Dietro ai Loghi comuni? Inarea

Avete presente il logo della Tim? Il cane a sei zampe di Enel? Il marchio di Trenitalia? Quelli della Biennale di Venezia e della Rai? Certamente sì, e sono solo alcuni dei 500 loghi o meglio identità e “architetture di comunicazione” frutto della creatività dell’architetto Antonio Romano, fondatore di Inarea – International Networking Area e del suo team di lavoro. Per la prima volta a Milano nella sede istituzionale della Triennale, sono celebrati i trentacinque anni di attività e venticinque dalla nascita del loro noto calendario.

Una piccola esposizione allestita nel salone centrale è aperta al pubblico fino al 13 dicembre per fare conoscere questa splendida realtà imprenditoriale italiana.

Nato per gioco nel 1991 e stampato in 1500 copie il calendario, per il suo carattere ludico, ha riscosso subito un enorme successo. Oggi è stampato in 16mila copie ed è un oggetto da collezione che, dietro l’ironia sapientemente calibrata, cela un grande lavoro e la genialità di vedere il mondo da una prospettiva non convenzionale. Gremito il salone d’onore della Triennale per rendere omaggio alla storia di un imprenditore di successo che ha aiutato centinaia di aziende a riconoscersi per farsi conoscere nel mondo, ma soprattutto, cosa non banale, un uomo gentile, colto, dalla profonda umanità che non si prende tutti i meriti e rivolge i suoi ringraziamenti a chi l’ha sostenuto dall’inizio e a tutto il suo team presente.

Renaissance è il tema che ha ispirato l’edizione 2016. Una nuova nascita che guarda con ottimismo e ironia al futuro. Nonostante mille difficoltà, nonostante la difficile situazione internazionale contemporanea. Appendiamo, dunque, al chiodo questo oggetto creativo e mai la voglia di rinascere ogni giorno, mai i nostri sogni. E così dei comuni biscotti diventano un seggiolone, delle foglie autunnali un passeggino. Quelli sono pettini e ferma capelli? No, una culla. Seguendo la lezione duchampiana, Inarea decontestualizza oggetti comuni dando loro una nuova vita, nuovi significati. Oscar Wilde in “La decadenza della menzogna” scrive: “Le cose sono perché noi le vediamo, e quel che vediamo, e come lo vediamo, dipende dalle Arti che ci hanno influenzato. Guardare una cosa è molto diversa dal vederla. Non si vede niente finché non se ne è vista la bellezza. Allora, e soltanto allora, la cosa comincia ad esistere”. Tantissimi loghi che abbiamo nella nostra mente, e che i nostri occhi incrociano per le strade di tutto il mondo, li ha creati Antonio Romano, ma noi gli abbiamo chiesto quale avrebbe voluto progettare. Lui sorride e risponde: “ Direi quello di Apple”.

Crediti fotografici; courtesy Inarea per Inarea

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