Amiche di salvataggio: recensione del libro di Alessandra Appiano

Amiche di salvataggio: recensione del libro di Alessandra Appiano

Oggi voglio recensire il libro Amiche di salvataggio di Alessandra Appiano. In principio fu il nulla. La vibrante assenza di qualunque anelito emotivo. Lo stetoscopio dei sentimenti sembrava dimostrare la prematura dipartita: “Siamo addolorati per la vostra perdita. Abbiamo fatto il possibile, ma non c’è più battito. Il cuore ha dato forfait”. Amen.

Tuttavia, i miracoli esistono, i grattacapi anche, le disgrazie pure e, spesse volte, arrivano dalla direzione opposta rispetto a quella verso la quale lo sguardo si orienta. Succede, allora, che – dopo anni di vuoto cosmico – del tutto inavvertitamente, e senza alcun preavviso, ci s’innamori. Succede anche che, dopo anni di vuoto cosmico, illusioni annacquate, iettature emotive ed esperienze che avrebbero, ma “avrebbero” soltanto (il condizionale è messo servile di fregature cocenti), dovuto insegnarci qualcosa, del tutto consapevolmente, e con ogni sorta di terreno e celeste presagio, ci s’innamori… di Quello Sbagliato.

Quello Sbagliato è una categoria, un ordine preciso cui appartengono esemplari tipici di nota (ma non sempre) e bizzarra (di sicuro) fattura: sessodipendenti, cuccatori da strapazzo, traditori seriali, finti onesti e stronzi molto più che veri.

Il mercato capitalistico dei sentimenti è una landa sciagurata di emozioni al ribasso, amori che si portano addosso il cartellino del prezzo e del compromesso morale, relazioni tristemente somiglianti a palazzi condominiali, camere subaffittate, alloggi provvisori, ingiunzioni e notifiche di sfratto. Da quelli fidanzati a quelli sposati, passando per i conviventi – che si tengono stretta la compagna di rappresentanza, salvo poi cornificarla in tutti i modi che l’umano ingegno possa concepire: la lista di tizi improbabili, emotivamente tossici, psicologicamente deleteri, è lunga quanto una coda di traffico, sull’autostrada del sole, nella canicola estiva di un fine settimana vacanziero. Gagà, tombeur de femme, seduttori patologici – con la straordinaria capacità di farti sentire una pallina, uguale a molte altre, su un pallottoliere da conteggio – manager e uomini d’affari, pettoruti e potenti nei completi sartoriali d’alta moda che vestono, su misura, il loro ego s-misurato, e che pure si ritrovano con le ginocchia di gelatina davanti ad una donna fornita – ma tu guarda – di un cervello pensante.

In questa giostra impazzita di sentimenti tarocchi e amori posticci, l’SOS amiche non resta mai inascoltato. Mi torna alla mente Charlotte York quando, in una puntata del celebre Sex and The City, esclama: “Non ridete, ma forse siamo noi le anime gemelle l’una dell’altra. Lasciamo che gli uomini siano solo quegli straordinari ragazzi carini con i quali divertirsi”. E pare lo sappiano bene Daria, Ilaria, Roberta, Mariana e Danila, protagoniste di Amiche di salvataggio. L’autrice, Alessandra Appiano, racconta di come l’amicizia possa rappresentare un patto di mutuo soccorso, sempre pronto ad intervenire in caso di schianti emozionali, crolli d’autostima e ruzzoloni lavorativi. La Appiano descrive la capacità, che le donne intelligenti hanno, di reinventarsi ogni volta, fare fronte comune contro i dolori che scavano solchi profondi, rimettersi in piedi, dritte e tese come fusi – splendenti e fulgide di coraggio e voglia di rivalsa. Perché, ricominciare da se stesse è sempre un ottimo punto di partenza.

Amiche di salvataggio 
Amiche di salvataggio 

Amiche di salvataggio ha vinto, nel 2003, il Premio Bancarella. Io, l’ho letto solo di recente. A prestarmelo, qualche settimana fa, è stata un’amica… di salvataggio. I libri prestati sono libri diversi dagli altri, perché si portano addosso la storia di chi, prima di noi, li ha tenuti fra le mani. E quella storia la spifferano, come fosse un segreto, attraverso una serie di timidi indizi, che pure ricordano – a ben guardare – la scia di mollichine di Hansel e Gretel: una pagina sgualcita, con gli angoli di carta un po’ ammaccati; un appunto a margine; il biglietto di un treno che ci ha condotte a destinazione, e che adesso sta lì, placido e quieto, tra un foglio e l’altro foglio, a tenere il segno. Un libro prestato somiglia ad un atto di fiducia. È il mormorio leggero di chi ti guarda dritto negli occhi e, tra l’incertezza e la speranza, sembra dire: “Mi fido di te”.

Daria, Ilaria, Roberta, Mariana e Danila, alla fine, ritroveranno loro stesse e incontreranno Quello Giusto.

Quello Giusto è una categoria, un ordine preciso cui appartengono esemplari tipici di rara e pregiatissima fattura. Lo riconosci facilmente: è l’uomo che si infila tra una crepa e l’altra, e la guarisce; tra una toppa e l’altra, e pure gli strappi rende belli; tra un tizio sbagliato ed un altro tizio sbagliato, e ti mostra la differenza; sa fare l’amore con la tua testa e il solletico alle tue paure; non si spertica in promesse di eterna ed immutata felicità, ma combatte dallo stesso lato della barricata e resta saldo quando la vita si fa un po’ carogna; appoggia il suo cuore contro il tuo cuore e si inventa un nuovo battito.

Non smettete di cercare.

Antonia Storace

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