando usiamo questa parola?
    Creativo è soprattutto l’artista, il designer, lo stilista, ma creativa è anche la finanza, i banchieri, i broker, l’imprenditore, manager. Creativa è l’economia, la tecnologia, in qualunque mestiere, materia, è necessaria questa capacità.
    Con il passare del tempo questa parola ha avuto diverse interpretazioni e anche oggi si può comprendere in modi differenti, ma ha sempre lo stesso significato. L’uso di questo vocabolo è però esagerato, è a disposizione di tutti, ma non sono tutti capaci a utilizzarlo.
    Spesso sembra la chiave del successo, sembra la soluzione di molti nostri problemi, ma quello che ci chiediamo tutti è come faccio ad essere veramente Creativi?
    Mi ha colpito la parte dell’articolo nella quale riflette sull’origine di questa parola. Creatività è il sostantivo del verbo creare, dal latino “colui che fa” ed è contenuta nella parola “crescere”. Quindi creare evocava una crescita. Viene definita una raffinata elaborazione di informazioni attraverso le quali emergevano nuovi dati generanti un effetto sorpresa.
    Continuamente ci interroghiamo sul perché delle cose. Anche in questo caso ci chiediamo come essere creativi, cos’è, come nasce, come usarla. Vogliamo sempre delle risposte ai nostri interrogativi, pensando che rispondendo a ogni singola domanda risolva una parte dei nostri dubbi. Che sia attraverso la scienza, psicologia, o qualsiasi altra materia credo che non ci sia sempre una risposta a tutto e soprattutto non ci sia risposta alla creatività. Ritengo che creativo è proprio colui che riesce a risolvere quesiti, problemi, in modo alternativo. La mente del creativo deve essere sicuramente contorta, un po’ aggrovigliata e deve riuscire a riconoscere all’interno del suo cumulo di idee quella vincente, proprio per questo è rischioso. Inoltre penso che bisogna essere creativi, ma non solo, la creatività non è la soluzione a tutto, bisogna trovare un equilibrio nel quale ci sia creatività e magari prevalga, ma che ci sia stabilità.
    Concludo ribadendo che per quanto vorremmo sapere cosa sia la creatività non c’è la definizione giusta in questo deludente labirinto, troviamo solo una nebulosa di significati.

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  170. Nicole Pieri   29 Dicembre 2023 at 15:26

    Nel mondo tumultuoso della moda, la creatività risplende come un mito necessario, una forza trainante che alimenta il ciclo infinito di novità e innovazione. Tuttavia, dietro il velo dell’ispirazione e dell’originalità, emergono a parer mio, due pilastri fondamentali spesso trascurati: costanza ed impegno.
    La moda, con il suo rapido susseguirsi di tendenze e la necessità di reinventarsi ad ogni stagione, richiede una creatività radicata nella pratica costante e nell’impegno duraturo. L’errore comune è quello di relegare la creatività a un lampo improvviso, un colpo di genio distante dalla sfera quotidiana. Ma un capolavoro, per esempio, non è il frutto di un singolo colpo di ispirazione, ma lavoro incessante, e pratica quotidiana che plasmano l’artista nel corso del tempo.
    Tale concetto è particolarmente rilevante nel contesto della moda, dove gli stilisti devono affrontare non solo la pressione di creare qualcosa di nuovo, ma anche di farlo costantemente. Thomas Edison diceva: “Il genio è l’uno per cento di ispirazione e il novantanove per cento di sudore”. Nel mondo della moda, questo sudore rappresenta il dietro le quinte, le lunghe ore dedicate alla ricerca, al prototipo, al perfezionamento. Senza la costante fatica, l’ispirazione rimane un’idea inefficace, incapace di tradursi in realtà.
    Se la creatività è la scintilla, la costanza e l’impegno sono il combustibile che la mantiene accesa. La moda, con la sua incessante ricerca di novità, diventa il palcoscenico dove la creatività quotidiana, radicata nella dedizione costante, si trasforma in un atto di resistenza e innovazione continua. Come afferma Stephen King, “L’ispirazione è solo un piccolo frammento della creazione. Il resto è lavoro.” La creatività, abbracciata nella sua completezza, si rivela non solo come un colpo di genio, ma come un impegno incessante a plasmare il futuro.

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    • Giulia Minghini LABA   5 Gennaio 2024 at 11:08

      Mi ha colpito la frase usata da Nicole “la creatività è la scintilla, la costanza e l’impegno sono il combustibile che la mantiene accesa”. La creatività è il colpo di genio, che magari inizialmente viene solo a volte e bisogna capire come gestire e far emergere questa capacità. Quindi sicuramente all’inizio ci vorrà impegno e costanza, ma credo che col tempo, crescendo nel processo creativo personale, la creatività inizia a risalire automaticamente. Sono d’accordo che ci voglia costanza e impegno, come in tutto, ma che queste due azioni col tempo da sforzi si trasformeranno in naturalezza.

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  171. Gaia Laba   1 Gennaio 2024 at 16:45

    Il concetto di creatività, come enfatizzato da Umberto Eco, si presenta come un’affascinante ars combinatoria, in cui la genialità risiede nella capacità di amalgamare elementi preesistenti in un contesto inedito. Personalmente, interpreto la creatività come l’esito sublime dell’intreccio tra razionalità ed immaginazione, una sinergia che dà vita a qualcosa di totalmente nuovo o conferisce una vitalità rinnovata a ciò che già esiste. Contrariamente all’opinione comune, ritengo che la creatività non sia una dote innata ma piuttosto il frutto di stimoli continui provenienti dall’esterno.

    La creatività è un fenomeno strettamente connesso alla conoscenza, alle competenze e preparazione; il nostro ingegno sprigiona la sua massima potenza quando ci troviamo di fronte a intricati problemi o sfide, come dimostrato dalla linea evolutiva del pensiero creativo lungo l’arco della storia umana. Tuttavia, va sottolineato che il pensiero creativo assume una natura intrinsecamente sociale, richiedendo originalità ancorata a regole condivise per evitare derive interpretative arbitrarie.

    Nel contesto della moda, la creatività emerge come una leva essenziale per plasmare il valore. L’autonomia creativa, alimentata tanto da motivazioni culturali quanto economiche, conferisce ai creativi nel mondo della moda una posizione esclusiva. Qui, l’atto creativo non è solo una risposta a una necessità interiore, ma l’originalità scaturita dall’indipendenza guida in modo determinante le preferenze dei consumatori.

    Nel testo si fa riferimento anche alla creatività antifragile di Yamamoto come paradigmatica di come la mente di un creativo sia in grado di generare qualcosa di unico, suscitando il desiderio al di là della mera necessità del consumatore. Ciò sottolinea che la creatività è un processo dinamico che non solo risolve problemi, ma genera innovazioni desiderabili. In definitiva, la creatività, come risultato di connessioni uniche e originali, rivela il suo massimo potenziale quando la mente si libera dai vincoli razionali, un concetto evidenziato in movimenti artistici come il Futurismo e il Dadaismo.

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    • Manuela Guida LABA   7 Gennaio 2024 at 13:15

      Questo commento offre una prospettiva ricca e ben articolata sul concetto di creatività, e sono d’accordo con molte delle argomentazioni presentate. L’uso del termine “ars combinatoria” per descrivere la creatività come un processo di combinazione di elementi esistenti in modo innovativo è particolarmente efficace e riflette la complessità intrinseca di questo fenomeno. La tua interpretazione della creatività come un intreccio tra razionalità ed immaginazione è convincente, poiché evidenzia la sinergia necessaria per creare qualcosa di veramente nuovo o per rivitalizzare ciò che già esiste. La sfida all’opinione comune sulla natura innata della creatività, sostenendo che sia il risultato di stimoli esterni, aggiunge una prospettiva interessante e stimolante. La connessione tra creatività, conoscenza, competenze e preparazione è ben sviluppata, e la tua analisi della natura sociale del pensiero creativo, con l’ancoraggio a regole condivise per evitare derive arbitrarie, riflette una consapevolezza della complessità etica e sociale della creatività. La transizione alla creatività nel contesto della moda è gestita in modo convincente, evidenziando l’autonomia creativa e il suo impatto sulle preferenze dei consumatori. L’inclusione della creatività antifragile di Yamamoto come esempio di generazione di qualcosa di unico, al di là delle necessità immediate del consumatore, è una scelta di esempio perspicace. Infine, la tua conclusione sul potenziale massimo della creatività quando la mente si libera dai vincoli razionali, con collegamenti a movimenti artistici come il Futurismo e il Dadaismo, fornisce una chiusura incisiva e stimolante al testo. In sintesi, il tuo testo offre una visione approfondita e articolata sulla creatività con cui concordo, poiché affronta diversi aspetti del tema in modo convincente e informativo.

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  172. Celeste LABA   2 Gennaio 2024 at 11:37

    La creatività è un moto perpetuo che ha guidato l’espressione umana attraverso i secoli, manifestandosi in forme e movimenti artistici che riflettono la complessità delle epoche. Durante il Rinascimento (1400-1600), l’arte raggiunse vette straordinarie, con capolavori come “La Gioconda” di Leonardo da Vinci e la Cappella Sistina di Michelangelo, che sintetizzarono abilmente la fusione di arte e scienza.

    Il Barocco (1600-1750) vide l’arte trasformarsi in una forma teatrale ed elaborata. Caravaggio rivoluzionò la pittura con opere drammatiche come “Il sacrificio di Isacco”, mentre Bernini scolpì emozione in marmo con “Il Ratto di Proserpina”.

    Il Romanticismo (fine 18° – 19° secolo) celebrò l’individualità e l’emozione, rappresentate splendidamente in opere come “La notte stellata” di Van Gogh e “Il Caos” di Turner, esplorando la connessione profonda con la natura.

    Gli inizi del 20° secolo portarono rivoluzioni artistiche con il Cubismo (Picasso) e il Surrealismo (Dalí), sfidando le convenzioni tradizionali. Il Dadaismo e il Surrealismo (1910-1940) esplorarono l’inconscio, con opere iconiche come “La fontana” di Duchamp e “La persistenza della memoria” di Dalí.

    L’Espressionismo Astratto (1940-1950) vide l’arte come espressione emozionale pura, con Pollock e Rothko che adottarono approcci audaci come la “drip painting”. Il movimento Pop Art (1950-1960) di Warhol e Lichtenstein rivoluzionò l’arte con la sua riflessione sulla cultura di massa.

    L’Arte Concettuale (1960-1970) spostò l’attenzione dall’estetica al concetto, con “Fountain” di Duchamp che ridefinì il concetto di opera d’arte. Il Postmodernismo (1980-1990) abbracciò l’eclettismo, rappresentato da artisti urbani come Basquiat e Haring.

    Nel nuovo millennio, l’arte Digitale e Contemporanea (2000 – oggi) ha abbracciato la tecnologia, con opere come “Everydays: The First 5000 Days” di Beeple, un’opera d’arte digitale venduta come NFT, rappresentando l’avanguardia dell’arte contemporanea.

    In ogni periodo, la creatività ha sfidato, ispirato e riflettuto sullo spirito dell’epoca, plasmando un ricco patrimonio artistico che continua a evolversi.

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  173. Gabriele Panichi   2 Gennaio 2024 at 12:04

    Il testo parla molto bene della creatività, esplorando come sia cambiata nel tempo e come sia importante oggi, specialmente nel mondo della moda e del design. L’autore critica il modo in cui usiamo spesso la parola “creatività”, dicendo che spesso la usiamo in modo sbagliato e superficiale. Il testo cerca anche di capire da dove viene la creatività, guardando alle radici della parola e al modo in cui le persone sono bravi a inventare cose nuove e risolvere problemi.
    L’autore dice che la creatività non è solo qualcosa che succede quando una persona è da sola e si esprime, ma è anche il risultato delle connessioni con gli altri e della collaborazione. Parla anche di come il nostro corpo e il nostro cervello si sono evoluti per diventare più creativi nel corso del tempo, cercando di spiegare scientificamente cosa succede quando siamo creativi.
    In generale, il testo ci invita a pensare in modo critico a come usiamo la creatività, dicendo che anche se è molto importante per avere successo, dobbiamo stare attenti a non abusarne e a capire meglio da dove viene. Un altro punto importante è che la creatività può essere più forte quando ci sono situazioni difficili e impreviste, e che dobbiamo essere aperti e attivi nel nostro modo di pensare alla creatività. Infine, suggerisce che dovremmo insegnare ai giovani a pensare creativamente, dicendo che è più importante dell’essere naturalmente bravi in questo.
    Il commento di Alice esprime una visione personale della creatività come un insieme di emozioni e sogni che, attraverso vari strumenti, possono prendere forma concreta. Tuttavia, potrebbe essere utile ampliare ulteriormente il tuo punto di vista fornendo esempi specifici o dettagli su come questo processo avviene nella pratica. Inoltre, potresti considerare l’inclusione di possibili sfumature o aspetti negativi legati alla creatività.

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  174. Martina Toscano Laba   2 Gennaio 2024 at 13:21

    Creatività

    Chi è un creativo?. Prendo come esempio noi che stiamo studiando per fare il grafico, o già chi lavora come grafico è un creativo. A parer mio la creatività è per coloro che spreme la mente per ricreare nuove idee, ad esempio per risolvere un problema per se stesso e per gli altri, proprio come un grafico, che ricrea una sua idea per comunicare un messaggio e risolvere i dubbi e problemi delle persone. La creatività può appartenere a tutti perché è un modo per affrontare iAd esempio i “dilemmi”, cioè le questioni, della vita. Ognuno di noi ha una definizione diversa di creatività, qualcuno può avere un pensiero molto simile ad un altro, ma nessuno avrà la stessa considerazione su di essa, in base anche alle proprie conoscenze che sia culturali o di vita. Un artista che si concentra sulla creatività è Bruno Munari. Lui stesso parla dell’interesse pedagogico che forse è all’origine del binomio da lui teorizzato tra creatività e progetto, e tra creatività e metodo globale.

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  175. Sara Cadegiani LABA   2 Gennaio 2024 at 15:07

    La creatività è un processo affascinante e profondamente personale che si manifesta attraverso la capacità di un individuo di esprimere pensieri, emozioni e concetti in modi unici e innovativi. L’arte, in tutte le sue forme, è intrinsecamente legata alla creatività, poiché ogni opera d’arte rappresenta la materializzazione di un’idea originale che trova espressione attraverso la pittura, la scultura, la musica, la danza o altre forme espressive.
    La creatività artistica non segue regole fisse; piuttosto, è un processo fluido che consente agli artisti di esplorare nuovi territori, sperimentare tecniche e rompere le convenzioni. Nell’arte, la creatività diventa un mezzo di comunicazione visiva e emotiva, permettendo agli artisti di trasmettere concetti complessi, riflessioni profonde e sfumature dell’esperienza umana in modi che spesso sfuggono alle parole.
    La storia dell’arte è costellata da esempi di innovazione creativa che hanno ridefinito i canoni estetici e sfidato le norme culturali. Movimenti come il surrealismo, l’astrattismo e l’arte concettuale sono emersi grazie a menti creative che hanno cercato nuove vie di espressione. Inoltre, la creatività nell’arte può anche servire da voce critica, affrontando temi sociali, politici e culturali con un’urgenza e una profondità uniche.
    L’arte contemporanea, in particolare, continua a esplorare nuovi confini e sfide, sfruttando la creatività per rispondere alle complessità del mondo moderno. L’uso di tecnologie innovative, la fusione di discipline artistiche e l’adozione di prospettive multiculturali testimoniano della continua evoluzione della creatività nell’ambito artistico.
    In conclusione, la creatività nell’arte è un motore fondamentale per l’evoluzione culturale e intellettuale. Incoraggiare la libertà espressiva e la diversità di approcci nell’arte contribuisce a una società più ricca e stimolante, in cui l’arte può fungere da ponte tra individui e culture, generando comprensione e apprezzamento reciproci. La creatività nell’arte è un dono che sfida, ispira e arricchisce il tessuto della nostra esperienza umana.

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    • Lisa LABA   9 Gennaio 2024 at 17:10

      Leggendo il tuo commento Sara ho notato costantemente l’associazione tra creatività e originalità, come se il processo creativo portasse sempre ad un risultato unico. Le idee si basano su delle analogie che affondano le proprie radici nella memoria perciò spesso può capitare di proporre, ad esempio, un design già esistente che noi non ricordiamo di aver visto ma in realtà è impresso nel nostro subconscio. Di fatto chi lavora con la creatività corre sempre il rischio di progettare accidentalmente un plagio. Mi trovo invece d’accordo con il connubio arte e creatività sopratutto riguardo all’arte contemporanea, nonostante trovi che l’artista tende a servirsene come strumento piuttosto che costruircisi attorno un lavoro come il designer.

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  176. Matthew Muccioli LABA   2 Gennaio 2024 at 17:14

    La creatività è come un tessuto che intreccia idee e concetti diversi, creando qualcosa di nuovo o riorganizzando elementi già esistenti in modi inaspettati. È un processo aperto e flessibile, nato dall’azione e alimentato dalla volontà di fare. Sperimentare e rischiare il fallimento diventano parte di questo percorso creativo, permettendo di trasformare le sfide in opportunità di apprendimento.

    Alcuni sostengono che se tutti possiedono la creatività, nessuno si distingue realmente per essa, ma penso che l’atto di agire e cercare di realizzare qualcosa sia una testimonianza della nostra capacità creativa. La creatività, una volta considerata un dono raro, è ora riconosciuta come una caratteristica di tutti gli individui. È una combinazione di immaginazione e capacità di trasformare visioni astratte in realtà tangibili.

    La distinzione tra creatività e fantasia è importante: la fantasia è come il terreno fertile in cui cresce la creatività, permettendo di plasmare idee e concezioni in qualcosa di concreto. La creatività si nutre di esperienze, conoscenze e influenze, spingendoci a creare collegamenti tra concetti diversi e a generare nuove soluzioni.

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  177. Letizia Casotti   2 Gennaio 2024 at 17:42

    Parlando di creatività mi torna alla mente il discorso che ogni anno faceva il preside del mio Liceo Artistico.
    La mia scuola che possedeva come indirizzi le tre arti maggiori, non si poneva come obbiettivo quello di istruire degli eccellenti artigiani ma bensí degli artisti.
    Dopo anni di studio ed esperienza qualsiasi pittore é capace di riprodurre in maniera realistica il vero.
    Non sará certo un tessuto di raso o un bicchiere in vetro a mettere alla prova la capacità di mimesi di un abile pittore.
    Ora che tutti i segreti e le tecniche rappresentative sono state studiate non é complicata una rappresentazione iperrealistica del soggetto per qualcuno che é stato formato a quello scopo.
    É molto piú complicato invece apprendere il funzionamento del processo creativo e metterlo in pratica.
    Durante le ore di progettazione la mia insegnante ci lasciava osservare, rappresentare e prendere appunti del mondo circostante in modo da pregnarci e conoscere la realtá come appare.
    In seguito ci veniva insegnato ad eliminare tutti i canoni, i preconcetti estetici e l’idea di oggetto.
    In questo modo ci era possibile scoprire la realtá attraverso una visione diversa di essa, un punto di vista insolito o scomodo.
    Poiché ogni uomo in realtá vede il mondo con una sua personale interpretazione, e ció é dato dal vissuto, dall’ambiente in cui vive e dal bagaglio culturale.
    In questo modo una volta trovata la nostra personale visione della realtá era bene trovare una motivazione che avrebbe spinto il nostro semplice cambio di inquadratura in un messaggio per il mondo.
    Facendo questo lo spettatore aveva la possibilità non solo di vedere una faccia diversa del mondo ma di comprenderla.
    Penso che nella creatività ció che la differenzia dalla follia sia proprio la comprensione del messaggio che si vuole inviare, un messaggio che si é scoperto cambiando punto di vista delle cose, qualcosa che se imparato penso possa fare chiunque.

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    • Lamberto Cantoni
      lamberto cantoni   5 Gennaio 2024 at 11:28

      Sei stata fortunata Letizia, condivido l’approccio dei tuoi insegnanti al Liceo. Non garantisce il successo del colpo creativo, ma ci rende senz’altro più consapevoli relativamente al suo effetto di senso. E’ tanta roba.

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  178. Martina Tasini LABA   3 Gennaio 2024 at 16:32

    L’articolo tratta il tema della creatività analizzandolo in tutte le sue possibili sfaccettature: come nasce, come si sviluppa, come viene definito nel tempo e come viene utilizzato; inoltre, riflette anche sul significato del termine accostato al mondo della moda e al mondo del design. Riguardo l’argomento trovo il mio punto di vista affine a chi afferma che la creatività in un certo senso non esista, in quanto, il mio pensiero si orienta sulla creatività vista come una combinazione innovativa di un qualcosa già preesistente. In altre parole, penso che la creatività sia la capacità di dare vita al nuovo da ciò e con ciò che già esiste. Inoltre, penso anche che non tutti abbiano questa capacità innata di creare, tant’è che tendo a suddividere le persone riguardo l’argomento in due categorie: da un lato quelli che io definisco come veri e propri creativi, con un impostazione mentale innata predisposta all’osservazione, alla conoscenza e alla successiva combinazione col fine, sempre innato, di dar vita ad un infinita serie di idee nuove; dall’altro lato, coloro che non sono predisposti al meccanismo precedentemente esposto, quindi, non hanno la capacità innata di osservare, combinare e creare in modo veloce e spontaneo. Detto ciò, penso comunque che quest’ultima categoria di persone abbia la possibilità di lavorare e accrescere la loro predisposizione mentale a questo meccanismo di creatività, ma con la consapevolezza che non sicuramente sarà efficace. Concludendo, non sono d’accordo con chi definisce la creatività come un termine dalla libera interpretazione nonostante da anni, o forse da sempre, lo sia stato per molti; trovo invece che sia proprio per questo motivo che, come viene detto a fine articolo, quando si parla di definizione di creatività ci si perde un deludente labirinto.

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    • Giorgia Adani LABA   4 Gennaio 2024 at 10:06

      Mi dispiace Martina ma mi trovi in disaccordo con quanto hai detto. Secondo me la creatività appartiene a ciascuno di noi, non esiste una suddivisione di chi è predisposto e chi non è predisposto. Penso che la creatività arrivi a tutti in forme differenti, ad alcuni in maggiori quantità e ad altri meno, però sta alla persona sviluppare quest’ultima. Non è uguale al “lampo di genio” che arriva in un istante e viene subito messo in pratica, la creatività è pazienza, bisogna coltivarla e farla crescere. E’ a disposizione di tutti, solo che non tutti hanno la pazienza e la cura per farla diventare propria. Tutti hanno la capacità di osservare, combinare e creare, alcuni ci mettono più tempo e più lavoro ed altri meno, ma alcune persone semplicemente decidono di non ascoltare il loro lato creativo, magari per paura del giudizio degli altri o qualsiasi altra paura.
      Se queste persone, che secondo te “non sono predisposte al meccanismo della creatività”, ci tenessero e lavorassero di più alle loro idee, secondo me potrebbero produrre risultati, chi ci dice che se creassero qualcosa “non sarà sicuramente efficace”? Chi può dirlo se non lo vediamo messo in pratica?
      Chi ci dice che non tutti siamo disposti alla creatività? Semplicemente ognuno lo è a modo suo, nessuno può porre dei limiti e una definizione alla parola creatività.

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    • Lorenzo Pollini LABA   4 Gennaio 2024 at 19:00

      Martina innanzitutto ti ringrazio per la riflessione che mi hai portato a fare.
      Purtroppo però non mi trovi d’accordo con il tuo commento. Se la creatività avesse come mera funzionalità quella di innovare cose già esistenti, non avremmo le risoluzioni ai colossali punti interrogativi della storia. Ti porto qualche esempio tangibile. Ben Carson, medico di fama internazionale, fù il primo a dividere due gemelli siamesi attaccati per la testa. Esso per compiere quest’impresa pensò di interrompere il flusso sanguigno sui due individui, per operare su di loro senza emorragie istantanee. Fù ovviamente aiutato da una grande equipe. L’ispirazione di interrompere il passaggio di sangue lo ebbe guardando le gocce residue cadere dal lavabo spento. Prima di lui nessuno mai pensò e realizzò un’impresa del genere. Provo a portarti un’ulteriore casistica. Questa volta a tema sportivo. Valentino Rossi 9 volte campione del mondo Motogp, fù il primo a mettere la gamba a penzoloni in frenata, per rallentare più velocemente ed avere più stabilità. Con questo stile di guida vinse due mondiali, finché gli altri non si adattarono. Creò questo gesto dopo aver guardato i falchi in volo, che in picchiata verso la preda per rallentare ed essere più stabili muovevano corpo e ali. Tutto ciò per farti capire che, a parer mio, non sempre si innova il preesistente, talvolta si crea e basta. Comprendo tuttavia che il periodo storico che stiamo vivendo è sempre più saturo, dove creare da zero sia sempre più difficoltoso, ma non sottovalutiamo le potenzialità della mente umana.

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    • Chiara Gasperi Laba   7 Gennaio 2024 at 13:53

      Leggendo il tuo commento Martina trovo corretta l’affermazione “la creatività è la capacità di dare vita al nuovo da ciò e con ciò che già esiste”, infatti creatività è anche ad esempio trovare nuovi usi ad oggetti comuni, oppure costruire dei disegni a partire dalla creazione di una forma astratta, inventare una breve storia partendo da alcune parole date. Ma mi trovo in disaccordo riguardo l’inesistenza della creatività, la creatività esiste ed esiste in ciascuno di noi, solo sviluppata in maniera differente; creativo non è solo un pittore di fama mondiale, uno scultore o magari uno scrittore; anche noi nel nostro piccolo possiamo definirci creativi, ogni volta che scattiamo una foto, che facciamo un disegno ecc… La creatività è come dici tu “la capacità di osservare” ma non di creare in modo “veloce”, non c’è un tempo per essere creativi. Una persona che crea, che manifesta un’idea meno velocemente di un’altra è una persona creativa allo stesso modo.

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  179. Camilla Fabbri LABA   3 Gennaio 2024 at 18:45

    La creatività è un dono di immenso valore che tutti noi possediamo.
    Rappresenta una forza che ci consente di manifestare la nostra singolarità, di esplorare nuove prospettive e di trasformare l’ambiente circostante; essa inoltre ci sprona a superare i nostri limiti e ad individuare soluzioni innovative alle sfide che ci troviamo ad affrontare.

    Leggendo questo articolo, mi sono soffermata sulla genesi della creatività fino all’emergere dell’arte contemporanea. Ho immaginato questi due momenti come estremi temporali, come se fossero testimoni di cambiamenti avvenuti nei secoli a venire; senza approfondire la definizione di “arte”, considero essa come tutto ciò che suscita: interesse, piacevolezza visiva o coinvolgimento dei sensi, capace di evocare emozioni nell’individuo.

    L’articolo, secondo il mio più sincero parere, è estremamente intrigante; mi viene spontaneo concordare sul fatto che la creatività assoluta sia un concetto sfuggente, specialmente nell’ambito del design e della moda, dove creare da zero è praticamente impossibile.
Tuttavia, credo che la vera essenza della creatività risieda, non solo nel pensare di aver originato qualcosa dal nulla ma nell’aspirare gli altri a pensarlo.

    La digressione sulla paleontologia ha leggermente confuso la trama del discorso, ma nonostante ciò apprezzo le distinzioni tra creatività impossibile e l’impossibilità della creatività.
Un altro aspetto che ritengo particolarmente affascinante è il concetto di anti-fragilità.

    L’inventività è la capacità di osservare il mondo in modo non convenzionale.
    Per secoli si è ritenuto che l’inventività fosse un singolare dono di natura divina riservato a pochi privilegiati; oggi è chiaro che ogni individuo può coltivarla. L’inventività dovrebbe essere in sintonia con l’immaginazione, quest’ultima però non dovrebbe essere confusa con la prima.
    L’immaginazione si materializza quando progetti artistici e architettonici, inclusi gli oggetti circostanti, prendono forma nell’immaginario umano; proprio in questo caso interviene l’inventività, incarnando l’immaginazione e diventando il fondamento di una realtà fantastica che diventa tangibile grazie all’intervento umano.
Entrambe queste discipline non dovrebbero essere considerate come irreali o in contrasto con la realtà, ma piuttosto come campi di studio paragonabili alle Scienze, ossia pensieri solidi capaci di creare nuove logiche nella realtà moderna.

    Infine, parlando in termini più pratici, l’Inventività ci permette di rimanere connessi alla vita, consapevoli di attuare un processo di evoluzione e cambiamento; è proprio attraverso questo processo che, a mio avviso, si dà forma e si trasforma il design e la moda.

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  180. Alessio Ponzetto   3 Gennaio 2024 at 18:55

    Creatività; con il passare del tempo ha avuto diverse interpretazioni, ma ha sempre lo stesso significato nonostante sia utilizzato in tutti gli ambiti della vita. L’uso di questo vocabolo è a mio avviso impiegato in modo eccessivamente dozzinale, è a disposizione di tutti, ma non tutti hanno la possibilità di sviluppare questo fattore.
    Molto affascinante è la parte dell’articolo sulla quale ci si chiede da dove venga la parola creatività; l’origine della parola può essere ricondotta al verbo latino creo e ancora prima nella radice sanscrita kar che ha il significato di “produrre,” “generare” e “fabbricare”.
    La creatività è la forza che trasforma le idee in realtà, è come un’energia che fluisce attraverso il cervello come un fulmine inesauribile.
    Si manifesta in ogni forma di espressione umana; la creatività è la capacità di vedere il mondo con occhi nuovi, per poi creare qualcosa di innovativo e unico.
    È un processo dove la mente sfida i propri limiti ed esplora l’ignoto.
    La creatività non conosce limiti perchè si nutre di curiosità e apertura mentale.
    A mio parere la creatività è la capacità di pensare in modo innovativo e di trasformare le idee in azioni concrete, è fondamentale per affrontare le sfide della vita e per contribuire al progresso della società.
    La creatività è un elemento che aggiunge colore e significato alla nostra esistenza, spingendoci a esplorare nuovi orizzonti e a vedere il mondo con occhi sempre freschi.
    Concludendo: penso che questa capacità sia in ognuno di noi ma non tutti hanno la possibilità di svilupparla al meglio, per la mancata possibilità di nutrirsi di esperienze nuove, solo aprendo gli occhi e vivendo nuove esperienze potremmo innalzare la nostra creatività al massimo del nostro potenziale.

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  181. Roberta De Vito LABA   3 Gennaio 2024 at 19:13

    La creatività, un termine tanto diffuso quanto enigmatico, rappresenta oggi un concetto chiave nelle dinamiche aziendali, artistiche e tecnologiche. Questo termine, a volte utilizzato quasi come un mantra, abbraccia una gamma incredibilmente ampia di significati e applicazioni, spaziando dall’ambito pubblicitario e grafico fino a settori apparentemente rigidi come la finanza e l’economia. Ciò che emerge dall’articolo è la natura camaleontica della creatività, la sua capacità di adattarsi e trasformarsi, influenzando e ispirando tutti i settori della società.

    Nel mondo della moda e del design, figure come Alessandro Michele e Demna Gvasalia hanno dimostrato come la creatività possa non solo ridefinire un brand, ma anche ridefinire interi paradigmi stilistici. Questo processo di “distruzione creatrice” riflette l’essenza della creatività stessa: un potere trasformativo che, quando ben indirizzato, può generare cambiamenti rivoluzionari.
    Tuttavia, come sottolineato nell’articolo, la creatività va oltre la semplice generazione di nuove idee. Essa è intrinsecamente legata alla nostra evoluzione come specie. Studi paleontologici e neurologici suggeriscono che la creatività non sia emersa all’improvviso, ma si sia sviluppata gradualmente, influenzata da una complessa interazione di fattori biologici e sociali. Questa visione è rafforzata da ricerche come quelle di Heather Pringle e Lyn Wadley, che evidenziano come la nostra specie abbia sempre utilizzato la creatività per risolvere problemi e migliorare la propria condizione di vita.
    Inoltre, la creatività è intrecciata con la nostra biologia. Studi come quelli di Liane Gabora mostrano come il nostro cervello sia strutturato per favorire pensieri originali e innovativi, attraverso la capacità di stabilire connessioni inedite e di passare da un pensiero libero e associativo a uno più analitico e focalizzato.
    Nell’ambito aziendale, la creatività è vista come un catalizzatore essenziale per il successo e l’innovazione. Metodologie come il brainstorming, il pensiero laterale e le mappe mentali sono solo alcuni esempi di come la creatività sia stata formalizzata in tecniche e strategie per migliorare il processo decisionale e stimolare l’innovazione.

    In conclusione, la creatività è molto più di una semplice parola alla moda; è un fenomeno complesso e multifaccettato, fondamentale per la nostra evoluzione e per il progresso delle società. Essa richiede un approccio equilibrato che tenga conto sia della sua natura imprevedibile sia della sua capacità di generare cambiamenti concreti e positivi. La sfida sta nel riconoscere e valorizzare la creatività in tutte le sue forme, permettendo così di esplorare nuove frontiere del pensiero e dell’azione umana.

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  182. NiccoZ LABA   3 Gennaio 2024 at 19:20

    L’articolo va ad analizzare, approfondire e criticare l’origine e l’uso, dai tempi ad oggi, e come il suo utilizzo sia variato; infatti, la creatività, divenuta tema centrale negli anni ’50 e ’60 grazie al periodo pieno di invenzioni e modernizzazione, perderà poi il suo valore col passare del tempo, venendo associata a differenti sfaccettature, dal quotidiano al campo della moda, utilizzata anche come giustificazione.
    Leggendo l’articolo trovo corretto ma ripetitiva l’associazione della creatività all’antifragilità, supportando però la mia tesi dove dichiaro l’utilizzo della creatività come giustificazione per elementi per esempio nel mondo della moda eccessivamente bizzarri.
    Apprezzato il fatto di definire la creatività un dono innato e non un elemento per forza in continua evoluzione, donandole un senso di speciale e singolare.
    Bisogna dunque ridonare quell’unicità al termine creativo, associandolo ad elementi veramente insoliti ma col giusto pizzico di follia senza sforare nell’eccessivo, un limbo tra novità, utilità ed unicità.
    Volevo associare infatti l’argomento della creatività ai tempi moderni, e come, tutto ciò fuori dagli schemi venga definito creativo, come anche riportato nell’articolo, fa perdere alla parola il suo significato; per questo trovo corretta un “analisi del prodotto” prima di definirlo creativo, razionalizzando il termine e utilizzandolo quindi nei giusti contesti.

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  183. Tommaso LABA   3 Gennaio 2024 at 20:04

    Nel corso della storia umana la creatività è stata come un cavallo da traino per il grande processo di evoluzione e innovazione, e nell’ articolo indaga quella che è la sua origine e la sua evoluzione nel corso dei secoli. Si è sempre stati consapevoli dell’ esistenza di un pensiero creativo, ma solo verso gli inizi del ‘900 è cominciata un’ indagine più approfondita riguardo ad esso, è l’ unica cosa chiara è che la creatività non è nulla senza la fantasia, proprio perchè essa è la creazione tangibile di connessioni nuove, di rapporti metaforici e di stimoli presenti in un vasto mondo all’ interno della nostra mente. Sia la creatività che la fantasia sono qualcosa di base presenti nell’ uomo, fin dall’ alba dei tempi, esse sono state il motore per tutta la storia umana, il connubio fra inventiva e necessità di creare, che per l’ uomo è da sempre necessario qualsiasi sia l’ ambito. Qui però nasce un dubbio, per la creatività c’è una predisposizione in certi individui? Per alcuni non è qualcosa di innato, ma è
    qualcosa che l’ uomo forma attraverso l’ osservazione e lo studio, e nonostante questo c’è sempre chi è più avvantaggiato di altri riguardo lo sviluppo di una visione creativa. Per me sicuramente c’è chi ha una mente più aperta e più “stimolata” capace di trasformare questi stimoli in qualcosa di creato, ma arrivare a dire che la creatività non è innata secondo me non è del tutto giusto, visto che chiunque a parer mio possiede fantasia, e la creatività seguendo quello che è il mio ragionamento, è una diretta conseguenza della contrapposizione fra fantasia e legami puramente psicologici. processo che accomuna quasi la totalità degli esseri umani, infatti come diceva Hernest Hilgard, famoso psicologo statunitense:-“La capacità di creare prodotti utili o belli e di trovare il modo di risolvere questioni non si limita alle persone dotate di talenti superiori, ma è un diritto che ciascun uomo di intelligenza media porta con sé dalla nascita”. Concludendo quindi non è un privilegio saper creare, bensì un processo mentale di cui quasi la totalità di noi dispone.

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    • NiccoZ LABA   7 Gennaio 2024 at 22:27

      In disaccordo sulla parte dove viene difeso il dono a detta “non innato” della creatività.
      Concordo invece sul fatto che la creatività si possa però migliorare e non sviluppare ( come tu dici ) con studi e analisi, perchè io la reputo una skill con la quale si nasce, un qualcosa di unico. Dico ciò perchè l’articolo in questione spiega proprio l’attribuzione errata del termine creativo ad alcuni elementi, quindi andando a contrastare il tuo pensiero, dato che non tutto ciò che è fuori dagli schemi, creato con studi e analisi deve essere giustificato e definito creativo, perchè il significato che l’articolo attribuisce al termine creativo, è veramente qualcosa di unico, utile e funzionale, andando quindi la limitare e circoscrivere veramente poche cose che si meritano di essere definite tali.

      Rispondi
  184. Giorgia Adani LABA   3 Gennaio 2024 at 22:23

    Nell’antica Roma si pensava che la creatività fosse uno spirito guardiano divino e che venisse agli uomini da una qualche sorgente distante e sconosciuta, per ragioni distanti e sconosciute. Poi con il Rinascimento venne posto l’essere umano al centro del mondo e da qui, arriva questa idea che la creatività arriva direttamente dall’essere umano.
    Essere persone creative significa saper conciliare immaginazione, concretezza, praticità e innovazione, un’idea può essere creativa, ma se non è funzionale, realizzabile, e innovativa non porta da nessuna parte, si può solo immaginare.
    La creatività però, non esiste senza conoscenza, una mente che non conosce, non può essere una mente creativa, ma una mente che immagina. Esempio, se non si conosce e non si hanno abbastanza competenze, si potrebbero creare cose già inventate, già viste, agli occhi degli altri non si ha creato niente di nuovo.
    Munari, nel suo libro “Fantasia” ci differenzia i significati di fantasia, immaginazione, invenzione e creatività, dicendo che la creatività è data anche dalle conoscenze che una persona possiede. Difatti i bambini, conoscendo poco del mondo, disegnano sempre le stesse cose, con gli stessi colori e con le stesse forme. Quando crescono, diventano più creativi poiché conoscono molto di più del mondo e possono utilizzare le loro competenze in qualcosa di nuovo.
    Secondo me, tutti abbiamo delle menti creative, semplicemente ci sono idee creative che diventano più “popolari” rispetto ad altre, mi spiego meglio: per esempio, quando stiamo facendo dei lavori in casa, o cuciniamo, o facciamo qualsiasi altra attività, e ci manca un oggetto che ci serve, cerchiamo un’alternativa, cerchiamo di risolvere il problema nonostante abbiamo trovato una difficoltà, non è anche questo un piccolo esempio di creatività? Unire conoscenza e praticità? Dobbiamo ricercare la creatività solo in pochi ambiti come la moda, la finanza, l’arte o la letteratura? Penso che la creatività sia una cosa di cui tutti siamo in possesso e che può essere utilizzata in qualsiasi ambito, semplicemente c’è chi la tiene più sviluppata e chi no. Non mi piace il concetto di “la creatività è un concetto solo per poche persone”, “poche persone hanno la mente creativa”, poiché la creatività è accompagnata anche dal coraggio.
    Il coraggio di pensare, immaginare, realizzare la propria idea ed esporlo ad un pubblico. Senza coraggio, non si sarebbero realizzate molte idee considerate creative.
    Prendiamo come esempio Coco Chanel, una grande stilista di inizio ‘900, che ha completamente rivoluzionato la moda femminile. In un mondo dove la donna non aveva diritti, lei ha avuto la creatività, ma soprattutto il coraggio di rivoluzione: come l’utilizzo di tessuti come il jersey, la creazione di completi tailleur, di costumi da bagno, del tubino nero, l’utilizzo dei pantaloni per le donne e la diminuzione della lunghezza delle gonne.
    Ha avuto la creatività tale, da fare la storia. E’ un esempio su un milione, ma l’ho usato per dire che tutti noi abbiamo menti creative, semplicemente ci sono persone che arrivano al momento giusto con l’idea giusta e riescono a realizzarla, venendo poi etichettate come “persone creative”, com’è giusto che sia.
    Questo però non significa che solo pochi eletti abbiano delle menti creative.
    Ora sto leggendo il libro di Elizabeth Gilbert, nota scrittrice, chiamato “Big Magic”: parla della creatività e della paura che ci blocca da realizzare le nostre idee creative. Lei sostiene che la creatività è fatta di attimi in cui le idee arrivano, e se non si riescono ad afferrare al volo, le idee sfuggono e vanno da qualcun altro. Io mi sono ritrovata molto in questa ideologia, e se la creatività fosse fatta di conoscenza, di coraggio e di attimi? Se bisognasse sviluppare tutte e tre le cose per creare qualcosa di creativo? Bisogna cogliere l’attimo, magari prima che lo faccia qualcun altro.
    Concludendo, penso che la creatività la possiedano tutti, ma in pochi hanno il coraggio di cogliere l’attimo, prendere quell’idea e coltivarla, farla crescere, impiegare del tempo e realizzare la propria idea creativa, è per questo che in poche persone ci riescono e vengono chiamate “geni” o “creativi”.

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  185. Chiara Gasperi Laba   4 Gennaio 2024 at 13:09

    Il concetto di creatività si è modificato nel corso del tempo, infatti, inizialmente essa era considerata una dote innata caratteristica di poche persone, in seguito ci fu un’innovazione del pensiero portando a considerarla un concetto presente in tutti gli esseri umani, seppure in misura differente.
    Quando si parla di creatività infatti, spesso nella mente appare l’immagine di un’opera artistica di pregiato livello, come se l’atto creativo fosse una capacità di poche e fortunate persone. La creatività, invece è una qualità presente in ogni essere umano; creativo è un pittore, uno scultore, uno scrittore, come lo possiamo essere noi tutti ma anche un bambino.
    Un esponente interessante che ha definito il termine creatività è lo psicologo Guilford, il quale ha individuato alcuni principali aspetti che la contraddistinguono, tra cui: la fluidità, ovvero la capacità di produrre idee, la flessibilità, cioè la capacità di cambiare strategia ideativa, quindi di passare da una successione di idee ad un’altra, da uno schema a un altro; l’originalità, che consiste nella capacità di trovare risposte uniche e originali, l’elaborazione, ovvero il “percorso di elaborazione” delle idee con particolari legati tra di loro e la sensibilità ai problemi, vale a dire il selezionare idee e organizzarle in forme nuove, capire cosa non va e cosa può essere perfezionato.
    Interessante è anche il rapporto tra emozioni e creatività. Alcune emozioni come gioia, entusiasmo, calma e tranquillità, hanno un tono positivo, mentre altre, come rabbia, ansia, tristezza, depressione e paura, hanno un tono negativo. In generale gli stati emotivi positivi sono la fonte migliore per la creatività rispetto a quelli negativi. Secondo gli stereotipi che alimentano la nostra società, creati principalmente da personaggi del mondo dell’arte o dello spettacolo, il creativo era una persona dai tratti stravaganti, bizzarri, insoliti e particolari, ovvero una persona con uno stile tutto suo. In realtà però non è necessario possedere personalità insolite per essere creativi, i quali spesso possiedono invece personalità generalmente nella norma.
    Ciò che unisce i creativi è l’interesse per la realtà simbolica, per i concetti astratti, nonché il raggiungimento della fama e del successo, spesso sono quindi mossi dal medesimo obiettivo.
    Lo psicologo Mihalyi Csikszentmihalyi ha messo a punto una serie di suggerimenti volti ad incentivare lo sviluppo del pensiero creativo; tra cui sorprendere e sorprendersi, ogni giorno siamo invitati a riscoprire la capacità di fare sorprese agli altri e trovare qualcosa che possa sorprendere noi stessi, dovremmo dedicare più tempo a fare ciò che è in linea con le nostre aspirazioni e meno a quello che non amiamo, impegnarsi e cercare sfide, se intraprendiamo un progetto dovremmo cercare di portarlo avanti nel miglior modo possibile, rilassarsi e riflettere, aprire la mente cercando di considerare uno stesso problema da più punti di vista. Le tecniche di pensiero creativo oggi si fondano sulla possibilità di cambiare direzione al pensiero.
    Ci sono esercizi utili allo sviluppo della creatività, come ad esempio trovare nuovi usi ad oggetti comuni, oppure costruire dei disegni a partire dalla creazione di una forma astratta, inventare una breve storia partendo da alcune parole date.
    La creatività è più stimolata quando svolgiamo attività che riteniamo interessanti piuttosto che quando siamo motivati dal guadagno in denaro. Quindi è essenziale fare qualcosa perché abbiamo piacere di farlo. È importante seguire i propri interessi, le proprie passioni per arrivare alla creazione di qualcosa di bello e soddisfacente. Praticare la creatività ci permette di “fiorire”.

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  186. Francesco B.   4 Gennaio 2024 at 13:23

    Nella prima parte dell’articolo, l’autore esplora la pervasività della “creatività” in vari contesti. Trovo interessante il confronto tra la creatività nel settore finanziario e il suo impatto sulla realtà economica. La menzione dei cambiamenti radicali in brand come Gucci e Balenciaga evidenzia il potere trasformativo della creatività. Le domande sull’origine della creatività stimolano la riflessione. L’invito a liberare la parola “creatività” da un uso eccessivo risuona con la necessità di considerarla in modo più critico. In breve, questo primo segmento offre un’analisi della creatività che invita a riflettere sul suo significato e sulla sua influenza nei vari settori.
    Nella seconda parte, l’articolo esamina l’origine della “creatività” dalle lingue sanscrite e latine fino alla cultura greca, esplorando interpretazioni da Aristotele al romanticismo. Un accenno veloce alle teorie scientifiche, tra cui Gestalt e neuroscienze, è seguito da una breve menzione del contesto aziendale e dell’influenza delle avanguardie storiche nelle arti e nel design. Sebbene il testo principale non citi fonti esterne, l’introduzione di riferimenti specifici potrebbe aggiungere profondità al discorso.
    La terza parte esamina l’evoluzione della “creatività” nel XX secolo, sottolineando il suo crescente ruolo nei discorsi sociali dagli anni ’50/’60. Stefano Bartezzaghi, in “Il falò delle novità,” critica l’uso disinvolto su Twitter e suggerisce di considerarla come uno strumento flessibile, evitando definizioni rigide. L’abuso del termine è attribuito alla sua mitizzazione, considerandola come un mito che richiede investimento simbolico e credulità.
    Personalmente, trovo illuminante l’analisi critica nell’era dell’onnicomprensività del termine. La prospettiva di considerarla uno strumento flessibile è intrigante, invitandoci a esplorarne le sfaccettature senza definizioni statiche. L’articolo stimola una riflessione profonda sulla vera natura della creatività e la sua influenza nella società contemporanea.
    La quarta parte esamina l’origine evolutiva della creatività, collegandola alle libere associazioni cerebrali e alla biochimica. Heather Pringle indica che la creatività si è sviluppata gradualmente per centinaia di migliaia di anni. Personalmente, trovo intrigante il legame tra creatività, rischi e deviazione dai circuiti neurali convenzionali. Comprendere questa biochimica può guidarci nell’esplorare soluzioni innovative in un’epoca di rapida evoluzione.
    La quinta parte esplora la creatività nella moda come un mito legato a innovazione e progresso. L’autore suggerisce che la creatività sia una “capacitazione” guidata dall’azione che trasforma le cose in valore. Si evidenzia la necessità di distinguere tra “essere creativi” e “imparare a diventare creativi” per evitare l’auto-referenzialità, proponendo una visione dinamica della creatività nella moda.
    Nella sesta parte, si esplora il ruolo della creatività nella moda e nella comunicazione, sottolineando il suo legame con gli eventi. L’autore distingue tra “creatività scintilla” e “creatività possibile”, enfatizzando come quest’ultima sia misurabile e adattabile nei processi aziendali. Si evidenziano le sfide della creatività auto-referenziale e si propone una visione più pragmatica che coinvolge diverse figure nell’industria della moda.
    L’autore nella settima parte sottolinea l’importanza di abbracciare l’incertezza nella gestione della creatività, proponendo un approccio antifragile che trasforma il rischio in un vantaggio competitivo. Personalmente, condivido l’idea che la creatività vada oltre definizioni statiche, evolvendo come un processo dinamico. Esempi come Prada e Vivienne Westwood dimostrano che gestire l’imprevedibilità può portare a impatti positivi.
    La creatività va oltre il talento, dipendendo principalmente dall’atteggiamento e dalla disposizione mentale. Le scuole dovrebbero adottare un approccio simile alle scuole d’arte, concentrandosi su come far funzionare il cervello anziché solo sulla specializzazione. L’ossessione per le definizioni sulla creatività è fuorviante; è cruciale essere sensibili a come si manifesta nelle situazioni quotidiane. Essere proattivi, coraggiosi ed empatici è essenziale, promuovendo un apprendimento efficace attraverso l’esperienza.

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  187. Riccardo Carbonari LABA   4 Gennaio 2024 at 17:24

    Il tema della creatività, come esplorato in questo articolo, è estremamente rilevante e stimolante, specialmente nell’ambito della moda e del design. La disamina storica e culturale del concetto di creatività è particolarmente illuminante, poiché evidenzia come la percezione e l’applicazione della creatività abbiano subito significative trasformazioni nel corso dei secoli. Trovo interessante la transizione della creatività da una capacità quasi divina o irrazionale, tipica del periodo del Romanticismo, a una qualità più pragmatica e legata alla soluzione di problemi nell’era moderna.
    L’analisi dell’articolo su come la creatività sia stata adottata e adattata in diversi settori, non solo nell’arte e nel design ma anche nella finanza e nella tecnologia, riflette l’ampia gamma di applicazioni del pensiero creativo. È affascinante considerare come la creatività, una volta riservata all’élite artistica, sia diventata un attributo desiderato e necessario in quasi tutti i campi professionali.
    La parte dell’articolo che esplora la creatività dal punto di vista della ricerca scientifica e delle neuroscienze apre nuove prospettive. Questo approccio biologico e cognitivo alla creatività sfida le nozioni più romantiche e soggettive, suggerendo che la creatività può essere studiata, compresa e potenzialmente migliorata da un punto di vista scientifico.
    Infine, trovo particolarmente significativa la proposta dell’articolo di considerare la creatività non tanto come una qualità innata o un talento, ma piuttosto come parte di un processo dinamico e in continua evoluzione. Questo punto di vista incoraggia un approccio più inclusivo e accessibile alla creatività, promuovendo l’idea che tutti possano sviluppare e contribuire alla creatività in modi diversi. Questo approccio alla creatività, che enfatizza l’importanza dell’apprendimento, dell’adattamento e dell’innovazione, mi sembra particolarmente rilevante in un mondo che cambia rapidamente e dove la capacità di adattarsi e innovare è sempre più fondamentale.

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    • Filippo Bruno LABA   5 Gennaio 2024 at 00:08

      Non sono d’accordo sul fatto che la creatività possa diventare oggetto di studio scientifico: forse una visione troppo scientifica della creatività rischierebbe di ridurla a un processo standardizzabile e misurabile che potrebbe limitare la sua natura intrinsecamente soggettiva e libera.
      Condivido invece pienamente l’idea di considerare la creatività come un processo dinamico e in continua evoluzione anziché come una qualità innata o un talento.

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    • Valeria Facchini LABA   5 Gennaio 2024 at 15:05

      Sono rimasta colpita da una frase che hai scritto nel commento “La creatività può essere studiata, compresa e potenzialmente migliorata anche da un punto di vista scientifico”
      Non sono d’accordo, dal mio punto di vista la creatività è intrinsecamente legata alla soggettività e alla diversità di prospettive, il che la rende difficile da misurare in modo accurato attraverso metodi scientifici convenzionali.
      Inoltre, c’è il rischio di ridurre la creatività a una serie di variabili misurabili, ignorando la sua natura fluida e spontanea. La bellezza della creatività spesso risiede nella sua imprevedibilità e nell’abilità di connettere idee in modi inaspettati.
      In sintesi, mentre gli studi scientifici possono illuminare alcuni aspetti della creatività, è importante trattare questo fenomeno con rispetto per la sua complessità e non limitarlo a una semplice formula misurabile.

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  188. Filippo Bruno LABA   4 Gennaio 2024 at 23:44

    Quello della creatività è un tema che abbraccia un ventaglio molto ampio di sfaccettature e si manifesta in molteplici forme. È una forza motrice che guida l’innovazione, l’arte, la scienza e molti altri campi della vita umana. La creatività, in ambito artistico, diventa una forma di espressione personale e collettiva: la pittura, il cinema, la letteratura e qualsiasi altra forma di espressione culturale sono veicoli attraverso i quali gli individui possono trasmettere emozioni, idee e prospettive uniche. Tuttavia, la creatività non è confinata solo agli ambiti artistici e scientifici. Può essere una forza guida anche nella risoluzione dei problemi di vita quotidiana e nella gestione delle relazioni.
    Nonostante tutti questi aspetti positivi, è importante considerare anche il contesto in cui si parla di creatività. L’uso eccessivo o distorto del termine può portare a una sua banalizzazione o strumentalizzazione.

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    • Gabriele Brilli LABA   15 Gennaio 2024 at 00:20

      La tua riflessione sulla creatività è davvero molto interessante toccando aspetti fondamentali del suo impatto su diverse sfaccettature della vita umana.
      Trovo particolarmente stimolante il modo in cui evidenzi il suo ruolo nella nostra esistenza quotidiana, sia come espressione personale attraverso l’arte e la cultura, sia come risorsa nella risoluzione di problemi e nelle dinamiche relazionali.
      Condivido pienamente l’idea che la creatività sia una forza trasformativa, in grado di portare avanti la società e di arricchire le vite delle persone.
      Potrebbe essere interessante approfondire come l’abuso del concetto di creatività possa influenzare la percezione pubblica di ciò che è veramente innovativo o artistico.

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  189. Aurora Laba   6 Gennaio 2024 at 09:43

    Prima di leggere questo articolo non avevo mai riflettuto sul significato delle parole creatività o creativo. Un creativo era per me qualcuno capace di inventare, di partorire idee nuove mai esplorate. Ora mi rendo conto che la mia idea era del tutto sbagliata. La storia ci insegna come nel tempo, si sia stati in grado di destrutturare e reinventare idee già esistenti. Sicuramente la moda è il campo in cui è più evidente vedere esprimere la creatività degli stilisti perché viene messa in mostra al pubblico. Le collezioni di moda che ci vengono proposte ogni anno non sono altro che delle rivisitazioni di stili del passato ma che, grazie alla creatività di chi le disegna, ci appaiono come novità assolute. All’interno di una stessa casa di moda è possibile osservare come le idee generate dalla creatività di chi crea le collezioni, la rendano continuamente innovativa. Mi viene in mente la Maison Dior, dove lo stilista che ha dato il nome alla casa di moda è morto molto presto e al suo posto si sono avvicendati diversi stilisti famosi che hanno reso possibile il continuo successo del marchio. È però anche vero che questa creatività non potrebbe emergere senza l’aiuto di quella delle persone che lavorano dietro le quinte, nel marketing, nella grafica e nell’economia. Il successo delle aziende, dei grandi brand o delle multinazionali non esisterebbe se non ci fossero pubblicitari con grandi idee che rendono visibile e accattivante il prodotto da vendere o senza geni della finanza in grado di capire il mercato.
    Creatività quindi non significa inventare ma nel fare credere al pubblico di averlo fatto.

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    • tb   6 Gennaio 2024 at 12:24

      Il commento presenta una visione interessante sulla creatività, ma potrebbe essere criticato per la mancanza di approfondimento su alcune questioni fondamentali. Prima di tutto, la definizione iniziale della creatività come “capacità di inventare, di partorire idee nuove mai esplorate” sembra essere riduttiva e basata su un’interpretazione personale, senza considerare l’ampia varietà di definizioni e approcci al concetto di creatività.

      Inoltre, la prospettiva sull’industria della moda potrebbe essere considerata troppo generalizzata. Sebbene sia vero che molte collezioni di moda attingano a ispirazioni del passato, non si può trascurare l’importanza delle vere innovazioni e sperimentazioni presenti in questo settore. La creatività degli stilisti non dovrebbe essere limitata solo alla reinterpretazione di stili esistenti, ma dovrebbe essere vista anche come una forza trainante per creare tendenze e influenzare la società in modi nuovi e unici.

      La menzione della Maison Dior è interessante, ma avrebbe potuto essere approfondita ulteriormente per esplorare come diversi stilisti abbiano portato la propria visione creativa e come ciò abbia contribuito all’evoluzione del marchio nel tempo.

      Infine, la conclusione che la creatività significhi “fare credere al pubblico di aver inventato” potrebbe essere considerata troppo cinica. Mentre è vero che il marketing e la presentazione sono fondamentali nel mondo degli affari, la creatività in sé può anche avere valore intrinseco, andando oltre la mera illusione.

      In sintesi, il commento offre una prospettiva interessante sulla creatività, ma avrebbe potuto beneficiare di una maggiore precisione e di una trattazione più approfondita di alcune tematiche chiave.

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    • Enrico Rossi LABA   7 Gennaio 2024 at 09:45

      Beh la frase “creatività quindi non significa inventare ma nel fare credere al pubblico di averlo fatto” mi sembra un’attimo forte e forse anche un po’ contradditoria rispetto a quello che hai detto sopra. Parlavi che all’interno di una stessa casa di moda si possono avere continue novità proprio grazie all’inventiva degli stilisti e che il merito non era solo loro, ma anche di tutte le persone che stanno dietro alle quinte di questi lavori. Io penso che per far funzionare il tutto non servono persone che non hanno inventiva o proposte innovative, anzi penso proprio che, soprattutto in questi ambiti artistici, servano proprio persone creative che riescono a vedere o pensare cose che altri non percepiscono. Questo per riuscire a risaltare in mezzo a tutte le altre idee e innovazioni.
      Però magari ho interpretato male io la tua affermazione.

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  190. tb   6 Gennaio 2024 at 12:19

    L’articolo fornisce un’interessante panoramica storica e scientifica sulla creatività, esplorando varie prospettive e approcci. Tuttavia, vorrei condividere alcune riflessioni e citazioni di autori che possono arricchire ulteriormente la discussione sulla creatività.
    Nel saggio “Creativity, Genius, and Other Myths” di Margaret A. Boden, l’autrice critica la mitizzazione della creatività, suggerendo che la percezione di genialità creativa spesso oscura il processo più complesso e graduale di sviluppo creativo. “La creatività non è solo un momento di ispirazione, ma un processo che si sviluppa nel tempo attraverso sforzi e iterazioni continue.”
    Steven Johnson, nell’opera “Where Good Ideas Come From,” sottolinea l’importanza delle connessioni tra le idee per stimolare la creatività. “Le idee non nascono in isolamento, ma sono spesso il risultato di idee precedenti che si fondono e si evolvono nel corso del tempo.”
    Peter Drucker, noto studioso di gestione, ha affermato: “L’innovazione è l’atto specifico dell’applicazione di nuove conoscenze a bisogni esistenti o emergenti.” Questa citazione riflette il legame tra creatività e innovazione, evidenziando la necessità di applicare idee creative per creare un impatto tangibile.
    Albert Einstein ha sottolineato inoltre l’importanza della perseveranza nel processo creativo con la citazione: “È non solo con l’intelletto, ma con il cuore che si può fare una scoperta.” Questo si relaziona al concetto che la creatività non è solo un atto razionale, ma coinvolge anche l’emozione e la dedizione.
    Richard Florida, nel libro “The Rise of the Creative Class,” esplora il ruolo cruciale della creatività nella costruzione di comunità e città dinamiche. “La creatività è la risorsa chiave per la creazione di posti di lavoro, il cambiamento economico e la costruzione di società sostenibili.”
    In conclusione, mentre l’articolo offre un’analisi approfondita sulla creatività, integrare citazioni di autori noti su questo argomento può arricchire ulteriormente il dibattito, offrendo prospettive diverse e approfondendo concetti chiave.

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  191. Alice Turchini LABA   6 Gennaio 2024 at 12:51

    La creatività, spesso intesa come il motore dell’innovazione e del progresso, rappresenta un elemento cruciale nelle diverse sfere della vita umana e si manifesta in moltissimi ambiti della società, dalla produzione artistica e culturale all’ambito scientifico e aziendale. La creatività non è solo la capacità di generare idee originali, ma anche la capacità di far comprendere alle altre persone come noi interpretiamo la nostra realtà, riuscire a trasmettere le proprie idee in modo creativo.
    Nella moda, come evidenziato nell’articolo, la creatività diventa il cuore pulsante dell’industria, guidando l’innovazione nei design, nelle comunicazioni e nelle strategie di mercato. Tuttavia, il concetto stesso di creatività è sfuggente, resistendo a una definizione precisa e rivelando una sua natura misteriosa. La ricerca della creatività è permeata da un mix di rischi e sfide, ma è anche alimentata dalla necessità di costante novità e sorpresa.
    La creatività, oltre a essere vista come una caratteristica individuale, può essere considerata un processo dinamico, un evento che si sviluppa nel corso del tempo. La prospettiva di una “creatività anti-fragile”, proposta nell’articolo, aggiunge un elemento interessante, suggerendo che la creatività può prosperare attraverso l’incertezza e addirittura trarre vantaggio dal caos.
    La creatività è un fenomeno che arricchisce la nostra esperienza umana espandendo i confini dell’immaginazione. Attraverso di essa riusciamo a non focalizzarci solo sulla nostra realtà, e soprattutto ci fa comprendere che siamo tutti diversi e ognuno ha un modo diverso di vedere le cose e di esprimersi. Abbiamo la possibilità di imparare dagli altri e di dare noi qualcosa di nostro.

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  192. Marika LABA   6 Gennaio 2024 at 13:23

    L’articolo solleva interessanti riflessioni sulla diffusione e l’abuso del termine “creatività” nella società moderna. La sua analisi delle diverse sfaccettature della creatività in settori disparati, insieme all’esempio dei designer di moda, stimola una riflessione critica sulla vera natura della creatività e sul suo impatto nella nostra percezione del successo e dell’innovazione.
    Trovo affascinante il passaggio che esplora la creatività attraverso la storia linguistica e culturale, collegandola all’atto generativo di “creare” e associandola all’intelligenza pratica della metis. Inoltre, l’analisi della dualità della creatività nella cultura aziendale, dove si scontrano passioni individuali e spiegazioni scientifiche, aggiunge un livello di complessità alla discussione.
    Ritengo che l’idea di considerare la creatività come un concetto operativo, liberandola dall’abuso linguistico, arricchisca la prospettiva e la proposta di un’analisi più orientata al processo anziché a definizioni statiche offre una visione dinamica della creatività.
    Tuttavia, alcune affermazioni sull’ambiguità del termine creatività potrebbero essere oggetto di discussione; personalmente, vedo questa ambiguità come una caratteristica positiva che riflette la natura mutevole e sfaccettata della creatività stessa. La critica nei confronti dell’indagine condotta su Twitter appare un po’ severa; esplorare il modo in cui le persone concepiscono la creatività attraverso piattaforme sociali può fornire insight preziosi sulle percezioni collettive. Sulla questione della relazione tra creatività e comunità, credo che la qualità delle interazioni sia altrettanto cruciale quanto la quantità; la diversità di prospettive e l’apertura alle idee innovative all’interno di una comunità possono contribuire in modo significativo alla creatività.
    Infine, approvo l’invito a considerare la creatività come un processo dinamico e la prospettiva di abbracciare l’incertezza e il caos come elementi che possono rafforzare anziché indebolire, seguendo l’approccio di Taleb. La sua proposta di una mentalità simile a quella delle scuole d’arte suggerisce che la creatività può essere coltivata attraverso un’educazione che incoraggi una mentalità aperta, coraggiosa ed empatica.

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  193. Chiara F. LABA   7 Gennaio 2024 at 10:27

    Nell’articolo troviamo una certa preoccupazione per l’uso eccessivo del termine “creatività,” sottolineando che è diventato un concetto feticcio nella società contemporanea, spesso distorto per nascondere realtà legate alla crescita economica e al consumo eccessivo.
    Il libro “Il falò delle novità” esemplifica le contraddizioni nelle definizioni di creatività su Twitter, evidenziando l’abuso del termine. Capiamo, quindi, che il problema non è solo l’uso disinvolto della parola, ma anche il tentativo di definirla rigidamente, sottolineando la mutevolezza del suo significato.
    La creatività non può essere compresa solo attraverso definizioni astratte, ma richiede anche una base scientifica. Gli esseri umani, unici nella loro capacità creativa, la dimostrano già prima di Homo sapiens, con uno sviluppo graduale associato alla complessità cerebrale. La biochimica della creatività, intrinsecamente legata al cervello, permette di deviare dai circuiti consolidati, favorendo l’innovazione e formando nuove connessioni neurali. La creatività, in questo contesto, si configura come un mezzo per risolvere problemi, coinvolgendo una complessa interazione tra biologia cerebrale, ambiente sociale e la propensione umana al rischio.
    La distinzione tra “essere creativi” e “imparare a diventare creativi” è fondamentale, invitando a considerare la creatività come parte integrante del processo, non limitata a inizio o fine.
    L’esplorazione sulla creatività si focalizza sulla distinzione tra “creatività possibile” (in costante evoluzione, misurabile in termini critici e pragmatici) e “impossibile nella creatività”. Taleb propone un approccio “antifragile”, che implica accettare l’incertezza, costruire meccanismi di ridondanza e trasformare il rischio in un vantaggio competitivo.

    Analizzando l’articolo ho avuto modo di riflettere su questo argomento.
    Spesso ho sentito dire che “la creatività non esiste”, che è un’abilità che si acquisisce nel corso del tempo e di costante esercizio ed ispirazione.
    Informandomi su internet ho trovato varie definizioni di “creatività”: Freud disse che «La creatività è un tentativo di risolvere un conflitto generato da pulsioni istintive biologiche non scaricate, perciò i desideri insoddisfatti sono la forza motrice della fantasia ed alimentano i sogni notturni e quelli a occhi aperti.»; Einstein, invece, la definì come «un’intelligenza che si diverte.».
    Come abbiamo visto anche nell’articolo, la creatività non si riesce a definire in maniera univoca, in quanto in continua mutazione ed evoluzione.
    A parer mio, non esiste definizione che spieghi cos’è effettivamente la creatività e che, in fondo, siamo tutti un po’ “creativi”, ognuno a modo suo.

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  194. Alessandro Para LABA   7 Gennaio 2024 at 11:27

    “La creatività non esiste”, “gli artisti non creano, bensì rubano”, sono un paio delle tante menate che ci son state insegnate mettendo piede in accademia. Tutto questo discutere di creatività mi ha condizionato a tal punto da farmi risultare questa parola stridente alle orecchie ed un colpo agli occhi. E’ una cosa che succede puntualmente quando ripeti di continuo la stessa parola: non la vuoi più sentire o vedere più. In questi anni di studio penso che il punto comune dove tutti, esperti e non, si trovano d’accordo è uno solo: tutta colpa di Duchamp.

    Non c’è niente da fare, scappa fuori in tutte le salse non appena si instaura una qualsiasi discussione all’interno del mondo dell’arte. Perché tutta colpa di Duchamp? Semplice, è stato in grado “da solo” di avere in ostaggio il mondo dell’arte intero, ma ha scelto di non premere il grilletto. L’arma in questione? Semplice, lo scolabottiglie, la non-opera per eccellenza, mascotte dei ready-made, quelli nudi e crudi, quelli che non vengono addomesticati “dall’aided”, quelli che al solo guardarli ti chiedi: “ma dov’è la creatività? Dov’è la retorica? Dove sono tutte quelle mille mila simbologie, finzioni e similitudini che mi dovrebbero in qualche modo far pensare che quella sia un’opera d’arte?” Beh, non ci sono. Lo scolabottiglie è letteralmente uno scolabottiglie, né più né meno, non è l’ennesimo ritratto di una società decadente oppure un inno a qualche virtuosismo, è uno scolabottiglie, punto.

    Forse anche Duchamp si era rotto le scatole di tutta la retorica che l’arte esigeva dal tuo quadro per reputarlo tale, perciò ha scelto di optare per atti “anticreativi” nel quale perseguiva un’anestesia totale. C’era quasi, aveva trovato il sonnifero eterno per tutta quanta l’arte che era stata e quella che poteva essere, ma in atto di pietà verso la sua signora, ha scelto di non premere quel dannato grilletto. Da una parte penso che l’avrei incitato a non esitare, dall’altro sono grato di questo atto di carità, poiché senza di esso non potrei perdermi affascinato in questo mondo di significati sfuggenti e di domande senza un perché.

    Volente o nolente, la parola “creatività” è diventata un’altra di quelle parole che oggi sono state svuotate di un loro significato per diventare “glamour” e forse anche ieri, ai tempi del caro R.MUTT era già così, finendo così per portarlo a terminarla in tronco. Penso che se fosse ancora vivo oggi, avrebbe riso in faccia all’uso odierno di questa parola, procedendo poi immediatamente a realizzare un’opera per stroncare questi usi sciapi e profani.

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  195. Luigi Pezzella Laba   7 Gennaio 2024 at 11:52

    Essere creativi per me va oltre la semplice capacità di generare nuove idee o produrre opere artistiche. È un atteggiamento mentale, un modo di guardare al mondo con occhi curiosi e aperti alle possibilità. Essere creativi significa essere in grado di pensare in modo flessibile, di trovare soluzioni innovative ai problemi e di esplorare nuovi percorsi, anche quando sembrano fuori dalla norma.
    La creatività si manifesta in molteplici forme: dall’arte alla scienza, dal design alla filosofia. È una forza che può arricchire ogni aspetto della vita, portando originalità in ciò che facciamo. Essere creativi implica anche la capacità di superare le convenzioni, di sfidare le norme stabilite e di abbracciare l’incertezza.
    Tuttavia, riconosco che la creatività non è un dono universale. Non tutti possono essere creativi nel medesimo modo. Ci sono persone che si sentono più a loro agio seguendo schemi prestabiliti o lavorando in contesti strutturati. Alcuni potrebbero trovare difficile abbracciare l’ambiguità o l’assenza di regole chiare.
    È importante sottolineare che la mancanza di creatività non implica una mancanza di valore o intelligenza. Ognuno di noi ha talenti unici e prospettive che contribuiscono al mondo in modi diversi. La creatività è solo una delle tante sfaccettature dell’espressione umana.
    Essere creativi significa per me abbracciare la novità, la sfida e l’inaspettato. Tuttavia, riconosco che la diversità di pensiero è essenziale, e non tutti devono per forza essere creativi nello stesso modo.

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    • lice Turchini LABA   15 Gennaio 2024 at 10:18

      Sono d’accordo con la prima parte del tuo commento, però ritengo che minimizzare l’importanza della creatività potrebbe limitare il progresso e l’innovazione in molte sfere della vita. Mentre è vero che alcune persone si sentono più a loro agio con schemi prestabiliti, è cruciale riconoscere il ruolo fondamentale che la creatività svolge nel trovare soluzioni innovative a problemi complessi. La creatività ti deve portare fuori dalla tua zona di comfort, è proprio quando ci si trova bene in schemi prestabiliti che bisogna imparare a uscirne, la creatività ci mette alla prova e ci fa uscire dagli schemi.
      La mancanza di creatività potrebbe non implicare una mancanza di valore o intelligenza, ma è importante sottolineare che la creatività non dovrebbe essere considerata come un dono elitario riservato a pochi. Invece, incoraggiare la creatività in diversi contesti può portare a soluzioni più inclusive e adattabili. In un mondo in continua evoluzione, la capacità di pensare in modo creativo può essere cruciale per affrontare le sfide emergenti e stimolare la crescita sia a livello individuale che collettivo.

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  196. Davide Zanatta LABA   7 Gennaio 2024 at 12:58

    Ho sempre pensato che lo stimolo creativo debba essere considerato non tanto come un modo per avere tutte le attenzioni su di sé, ma piuttosto come un dono di cui noi stessi, prima tutti, dobbiamo andarne fieri.
    Parlo di “dono” perché effettivamente le persone creative sono normali in tutto e per tutto, difatti hanno quozienti intellettivi nella norma, ma ciò che le rende uniche è la capacità di riuscire a spronare la propria mente fino a raggiungere quel pensiero unico e innovativo. Tutti quanti possediamo una qualche dose di creatività, ma c’è da chiedersi come coltivarla e far emergere il potenziale creativo che è in ciascuno di noi. Già dalla nascita ci vengono sottoposte delle attività che possano stimolare i nostri pensieri, e il disegno è la più comune di tutte. Difatti secondo me non c’è modo migliore di esporre un’idea creativa tramite un disegno. La creatività trova sempre il suo terreno più fertile nella motivazione personale e nelle passioni, ma è possibile applicarla anche in contesti lavorativi e di routine quotidiana.
    E’ ammirevole come nell’articolo qui in alto il pensiero creativo venga rivolto non solo a tutti quegli aspetti riferiti all’arte, ma anche a quelli più complessi che vanno a ricoprire ruoli tecnici, economici, imprenditoriali…
    Così anche un semplice progetto finanziario può godere di uno o più aspetti creativi che possano contraddistinguerlo e renderlo più ammirevole agli occhi degli spettatori. E’ quindi questa la vera bellezza della creatività, ovvero di poterne usufruire nelle grandi ma anche piccole cose.

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  197. Manuela Guida LABA   7 Gennaio 2024 at 13:04

    La creatività è un potente motore di innovazione e progresso in ogni ambito della vita. Essa rappresenta la capacità di generare idee originali, risolvere problemi in modo non convenzionale e immaginare nuovi scenari. Nel contesto artistico, la creatività si esprime attraverso opere che riflettono la visione unica dell’artista, trasmettendo emozioni e ispirando spettatori. Nel mondo degli affari, la creatività alimenta l’innovazione, stimolando lo sviluppo di prodotti e servizi avanzati. La creatività è un processo dinamico che trae ispirazione da varie fonti, connettendo idee apparentemente distanti per generare soluzioni fresche. Promuove la flessibilità mentale, incoraggiando la sperimentazione e la volontà di abbracciare il nuovo. Tuttavia, la creatività richiede un ambiente favorevole che valorizzi la diversità di pensiero e incoraggi la libertà di espressione.Affrontare sfide complesse richiede spesso soluzioni creative, poiché la creatività ci permette di superare limiti convenzionali e inventare percorsi inesplorati. Nel mondo tecnologico, le menti creative sono fondamentali per concepire nuove tecnologie, applicazioni e approcci innovativi ai problemi globali.In sintesi, la creatività è un motore essenziale per l’evoluzione individuale e collettiva, stimolando l’ingegnosità umana e consentendo il progresso in campi diversi. Coltivare la creatività significa abbracciare la diversità, sfidare il status quo e intraprendere percorsi che conducono a un futuro più innovativo e stimolante.

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  198. Achille   7 Gennaio 2024 at 14:45

    La creatività è una forza dinamica che dà vita all’innovazione, plasmando il mondo in cui viviamo. È l’elemento catalizzatore che spinge l’umanità ad andare oltre i confini dell’esistente, ad esplorare nuovi orizzonti e a trasformare idee astratte in realtà tangibili. La creatività è un processo di esplorazione, sperimentazione e reinvenzione continua che abbraccia la diversità e accoglie l’insolito.
    È ciò che alimenta l’innovazione, scuote le fondamenta delle convenzioni e ci sfida a pensare al di là degli schemi predefiniti. Non è confinata a menti particolarmente illuminate; è una risorsa che risiede in ciascuno di noi, pronta a essere attivata e coltivata, secondo Albert Einstein «La creatività non è altro che un’intelligenza che si diverte».
    Essere creativi però richiede alcuni sforzi, se così si possono definire: apertura mentale, curiosità incessante e il coraggio di sfidare lo status quo (stato di equilibrio /immobilità), questi sforzi sono necessari per trovare quello che ancora non è stato trovato (uno stilista, prima di potersi definire un creativo in seguito a un abito realizzato, deve aver eseguito una ricerca utile a lui per capire se tale prodotto è già esistente oppure no e quindi aver creato qualcosa di nuovo) .
    La creatività è spesso un’esperienza collettiva, fiorisce nel terreno fertile delle collaborazioni e delle idee condivise, non a caso in numerose aziende vi è il cosiddetto “team di creativi” dove, unendo le menti, vengono fuori idee originali e creative nel campo in cui essi operano; per quanto riguarda il mondo della grafica il team dei creativi è composto da 2 figure principali: Il copywriter, colui che si occupa della componente scritta , e l’art-director che invece si occupa della componente visiva quali immagini, impaginazione .. e via così.
    La creatività è il linguaggio universale che supera barriere culturali, connette le menti e ispira il cambiamento, è l’anima pulsante dell’innovazione e del progresso umano infine , può anche essere definita la chiave che sblocca il potenziale illimitato della mente umana, colei che apre le porte verso “l’inesplorato” e ci guida verso nuovi orizzonti di comprensione e realizzazione.
    La creatività è quella parte che contraddistingue ognuno di noi… noi tutti siamo creativi a modo nostro e il bello è proprio questo: La diversità.

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  199. Francesco Giacomucci LABA   7 Gennaio 2024 at 18:03

    La creatività ha attraversato diverse interpretazioni nel corso del tempo, l’origine della parola creatività è ricondotta al verbo latino creo e alla radice sanscrita kar che significa produrre, ma il suo significato fondamentale rimane invariato nonostante l’ampio utilizzo in ogni ambito della vita. Personalmente, ritengo che l’uso di questo termine sia spesso banalizzato, accessibile a tutti ma non sempre sviluppato da tutti, la creatività è la capacità di pensare in modo innovativo e trasformare le idee in azioni, fondamentali per affrontare le sfide della vita e contribuire al progresso della società. Aggiunge colore e significato alla nostra vita, spingendoci a esplorare nuovi orizzonti, a vedere il mondo con occhi nuovi ed è la forza che trasforma le idee in realtà. Ritengo che la creatività sia presente in ognuno di noi, ma non tutti hanno l’opportunità di svilupparla pienamente a causa della mancanza di esperienze. Solo aprendo gli occhi e vivendo nuove esperienze possiamo elevare la nostra creatività al massimo.

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  200. Lisa LABA   7 Gennaio 2024 at 18:53

    All’inizio del mio percorso di studi, ho sempre trovato la parola “creatività” usata in mille contesti, senza una precisa spiegazione riguardo al suo significato. Come molti, ho finito per assorbirla come concetto polisemico, adattabile ad ogni situazione e progetto, per conferire un certo tono, una sorta di parola jolly che dice tutto e niente. Una situazione che rispecchia l’oggetto della critica proposta nell’articolo, oltre ad essere un esempio dei termini pilastri della comunicazione moderna. Ed ho avuto modo di verificare ciò non solo con la mia esperienza, ma anche ponendo a tanti la domanda: “Che cos’è la creatività”? Inutile specificare la vaghezza delle risposte, diverse l’una dall’altra. Ciò nonostante, è un esperimento molto utile per interrogarsi su quali parole nell’immaginario comune siano diventate concetto.

    Con queste premesse, va da sé il mio interesse per l’indagine proposta dall’autore, con cui inizialmente mi trovavo concorde, per poi allontanarmici sempre di più. Essenzialmente, si parte dall’oggi per arrivare alle teorie del passato con un approccio scientifico (punto 4) e a tratti filosofico (punto 6-7), che punta a definire un costrutto basato su quelle che sono le relazioni tra società e creatività, con conseguenti influenze storiche, allontanandosi tuttavia dall’essenza della parola citata. Essere creativi significa semplicemente collegare delle cose tra di loro, trovare delle analogie tra ciò che conosciamo per creare qualcosa di nuovo. È una capacità mentale che sintetizza l’esperienza registrata dal nostro cervello, uno strumento che noi applichiamo in base alle nostre esigenze per raggiungere un obiettivo, per colmare una necessità. Tutti possono essere creativi e tutti possono imparare ad esserlo, allenando la propria mente a essere elastica e a compiere pensieri di ragionamento logico. Ovviamente, c’è chi con facilità usufruisce di questa capacità e chi invece incontra più difficoltà, ma vi è una grossa differenza tra usarla nel nostro piccolo e sfruttarla a scopo lavorativo.

    Nell’articolo si è presentato spesso l’esempio di parola feticcio nell’ambito della moda, dove si presuppone che la ricerca di un capo moderno ed innovativo sia espressione del creativo/stilista/designer scelto appositamente dal manager per colmare quel vuoto artistico nella collezione, una situazione chiaramente utopica viste le varie problematiche sollevate dall’esigenza dell’azienda e del cliente finale. Ma la creatività si pone comunque alla base della realizzazione del capo, in quanto vengono attraversate varie fasi di ricerca e progettazione per arrivare alla sintesi finale innovativa, quindi anche se il prodotto non è il risultato di tale processo bensì dell’agglomerato di una serie di contaminazioni esterne come il provocare la società, sottostare ai trend del consumatore o rubare direttamente l’idea a qualcuno di sconosciuto, come purtroppo accade nell’ambiente, non è altro che il compromesso aziendale che schiaccia il lavoro dello stilista o di qualsiasi designer, sottomesso all’esigenza di guadagno. Ciò non toglie la capacità creativa o il pensiero dietro ad un prodotto: un’idea rubata ma nuova è creativa per chi originalmente l’aveva pensata; per correlare un prodotto all’esigenza del target è necessario un processo creativo; per creare scandalo è necessaria una mente creativa. Come detto prima, lo strumento è applicabile a qualsiasi esigenza, ma il creativo è colui che sa applicarlo, perciò il manager che scommette su uno stilista è più corretto definirlo un “visionario”, una persona arguta che riconosce il potenziale e decide di investire su di esso. In sintesi, mi trovo del tutto in linea con la citazione nell’articolo di Steve Jobs.

    Mi ha stupito non ritrovare da parte dell’autore un’altra parola, a me ripetuta fino alla nausea, spesso a braccetto con creatività: la curiosità. Ebbene, più cose si sanno, più creativi si diventa ed è per questo che un tratto comune a molti designer è proprio l’essere curiosi di tutto. Forse è stato questo carattere dominante della mia personale indagine a sviarmi da quella presentata. Piuttosto che capire a livello chimico come avviene il pensiero, preferisco chiedermi come visualizziamo i pensieri, come nascono le idee, come stimolare la mente o come riusciamo ad elaborare delle immagini.

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  201. Gabriele Brilli LABA   7 Gennaio 2024 at 18:58

    Partendo dall’analisi dell’articolo posso affermare che Il concetto di creatività si è modificato nel corso del tempo, infatti, mentre inizialmente essa era considerata una dote innata caratteristica esclusiva di pochi eletti, in seguito se ne è scoperta una possibile acquisizione trasformandola in qualcosa di presente in tutti gli esseri umani, seppure in misura differente.
    La creatività è un inestimabile dono dell’essere umano, una forza che pervade ogni aspetto della nostra esistenza, plasmando il nostro pensiero, arricchendo la nostra cultura e guidando l’innovazione in ogni campo. Mi trovo spesso a riflettere sulla natura di questo fenomeno, sul modo in cui si manifesta e sulle sue profonde implicazioni per la nostra esperienza individuale e collettiva.
    Innanzitutto, la creatività è un processo intrinsecamente legato all’esplorazione. È un viaggio dentro noi stessi, un’immersione nelle profondità del nostro pensiero, delle nostre emozioni e delle nostre esperienze. Ogni individuo è dotato di un potenziale creativo unico, un insieme di prospettive e conoscenze che possono convergere in un straordinario insieme di idee. Trovo che la creatività fiorisca quando ci permettiamo di esplorare senza restrizioni, quando abbracciamo la curiosità e ci immergiamo in mondi nuovi e sconosciuti.
    Allo stesso tempo, la creatività è un atto di connessione. È il collegamento di punti apparentemente distanti, la fusione di discipline e concetti eterogenei per creare qualcosa di nuovo e significativo. Le idee creative spesso emergono in momenti di interazione, di dialogo e di scambio di prospettive. L’incontro di menti creative può dar vita a soluzioni innovative e a nuove forme di espressione artistica, trasformando il processo creativo in uno strumento importantissimo.
    La creatività è anche un mezzo di espressione personale. È la possibilità di tradurre pensieri, emozioni e esperienze in forme tangibili, che siano opere d’arte, scritti, composizioni musicali o qualsiasi altra manifestazione artistica. Trovo che la creatività mi offra uno spazio intimo in cui posso esprimere la complessità della mia visione del mondo, dove le parole o le immagini diventano il linguaggio con cui comunico chi sono e cosa sento.
    Tuttavia, ci sono anche alcuni svantaggi dello sviluppo della creatività che consentono l’elaborazione di un bilancio di valutazione in termini di idee originali.
    La creatività a volte è imprevedibile e il risultato potrebbe non essere accettato da alcuni.
    Non può essere controllato e molte volte è necessario rispettare schemi rigorosi.
    Il destinatario non ha la stessa prospettiva e potrebbe non comprendere il messaggio che viene recapitato. Per questo tipo di caso ci sono svantaggi della scrittura creativa o in diversi tipi di arte.
    Avere creatività è una delle proprietà più interessanti e affascinanti che una persona possa avere e questi aspetti negativi della creatività non sono paragonabili ai risultati che l’applicazione della creatività ci porta nella nostra vita quotidiana.
    In conclusione, la creatività è un tesoro inesauribile che risiede in ognuno di noi. È un dono che ci permette di esplorare, connettere, esprimere, innovare, cambiare ed imparare. La creatività è un viaggio senza fine, un invito a esplorare l’infinito universo delle idee e a scoprire la magia che si cela dietro ogni atto creativo.

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  202. Giulia Monti Laba   7 Gennaio 2024 at 22:26

    La creatività è la capacità di pensare in modo innovativo e originale, che coinvolge l’immaginazione, la curiosità e il coraggio di sperimentare. Può essere coltivata e sviluppata attraverso l’ispirazione, il confronto con nuove prospettive e l’esposizione a diverse esperienze. Quindi la creatività si manifesta anche grazie alla collaborazione di più menti messe insieme, ci permette di esprimere la nostra individualità e di connetterci con gli altri in modi significativi. È un’abilità preziosa che arricchisce la vita e contribuisce alla crescita personale e al progresso della società. Nell’arco degli anni passati, la creatività ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’umanità. Artisti come Leonardo da Vinci, Michelangelo e Mozart hanno lasciato un’impronta indelebile con le loro opere rivoluzionarie. Nell’ambito scientifico, Galileo, Newton e Einstein hanno sfidato le convenzioni e aperto nuovi orizzonti. La creatività ha dato forma alle civiltà antiche, ai movimenti culturali e alle trasformazioni sociali, contribuendo a plasmare il mondo in cui viviamo oggi.
    Ognuno di noi ha il potenziale per essere creativo, indipendentemente dalle nostre inclinazioni innate. La creatività è un viaggio che ci invita a guardare oltre i confini stabiliti e ad abbracciare la diversità di prospettive e approcci.

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  203. Francesco Zambelli LABA   10 Gennaio 2024 at 22:30

    Secondo me, la creatività è come un superpotere che dovremmo sfoggiare con orgoglio, anziché cercare solo attenzioni. Le persone creative sono normalissime, con quozienti intellettivi nella media, ma hanno il dono di pensare fuori dagli schemi. Tutti noi abbiamo un po’ di creatività, ma come possiamo farla sbocciare? Fin dalla nascita, ci fanno fare attività come disegnare, che è secondo me il modo migliore per esprimere idee creative. La creatività trova terreno fertile nelle passioni e nelle motivazioni personali, ma possiamo usarla anche nella vita quotidiana e al lavoro.

    L’articolo qui sopra fa un bel lavoro nel mostrare come il pensiero creativo non si limiti solo all’arte, ma possa essere applicato anche in ambiti tecnici, economici e imprenditoriali. Anche un progetto finanziario può diventare più interessante e ammirevole con un tocco creativo. Quella è la vera bellezza della creatività: può rendere speciali sia le grandi che le piccole cose.

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  204. Mattia LABA   11 Gennaio 2024 at 12:05

    L’articolo di Lamberto Cantoni è una breve indagine sulla creatività, il suo significato, la sua origine e le sue applicazioni in vari ambiti, come la moda, l’arte, la tecnologia e l’economia. L’autore analizza il termine “creatività” dal punto di vista etimologico, storico, filosofico e sociologico, evidenziando le sue ambiguità, le sue contraddizioni e le sue sfide. L’autore propone una visione critica della creatività, che non la considera solo come un dono innato o una capacità individuale, ma anche come un processo collettivo e culturale, che richiede curiosità, conoscenza, collaborazione e contesto. L’autore invita a non mitizzare la creatività, ma a comprenderla, a coltivarla e a usarla in modo responsabile e consapevole.

    Penso che l’articolo sia molto interessante e stimolante, perché offre una prospettiva ampia e approfondita su un tema che riguarda tutti noi. Penso che la creatività sia una risorsa preziosa e necessaria, soprattutto in un mondo in continua trasformazione e complessità. Penso che la creatività sia una qualità che possiamo sviluppare e migliorare, attraverso l’educazione, la formazione, la pratica e l’ispirazione. Penso che la creatività sia una sfida che dobbiamo affrontare con coraggio, umiltà e apertura, senza lasciarci condizionare da pregiudizi, stereotipi o convenzioni. Penso che la creatività sia una opportunità che dobbiamo cogliere con entusiasmo, passione e responsabilità, senza dimenticare i valori, gli obiettivi e il senso del nostro agire.

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  205. Carlotta Laba   11 Gennaio 2024 at 21:07

    Personalmente, sono d’accordo sul fatto che la creatività sia un termine molto ampio e che la sua definizione varia a seconda del contesto in cui viene utilizzato. Tuttavia, credo che la creatività sia una qualità essenziale per l’innovazione e la crescita attuale delle aziende, infatti può aiutare le imprese a distinguersi dalla concorrenza e a sviluppare prodotti e servizi innovativi che soddisfano le esigenze dei clienti.
    Credo che la creatività sia una qualità importante per tutti i professionisti, non solo per quelli che lavorano in settori creativi. Essa può aiutare le persone a risolvere i problemi in modo innovativo, osservandoli sotto un altro punto di vista, e a trovare soluzioni creative ai loro problemi, quindi a sviluppare nuove idee e a esplorare nuovi modi di pensare.
    Riconosco che la creatività sia una qualità che può essere sviluppata e coltivata. Essa a volte può nascere dal caos. Ad esempio, il fatto di riuscire a pensare fuori dagli schemi può far raggiungere un obiettivo creativo, sbarazzandosi della comfort-zone.
    Creatività è un termine ampio e variegato che merita di essere esplorato e indagato, in quanto concordo col fatto che il significato della parola stessa non abbia una sola interpretazione.

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  206. Giada T. LABA   11 Gennaio 2024 at 23:02

    In questo articolo si affronta il tema della creatività e di cosa essa sia. Secondo me non esiste una definizione univoca di creatività, ma possiamo dire che è la capacità di creare qualcosa di nuovo, o semplicemente di guardare qualcosa di già esistente da un punto di vista del tutto nuovo. Il concetto di creatività è qualcosa di flessibile, in continuo mutamento, e nel corso degli anni ha subito diverse modifiche. In passato, infatti, era considerata una dote innata posseduta solo da pochi, ad oggi, invece, sembra essere a disposizione di tutti.
    Sono convinta che la creatività è un dono presente in ognuno di noi. E’ innegabile che vi siano persone più portate, ma penso che può essere sviluppata e migliorata anche nei soggetti più pigri, con un po’ di impegno e pratica. Il bello della creatività è proprio questo, che varia da persona a persona, ed è una qualità che ci rende unici. Ognuno la può esprimere nel modo che più gli si addice, dando forma alle proprie idee e creando qualcosa di personale e originale.
    La creatività richiede conoscenza, esperienza e pazienza, e se per alcuni può richiedere dell’impegno, per altri invece può essere semplicemente una liberazione o un bisogno per riuscire ad esprimere sé stessi.

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  207. AliceA Laba   12 Gennaio 2024 at 14:59

    Se la creatività è legata all’innovazione allora dietro ci sta la contaminazione dovuta a relazioni, contatti, osservazioni e così via (tutto ciò che si relaziona con noi, come può essere un essere umano oppure un immagine). È stato illustrato come il significato della creatività sia mutato nei diversi periodi e contesti eppure gli artisti per produrre un’opera d’arte prendono spunto, copiano, studiano e si contaminano per arrivare a un lavoro finito. Ma questo non rientra nella ideologia di oggi di una lampadina che si illumina, del genio, quindi questo è classificabile come creatività? Mi continuo a chiedere, anche successivamente alla lettura di questo articolo, che cosa sia la creatività, essendo stata descritta come un labirinto questa è impossibilitata di un unico significato.  Allora si andrebbe a identificare con la libera interpretazione del soggetto oppure rientra nella convenzione di un mito che è sulla bocca di tutti. Mi viene in mente il mito della Mona Lisa e di come la maggior parte del popolo italiano sia altamente convinto che i francesi ci abbiamo rubato l’opera di Leonardo Da Vinci quando fu lui stesso a portarlo in Francia e successivamente fu rubata da un italiano che in sede giudiziaria ha riportato il mito ancora tutt’oggi affermato.
    La cosa sicura del processo che porta a una novità è la contaminazione che ha l’ideatore, il suo Know-how e il suo vissuto. Quindi a sto punto non so bene se la creatività possa esistere, ma sicuramente potrebbe identificarsi con la consapevolezza delle proprie conoscenze che portano alla visione di diversi punti di vista e al superamento di stereotipi, convenzioni e relazioni istituzionalizzate.

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  208. Elisa B Laba   14 Gennaio 2024 at 18:10

    L’ analisi che viene fatta sulla creatività considera più punti di vista per quanto riguarda diversi ambiti. Partirei con una frase citata da Yamamoto: “Volevo oppormi al sistema delle tendenze e proporre qualcosa di nuovo. Di solito quando tutti dicono che una cosa è bella, a me quella cosa non piace”. Il concetto è definito anti-fragile cioè prosperare nel disordine, questo secondo me è un ottimo punto da cui partire per definire il concetto di creatività. All’inizio dell’articolo viene descritto come creare ed evocare una crescita: questo dal mio punto di vista è sempre stata la creatività. Riuscire a farsi notare: che sia per la particolarità come può essere per la moda e gli abiti (quasi impossibili, come sono definiti), o che sia nel commercio, dove il cliente deve essere creativo per osservare e acquistare i prodotti. Sicuramente non sarà solo questa capacità a rendere importante un brand, ma dopo gli anni 50 più che altro, il concetto è inserito maggiormente nei discorsi quando si parla di novità. Alcuni grandi personaggi definiscono questi concetti in base all’ambito di lavoro. Nel design bisogna citare Bruno Munari che per descriverla ne parla così: “E’ la capacità di realizzare e mettere in pratica ciò che la fantasia ha concepito”. Credo che con questo ci voglia dire che se alla base di un progetto o di un elaborato non abbiamo quel briciolo di fantasia per essere una novità o comunque diversificarsi dal resto non può esserci creatività. Che sia all’ inizio o durante il processo è comunque un insieme di cose che si uniscono per un risultato migliore. Bisogna a questo punto definire, come nell’articolo, la differenza tra essere creativi o imparare a diventarlo. Secondo la mia opinione una persona nasce creativa, ma non del tutto. E’ una cosa che si scopre con il tempo, attraverso impegno e voglia di “imparare”, è una caratteristica che può svilupparsi in ognuno di noi (chi più e chi meno). Una persona creativa insomma deve conoscere ciò che gli sta intorno e allo stesso tempo sapere cosa vuole trasmettere ( che sia una novità o una cosa già vista). Questo con il proprio bagaglio culturale che ci differenzierà sempre e comunque gli uni dagli altri.

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  209. Giacomo   17 Gennaio 2024 at 13:12

    Esplora il concetto di creatività e la sua diffusione in vari settori, come pubblicità, arte, finanza, economia, tecnologia, moda e design. Si menzionano anche possibili problemi legati alla creatività nel settore finanziario, con l’uso della deregulation che ha portato a progetti finanziari discutibili. Si sottolinea in particolare la creatività nell’ambito della moda, evidenziando esempi come i cambiamenti radicali nei brand. Si pone l’accento sulla capacità del manager di essere altrettanto creativo quanto lo stilista, evidenziando la connessione tra competenze apparentemente distanti attraverso la generazione di nuove idee e visioni nel contesto della moda.
    la creatività è un qualcosa che appartiene ad ognuno di noi e che interpretiamo in modo diverso
    che anche in base all era che si è ad ognuno può suscitare degli interessi diversi con delle idee totalmente opposte con altre.

    Rispondi
  210. Elisa Mattia LABA   17 Gennaio 2024 at 17:06

    Il testo esplora dettagliatamente il processo creativo, mettendo in evidenza le distorsioni spesso associate alle espressioni legate alla creatività e sottolineando l’importanza di maneggiare con attenzione tali termini, specialmente considerando la legge della conservazione della massa.
    Approfondendo il concetto di creatività, l’articolo evidenzia la sua natura flessibile e in costante evoluzione, considerandola come la capacità di generare innovazione o di riconsiderare prospettive esistenti. Questa visione si integra armoniosamente con la discussione sulla complessità intrinseca della creatività.
    Il legame tra il termine “creativo” e la capacità di generare combinazioni innovative in risposta a un “bisogno” si intreccia significativamente con la nozione più ampia della creatività come modalità innovativa per raggiungere uno scopo. La riflessione sulle caratteristiche distintive del creativo, come capacità superiori alla media, pragmaticità e risoluzione eccellente dei problemi, evidenzia l’attenzione particolare del testo sulla parola “capacità”.
    L’idea che la creatività sia riconosciuta quando un’idea innovativa è accolta da un vasto pubblico si intreccia organicamente con la discussione sulla natura dinamica del processo creativo. La riflessione sulla necessità di comprendere le radici dell’innovazione per assegnare il titolo di “creativo” si integra in modo congruente con l’analisi della genealogia del concetto di creatività.
    In conclusione, le riflessioni presentate nel testo integrano in modo efficace il dibattito, evidenziando la complessità intrinseca del termine “creativo” e sottolineando la necessità di una comprensione approfondita delle forze innovative che giustificano tale designazione.
    Personalmente, ritengo che questa analisi fornisca un quadro illuminante sulla vera essenza della creatività, invitando a una riflessione critica sulla sua definizione e attribuzione.

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  211. giacomo   19 Gennaio 2024 at 11:19

    Esplora il concetto di creatività e la sua diffusione in vari settori, come pubblicità, arte, finanza, economia, tecnologia, moda e design. Si menzionano anche possibili problemi legati alla creatività nel settore finanziario, con l’uso della deregulation che ha portato a progetti finanziari discutibili. Si sottolinea in particolare la creatività nell’ambito della moda, evidenziando esempi come i cambiamenti radicali nei brand.
    la creatività è un qualcosa che appartiene ad ognuno di noi e che interpretiamo in modo diverso
    che anche in base all era che si è ad ognuno può suscitare degli interessi diversi con delle idee totalmente opposte con altre.

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  212. Jenni   19 Gennaio 2024 at 14:39

    A mio parere, la creatività rappresenta un dono intrinseco a tutte le persone, indipendentemente dalle loro attività, che si tratti di artisti o di professionisti nel mondo degli affari. Naturalmente, come in ogni aspetto della vita, alcuni individui possono manifestare una predisposizione maggiore rispetto ad altri. Il termine “creatività” abbraccia la capacità non solo di creare o inventare qualcosa di nuovo, ma anche di unire elementi esistenti, modificandoli e infrangendo le regole preesistenti per migliorarle.
    La creatività, dunque, costituisce il cuore dell’evoluzione umana, guidando ogni invenzione che caratterizza la quotidianità. È inevitabile associare questo concetto al mondo della moda e del design, specialmente considerando il punto in cui ci troviamo oggi, dove sembra che tutto sia già stato concepito. Pertanto, essere creativi in questo contesto significa apportare modifiche a qualcosa di esistente, trasformandolo in qualcosa di innovativo, moderno e contemporaneo.
    Questo processo implica notevoli sfide per i designer, poiché devono costantemente bilanciare la necessità di stupire il pubblico nei loro prodotti, senza cadere nella trappola di presentare solamente lievi varianti di concetti già esistenti.
    In sostanza, la creatività si rivela come il mezzo attraverso il quale ci esprimiamo mediante un pensiero individuale, dando forma alla nostra visione della realtà. Questo diventa particolarmente complesso quando si considera la difficoltà di rimanere innovativi in un mondo in cui le idee sembrano essere esaurite. Tuttavia, proprio questa sfida contribuisce a definire la vera essenza della creatività e il suo ruolo cruciale nel cambiare il nostro mondo.

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  213. Jessica Biagioli   20 Gennaio 2024 at 20:01

    La creatività è un processo mentale che coinvolge la generazione di idee originali, innovative e significative. È la capacità di pensare in modo divergente, di vedere le connessioni tra concetti apparentemente distanti e di creare soluzioni nuove e uniche. La creatività non è limitata a specifici settori o discipline, ma è una forza universale che può emergere in vari contesti, come nelle arti, nelle scienze, nella tecnologia, nel pensiero imprenditoriale e oltre.
    Essenzialmente, la creatività implica il rompere schemi, il superare i confini convenzionali e il generare qualcosa di nuovo o originale. Può manifestarsi attraverso forme diverse, come la pittura, la scrittura, la musica, l’innovazione tecnologica, la risoluzione di problemi, e molte altre espressioni umane.
    La creatività non è riservata a una piccola élite; è innata in ciascuno di noi, sebbene possa richiedere coltivazione e stimolazione. Può fiorire quando si è aperti all’osservazione, alla sperimentazione, all’assunzione di rischi e al pensiero fuori dagli schemi. La creatività è una forza propulsiva per l’innovazione e il progresso, contribuendo in modo significativo alla cultura, alla società e allo sviluppo individuale.
    I vari punti dell’articolo offrono una panoramica approfondita e articolata sul concetto di creatività in contesti diversificati, dalla moda all’evoluzione storica e biologica. Proponendo una riflessione critica, sfidando definizioni statiche e suggerendo approcci più aperti e dinamici alla creatività.
    La minaccia principale ai giorni d’oggi, che intacca il processo appena nominato è l’AI (intelligenza artificiale), ricoprendo un ruolo fondamentale nella vita delle persone, grazie allo sviluppo di sistemi sempre più avanzati e ispirati alla maniera umana di pensare, agire, risolvere e creare.
    La “European Guild For Artificial Intelligence Regulation” riunisce i professionisti di tutti i settori creativi, associazioni di categoria, aziende e case editrici con lo scopo di proporre all’Ue l’introduzione del “training right” per normare lo sfruttamento dei dati e delle opere creative da parte delle società AI.

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  214. Luca Laba   21 Gennaio 2024 at 12:23

    L’articolo vuole portare il lettore ad interrogarsi e riflettere sul termine ‘creatività’, quando questo termine viene utilizzato a sproposito e provare a sviscerare le sua corretta etimologia.
    Spesso questa parola viene erroneamente accostata a prodotti commerciali per enfatizzarne l’innovazione e il suo mutamento nel mercato di riferimento, assumendo una connotazione incentrata sul posizionamento e sul marketing.
    Per essere creativi bisogna conoscere e rubare con intelligenza e anche la tempistica con cui si fa ciò, è un elemento fondamentale da tenere in considerazione.
    Dieter Rams ad esempio, storico art director per l’azienda Braun realizza prodotti chiari, immediati, funzionali (quello che poi verrà poi chiamato minimalismo), ispirandosi alla scuola svizzera, ottenendo un discreto successo ma mai paragonabile a Jonathan Ive. Quest’ultimo famosissimo design per Apple, copierà in modo praticamente identico le realizzazioni di Rams, adattandole ai propri prodotti.
    Secondo Munari, la creatività è una capacità produttiva e concreta, da coltivare e accrescere, che collega fantasia, ragione e spiegare a parole il proprio lavoro e coinvolgere il pubblico nell’atto creativo è stata la strategia impiegata dall’artista per rendere la società più consapevole dei problemi estetici della modernità.
    Non è catastrofismo affermare che ogni azienda prima o poi chiuderà, quelle agricole, quelle che lavorano l’acciaio, a maggior ragione quelle che lavorano con la moda. La creatività è anche quel processo, che affondando le sue radici sulla conoscenza e sul ragionamento, ti permette di trovare soluzioni a volte nuove, a volte ripescate dalla storia, grazie al quale è possibile posticipare il declino di un’azienda perchè ha ancora qualcosa da dire.

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  215. Mila LABA   22 Gennaio 2024 at 09:22

    Nell’articolo si fa una panoramica delle varie applicazioni della parola creatività. Termine utilizzato nella pubblicità, nell’arte, nella moda, ma anche nella finanza, nella tecnologia, nell’economia e nel design.
    Partendo dalla genealogia della parola che deriva dal verbo “creare”, si tratta la sua evoluzione significativa. Inizialmente questo termine assumeva significato di un processo generativo e formativo, ma con il tempo si amplia la gamma dei significati di questo termine. Ad oggi c’è una estrema dilatazione dell’utilizzo del termine creatività, impiegato in modo ingenuo e senza una chiara definizione. Questo porta a una sua esaltazione che abbassa ulteriormente la logica che sta dietro questo termine.
    Dal punto di vista evolutivo, la creatività è vista come una capacità umana frutto dell’evoluzione della specie, che caratterizza l’essere umano e si è sviluppata in milioni di anni. La creatività è un attributo che si è sviluppato in molte sfumature diverse; ogni individuo ha la propria creatività e ciò permette una interessante e costruttiva condivisione di idee tra le persone.
    Nel mondo della moda, la creatività è concetto fondamentale che permette una costante innovazione, crescita, progresso di questo mondo. Definita come “la capacità di un soggetto o di un team di agire in modo tale da trasformare le cose e aggiungere valore”, rappresenta quel valore aggiunto che permette al brand di spiccare tra tanti, e di mantenere interessante nel tempo la propria offerta.
    Importante la distinzione tra “essere creativi” e “imparare a diventare creativi” poiché la creatività non è una qualità dell’essere, ma il frutto di esperienze e conoscenze dell’individuo, che gli permettono di sviluppare il proprio pensiero creativo.
    Si tratta anche della complessa relazione tra creatività, moda e comunicazione: la creatività in questa relazione deve interessare non solo i designer, ma anche i consumatori che sono il fine ultimo della comunicazione. Per arrivare al consumatore è importante che la creatività sia autentica e originale, quindi vera. Bisogna allontanarsi dalla creatività autoreferenziale di stilisti e designer, in quanto non trasmette l’autenticità; per fare ciò è necessario separare la creatività intesa come “genio” e quella intesa come concetto più ampio di evoluzione e del pensiero. Per permettere questa evoluzione, può essere utile abbracciare l’incertezza, per scoprire e andare a fondo a cose nuove, che stimolano la nostra mente creativa. Ciò permette alla nostro pensiero creativo di mutare costantemente, e permette a noi come designer di rompere gli schemi, di scoprire cose nuove. Perciò, per essere creativi bisogna essere anche coraggiosi.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   22 Gennaio 2024 at 19:40

      Scusami Mila, ma una certa precisione fa parte del gioco. D’accordo su tutto quello che dici, più o meno. Ma dire che la creatività come concetto “permette una costante innovazione” potrebbe fuorviare il pensiero cioè far credere agli stolti che appellarsi ad essa sia la soluzione di tutti i problemi. L’uso e l’abuso del termine rende semplicemente evidente che essa è una ossessione del nostro tempo. La creatività a livello operativo è un’altra cosa. Per esempio è un ritorno al passato di una certa forma, oppure una deviazione (leggera, accentuata,lacerante… dipende dalle nostre scelte) che implica la messa in discussione delle nostre assunzioni sul campo problematico che ha attirato la nostra attenzione. Quindi non è adorando questo concetto che ne usciamo fuori. Dobbiamo non essere ciechi nei confronti di ciò che sembra apparire nel campo e raggiunta la visibilità su ciò che crediamo di percepire, immaginare nuovi spazi del possibile per trasformare le percezioni dirette all’oggetto in processo che, a questo punto è deviato rispetto l’inizio del processo.

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  216. alice LABA   25 Gennaio 2024 at 21:00

    Personalmente faccio fatica a ritenere materie scientifiche, economia o informatica creative, innovazione non è sinonimo di creatività soprattutto in ambito tecnico a meno che non si parli di innovazione del design esterno di un prodotto tecnologico innovativo rispetto il precedente. I soggetti manageriali che si occupano di scegliere figure il cui lavoro si basa sulla creatività non per forza sono loro stesse creative, la loro primaria dote deve essere quella di saper valutare il talento dei diversi candidati, non per questo loro stessi si applicano nel campo per i quali sono chiamati a selezionare figure.
    Per esperienza personale le persone che ho sempre trovato “creative” (se cosi posso definirle anche se non mi piace), per meglio dire che mi hanno sempre affascinato riconoscendo in loro idee fuori dal comune provenienti da un modo di ragionare e pensare diverso, sono sempre persone con una grande cultura alle spalle e non parlo solo di cultura nell’ambito di cui si occupano ma conoscenza generale, individui che anche senza bisogno di studiare sono preparate da ogni punto di vista e su molteplici argomenti. Posso essere d’accordo con l’accostamento dei termini creatività e perversione, intesa in molteplici modi, vedo nelle menti creative potenzialità che ordinariamente gli uomini non possiedono per questo motivo i creativi spiccano tra la massa, possiedono modi di vedere il mondo diversi, punti di vista non convenzionali che gli permettono di emergere in tutto ciò che fanno. La creatività non è qualcosa che si può insegnare, si può illustrare un metodo, un ordine progettuale, un punto dal quale partire per sviluppare un idea con tutti i successivi step da seguire per raggiungere l’obbiettivo finale, ma ciò non garantisce che la soluzione definitiva sia creativa; anzi insegnando a tutti il medesimo modo di creare si rischia solo di avere una serie di replicanti monotoni paragonabili a ciò che esce dalle fabbriche industriali in serie. Chi possiede creatività è in grado di progettare a modo proprio scegliendo coscientemente di non seguire alcun percorso in quanto consapevole nella maggior parte dei casi delle proprie capacità, non necessita di linee guida da seguire bensi la sua mente funzionando diversamente talvolta potrebbe dar vita a un iter progettuale unico e non adatto a nessun altro. La libertà di chi è creativo sta nel potersi esprimere come meglio crede in quanto il risultato nella maggior parte dei casi sarà sempre vincente. Credo che adottare metodi come brain storming o mappe mentali sia buona cosa per chiunque ma chi possiede la creatività come capacità innata di immaginarsi cose vincenti, non abbia bisogno di strumenti ulteriori al proprio cervello. Una tra le cose che detesto è che nel percorso di studi di un designer siano tutti focalizzati sull’inculcare per forza un metodo comune di progettazione, sebbene preso da grandi designer e progettisti del passato non per forza significa che sia giusto per tutto e tutti, l’inutilità di accomunare tutte le menti facendole convogliare su un unica metodologia di progettazione è la morte dell’individuale modo di pensare che potenzialmente uccide idee geniali provenienti da altri meccanismi cognitivi di natura propria.
    Ad oggi purtroppo l’essere creativi è una definizione che tutti almeno una volta nella vita ci siamo sentiti attribuire, questo perché è vero che si sta utilizzando questo termine a sproposito, ad esempio non credo che i bambini siano definibili creativi prima di una certa età, credo che si limitino ad esprimersi solo in modo ancora non consapevole e questa mancanza di consapevolezza e cognizione del mondo su certi aspetti faccia si che le loro creazioni ad occhi adulti più consapevoli di loro (si spera) appaiano nient’altro che creativi quando magari sono semplicemente incoscienti. Credo che la creatività abbia iniziato a fare parte della mente dell’uomo da quando quest’ultimo ebbe modo di accedere alla conoscenza, mi sento di poter comparare l’homo sapiens al bambino, entrambi non hanno o avevano i mezzi per accedere alla conoscenza per questo ciò che da loro veniva fatto non è frutto di creatività bensì di inconsapevolezza, o istinto se così lo volete chiamare.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   25 Gennaio 2024 at 23:49

      Le materie scientifiche c’entrano poco con la creatività, dal momento che come discipline devono descrivere lo stato della ricerca in vari campi o farne la storia. L’attività scientifica invece ha molto a che fare con ciò che pensiamo sia la creatività. Immaginare un nuovo esperimento richiede studio, logica ma anche fantasia, immaginazione. Il concetto di “scoperta” sembra implicare che da qualche parte qualcuno abbia agito contro le regole condivise per creare un nuovo campo di ricerca dal quale è emerso qualcosa di inaspettato. Se non è creatività gli si avvicina molto. Anche la tua osservazione sul management è discutibile: perché un progetto marketing innovativo non dovrebbe far presupporre che il manager che lo ha progettato in qualche fase del suo lavoro non sia stato aiutato da insight inattesi o fuori dall’ordinario? Ancora una volta, sé questa non è creatività gli assomiglia molto.

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  217. MariaLABA   27 Gennaio 2024 at 15:55

    Il testo parla molto bene della creatività, esplorando come sia cambiata nel tempo e come sia importante oggi, specialmente nel mondo della moda e del design. L’autore critica il modo in cui usiamo spesso la parola “creatività”, dicendo che spesso la usiamo in modo sbagliato e superficiale. Il testo cerca anche di capire da dove viene la creatività, guardando alle radici della parola e al modo in cui le persone sono bravi a inventare cose nuove e risolvere problemi.
    L’autore dice che la creatività non è solo qualcosa che succede quando una persona è da sola e si esprime, ma è anche il risultato delle connessioni con gli altri e della collaborazione. Parla anche di come il nostro corpo e il nostro cervello si sono evoluti per diventare più creativi nel corso del tempo, cercando di spiegare scientificamente cosa succede quando siamo creativi.
    In generale, il testo ci invita a pensare in modo critico a come usiamo la creatività, dicendo che anche se è molto importante per avere successo, dobbiamo stare attenti a non abusarne e a capire meglio da dove viene. Un altro punto importante è che la creatività può essere più forte quando ci sono situazioni difficili e impreviste, e che dobbiamo essere aperti e attivi nel nostro modo di pensare alla creatività. Infine, suggerisce che dovremmo insegnare ai giovani a pensare creativamente, dicendo che è più importante dell’essere naturalmente bravi in questo.
    Il commento di Alice esprime una visione personale della creatività come un insieme di emozioni e sogni che, attraverso vari strumenti, possono prendere forma concreta. Tuttavia, potrebbe essere utile ampliare ulteriormente il tuo punto di vista fornendo esempi specifici o dettagli su come questo processo avviene nella pratica. Inoltre, potresti considerare l’inclusione di possibili sfumature o aspetti negativi legati alla creatività.

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  218. Gabriele O LABA   27 Gennaio 2024 at 23:25

    L’esplorazione del concetto di creatività, estendendosi da ambiti artistici a quelli legati alla moda, ci permette di cogliere molteplici sfaccettature di questo fenomeno affascinante. Rick Rubin, celebre produttore musicale, per esempio offre un’illuminante prospettiva nel suo libro “L’Atto Creativo”, dove mette in evidenza l’importanza di apertura mentale e consapevolezza come catalizzatori del vero atto creativo. Rubin sostiene che la creatività fiorisce quando ci si distacca dai confini della razionalità, sottolineando il ruolo cruciale di una mente aperta e consapevole nella generazione di nuove idee e innovazioni. Nel panorama della creatività contemporanea, la parola “creatività” assume ruoli molteplici e sfaccettati. Da un lato, permea settori quali pubblicità, finanza, economia, tecnologia e design, evidenziando la sua ubiquità e adattabilità. Tuttavia, emerge una nota di ambivalenza, soprattutto quando si osservano esempi di “distruzione creativa” nel mondo della moda, dove innovazioni radicali possono portare alla soppressione di vecchi standard e paradigmi. Un ulteriore approfondimento ci porta a riflettere sulla figura di Virgil Abloh, un’icona contemporanea nota per il suo impatto sostanziale nella moda e nella cultura streetwear. Abloh rappresenta una incarnazione vivente della creatività che sfida le convenzioni e ridefinisce le prospettive in modo audace e innovativo. La sua capacità di trasformare il panorama estetico e influenzare la cultura giovanile suggerisce che la creatività può fungere da catalizzatore per cambiamenti culturali significativi e reinterpretazioni audaci.
    In definitiva, mi trovo molto d’accordo con i dettami di Rubin, che mette in evidenza l’importanza di una mente aperta, e le dinamiche mutevoli della creatività contemporanea, dove la parola stessa assume sfumature complesse. La figura di Virgil Abloh contribuisce poi a dimostrare come la creatività possa essere una forza dinamica e trasformativa, capace di permeare e modellare l’identità culturale e artistica del nostro tempo.

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  219. Diana Borysyuk   28 Gennaio 2024 at 14:46

    Le riflessioni sull’intreccio tra creatività e moda sono davvero interessanti e fanno emergere diversi spunti di riflessione. Mi ha colpito l’analisi critica dell’approccio superficiale e mitico che spesso accompagna il concetto di creatività, soprattutto nel mondo della moda. La domanda se uno stilista possa essere non-creativo è davvero provocatoria e mi ha fatto riflettere sulla percezione comune della creatività come un dono elitario.
    La distinzione tra creatività come processo dinamico e non solo come tratto innato è un punto chiave che apre la porta a una visione più inclusiva. È incoraggiante considerare la creatività come qualcosa che può essere coltivato e sviluppato, anziché limitato a pochi eletti.
    L’idea di antifragilità nella creatività è affascinante. Abbracciare l’incertezza e l’imprevedibilità come parte integrante del processo creativo è una prospettiva che potrebbe rivoluzionare la nostra concezione della creatività stessa.
    Infine, la connessione tra creatività, rischio e biochimica del cervello aggiunge un elemento scientifico che aggiunge profondità alla discussione. La consapevolezza dei rischi associati alle nuove connessioni neuronali sottolinea l’importanza di un approccio equilibrato e consapevole alla creatività.
    In definitiva, queste riflessioni mi hanno spinto a considerare la creatività in un modo nuovo e ad apprezzarla come un processo dinamico e aperto a tutti, piuttosto che come un concetto elitario e misterioso.

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  220. Chan Vannak Vinella (LABA Cinema 1)   30 Gennaio 2024 at 20:49

    “Non si può esaurire la creatività: più ne usi, più ne hai”: dal mio punto di vista, il grande talento che può possedere una persona non è riuscire a muoversi in un settore ben conciso e già prestabilito con grande maestria, ma il saper ‘cavalcare’ l’onda delle tendenze attuali e farle una lezione di vita. Tutto questo potrebbe ‘cozzare’ con il concetto di fantasia, di immaginare un’idea che proviene direttamente dalla nostra mente. Ma il creativo si discosta da tutto questo. Come aveva già citato l’autore nel suo articolo, i grandi maestri del Rinascimento quali Leonardo, Raffaello, Michelangelo non si erano mai definiti dei geni, né dei creativi ma semplicemente degli abilissimi pittori che hanno completamente inciso nelle loro opere la bellezza del patrimonio artistico e culturale mondiale. Dunque la creatività dove starebbe? Suppongo che essa sia tangibile nel momento più insolito della nostra giornata, privo da ogni ‘filtro’ malintenzionato come il denaro o il tempo. Mi spiego meglio: è inevitabile l’importanza del lavoro, del tempo che verrà impiegato per svolgere una determinata idea e del budget che si è prestabilito con il committente. La creatività però è nata pura e per essere tale bisogna analizzare la sua etimologia per comprenderla al meglio. Essa risiede in ognuna di noi fin dalla nascita. Ho notato questa somiglianza all’interno di un’opera che inizialmente potrebbe non c’entrare affatto con quello che stiamo esaminando. Gustave Courbet, un grandissimo pittore del movimento del Realismo del 1800, ha realizzato una delle sue più grandi tele: “L’Atelier del pittore”. Fermiamoci sulle figure dei fanciulli sparsi in modo armonico nella composizione. Il ragazzo al centro è perso al momento della creazione di una tela dipinta dallo stesso autore con a fianco l’allegoria della ‘verità’, ma il vero soggetto è il bambino che sta disegnando a destra steso sul pavimento. Come afferma lo stesso pittore, i bambini sono i primi ad avere delle idee innovative pure ed incondizionate, rappresentando quindi i loro pensieri così come sono. Di conseguenza tutti noi deriviamo da quel momento sereno, non ancora corrotti da regole. E’ qui che cominciamo ad apprendere per la prima volta il concetto di creatività artistica.
    Mi piacerebbe soffermarmi sulla grande necessità di non concentrarsi su quello che ci sta intorno, ma quello che è dentro di noi per poi portarlo all’esterno con tutta sincerità. Secondo me diverse persone nella società odierna sono continuamente tempestati da elementi complementari che servono per avere un completo controllo dell’evento e della situazione ma che d’altro canto ci fa smarrire su quello che vogliamo trasmettere. Questo secondo me è sintomo di una possibile estinzione della nostra creatività.
    La mia tesi non ha intenzione di screditare il modo di fare ‘aziendale’ e di strategie di marketing, ma portare al lettore ad una maggior consapevolezza su come la creatività non viene solo dalla mente ma anche dall’esperienza. La ‘skill’ del copiare un’idea secondo me non è del tutto errato. Rafforza il nostro bagaglio culturale mostrando delle idee vincenti per sfruttarle a proprio vantaggio al mondo esterno per ottenere un maggior successo. E’ chiaro che al giorno d’oggi la creatività sta diventando una sorta di oggetto “raro” che difficilmente è reperibile. Ormai sappiamo che molte persone hanno potuto sfruttare l’inventiva di un progetto che a quei tempi sembrava soltanto un’idea proveniente dall’ Iperuranio platonico, ma questo non toglie che ogni persona ha la capacità di pensiero e di ragionare per adattarsi alle avversità. La creatività è il sostantivo femminile del verbo ‘creare’ e quello che secondo me può fare l’uomo è creare qualcosa che fino a tanto tempo non esisteva. Nulla è uguale all’altro e ogni idea ha una propria personalità tutta da scoprire.

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  221. Giulia LABA   10 Febbraio 2024 at 15:09

    L’articolo sopra riportato offre una profonda analisi sulla natura della creatività nel contesto della moda, oltre a toccare vari aspetti filosofici, storici e culturali legati al concetto di creatività. Tuttavia, vorrei concentrarmi su alcuni punti chiave e fornire un commento analitico su di essi.
    La natura della creatività: L’autore discute la complessità della creatività e suggerisce che essa sia un processo dinamico piuttosto che una cosa statica. Questo è un punto cruciale da considerare, in quanto la creatività non è semplicemente la generazione di qualcosa di completamente nuovo, ma può anche coinvolgere la reinterpretazione, la trasformazione e la sintesi di idee esistenti. È un processo che può essere influenzato da molteplici fattori, compresa la cultura, l’ambiente, le esperienze personali e così via.
    L’antifragilità della creatività: L’autore introduce il concetto di “creatività antifragile”, suggerendo che la creatività può trarre vantaggio dall’incertezza e dal caos. Questo concetto è interessante perché mette in luce il fatto che la creatività può prosperare in contesti instabili e imprevedibili. In un settore come la moda, dove il cambiamento è la norma e la pressione per innovare è costante, comprendere e accettare l’incertezza può essere cruciale per alimentare la creatività.
    La comprensione del linguaggio e delle regole della moda: È importante sottolineare che la creatività nella moda non esiste in un vuoto, ma è strettamente legata al contesto culturale e alle dinamiche dell’industria della moda stessa. Questo richiede una profonda comprensione del linguaggio della moda, comprese le sue convenzioni e i suoi codici estetici. Solo attraverso questa comprensione è possibile apprezzare appieno quando queste regole vengono sfidate o infrante per creare qualcosa di nuovo e innovativo.
    Il ruolo dell’educazione e dell’atteggiamento mentale: L’autore sottolinea l’importanza di un’educazione che incoraggi l’atteggiamento mentale giusto nei confronti della creatività. Questo non riguarda solo l’acquisizione di competenze tecniche, ma anche lo sviluppo di una mentalità aperta, coraggiosa e flessibile che favorisca l’innovazione. In un settore come la moda, dove la concorrenza è feroce e le aspettative sono alte, questa mentalità può fare la differenza tra il successo e il fallimento.
    In conclusione, l’articolo offre una visione approfondita e articolata della creatività nel contesto della moda, sottolineando l’importanza di comprendere la complessità del processo creativo, accettare l’incertezza e il caos come parte integrante della creatività e sviluppare un’educazione e un atteggiamento mentale che favoriscano l’innovazione e l’antifragilità.

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  222. Giovanni Forlenza Laba   19 Febbraio 2024 at 13:43

    La creatività, quel dono straordinario che risiede in ogni individuo, si erge come una potente forza che ci consente di esprimere la nostra unicità, di esplorare nuovi orizzonti e di modellare il mondo intorno a noi. Essa ci spinge a superare i confini imposti dai nostri limiti, incoraggiandoci a trovare soluzioni innovative per affrontare le sfide che attraversano il nostro cammino esistenziale.
    Mentre mi immergevo nella lettura dell’articolo, ho intrapreso un viaggio riflessivo che mi ha condotta dalla genesi della creatività fino all’evoluzione dell’arte contemporanea. Ho considerato questi due momenti come estremi temporali, testimoni di cambiamenti che si sono susseguiti nel corso dei secoli. Evitando di cedere a definizioni rigide di “arte”, l’ho interpretata come qualsiasi forma che suscita interesse, che regala piacevolezza visiva o coinvolgimento dei sensi, capace di evocare emozioni profonde nell’animo dell’osservatore.
    Il contenuto dell’articolo mi ha catturato in modo straordinario, alimentando la mia riflessione sulla natura stessa della creatività. Concordo pienamente sull’idea che la creatività assoluta possa apparire come un concetto fugace, soprattutto nell’ambito del design e della moda, dove il creare qualcosa di totalmente nuovo sembra un’impresa titanica. Tuttavia, sono fermamente convinta che la vera essenza della creatività non risieda semplicemente nell’atto di generare qualcosa dal nulla, ma piuttosto nell’ispirare tale processo negli altri.
    Per secoli, l’inventività è stata considerata come un dono riservato a pochi eletti; tuttavia, oggi comprendiamo che ogni individuo possiede il potenziale per coltivarla e farla fiorire. È proprio questa capacità che ci rende unici e irripetibili, distinguendoci gli uni dagli altri in un modo che è unico nel suo genere.

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  223. Sofia LABA   21 Febbraio 2024 at 15:27

    La creatività è considerata fondamentale in diversi settori come pubblicità, arte, finanza, economia, tecnologia, moda e design, ed è considerata un elemento chiave per il successo. Tuttavia, l’uso e l’abuso di questa parola possano portare a un ulteriore distorsione del suo significato.
    La cultura greca attribuiva la creazione alla metis, l’intelligenza pratica, contrapposta alla contemplazione del nous. Ulisse, con le sue astuzie, rappresenta la capacità di cogliere il momento opportuno e risolvere i problemi. Aristotele distingueva la creazione poetica, definita poiesis, da quella divina di ispirazione irrazionale. Nel cristianesimo, la creatività era considerata divina, mentre nel romanticismo si sottolineava il ruolo del genio e dell’intuizione estetica. Con la società industriale, la creatività si sdoppiò tra l’interiorità del soggetto e l’approccio razionale scientifico. Le teorie della Gestalt, del cognitivismo e delle neuroscienze hanno cercato di spiegare la creatività in termini biologici e razionali, ridimensionando l’aura magica che la circondava. Anche la psicoanalisi ha proposto teorie sulla creatività basate su processi primari e rimossi a livello inconscio.
    Il concetto di creatività ha assunto sempre più rilevanza nel corso del Novecento, diventando fondamentale per il benessere futuro. Negli anni ’50 e ’60, la parola creatività è diventata un feticcio culturale associato a novità e innovazione. Tuttavia, la sua definizione è diventata sempre più sfuggente e difficile da ridurre a una semplice descrizione. L’autore Stefano Bartezzaghi ha esplorato le molteplici interpretazioni della creatività attraverso Twitter, dimostrando l’arbitrarietà e le contraddizioni presenti nei tentativi di definirla. Il problema principale sembra derivare dal tentativo di comprimere un concetto così complesso in una definizione rigida. La creatività non può essere definita in termini sintetici e lineari, ma può essere un utile strumento per agire nella realtà condivisa. L’abuso e la mitizzazione della creatività sono sintomi di questa complessità, che possono portare a un sovrainvestimento simbolico e a una credulità eccessiva.
    La creatività ha un ruolo fondamentale nel mondo della moda; non deve essere solo attribuita agli stilisti, ma deve coinvolgere anche i consumatori e gli operatori della comunicazione. Nell’articolo si discute della differenza tra essere creativi e imparare a diventarlo, evitando di circoscrivere la creatività a una casta privilegiata di individui; in ogni caso c’è la necessità di superare l’auto-referenzialità e di accettare e valorizzare la creatività proveniente da diverse competenze. È importante comprendere fino a che punto si può spingere la propria creatività: non è tanto il talento a fare la differenza, ma piuttosto l’atteggiamento mentale e la disposizione a pensare in modo creativo. Le scuole dovrebbero quindi enfatizzare non solo la specializzazione delle competenze, ma anche sviluppare un approccio simile a quello delle scuole d’arte, che mettono in primo piano il modo in cui il cervello funziona piuttosto che cosa pensare. A questo proposito infatti sono pienamente d’accordo, infatti si è sempre più preoccupati a dover finire il programma scolastico, alla mole dello studio e ad imparare tutto il materiale possibile, invece di trovare anche piccoli momenti per capire come stimolare il cervello in modo che crei da solo e in autonomia connessioni neuronali più veloci e con maggior facilità. Secondo me è questo essere creativi, creare connessioni tra i vari materiali a propria disposizione per dar vita a qualcosa di nuovo, che stupisca e stimoli una catena di collegamenti nella mente dei fruitori. L’ossessione per le definizioni della creatività può portare confusione, mentre è meglio rivolgere l’attenzione a come si manifesta; bisogna essere disposti a rompere gli schemi e imparare dai propri errori per sviluppare appieno il proprio potenziale creativo.

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  224. Giorgia LABA   24 Febbraio 2024 at 14:30

    La creatività si trova in tutti gli ambiti della nostra vita e rappresenta una qualità intrinseca di ognuno di noi, manifestandosi in molteplici forme.
    Fin dai tempi antichi, l’essere umano ha espresso la propria creatività attraverso l’arte, la musica, la narrazione, l’ingegnosità nel risolvere problemi e trovare soluzioni innovative.
    In passato, la creatività costituiva una competenza essenziale per sopravvivere ed adattarsi, fino ad arrivare ai giorni nostri dove assistiamo ad un costante flusso di invenzioni in ambiti diversi, specialmente in quello tecnologico.

    Questo articolo offre una riflessione approfondita sulla natura della creatività nel settore della moda e della comunicazione, esplorando i suoi molteplici aspetti e le sfide che essa presenta per i professionisti del settore.
    Uno dei punti chiave dell’articolo è l’idea che la creatività non debba essere considerata unicamente come un’abilità riservata agli stilisti o ai designer, ma piuttosto come un processo che coinvolge anche i consumatori e gli operatori della comunicazione. La moda, infatti, non è solamente una questione di creazione di capi di abbigliamento o accessori, ma anche di trasmissione di messaggi e di creazione di eventi che coinvolgono il pubblico.
    Molto importante il concetto di “creatività antifragile”, esso spiega che la creatività può essere resa più robusta e resistente attraverso la gestione dell’incertezza e la capacità di apprendere dagli errori.
    Questa prospettiva invita i professionisti del settore a abbracciare il caos e l’imprevedibilità come parte integrante del processo creativo, anziché cercare di controllarli o evitarli. In questo modo è possibile sfidare le convenzioni e sperimentare nuove idee senza compromettere l’integrità del marchio.

    Penso che ogni individuo porta con sé un universo unico di pensieri, esperienze ed emozioni. La creatività attraverso diverse forme di espressione, ci permette di condividere con gli altri la nostra visione del mondo.
    Molte invenzioni derivano da visioni personali come per esempio l’ingegnere Biro inventò la penna a sfera grazie alla visione di una palle che cadeva in una pozzanghera e continuava a girare anche sull’asciutto lasciando una stria di bagnato.
    Oppure un designer doveva realizzare dei manubri per un attrezzo da palestra, per farlo si è ispirato al passato, ad un oggetto la cui impugnatura era molto importante dato che serviva per proteggersi, la spada. Scelse quella dei samurai giapponesi e dalla sua impugnatura realizzo i manubri.
    Detto ciò la creatività non consiste solo nel talento innato, di creare a tutti i costi qualcosa di nuovo, ma anche di impegno e capacità di apprendimento con lo studio del passato per realizzare cose ispirate a oggetti già esistenti ma migliorate e traslarle in altri ambiti come nel caso prima citato.
    La creatività è una forza vitale che permea ogni aspetto dell’esistenza umana. È ciò che ci rende unici come individui e ci connette come specie.

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  225. Martina Tumedei LABA   3 Marzo 2024 at 12:51

    Ho sempre pensato che la creatività fosse una dote, che non tutti la possedessero. Io per esempio, ero convinta di non essere per nulla creativa, di non poter quindi divagare un attimo dagli schemi preimpostati della mia mente e andare a ad indagare un ambito più nascosto.
    Ho scoperto che non è vero, la creatività fa parte di tutti, anche di me, va solo coltivata e riscoperta, è un atto bellissimo che ci permette di creare distinzioni fra gli esseri umani, di essere identità uniche che si distinguono per i propri pensieri, si può anche quindi imparare ad essere creativi.
    In effetti pensando a questa parola, la prima cosa (e in molti casi l’unica) che ci viene in mente è ARTE, dove sicuramente non manca, ma leggendo questo articolo ho riflettuto su quanto in realtà sia presente in ogni singola mansione a modo suo.
    Il fatto che la parola “creatività” abbia a che fare con la parola “crescere” non mi stupisce. Ho sempre inteso la creatività come il superamento di un qualcosa che già c’era, molto spesso mi viene da accostarla alla parola “inventiva”, appunto perché mi da l’idea di questo superamento non ovviamente a livello estetico ma concettuale. Con il tempo, studiando, ho compreso che si possa essere inventivi e creativi soprattutto con il sapere e lo studio, solo se si vogliono conoscere sempre più cose, sempre più ambiti diversi l’uno dall’altro, senza cultura e conoscenza non si può superare nulla, infatti al testo, oltre che “ricchezza di rapporti”in ciò che va a definire la creatività, aggiungerei anche “ricchezza di contenuti”.
    Continuando con l’analisi del testo, ho apprezzato molto la citazione di Nassim Nicholas Taleb all’interno del suo libro “Antifragile”, nonostante non parli propriamente di creatività.
    È molto importante a parere mio ciò che sostiene, associato a ciò di cui stiamo parlando, il fatto di non fossilizzarci su ciò che già sappiamo ma di rimanere comunque aperti ed accoglienti verso “l’impossibile”, e quindi di accogliere anche l’incertezza.
    In generale penso che in ogni caso, in ogni ambito le etichette facciano perdere di valore ciò di cui si sta parlando. Esistono certo cose che sono così e basta, ma altre hanno bisogno di spazi molto più ampi e di non essere definite per continuare a lavorare nel modo giusto, per non essere frenate e condizionate.

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