Covid free parole e immagini nella scuola prima e dopo il Covid

Covid free parole e immagini nella scuola prima e dopo il Covid

ITALIA – In occasione dell’uscita del libro Covid Free, parole e immagini nella scuola prima e dopo il Covid di Rosanna Fumai e Emanuela Amici, ho avuto l’opportunità di incontrare e intervistare una delle autrici che ci ha illustrato le motivazioni e i temi trattati nel volume. Il libro verrà presentato a Roma il 12 febbraio, qui i dettagli.

Rosanna, raccontami come è nata l’idea di questo libro e perché.

L’idea del libro è un po’ il risultato finale di un progetto nato in piena pandemia, nel marzo 2020, quando la scuola è stata chiusa per la prima volta nella sua storia. Si poneva il problema di trovare il modo per rimanere in contatto con gli alunni nonostante fosse impossibile vedersi. Le scuole, prese alla sprovvista, non avevano ancora nessuno strumento a disposizione, oltre al registro elettronico, per mantenere aperto il dialogo. E così ho rischiato personalmente, fornendo ai miei alunni (circa 180 ogni anno) il mio numero telefonico, dicendo loro di inviarmi tramite WhatsApp, disegni e considerazioni relative al loro stato d’animo di fronte alla novità che questa situazione rappresentava. E loro sono stati bravissimi e rispettosi della mia privacy: mai una telefonata fuori luogo!

Fabiola Cinque e Rosanna Fumai
Rosanna Fumai che mi illustra il suo libro durante la nostra intervista

E la scuola come ha contribuito?

Poi, per fortuna, la mia scuola ha aperto una piattaforma, annessa al registro, su cui era possibile caricare immagini in formato jpg più pesanti di un file di testo e così io ero finalmente in grado di assegnare degli elaborati e loro di caricarli per sottoporli alla mia attenzione e al mio giudizio. Così è nata l’idea di un grande “raccoglitore”: CovidFree.

Chris,12 anni. Eroe dell’era Covid

Poi cosa è successo?

L’anno successivo, a settembre, siamo tornati in classe. La pandemia ci faceva un po’ meno paura, ma il tema era ancora molto caldo ed i ragazzi erano tutti piuttosto provati. Eravamo tornati a scuola, ma con le mascherine e distanziati. Non ci si poteva avvicinare, nè toccare. Persino la ricreazione, che è sempre stata un momento di socialità, era guardata con timore dai ragazzi e pure dai colleghi. Ma siamo andati avanti, anche quando le voci dei più timidi non si riuscivano a sentire a causa delle mascherine, abbiamo messo in piedi un vero e proprio videogiornale che trattava in ogni puntata, di circa 15-20 minuti, argomenti che avevano a che fare con l’attualità: l’inquinamento, il cyberbullismo,  la natura, il futuro.

Cristiano,13 anni. Vinco io

Gli alunni disegnavano, facevano ricerche in rete e cartelloni che poi esponevano anche quando erano a casa contagiati dal Covid e presenti in classe solo grazie ad un video collegamento. Io raccoglievo, fotografavo, giravo con il cellulare e poi a casa, per giorni e giorni, assemblavo immagini, testi e musiche. A quel punto, quello che era nato come CovidFree, stava già diventando CovidFreePress. Il terzo anno il progetto si è ancora evoluto e trasformato in CovidFreeChannel, grazie all’apertura di pagine social dedicate, su Instagram e YouTube.

 

COVID FREE Rosanna Fumai MyWhere
Rosanna Fumai con il suo libro

E a quel punto il libro era fatto, giusto?

Sì, il lavoro svolto era già tanto ed era praticamente pronto per venire alla luce ed essere condiviso. Eravamo di nuovo in aula con un progetto che si stava ancora trasformando, pur restando una pagina aperta sul mondo della scuola. Ho pensato potesse avere un senso condividere questo materiale con tutti coloro che lo avevano vissuto sulle proprie spalle: genitori, colleghi, ma soprattutto alunni, anche quelli che intanto si erano diplomati. Quindi il libro è nato con l’idea di essere un vero e proprio resoconto, quasi un diario intimo, su come era stata percepita la pandemia dagli adolescenti, per comprendere quanto complessa sia stata la scuola negli ultimi anni.

Io Fabiola Cinque Emanuela Amici Rosanna Fumai
Io Fabiola Cinque con Emanuela Amici alla presentazione di domenica 12 febbraio al Circolo Montecitorio a Roma

D. Perché hai condiviso l’idea del libro proprio con Emanuela Amici?

Conoscevo Emanuela già da qualche anno. C’eravamo incontrate in molte scuole di Roma nord, anche quando io ero ancora precaria. Un giorno l’ho rivista nel cortile di un Istituto in cui insegniamo entrambe e le raccontato il mio progetto. L’idea le è subito piaciuta e le ho proposto di mettere a fattor comune i testi ricevuti dai suoi alunni: semplici considerazioni sul Covid, versi improvvisati, pensieri da riordinare. Non c’era bisogno di ragionarci tanto, mi è apparso tutto chiaro e definito immediatamente. In un paio di settimane avevo già organizzato i testi, suddiviso il lavoro in capitoli, scelto i disegni più significativi dei miei alunni. Abbiamo condiviso immediatamente un unico obiettivo: raccontare quanto era stato difficile superare la solitudine e l’isolamento per gli adolescenti della generazione Z e quanto fosse stata terapeutica l’Arte in qualsiasi sua forma. Un vero e proprio strumento per ricordare il suo grande potere taumaturgico che, nei momenti più bui del lock-down, aveva rappresentato per gli studenti un efficace strumento per elaborare il trauma. Non le sarò mai abbastanza grata per questa collaborazione.

Samuele,12 anni. Io resto a casa

Ci racconti perché hai scelto proprio quel disegno per la copertina del libro?

Sì, anche se devo ammettere che non è stato facile. Ero stata davvero sommersa di disegni dal marzo 2020 e ho dovuto fare una selezione basata non sulla bellezza dell’elaborato, ma sulla sua autenticità, sulla sua forza e capacità di entrare in empatia con l’osservatore. In questo mi ha molto aiutata anche Paolo Quadrino, editore del libro con WinScuola il quale mi ha sostenuto, subito entusiasta del progetto. I disegni si dividono in due gruppi, quelli legati alla prima pandemia, al momento più buio che abbiamo vissuto, quando il Covid non si sapeva ancora cosa fosse e quanto fosse grave. L’unica cosa certa era l’isolamento che ci veniva imposto. Nessuno poteva uscire, niente amici, partite di pallone, strette di mano. I primi disegni mostrano proprio questo, la paura degli adolescenti, il timore che niente sarebbe più tornato come prima. Ed il futuro davanti che appariva ancora più nebuloso e opprimente. A questo primo gruppo appartiene il disegno di Riccardo. Si vede un omino di lato, con la mascherina, che vaga nello spazio del cielo, chiuso, ingabbiato in una bolla. E la bolla sta a significare proprio l’isolamento che lui sentiva da tutto il resto del mondo: dalla scuola, dai compagni, persino dai suoi stessi interessi. Da tutto ciò che aveva rappresentato la sua quotidianità fino a quel momento. Sulla sinistra, l’altra metà del foglio, campeggia un gigantesco sole giallo, con la parte centrale rosso fuoco. In realtà, se si guarda da vicino, ci si accorge che non è un sole, ma un grandissimo virus, una massa magmatica che brucia al suo interno, rossa come il sangue.  E’ lì, fermo e minaccioso, pronto a contagiarci in qualsiasi momento. Le due metà del foglio non comunicano tra loro, ma sono indissolubilmente legate. Poi c’è un secondo gruppo di disegni scelti tra quelli fatti dagli studenti quando siamo tornati a scuola. Era ormai l’anno scolastico successivo ed il Covid faceva un po’ meno paura. Eravamo ancora tutti distanziati con i banchi, con le mascherine e un po’ timorosi, ma a tutti era chiaro che il Covid poteva essere sconfitto grazie ai veri eroi di quei giorni, i medici e gli infermieri che lavoravano instancabili per arginare e poi debellare il virus. I disegni di questo secondo gruppo, infatti, sono molto rappresentativi proprio dell’enorme  fiducia e gratitudine che abbiamo avuto nei confronti dei medici. E i ragazzi, infatti, spesso li hanno rappresentati come veri e propri eroi, con il camice bianco, lo stetoscopio al collo, guanti e mascherine infilati, quasi in assetto da guerra. Il tutto sottolineato dalla  frase che ci ha accompagnato per mesi: andrà tutto bene.

La foto è stata scattata durante un’ultima presentazione del libro CovidFree

Insomma il disegno come arte salvifica.

Sì, dici bene Fabiola, il disegno è un antico strumento di cui a lungo si sono sottovalutati i poteri. Quando un bambino disegna invia una infinità di messaggi che è necessario imparare a osservare e comprendere. E questo è stato il mio obiettivo negli ultimi anni: aiutare i ragazzi a comprendere quanto sia importante esprimersi con qualsiasi strumento a disposizione. Disegnare, in fondo, è rispondere a un’urgenza, tracciando dei segni.

Per chi è a Roma consiglio di non perdere la prossima presentazione, domenica 12 febbraio, di cui pubblichiamo la locandina.

COVID FREE mywhere

Fabiola Cinque

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