MONDO – Che cos’è il Cinema? Quali sono gli ingredienti perfetti per diventare un grande regista? Cosa ne pensano i più grandi decani della Settima Arte dei loro illustri colleghi? Abbiamo raccolto pensieri, aforismi e citazioni dei più grandi maestri dell’arte cinematografica. Sentiamo cos’hanno da dirci!
Si nasce registi o si diventa? Oh Dio, sotto un certo aspetto, fare il regista cinematografico può apparire come il mestiere più facile del mondo. Un buon copione, un operatore che sappia collocare la macchina al punto giusto e conosca i raccordi tra un quadro e l’altro, una musica suggestiva e un perfetto montaggio fanno di chiunque un regista. Ma ci credete davvero?
Parliamo di un mestiere complicatissimo, un mestiere che richiede la contemporanea presenza di due sentimenti opposti dell’uomo: l’ambizione (chiamiamola anche presunzione) e l’umiltà. Anche il profilo di un regista non è di quelli banali. L’immaginario popolare lo vede come un artista solitario, talvolta un genio melanconico e incompreso, e allo stesso tempo un caposquadra da cui dipendono tutto e tutti. Ma è davvero così? E poi, regista, si nasce o si diventa? Domande difficili a cui rispondere e per farlo, ci affidiamo alle parole dei più grandi maestri della storia della Settima Arte. Abbiamo raccolto 50 pensieri, consigli, citazioni e aforismi dei più grandi registi di sempre per farci un’idea più concreta.
JAMES CAMERON (1954-vivente)

“Prendi una telecamera e filma qualcosa. Non importa quanto questa cosa sia piccola, non importa quanto sia banale, non importa se i protagonisti saranno i tuoi amici o tua sorella. A quel punto, fa una cosa: metti il tuo nome sul tuo lavoro. Fatto? Bene, ora sei un regista. Da lì in poi, dovrai solo negoziare il tuo budget e la tua paga”.
FRANK CAPRA (1897-1991)

“Nessun santo, o papa, nessun generale o soldato, ha mai avuto il potere di un regista: il potere di parlare a milioni di persone per 2 ore nell’oscurità”.
CAMERON CROWE (1957-Vivente)

“Nel futuro, tutti quanti saranno registi. Qualcuno dovrà vivere una vita normale, altrimenti non avremo più qualcosa su cui fare un film”.
JERRY BRUCKHEIMER (1945-Vivente)

“Buttati nella mischia, inizia a lavorare. Accetta il primo lavoro che trovi, ti servirà ad entrare in quella porta. Una volta varcata la porta, se sei bravo, schizzerai in alto così in fretta che non saprai cosa ti abbia colpito”.
FRANCIS FORD COPPOLA (1939-Vivente)

“Uno degli strumenti più importanti che un regista possa avere sono i suoi appunti. Ricordate di appuntarvi tutto e di mettere la data su ogni pezzo di carta su cui scrivete. Mettete tutto, il mese, il giorno e l’ora, perché ogni idea che metti su carta può essere utile. Se renderete tutto questo un abitudine, un giorno, che sia tra 2 mesi, 1 anno o 10, ritroverete un foglio di carta datato Parigi 1972. Ecco, qualora vi serva, avete già un’idea interessante a portata di mano”.
MIRANDA JULY (1974-Vivente)

“Scrivo le idee per una storia sul mio taccuino e le divido tutte per settore, nell’angolo della pagina, in un cerchio: S sta per story, N per novel, M per movie, P per Perfomance, B per Business. Lo so, questo mi fa sembrare una persona rigida! Ma so essere anche molto divertente e selvaggia in alcune occasioni! Festa!!!”
JONATHAN DEMME (1944-2017)

“Non sono andato a scuola di cinema. Per recuperare, imparo standomene tra la gente”.
GEORGE LUCAS (1944-Vivente)

“Quello a cui io tendo: fare dei film che uno può consumare senza preoccuparsi troppo di sapere bene la storia: musica visiva, ecco, immagini musicali. Voglio produrre storie che avrei voluto vedere io da bambino, quando correvo per andare al cinema e magari arrivavo che era già cominciato: immagini che non hanno niente di troppo reale, che risuonano nel cervello e nell’animo senza annoiare o preoccupare, che si ispirano alla bellezza e alla felicità. Perché voglio farlo col cinema? Perché io sono soltanto immagini: io sono le immagini di Godard, di Mizoguchi, di Kurosawa, di Ford, di Bergman, di Fellini. Io non sono che immagini cinematografiche. Io non sono io. Io sono il cinema di Welles… di Chaplin… di… di… di…”
PETER BOGDANOVIC (1939-Vivente)

“La mancanza di cultura cinematografica è una di quelle cose che mi sconvolge davvero. C’è questa totale mancanza di interesse per tutto ciò che è stato fatto più di 10 anni fa… Non lo capisco davvero, è come ignorare un tesoro sepolto, ma questo tesoro non è sepolto o introvabile, è proprio qui davanti a noi”.
QUENTIN TARANTINO (1963-Vivente)

“Da ragazzino sognavo di fare l’attore o il rapinatore. La rapina come gesto agonistico mi affascina così come la violenza! Dagli spaghetti western ai film di samurai, dai film cinesi di arti marziali al filone di vendetta all’horror, la violenza mi eccita! Nel cinema, beninteso”.
STANLEY KUBRICK (1928-1999)

“Io non credo vi sia un collegamento vero e proprio tra violenza nei film e società, ma ipoteticamente ce ne potrebbe essere uno. Se dovesse essercene uno, direi che l’unico tipo di violenza che potrebbe causare lo stimolo di emulazione sarebbe la violenza “divertente”: quella violenza che troviamo nei film di James Bond o nei cartoni di Tom & Jerry. Violenza irrealistica, violenza salutare, violenza presentata come scherzo. Questa è l’unica forma di violenza che potrebbe stimolare il desiderio di copiarla, ma io sono convinto del fatto che neanche questo tipo di violenza produca effetti sulla società. Ci potrebbero essere anche argomenti a favore della tesi che un qualsiasi tipo di violenza rappresentata nei film espleti una funzione socialmente utile, permettendo agli individui di liberarsi di quei sentimenti aggressivi che sono rinchiusi nel subconscio e meglio espressi nel sogno, o nello stato onirico a cui il guardare un film conduce, più di qualsiasi altra sublimazione o forma di realtà”.
STEVEN SPIELBERG (1946-Vivente)

“C’eravamo quando abbiamo visto finire il cinema western e ci saremo quando arriverà il tempo in cui il cinema di supereroi farà la stessa fine. Non significa che un giorno non ci sarà più occasione per il cinema western o quello dei supereroi di tornare. Certamente adesso il cinema di supereroi è vivo e prospero. Dico solo che questi cicli hanno una fine nella cultura di massa. Verrà un giorno in cui le storie mitologiche saranno soppiantate da qualche altro genere a cui magari sta pensando proprio ora qualche giovane regista”.
VITTORIO DE SICA (1901-1974)

“Il mio scopo è rintracciare il drammatico nelle situazioni quotidiane, il meraviglioso della piccola cronaca, anzi, della piccolissima cronaca”.
FEDERICO FELLINI (1920-1993)

“Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo. Ne sono lusingato. Cosa intendano gli americani con “felliniano” posso immaginarlo: opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnacciaro. Ecco, fregnacciaro è il termine giusto”.
ORSON WELLES (1915-1985)

“Il cinema è un mestiere… Nulla può essere paragonato al cinema. Il cinema appartiene al nostro tempo. È la cosa da fare”.
ALFRED HITCHCOCK (1899-1980)

“Anche se facessi Cenerentola, il pubblico cercherebbe qualche cadavere nella carrozza”.
DANNY BOYLE (1956-Vivente)

“Penso che il tuo primo film sia sempre il migliore. Potrebbe non essere quello che ha più successo o il più tecnicamente completo, ma non ti avvicinerai mai più a quella sensazione di non saper cosa stai facendo. E quella sensazione, il non sapere cosa stai facendo, è un posto molto bello dove trovarsi”.
WILLIAM FREDKIN (1935-Vivente)

“Non mi hanno mai interessato i film in se per se, fino a che in pomeriggio non ho visto Citizen Kane. È stato una rivelazione per me, come lo è stato per molte persone. Ad un tratto c’era questa massiccia, complicata coinvolgente storia che lasciava lo schermo con te. Non rimaneva sullo schermo come certe pietanze che mangi e che poi ti fanno tornare affamato cinque minuti dopo. É veramente rimasto con me. L’ho rivisto ancora e ancora, cinque o sei volte. É una specie di caverna per regist, come l’Ulisse di Joyce é una caverna per gli scrittori.”
MARTIN SCORSESE (1942-Vivente)

“Qualche volta quando sei immerso nel filmare o editare una fotografia, arrivi al punto in cui non sai se potrai farlo di nuovo. Poi tutto ad un tratto sei ispirato dal lavoro di qualcun altro. È stato Fellini a spingermi verso il mio cinema. Ci sono pochi registi che hanno allargato il nostro modo di vedere e hanno completamente cambiato il modo in cui sperimentiamo questa forma d’arte. Fellini è uno di loro. Non basta chiamarlo regista, era un maestro”.
TONY SCOTT (1944 – 2012)

“Sono il miglior plagiarista del mondo. Tubo dal migliore. Mi piace chiamarlo omaggio”.
JIM JAMUSC (1953-Vivente)

“Divora vecchi film, nuovi film, musica, libri, quadri, fotografie poemi sogni, conversazioni random architettura palazzi ponti insegne stradali alberi nuvole bottiglie d’acqua ombre e luci. Scegli di rubare da lì solo le cose che parlano direttamente alla tua anima. Se fai questo, il tuo lavoro ( e il tuo furto) saranno autentici. L’autentico è invalutabile, l’originalità é l’ inesistente”.
PAOLO SORRENTINO (1970-Vivente)

“C’è sempre chi vuole intraprendere questo lavoro e quindi mi piace dare dei consigli, ed è questo: di vedere molti film brutti e, prima di mettersi a scrivere una storia, leggere sempre il Guinness dei primati, che è quel libro nel quale c’è la più grande concentrazione di cose eccezionali che sono anche reali. Ed è questo che dovrebbe essere il cinema: eccezionale nel reale.”
CLINT EASTWOOD (1930-Vivente)

“Ho visto ogni genere di set. Sono stato su set cinematografici in cui tutti avevano i nervi a fior di pelle. Ma se cominci a urlare, a mostrarti insofferente, a schizzare da una parte all’altra, dai l’impressione di insicurezza. E questa diventa contagiosa. Si trasmette agli attori che diventano nervosi, poi si diffonde tra le maestranze e anch’esse si fanno irritabili, e questo non ti facilita le cose. E se io non sono di buon umore, se non riesco a comunicare questo stato d’animo, posso aspettarmi che gli altri lavorino serenamente. Sono convinto che il compito del regista, oltre a realizzare la sceneggiatura e girare il materiale necessario, consista nello scritturare le persone adatte ma, a parte questo, credo che la sua maggiore responsabilità sia mettere queste persone a proprio agio, farle sentire a casa loro. Creare un’atmosfera dove tutti sono rilassati e non vi sia tensione.”
SERGIO LEONE (1929-1989)

“Quando ero giovane credevo in tre cose. Il Marxismo, il potere redentore del cinema e la dinamite. Oggi credo solo nella dinamite”.
BILLY WILDER (1906-2002)

“Il problema vero è che oggi non ci sono più i grandi attori di una volta. Dove sono i Gable, i Gary Cooper, gli Spencer Tracy?”
WOODY ALLEN (1935-Vivente)

“È assolutamente evidente che l’arte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira alla televisione. Ma comunque io di queste cose ne so poco o nulla. Ogni volta, quando un mio film ha successo, mi chiedo: come ho fatto a fregarli ancora?”
DAVID LYNCH (1946-Vivente)

“Il mondo è diventato una stanza rumorosa, il silenzio è il luogo magico in cui si realizza il processo creativo”.
AKIRA KUROSAWA (1910-1998)

“È quello che dico sempre alle équipe dei miei film. Per creare qualcosa, bisogna basarsi sui ricordi”.
TIM BURTON (1958- Vivente)

“A Hollywood ci vado solo per lavorare, non vivo più a Los Angeles, la mondanità non mi piace, mi sento vicino ai miei personaggi poco integrati e in conflitto con la società: anch’io tendo a interiorizzare tutto, sono chiuso, solitario e arrabbiato. Ho capito di aver creato con i miei film un club ideale per gli eterni ragazzi che amano i falliti, la libertà, i marziani e le donne che ti seguono con una valigia in mano come la mia compagna Helena Bonham Carter”.
FRANCOIS TRUFFAUT (1932-1984)

“[Su 8½] Fellini mostra che un regista è prima di tutto un tizio che dalla mattina alla sera viene seccato da un mare di gente che gli pone domande alle quali non sa, non vuole o non può rispondere. La sua testa è piena di piccole idee divergenti, di impressioni, di sensazioni, di desideri nascenti e si pretende da lui che dia certezze, nomi precisi, cifre esatte, indicazioni di luogo e di tempo. Tutti i tormenti che possono distruggere le energie di un regista prima delle riprese sono qui accuratamente enumerati in questa cronaca che sta alla preparazione di un film come Rififi sta alla elaborazione di un colpo”.
ROMAN POLANSKI (1933-Vivente)

“Ci sono due cose al mondo che mi piacciono veramente. La seconda è girare un film…”
SPIKE LEE (1957-Vivente)

“Ho sempre ambito, nel caso in cui avessi avuto successo, a tentare di fare un ritratto più veritiero, al negativo e al positivo, degli afroamericani. Non credo che sia necessariamente veritiero, né d’altro canto ha grossa tensione drammatica, un mondo in cui la gente è buona o cattiva al 100%”.
FRITZ LANG (1890-1976)

“Credo che la violenza sia diventata un punto fermo di una sceneggiatura, ed è presente per una ragione drammaturgica. Non penso che la gente pensa al diavolo con le corna e la coda biforcuta, e quindi non crede alla punizione dopo la morte. Allora mi sono chiesto a cosa crede la gente, o meglio di che cosa ha paura: del dolore fisico, e il dolore fisico si sprigiona dalla violenza, è questa credo l’unica cosa che la gente realmente teme al giorno d’oggi, e che quindi è diventata una parte ben definita della vita e ovviamente anche della sceneggiatura”.
JOHN HUSTON (1906-1987)

“Quando il provino fu concluso, Marilyn si mostrò molto incerta sul risultato e chiese di ripeterlo. Acconsentii. Ma avevo già deciso fin dal primo ciak. La parte di Angela era sua”.
BERNARDO BERTOLUCCI (1941 – 2018)

“Ma filmare è vivere, e vivere è filmare. È semplice, nello spazio di un secondo guardare un oggetto, un volto, e riuscire a vederlo ventiquattro volte. Il trucco è tutto qui”.
INGMAR BERGMAN (1918-2007)

“Per me [Orson Welles] è solo una bufala. Non è interessante. È morto. Quarto potere, di cui ho una copia, è il prediletto dei critici, sempre in cima ai sondaggi, ma io credo sia una noia totale. Soprattutto, le interpretazioni non meritano. La dose massiccia di rispetto che ha ricevuto è assolutamente inverosimile”.
DARIO ARGENTO (1940 – Vivente)

“Me lo hanno chiesto molte volte, e non so mai cosa rispondere. Sono molte le cose che mi fanno paura e che mi creano angoscia. Se così non fosse, del resto, non avrei scelto di diventare un regista di film horror”.
GEORGE C. SCOTT (1927 – 1999)

“Se mai finissi su un’isola deserta ci sarebbero tre cose di cui avrei bisogno: cibo, un rifugio e una telecamera”.
WALT DISNEY (1901 – 1966)

“Fare l’impossibile è una specie di divertimento. Io ad esempio, amo Topolino più di qualsiasi donna abbia mai conosciuto. Non facciamo film per fare soldi, facciamo soldi per poter fare più film!”
LARS VON TRIER (1956 – Vivente)

“Credo ci sia qualcosa di davvero assurdo nel dovermi difendere o giudicare, siete voi i miei ospiti, non il contrario”.
ROBERT WISE (1914-2005)

“Le mie tre P : passione, pazienza, perseveranza. Devi fare questo se vuoi essere un regista”.
ROBERT BRESSON (1901 – 1999)

“I miei film nascono nella mia testa e muoiono sul copione, sono resuscitati dalle persone e dagli oggetti che uso, che sono uccisi dal film, ma con un certo ordine resuscitano sullo schermo, come fiori in un vaso d’acqua”.
BRYAN DE PALMA (1940 – Vivente)

“Il più grande sbaglio dei film fatti da studenti è che di solito il casting è fatto male, è composto da amici e gente che il regista conosce”.
CHARLIE CHAPLIN (1889 – 1977)

“Tutto quello che mi serve per fare una commedia è un parco, un poliziotto e una bella ragazza”.
LUIS BUNUEL (1900 – 1983)

“Metropolis non è un film unico: sono due film uniti per il ventre, ma con necessità spirituali divergenti, assolutamente antagonistiche. Quelli che considerano il cinema in quanto valido narratore di storie, patiranno con Metropolis una profonda delusione. Ciò che lì ci viene narrato è triviale, ampolloso, pedantesco, di un vieto romanticismo. Ma se all’aneddoto preferiamo lo sfondo plastico-fotogenico del film, allora Metropolis colmerà tutte le misure, ci stupirà come il più meraviglioso libro d’immagini che sia mai stato composto”.
LUCHINO VISCONTI (1906 – 1976)

“Il genio è un dono di Dio. Anzi no, è una punizione di Dio, un divampare peccaminoso e morboso di doti naturali”.
CHRISTOPHER NOLAN (1970 – Vivente)

“Quando pensi allo stile visivo, quando pensi al linguaggio visivo di un film, tende ad esserci una naturale separazione tra lo stile visivo e gli elementi narrativi, ma con i grandi, sia che sia Stanley Kubrick, Terrence Malick o Hitchcock quello che vedi è inseparabile, una relazione vitale tra le immagini e la storia che sta raccontando”.
DAVID FINCHER (1962 – Vivente)

“Per un certo numero di anni, ho avuto intorno quel genere di persone che hanno finanziato film e quel genere di persone che scommettono economicamente sul cinema. Ma ho sempre avuto l’idea ingenua che tutti volessero fare film nel miglior modo possibile, al massimo delle loro possibilità, che si è poi rivelata un’idea stupida”.
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