Economia Liquida, Luigi Gentili e il globalismo che imperversa

Economia Liquida, Luigi Gentili e il globalismo che imperversa

ROMA – Giovedì 21 febbraio è prevista la prima presentazione del libro Economia liquida di Luigi Gentili. Qui la mia intervista per anticiparvi il suo punto di vista e magari cogliere l’occasione della presentazione per discuterne a voce. Il capitalismo è ormai ai titoli di coda e l’autore, nel suo nuovo lavoro, cerca di analizzare tutte le possibili formazioni sociali che a breve lo sostituiranno. Qualche anticipazione per andare oltre le pagine del suo libro.

La fine del capitalismo è ormai un fatto conclamato. Sono sempre più numerosi gli autori che affermano la nascita di una fase di transizione, post-capitalistica, in cui l’economia manifesta segnali profondi di mutamento. Nessuno, però, sembra descrivere cosa avverrà dopo. Quale sarà la formazione sociale che sostituirà il capitalismo? Luigi Gentili, nel libro “Economia Liquida. Lo sviluppo dell’instabilità”, tenta di dare una risposta a questa domanda.

Secondo Luigi Gentili, con la fine del capitalismo inizia a manifestarsi un nuovo ordine economico. Si tratta del globalismo, erroneamente ritenuto da alcuni solo un’ideologia della globalizzazione. E’ un’interpretazione limitata. Il globalismo è una formazione sociale che ha dei tratti economici specifici. Da qui la teoria del valore-legame. Con il globalismo la ricchezza si crea attraverso le interdipendenze, e non più con la produzione di merci. Il globalismo è un’economia non lineare, legata alla complessità degli scambi economici che crescono e si riproducono incessantemente a livello planetario.

Nasce un nuovo modello di sviluppo, legato alla governance di noti tra imprese e istituzioni. Si tratta di reti globali, estese e dinamiche, prive di confini e in perenne mutamento. L’economia diventa liquida. La politica economica dovrà adeguarsi ad essa, investendo sempre più sulla funzionalità dei network.

Andrea Rastelli con Luigi Gentili alla presentazione del libro Economia Liquida
Andrea Rastelli con Luigi Gentili alla presentazione del libro Economia Liquida

ECONOMIA LIQUIDA: INTERVISTA A LUIGI GENTILI

Luigi Gentili

Interessante l’analisi del capitalismo che fai: ci daresti un flash sui quali sono secondo te i principali “motivi” della crisi del capitalismo e l’avvio verso la sua fine? L’impressione che ho avuto è che non avessi dato una connotazione “ideologica” alla fine del capitalismo…

Il capitalismo è ormai al tramonto. Lo dicono in tanti. La globalizzazione ha rivoluzionato gli stili di vita e il costume, come afferma Bauman nella sua analisi della società liquida. Ha cambiato però anche la struttura economica in cui viviamo. Su questo punto il sociologo polacco sembra muto. L’intensificazione dei legami, al livello globale, tra imprese, territori, città e nazioni, modifica radicalmente i meccanismi attraverso i quali si genera la ricchezza. Il profitto si crea spostando denaro, idee, prodotti e servizi, e non più attraverso un processo monolitico di trasformazione delle merci. L’azienda ottocentesca, di cui parla Karl Marx nel “Capitale”, lascia il posto a reti inter-organizzative localizzate territorialmente ma interconnesse globalmente. E’ qui che si crea il valore. Se la città di Manchester, ai tempi di Friedrich Engels, segnava il trionfo del capitalismo, la Silicon Valley di Steve Job è qualcosa che va oltre. E’ il globalismo.

Si tratta di una nuova formazione sociale, che non ha una connotazione “ideologica” legata alle grandi narrazioni della modernità. Nel globalismo il capitalismo e il collettivismo si incontrano e si fondono, creando qualcosa di diverso. Il globalismo mantiene alcune caratteristiche di entrambi gli “ismi” del passato, ma va oltre.

Che ruolo imputi alla globalizzazione nella crisi del capitalismo?

E’ la globalizzazione che genera il “crollo” del capitalismo. Quest’ultimo, infatti, estendendosi a dismisura finisce per implodere. La fine del capitalismo non è legata alla diffusione delle macchine, come credeva Marx, ne tantomeno nello sviluppo della burocrazia, come pensava Schumpeter. Questi fenomeni si manifestano, indubbiamente, ma non possono da soli minare le fondamenta del capitalismo. E’ l’estensione della sua portata che lo distrugge dal di dentro. Dal momento che si estende in ogni luogo, il capitalismo cessa di esistere.

E il ruolo della finanza?… possiamo azzardare anche a valutazioni di “cartelli” che i meccanismi capitalistici non riescono a contenere.

La finanza oggi costituisce un esempio di come il capitalismo viene superato. Con la finanza, infatti, si crea un profitto attraverso delle transazioni di denaro. Sono transazioni veloci e senza confini. La ricchezza si genera spostando soldi da un’impresa, o meglio da un “cartello” di imprese, ad un altro. Il sistema produttivo diventa secondario. Non a caso, il rapporto tra finanza e produzione di merci, al livello globale, oggi è di 10 a 1. E’ questo il motivo che spiega il trionfo delle teorie economiche neoclassiche, con i premi Nobel considerati come dei santi laici. Nelle università si insegna principalmente questa teoria, e anche la maggior parte dei centri di ricerca ne applicano i dettami. Si tratta della giustificazione teorica dell’economia globale. I risultati? Molte istituzioni, sopratutto quelle internazionali, dove il peso della globalizzazione è più marcato, ne sembrano assuefatte. Nella teoria neoclassica, però, attraverso il primato dell’economia sulla politica, vi è indifferenza verso i temi classici della polis, come la ripartizione del reddito tra le classi sociali o la concentrazione del potere tra le èlite. Un esempio? La costruzione dell’Eurozona è avvenuta, finora, seguendo le regole neoclassiche, e i conflitti sociali in corso testimoniano parte della sua inadeguatezza. Il globalismo è polarizzante: le distanze tra chi si adegua, i pochi, e chi non si adatta, i molti, sono evidenti. La diseguaglianza è endemica al globalismo, come in tutte le fasi di transizione dove regna il caos. C’è però il lato positivo del globalismo: essendo un processo in formazione, i suoi esiti non sono del tutto determinati. Sta ai gruppi dirigenti saperne indirizzare il decorso, anche se non è un’operazione facile.

E quindi … considerando che il globalismo non è un sistema che “garantisce” necessariamente ricchezze distribuite e soddisfazione tra i popoli, dove andiamo?

E’ importante capire cosa è il globalismo, ma sopratutto in che modo esso incide sulle dinamiche della società. Solo così sarà possibile governare le trasformazioni in atto. Con il globalismo, infatti, cambiano radicalmente i concetti di crescita e di sviluppo. Cambiano anche i modi di funzionare delle città, dei territori, delle nazioni. Gli strumenti del passato devono essere accantonati perché sono sorpassati. Questo discorso vale anche per il mondo delle istituzioni e, sopratutto, per la politica. Il neo-populismo, ad esempio, nasce per l’incapacità della politica di affrontare le nuove sfide del globalismo, sia sul versante organizzativo che su quello programmatico.

Nuovo assetto economico… le reti, gli scambi e le relazioni e il superamento della ricchezza prodotta dalle merci e dalla loro trasformazione. 

Indubbiamente. Il futuro sarà sempre più legato alle reti, ai legami che si instaurano tra soggetti economici dispersi sull’intero pianeta. Questo è vero al livello finanziario, ma è anche vero per i sistemi di produzione che si ristrutturano al livello organizzativo, basti pensare all’affermazione delle “reti globali del valore”. Qualcosa di analogo avviene altresì nel settore del commercio, con i centri di distribuzione che diventano “catene di interscambio globali”, governati da brand. L’impresa 4.0 costituisce un ulteriore esempio, sul piano generale, di cosa rappresenti l’economia globalista. Dentro l’impresa tutto diviene interconnesso: le macchine, i prodotti, i processi ma anche le persone, i team, le unità di lavoro. Fuori dall’impresa, in modo analogo, tutto diventa interdipendente: le imprese stesse, le istituzioni, i centri di ricerca, le associazioni. E’ l’economia liquida, sempre più simile alla sfera di Pascal, dove il centro è dappertutto e la circonferenza da nessuna parte.

CHI E’ LUIGI GENTILI

Luigi Gentili
Luigi Gentili

Luigi Gentili, sociologo e saggista, esperto di scienze manageriali, mass media e politica industriale. Ha insegnato in diverse business school e corsi universitari, e ha svolto attività di support management in molte realtà imprenditoriali e istituzionali. E’ stato editorialista e redattore di alcune testate giornalistiche. Attualmente Luigi Gentili è docente di comunicazione e mass media nei corsi accademici dell’Istituto Pantheon Design & Technology. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Ripartire dalla crescita, le reti d’impresa per lo sviluppo economico (2016). Homo mediaticus. Mass media e culto dell’immagine (2013). Elite dirigenti. I gruppi di vertice del capitalismo olonico (2011). Lo shock politico (2011). L’arte di dirigere nell’era del caos (2009) e Il potere della leadership (2007).

Economia Liquida

Luigi Gentili

Armando Editore

€ 12,00

Luigi Gentili presentazione Libro

Giovedì 21 febbraio

ore 18,00

presentazione del libro Economia liquida

Sede del CNA di Roma

Viale Guglielmo Massaia, 31 – Roma

L'Editore

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  1. Pingback: Come cavalcare l’onda dell’Economia Liquida - Formiche.net

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