Oscar Farinetti. Amore, coraggio e libertà nelle storie del vino italiano

Oscar Farinetti. Amore, coraggio e libertà nelle storie del vino italiano

Non sono un vera esperta di vino, anche se mi piace condividerne le informazioni. Mi piace ascoltare i sommelier alle degustazioni e provo ad imparare pian piano come e cosa apprezzare dei vini. Insomma provo a farmi una cultura su tematiche non sempre così semplici e banali come possono invece spesso apparire.

Quindi non avrei mai pensato di comprarmi un libro di oltre 300 pagine sul vino! Quale stimolo posso trovare a leggere un testo così ingombrante su un tema tanto affascinante ma ancora così sconosciuto per me? Me l’ha regalato un collega giornalista al ritorno dalla presentazione del  libro in uscita ad ottobre per Mondadori. Perché questo regalo? Perché è scritto da Oscar Farinetti, che tu adori.  E perché è un libro che parla di storie italiane, d’imprenditoria e di passione per la nostra terra e per il nostro Paese. Tutto questo ti piacerà.

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Oscar Farinetti, patron di Eataly

Il mio amico aveva capito, io ancora no. Ma ho voluto verificare, con tutto il mio scetticismo, ad affrontare questo mattone. Mi dicevo: “Almeno imparerò qualcosa in più sul vino!”.
Invece forse ho imparato qualcosa in più sulla vita.
Mi è bastato aprirlo, cominciare a leggere le prime pagine, ed eccomi completamente risucchiata dalla lettura. Con le lacrime agli occhi leggevo le prime righe.

Non c’è coraggio senza ottimismo: il quale, attenzione, non vuol dire pensare che tutto vada bene, ma che tutto si può risolvere.

libro farinetti
Storie di coraggio di Oscar Farinetti

Già, il titolo è “Storie di coraggio”. Parola, quest’ultima, attualmente desueta, purtroppo.

Il  coraggio è qualcosa che forse a noi italiani, non è propriamente nel DNA. Siamo sempre timorosi ed indecisi, la storia ci insegna.

Aggiunge:

Non c’è coraggio senza coscienza: quella musica nell’anima che ti fa distinguere il bene dal male, che ti indica la strada. Le regole certo sono importanti, ma senza coscienza non si compiono gesti coraggiosi.

Beh sì, la coscienza sì che ci appartiene!

Farinetti, che non mi stanco di seguire alla TV, nelle sue presenze che spaziano da Ballarò a Che tempo che fa, dove parla con semplicità della finanza, della politica, dell’economia. Parla d’impresa e di fare italiano, di essere italiano. A volte trovo la sua capacità di sintesi disarmante! È  un visionario, e credo che su questo siamo tutti d’accordo. Sciorina le sue “ricette” di finanza ed economia con estrema semplicità. Infatti quando lo si ascolta viene spontaneo chiedersi: “ma perché non facciamo realmente così? Perché non agiamo in questa direzione? Perché non reagiamo ai cambiamenti in questo modo?” E via così per ore, perché lui ti fa apparire tutto semplice mentre la nostra economia, finanza e politica sembrano indecifrabili.

Farinetti parte dalla sua convinzione che cibo e vino siano sinonimi di cultura, raffinatezza e ricchezza di tradizioni, ma soprattutto motori economici che potrebbero riscattare l’Italia dalla crisi.

Storie di coraggio” è un libro che parla di amore. Amore non solo per il vino ma per ciò che rappresenta. Farinetti racconta dapprima della sua infanzia, poi della sua attività professionale prima in Unieuro e poi per le diverse Cantine di vino. Nel suo viaggio dal Nord al Sud decide di incontrare i titolari delle più grandi aziende vinicole e racchiudere le loro storie di vita e di business nel suo libro.

Nel libro racconta come (e quali) ha visitato, perché le ha scelte, cosa cercava in quel dialogo con i titolari (ai quali lui spesso subentrava acquisendole), quali erano le immagini, le emozioni e la lezione che si portava via dopo ogni incontro. Parla umilmente del suo limite nel saper apprezzare e riconoscere fino in fondo ogni qualità del vino. Capacità tutta del suo compagno di viaggio Shigeru Hayashi, esperto sommelier, gran conoscitore di vini italiani e, chiaramente, presidente di Eataly Japan. Due figure opposte e diverse, ma sicuramente complementari.

Così queste pagine raccontano anche il rapporto con i colleghi che lo affiancano, è la storia di un’amicizia, in cui si condividono passioni e cultura, anche se appartengono a due paesi diversi in due luoghi opposti del globo.
Quando parla della sua infanzia parla anche del suo rapporto con il padre. È  proprio il padre, oramai anziano, che indica al figlio la prima (di quelle che diventeranno poi una lunga serie) cantina: Fontanafredda.
L’acquisto di questa cantina avviene quasi in contemporanea con l’acquisto di Borgogno a Barolo. Poi del marchio Mirafiore della famiglia Gancia.
Il 2008 è il suo primo anno di vendemmia.
Da qui il via di una struttura aziendale che cresce a dismisura in ogni investimento.

Essere il figlio di un partigiano aiuta. La libertà rappresenta il valore principale per il quale mio padre ha combattuto. La libertà è il valore assoluto della vita.

Infatti vuole rendere “libero” il vino da i diserbanti,  dai solfiti, dai packaging inquinanti e libero dalle mode.
L’idea del vino libero è stata vincente. È stato il suo modo per ribellarsi e capovolgere la realtà dei fatti. La partenza poteva essere solo molto demoralizzante dopo aver letto il testo di Rothschild in cui è scritto  “il vino è un ottimo affare, sono solo i primi duecento anni un po’ difficili”.

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Ecco, ci  vuole coraggio.  E lui ci ha messo coraggio.
Ecco la ricetta della sua capacità e la spiegazione delle sue  vittorie imprenditoriali.
È tutto in questa sua visione:

C’è una cosa che unisce la terra al cielo, le paure e le speranze, le sconfitte ai successi. C’è una cosa che unisce l’uomo alla sua vita, la scienza della coscienza, la fiducia alla bontà. C’è una cosa che unisce l’orgoglio all’ironia, l’autorevolezza all’informalità, l’onestà alla furbizia. È il vino. Il vino è vite, la vite è vita.

Parlando dei più grandi viticoltori, delle loro esperienze, dei loro sogni, delle vittorie e delle sconfitte delle varie vendemmie, li chiama “maestri di vita, oltre che maestri di vino”. Per il loro impegno, per la loro costanza, ma soprattutto per i loro valori.

E Oscar Farinetti conclude

Ho pensato a quest’Italia un po’ sgangherata, i valori di queste persone ci potrebbero essere d’aiuto se ci venisse voglia di darle una raddrizzata.

Fabiola Cinque

8 Responses to "Oscar Farinetti. Amore, coraggio e libertà nelle storie del vino italiano"

  1. annamaria   5 Novembre 2013 at 18:31

    “Dimmi cosa bevi e ti dirò chi sei…”

    Un articolo scritto talmente bene da “ubriacarmi” di curiosità.
    Lo comprerò senz’altro…adoro quando la vita si racconta attraverso i sapori.

    COMPLIMENTI!

    Ps: io adoro ” il sangue di Giuda” perchè la vita mi piace dolce e frizzante!!!

    Annamaria

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    • Fabiola Cinque
      Fabiola Cinque   5 Novembre 2013 at 19:29

      che bello Annamaria l’espressione “ubriacarmi” di curiosità!
      grazie dei complimenti, l’ho scritto con il cuore. questo libro mi ha veramente emozionato!

      Rispondi
  2. alessandra   5 Novembre 2013 at 18:38

    Brava che mi hai ricordato di comprare Storie di coraggio del grande Oscar: se solo lo lasciassero fare

    Rispondi
  3. Fabiola Cinque
    Fabiola Cinque   5 Novembre 2013 at 19:31

    sono contenta Alessandra di condividere con te questa visione.
    che peccato che in Italia non sappiamo valorizzare ed apprezzare i suggerimenti di questi personaggi!

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  4. Salvatore   5 Novembre 2013 at 22:24

    Complimenti Fabiola, in poche parole sei riuscita a trasmettere l’ottimismo e la positività che l’autore esprime nel suo bellissimo libro!!!

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  5. Fabiola Cinque
    Fabiola Cinque   6 Novembre 2013 at 09:38

    Bene Salvatore grazie. è proprio di un sano ottimismo che abbiamo bisogno noi tutti!

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  6. Sofia   6 Novembre 2013 at 10:08

    Interessante l’intervista e anche il personaggio! Come l’autore che l’ha scelto… Complimenti Fabiola! penso proprio che prenderò il libro!

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  7. Daniele Di Giorgio
    Daniele Di Giorgio   6 Novembre 2013 at 14:52

    Complimenti! una fantastica storia imprenditoriale……”un miracolo diVino”……

    Rispondi

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