Recensione Bubble di Steven Soderbergh

Recensione Bubble di Steven Soderbergh
Recensione Bubble
Recensione Bubble

ITALIA – Da troppo tempo non mi dedico seriamente alla visione di un film. Urge rimediare: scelgo la sala meno frequentata e il film che prevedo essere il meno visto fra quelli che potrebbero interessarmi per godermi una visione quasi esclusiva.

È un noioso pomeriggio piovoso. Grigio, buio e freddo. Tutto attorno sembra intriso di acqua come una spugna. Doccia, soldi per biglietto e birra e chiavi in tasca. Mi rimane un solo dubbio: Argo o Dracula 3D? Dato che al film di Dario Argento sono interessati altri due amici e non ho le lenti che mi permetterebbero di vedere lo schermo senza l’ingombro di due paia di occhiali uno sopra l’altro, opto per Argo. C.I.A. a parte, la trama e le impressioni di alcuni fidati amici tifano per il nuovo film del belloccio.

I dieci gradini e i quindici metri che mi separano dall’auto sembrano maledetti: scivolata acrobatica sulle scale e inzuppata clamorosa in una pozzanghera che conosco da ormai due anni. Posso benissimo superare l’impiccio del calzino fradicio ma non la macchina che decide di non partire.

Recensione Bubble
Recensione Bubble

Con la piva nel sacco rientro a casa, prendo il Mac, un dvd acquistato in offerta qualche mese fa tra mille altri a prezzi stracciati a mo’ di All Star prima che tornassero di moda, birra fresca e sociopatia accontentata.

Il film in questione – girato in digitale – è Bubble ( Steven Soderbergh, 2005). Un’esperienza strana ma unica. Regia piuttosto semplice e immagini ben curate.

Recensione BubbleUna fabbrica di bambolotti fa da contorno alla vita di due operai e amici in una anonima provincia americana. Banale la loro vita e (volutamente) banali i dialoghi: scarni discorsi di tutti i giorni che grazie ad una sottile narrazione cullano lo spettatore in un thriller mascherato da atroce (neo)realismo.

L’alienante monotonia che costringe i personaggi a ripetere giornalmente ogni singola attività alla stessa maniera del giorno precedente, viene smossa dall’assunzione nella stessa ditta in cui lavorano i due amici protagonisti (Martha e Kyle) di una giovane madre cleptomane e separata (Rose). Tra Kyle e Rose sembra nascere un’intesa e ciò rompe gli equilibri di Martha che, senza nemmeno accorgersene…

In questo film regna un’assoluta oggettività dipinta soprattutto dalla fissità della macchina da presa, spesso impegnata in deliziosi campi lunghi che sembrano distanziare lo spettatore dai fatti senza però escluderlo dallo spazio filmico. La semplicità del linguaggio cinematografico, l’uso scarno ma sapiente della colonna sonora, l’intenzionale piattezza dei dialoghi e la recitazione pressoché nulla degli attori non professionisti riescono infatti a fare scorrere le vicende per quelle che sono, trascinandole poi nel mezzo di una delle scene del crimine più semplici ma assurde che io riesca a ricordare.

Solo alla fine si respira una nebbia di inquietudine mutuata dalla fragile psicologia di Martha e che le vergini doti interpretative dell’attrice improvvisata sottolineano (in tal senso, ricordate la prima versione di Funny Games e il suo risultato?).

Bubble è un sassolino lanciato nel lago. Il movimento dell’acqua è dolce ma sconquassa la calma piatta.

Marco Leoni
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2 Responses to "Recensione Bubble di Steven Soderbergh"

  1. francesca   5 Dicembre 2012 at 09:46

    bella recensione! mi ha incuriosito non tanto la trama,ma il modo di raccontare tutto il prodotto filmico: psicologia dello spettatore, soggettività dei personaggi, il montaggio… complimenti!

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  2. Marco   6 Dicembre 2012 at 11:11

    Un poco arrossato per il gentile complimento, ringrazio e ti consiglio di vedere Bubble. Son curioso di avere altri pareri, il che renderebbe le pagine delle varie pubblicazioni una coda lunga e dinamica di condivisione in perfetto stile web 2.0!

    Rispondi

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