Cento anni di Suprematismo al GAMeC di Bergamo

Impresa e cultura si incontrano in omaggio a Malevic

Il debutto del Suprematismo fu scandaloso. Nel dicembre 1915 San Pietroburgo si chiamava Pietrogrado e successivamente si chiamò Leningrado, mentre dopo la caduta dell’URSS è tornata all’antico nome: a onta dei fascinosi nomi delle sue rinascite storiche, la città non comprese quale rivoluzione artistica stesse nascendo sotto i suoi occhi e ne sbeffeggiò i capiscuola. Soprattutto furono ridicolizzati i quadri di Malevic, come il primo Quadrato nero su fondo bianco, e le opere di Tatlin, che influenzato dal Cubismo e attraverso il Costruttivismo veicolerà la scultura verso il nuovo concetto di installazione. Ci riferiamo alla storica esposizione intitolata significativamente Ultima Mostra Futurista 0.10 (anche se la prima uscita pubblica sul piano degli allestimenti va iscritta nell’ambito di un evento moscovita di un mese prima) e al centenario di quella provocazione foriera di tanti percorsi innovativi è dedicato l’omaggio che la GAMeC di Bergamo rivolge a Malevic, a cura di Giacinto Di Pietrantonio ed Eugenija Petrova.  

In realtà il Suprematismo era stato concepito anni prima da Malevic, sarà teorizzato nel manifesto scritto insieme al poeta Majakovskij e meglio definito in un saggio del 1920 come ‘il mondo della non rappresentazione’. Ma già nel dicembre del ’13 realizzando scenografie  e costumi dell’opera teatrale Vittoria sul sole scritta dal poeta Aleksej Krucenych incontrato in Finlandia, Malevic aveva ideato uno scenario costituito proprio dal quadrato nero che non si sollevava come un sipario ma veniva squarciato; ispirandosi ai concetti del Futurismo di Marinetti, il testo raccontava la distruzione del Sole come  uccisione del passato e simbolo della realtà oggettiva:nel momento in cui gli uomini nuovi scoprono in sé una diversa energia,cercano di sottrarsi a quella proveniente dalla natura distruggendone la forza vitale per non esserne schiavi.

Kazimir Malevic, nato nel 1878 a Kiev, aveva intuito che nella ricerca di una purificazione della forma occorreva procedere spregiudicatamente verso l’azzeramento del pensiero tradizionale e il ripensamento del realismo, a partire dal Sacro che viene rappresentato da simboli geometrici come il Quadrato nero, il Cerchio nero e la Croce nera, tutti del 1923 e tutti visibili alla retrospettiva della GAMeC fino al 17 gennaio 2016.

In verità l’esposizione dimostra i molteplici aspetti dell’attività dell’artista di origine ucraina,che fu anche un grande figurativo e studiò il primitivismo dell’arte contadina che lo affascinava fin dall’adolescenza e il suo profondo retroterra religioso, come documentato nelle prime sale che accolgono il pubblico spiegando bene i contesti storico-culturali del periodo. Non c’era grande differenza tra il mondo rurale della Bassa bergamasca e i personaggi che già popolarono i racconti di Tolstoj e ci guardano dall’allestimento odierno: questa è già una delle connessioni fra la città lombarda  e il grande artista russo,che aveva teorizzato che ”è la creazione della ragione intuitiva(…) il primo passo della creazione pura in arte”.

Scomposizione e dissonanza ritornano spesso anche negli artisti coevi,rappresentati nell’allestimento organizzato in collaborazione con il Museo Russo di Stato di San Pietroburgo dalla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, che per il fatto di sorgere esattamente di fronte alla famosa Accademia Carrara, costituisce con essa una sorta di insula museale nel cuore di Bergamo, “in cui l’arte esce e supera le sale che l’accolgono per divenire tutt’uno con la città stessa” come scrive il Sindaco Giorgio Gori nel bellissimo catalogo edito da Giunti. All’interno di una generazione di artisti coevi presenti in mostra, trasversali rispetto alle arti ma anche diagonali al loro tempo, grande attenzione meritano le opere di due donne meno note di Malevic ma assolutamente straordinarie: Ljubov’ Popova, grandissima artista della scomposizione morta a soli 35 anni e Natalija Goncarova, che divenne famosa come scenografa teatrale a partire dai Ballets Russes di Djaghilev e morì ottantenne a Parigi.

I differenti momenti artistici vissuti da Malevic incuriosiscono, spiazzano,meravigliano il fruitore dell’evento: dalla contrapposizione a-logica delle forme che destruttura i rapporti spaziali, come in Vacca e violino del 1913, attraverso il Suprematismo che si presenta come nuovo realismo teso a superare la mera creazione oggettiva, fino al ritorno al figurativo negli ultimi anni di vita. Particolare interesse  il pubblico ha rivolto alla sezione della mostra dedicata alle arti applicate: si potrebbe discettare a lungo se sia stata volontà delle autorità sovietiche per sfruttare gli artisti o loro decisione autonoma di ampliare il raggio d’azione,fatto sta che l’applicazione delle nuove concezioni artistiche alla realizzazione di manufatti porterà alla creazione di straordinari oggetti per la fabbrica di porcellane di stato, poi alla ideazione di affascinanti abiti e bozzetti suprematisti e deliziosi motivi ornamentali per tessuti. E riflettendo sull’espandersi dell’intuizione creativa, vengono in mente sia la linea Mondrian che Yves Saint Laurent presentò nel 1965 in una famosa collezione di geometrie in movimento(prima di approdare vari anni dopo alle influenze cubiste di Picasso e Braque) sia le seduzioni che il mito greco e la danza di Béjart hanno operato su Gianni Versace e che si ritrovano in molte sue proposte di stile.

Quando le aspirazioni degli artisti rivoluzionari si scontrano con la politica totalitaria, Malevic  comincia a rappresentare un pericolo per i burocrati sovietici nel clima di tragica degenerazione del regime stalinista. Anche i personaggi attoniti che ricordano le icone tanto amate in gioventù e ormai privi del dinamismo artistico delle avanguardie,testimoniano il senso di isolamento che pervadeva gli intellettuali ormai disillusi sulle prospettive della rivoluzione.

Sarebbe lungo e doloroso ripercorrere gli intrecci fra Malevic e il potere, ma non c’è dubbio che in quei rapporti ambigui e contraddittori risiede la catastrofe di un intera generazione di intellettuali europei, quasi tutti annientati dal totalitarismo: già nel ’18 con l’esposizione di alcune opere di astrazione geometrica  l’artista diviene membro del settore arti visive del Commissariato del Popolo, poi viene chiamato a insegnare all’Accademia di Mosca. Inizialmente i bolscevichi sostengono l’astrattismo e le varie declinazioni dell’arte di avanguardia in quanto veicoli dell’esigenza di rottura con la tradizione,ma l’illusione degli artisti di essere graditi e tutelati dal nuovo regime dura poco:dopo la morte di Lenin gli apparati polizieschi stringono il cappio del controllo intorno a ogni settore della società civile e diviene impossibile ogni pensiero autonomo dal potere statale. Finché nel 1932 il tragico diktat del dispotismo impone il realismo socialista come arte di stato che narra l’epica del popolo, mentre l’avanguardia verrà bollata come reazionaria e anti-proletaria. Esponenti prestigiosi della cultura che avevano sostenuto la Rivoluzione d’ottobre, come il grande regista Mejerchold, cadono in disgrazia, e anche Malevic, loro amico e collaboratore,finisce per diventare un sorvegliato speciale. In questo clima di insicurezza e sospetto,le conseguenze sulla creazione artistica sono evidenti:i contadini raffigurati nei dipinti degli anni ’28-’29 perdono le tradizionali caratteristiche somatiche, sono  privi di volto come ritratti incompiuti oppure acquistano una sorta di elmo inquietante,che sembra intuire lo sterminio dei kulaki che negli anni seguenti avrebbero tentato di opporsi alla collettivizzazione delle terre imposta da Stalin. Ogni immaginario racchiude in sé una stilla di realismo per poi superarla attraverso le suggestioni dell’arte: la Casa rossa che si erge sinistramente al centro del famoso dipinto del 1932 non è che il ricordo di un universo concentrazionario che aveva sede nel famigerato edificio della polizia politica,dove l’artista fu detenuto nel 1930,mentre la Premonizione complessa,del medesimo anno,è già una virata verso la Metafisica dell’Europa, rifugio onirico degli artisti che attraversarono l’incubo delle dittature continentali.

Tuttavia modelli e colori degli straordinari personaggi di Sportsmen (1930/31) o anche dell’autoritratto coevo nonché dei ritratti della terza moglie del 1933/34 rimangono comunque sorprendenti e attendono anch’essi una definitiva consacrazione nel mondo della moda,come avvenne per i disegni di Keith Haring per le stoffe di Vivienne Westwood.

Malevic muore nel 1935, amareggiato per il fallimento delle speranze riposte nella rivoluzione e perseguitato dai burocrati stalinisti, che guardavano con sospetto alle sue relazioni con il mondo artistico tedesco:il suo ultimo approdo è nel ripensamento dell’umanesimo fatto proprio da colui che si era definito”creatore,non predatore nei confronti del reale”.

Sebbene come tutti i precursori e gli avanguardisti,anche Malevic non abbia avuto vita facile,è stato ripreso e citato direttamente o indirettamente da molti importanti creativi fino al più discusso dei contemporanei, Damien Hirst, autore nel 2004 di Black Sun, grande cerchio nero composto da mosche decomposte su una grande tela,che espose l’artista britannico a numerose polemiche.

Abbiamo accennato alla sapienza artigiana degli artisti suprematisti,che li spinse a realizzare manufatti nello stile che ebbero caro;ma quale sapienza più antica del vino nel nostro mondo mediterraneo…?

Ebbene il vino diviene protagonista indiretto della mostra sul Suprematismo attraverso l’azienda vitivinicola pugliese Tor de’Falchi. La passione per Malevic del fondatore Donato Di Gaetano e di suo figlio Francesco, esperto di marketing, si evidenzia già nella struttura architettonica dell’azienda, 11 ettari fra i ricchi vigneti di Minervino Murge: la stupefacente bottaia a vela e il suo light design modernissimo sono un autentico spettacolo, il tetto è la cavea di un teatro e la produzione annuale vanta 120.000 bottiglie particolarmente apprezzate anche all’estero. Questi fattori hanno guadagnato alla cantina la qualifica di “Progetto di eccellenza rurale”. I vini della tenuta sono presenti anch’essi in mostra a Bergamo,accanto a libri,cataloghi e gadget suprematisti e le varie tipologie caratterizzate da etichette ispirate a Malevic spiccano nel bookshop della GAMeC, dove in occasione dell’opening il pubblico ha potuto approfittare di una degustazione. E nell’ambito delle iniziative collaterali alla mostra,il 28 novembre la famiglia Di Gaetano ha voluto organizzare e finanziare nella splendida bottaia la prima esecuzione del concerto Poetics of pure feelingcomposto e diretto da Salvatore Sica per orchestra di 12 elementi.

L’evento speciale ha inteso rappresentare un omaggio della Puglia Imperiale delle terre di Federico II al sovrano dell’avanguardia russa, ma evidenzia che l’Opificium ArteVino Tor de’Falchi rappresenta attraverso una nuova dimensione spazio/sensoriale la vera innovazione produttiva di cui il turismo culturale italiano ha bisogno:seguiremo i prossimi passi dell’azienda,che lascia intuire importanti progetti nel campo della formazione e del marketing territoriale, in una regione in rapida crescita come la Puglia.

E mentre permane nella memoria il retrogusto misterico delle opere suprematiste e il suo approccio esoterico all’invisibile, ci allontaniamo da Malevic recando nel palato il gusto del Suprematism di Tor de’Falchi, il prestigioso rosé vincitore in Giappone del Sakura Wine Award e ritenuto uno dei cinque vini internazionali da accompagnare al sushi.

Rimane in mente una frase del’audace Kazimir, da dedicare agli imprenditori che hanno il coraggio dell’innovazione : “creare vuol dire vivere,produrre eternamente cose nuove”.

E’ questo il miglior  viatico per un saldo rapporto fra cultura artistica e cultura d’impresa, in una fase produttiva che stimola a rafforzare l’identità culturale dell’enologia italiana.

http://www.mostramalevic.it/la-mostra/

BERGAMO  2 OTTOBRE 2015 – 17 GENNAIO 2016
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
MALEVIC
A cura di Evgenija Petrova e Giacinto Di Pietrantonio

E ricordate che, qualora andaste a Bergamo a visitare questa magnifica mostra, troverete tutti i nostri consigli di viaggio nell’articolo:

http://www.mywhere.it/bergamo-la-citta-gentile/

Cento anni di Suprematismo al GAMeC di Bergamo

Gennaro Colangelo
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