Alla scoperta del rap di periferia: intervista a Morris Gola

Alla scoperta del rap di periferia: intervista a Morris Gola

ROMA – Da Cinecittà, Morris spedisce cartoline contemporanee, nelle quali fa slalom fra gli slogan per fotografare la realtà. Quella sua di lavoratore, che la notte sta sul palco e la mattina fa traslochi, è la penna migliore nel settore trasporti e delle persone intorno a lui. Il suo rap non parla di Rolex, donne e valigette di soldi, ma di lavoro, giustizia e rappresentanza e trova la sua sublimazione nel suo ultimo singolo, dal titolo Plexiglas.

Sono un ostinato cercatore di verità, nato in periferia e finito a lavorare dentro un furgone e a scrivere canzoni tra uno scarico e un altro con il ritmo delle strade di Roma in sottofondo”. Da qualche giorno è uscito Plexiglas il nuovo singolo di Morris Gola per Visory Records, un brano fresco, un inno al ritorno alla normalità che sottende una critica e una richiesta di riflessione sul concetto stesso di normalità e norma sociale.

Con la sua musica Morris Gola, giovane rapper del quartiere capitolino di Cinecittà, mette un argine alla deriva intrapresa dal rap, quella delle macchine costose e dei gioielli, per raccontare la realtà, quella vera, fatta di periferie, di lavoro e non lavoro, di giustizia e ingiustizia sociale.

PLEXIGLASS, IL NUOVO SINGOLO DI MORRIS GOLA

Plexiglas è un omaggio al funky degli anni 70-80′- spiega Morris Gola – quello dei Kool & The Gang per intenderci, che ha portato alla nascita dell’hip hop. Sono fiero di questa canzone. Se ti aspetti la solita cantilena, skippa. Siamo riusciti ad unire un sound fresco e originale a contenuti conscious, di spessore. Plexiglas, nonostante il ritmo da club, è una denuncia contro i mali della società, dall’omicidio di George Floyd che ha fatto esplodere il movimento Black Lives Matter, fino alla mancanza di empatia e comunicazione dei tempi moderni”.

Morris Gola è di Cinecittà, un punto in cui Roma sembra essere in contatto con il mondo. Un quartiere di periferia le cui energie e problemi assomigliano a quelli di tutte le periferie del mondo. Una distesa di palazzoni, sotto ai quali brulica la vita e la cultura contemporanea di strada, quella che sta influenzando l’avanguardia della moda, arte, cinema e musica.

CONSCIOUS RAP E ATTUALITA’: L’INTERVISTA 

Per conoscere meglio la storia di questo artista, siamo andati ad intervistarlo.

Ciao Morris, come ti autodefiniresti a chi non ti conosce?

Un ostinato cercatore di verità, nato in periferia e finito a lavorare dentro un furgone, a scrivere canzoni tra uno scarico e l’altro con il ritmo delle strade di Roma in sottofondo.

La tua storia parte dal quartiere di Roma Cinecittà. Quanto la tua musica è influenzata dalle tue esperienze in questa zona della Capitale?

Al 100%. La mia musica è l’espressione di queste strade, sono loro a darmi il ritmo e suggerirmi le parole. E’ il quartiere più popolato di Roma, forse d’Italia, quindi qua dentro trovo tutto quello che mi serve per scrivere.

Plexiglass, il nuovo singolo, è un brano rap al servizio del racconto sociale come non si sentiva da tempo. Ci parli di questo aspetto? Cosa hai voluto comunicare con il tuo nuovo lavoro?

Voglio tenere alta la voce del Conscious Rap, e della scrittura che ha ancora il coraggio di denunciare i mali della società. Con Plexiglas ho messo nel mirino la solitudine e l’isolamento dei nostri tempi, problemi resi ancora più evidenti da questa pandemia.

Qual è un tema su cui ti piacerebbe scrivere in futuro?

Voglio scrivere una canzone su Patrick Ewing, storico giocatore di basket dei New York Knicks degli anni ’80 e ’90.

Parteciperesti mai a un talent show?

No. Non sono spaventato dal giudizio in generale: chi scrive deve sapersi sottoporre al giudizio degli altri. Ma mi spaventa la forma in cui il giudizio viene espresso dentro i talent. E tutto il contorno di plastica che c’è intorno a un’esibizione magari sincera.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Non è il tempo di suonare dal vivo. Credo che tutto il mondo della musica stia ripiegando in una dimensione più intima, di scrittura e lavoro in studio.

Personalmente vorrei sganciarmi da questa modalità di oggi in cui la musica esce solo a singoli, quindi utilizzerò questo momento drammatico per raccogliere le idee e la rabbia in un album.

https://www.youtube.com/watch?v=jRgRw6IJ8x8

Paolo Riggio

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