Intervista a Michele Posa: “Il Politically Correct sta distruggendo il wrestling!

Intervista a Michele Posa: “Il Politically Correct sta distruggendo il wrestling!

MILANO – “Il Bardo” Michele Posa si racconta a MyWhere. Con il telecronista di Raw e Smackdown (tutte le settimane in onda su Sky Sport il martedì e il mercoledì alle 19) abbiamo parlato di molti argomenti legati al wrestling e non solo. Date un’occhiata alla nostra intervista!

Hulk Hogan, André The Giant, Ric Flair, Bret Hart, Shawn Michaels, The Rock, Stone Cold Steve Austin, The Undertaker, Triple H, John Cena. Per alcuni di voi questi nomi saranno pressoché sconosciuti, ma per gli appassionati incalliti, o per coloro che da piccoli seguivano con tanto ardore questa disciplina, si tratta di veri e propri idoli. Stiamo parlando di Wrestling, lo sport-entertainment per eccellenza, una miscela di sport, spettacolo e intrattenimento nel quale si combina l’esibizione atletica con quella teatrale. Ancora oggi è difficile spiegare a un “esterno” cosa sia il wrestling e perché catturi l’attenzione di tantissimi appassionati in tutto il mondo, ma dietro alle mosse di grande impatto, agli eventi globali, agli stadi pieni e alle superstar “larger than life” ci sono storie davvero straordinarie, storie di sacrificio, storie di uomini e donne che rischiano la vita, passando per dolori, operazioni, infortuni e difficoltà. Negli Stati Uniti il wrestling è un vero e proprio fenomeno di massa, un qualcosa che fa parte inevitabilmente della tradizione sportiva del paese. In Italia il discorso è un po’ più complesso. Ci sono stati momenti di straordinaria notorietà, altri di grossa difficoltà mediatica e televisiva. Di certezze granitiche però in questi anni, per quanto riguarda la narrazione del wrestling nel Bel Paese, ce ne sono state fondamentalmente due su tutte: Luca Franchini e Michele Posa, i due telecronisti principali della storia della WWE, due che da più di 20 anni, raccontano le gesta degli eroi della disciplina con passione e ardore, e che hanno accompagnato l’infanzia e l’adolescenza di milioni di bambini e ragazzi.

Qualche giorno fa siamo riusciti a contattare Michele Posa, che rappresenta soltanto la voce principale del wrestling in Italia, ma è anche uno dei maggiori esperti del “businness” (così lo chiamano negli States).

Insomma, stiamo parlando di un decano della narrazione del wrestling, uno con più di 2500 telecronache alle spalle e questa è la nostra intervista con Michele Posa.

Ciao Michele, innanzitutto è un onore averti qui, di personaggi della tua caratura non ne abbiamo avuti tanti in questi anni. Partiamo con una domanda su di te: la tua passione per il wrestling, com’è nata e perché?

E’ una passione nata da bambino come per molti altri. Facendo zapping tra un cartone animato e l’altro sulle tv locali, mi imbattei nel wrestling giapponese. Ai tempi passava la New Japan Pro Wrestling, a commentarla era Tony Fusaro, e vedere quei lottatori così strani, così bizzarri, di etnie e costumi così diversi dai nostri che se le davano di santa ragione era qualcosa di stupefacente. Perché? Perché Daitan 3 non esisteva veramente, Magica Emy non era reale, la Corazzata Spaziale che te lo dico a fare, mentre quei lottatori di wrestling erano dannatamente veri, reali, erano degli eroi differenti da quelli dei cartoni, erano in carne ed ossa. Ne rimasi folgorato e da lì nacque il tutto, una passione che nel tempo si è trasferita in moltissime altre federazioni internazionali e successivamente si è trasformata anche in un lavoro.

Tiger Mask e Antonio Inoki, due tra le stelle principali della NJPW negli anni '80
Tiger Mask e Antonio Inoki, due tra le stelle principali della NJPW negli anni ’80

Già, da passione a lavoro, quando si riesce in questo è davvero bello. Te lo aspettavi?

Non sono un “politically correct” e quindi in maniera molto poco umile ti dico di sì, è sempre stato l’obiettivo prioritario della mia vita. Quando ero bambino mi chiedevano cosa farai da grande? Io davo sempre una risposta multipla: farò il Mike Bongiorno, farò il poeta/scrittore, farò il telecronista di wrestling. Delle 3 cose, l’unica che era anche solo vagamente raggiungibile era il telecronista di wrestling. Quando sbarcai su internet e credo che fosse il 96-97 mi imbattei nel primo sito italiano trattante di wrestling, tra l’altro gestito proprio dal mio futuro partner di commento Luca Franchini. C’era un forum in quella pagina, lo trovai e lo riempii di messaggi e oltre a partecipare a numerosi dibattiti (thread come si dice in gergo) feci la fatidica domanda: io voglio diventare telecronista di wrestling, se avete notizie su chi posso contattare? La risposta di Luca fu a dir poco scoraggiante; mi disse: “Mettiti il cuore in pace, il wrestling non tornerà mai più in tv in Italia!

Michele inizia a ridere e prende un po’ in giro il suo amico e collega Franchini.

E’ proprio da qui che nasce la gag delle previsioni di Luca, lui spesso, anzi, quasi sempre, sbaglia i pronostici legati alla WWE e anche in quel nostro primo incontro, anche se virtuale, non fece una supposizione così perfetta ecco!

E poi come andò?

Non mi persi d’animo, da lì rimanemmo in contatto con Luca, e continuai il mio lavoro nelle tv e nei giornali locali migliorando le mie skill e le mie conoscenze. Dopo un po’ arrivò la grande occasione. Ci tengo a dire che diventare telecronista di wrestling per emittenti del calibro di Stream prima e di Sky dopo, ha rappresentato il raggiungimento più felice ed importante della mia vita, ma anche se mi fossi fermato alle tv e ai giornali locali sarei stato contento lo stesso perché avrei cavalcato le mie passioni, il wrestling appunto e la conduzione, avendo il dono della parola.

Insomma, tv locali, poi la chiamata importante ed ecco il grande successo. Come lo vivi?

Non mi aspettavo di avere questo successo, anzi non è una cosa che percepisco chiaramente. Il successo secondo me è nell’occhio di chi guarda, non mi sento una persona speciale o importante. Ti dirò di più, quando la gente mi ferma per strada, mi fa dei complimenti e mi chiede una foto o un autografo, mi sento quasi in imbarazzo. Non sto facendo niente di speciale se non tentare di fare al meglio il lavoro che ho voluto e fortunatamente ottenuto. Tanti si occupano di wrestling in Italia, quello che mi differenzia da loro è l’esposizione mediatica. Mi sento in imbarazzo perché a uno come me la foto o l’autografo non lo chiederei. Sono sbalordito ecco, il mio sogno non era essere famoso, era lavorare col wrestling, ora che ci lavoro è una figata, ma non era questa la finalità, era sentirmi bene e lavorare con qualcosa che mi piace.

Luca Franchini e Michele Posa
Luca Franchini e Michele Posa

Sono d’accordo con te Michele. Passiamo alla WWE. Insieme a Luca Franchini sei la voce principale nel panorama nazionale per quanto riguarda il wrestling. Quali sono i momenti della storia della WWE che ricordi con più nostalgia?

Sicuramente sono quelli che ho vissuto da bambino, quando c’erano storie che potevi vivere con il massimo entusiasmo, complice anche la mancanza di informazioni, che rendeva tutto più magico, e che riuscivi a vivere con molto più trasporto, lasciandoti trascinare dalla storia raccontata.

Quindi il rapporto d’amore contrastante tra Macho Man e Miss Elizabeth che finisce in un matrimonio, Hulk Hogan che finalmente ha un avversario “buono” ed è The Ultimate Warrior, due super nomi che si trovano uno contro l’altro. Oppure i match tecnici, i Biritsh Buldogs che arrivano col cane che insegue Bobby The Brain Heenan e dopo una lunga rincorsa vincono i titoli di coppia e li difendono con la Hart Foundation, tutte queste storie che sono legate all’essere bambino. Perché se le rivedi oggi, magari con un aspetto critico cresciuto, anche i match di allora avevano delle imperfezioni, dei passaggi poco fluidi, delle falle narrative, ma non aveva importanza o perché la tua età era talmente verde che non te ne accorgevi e l’incantesimo era talmente forte da non poterne non essere rapito.

Ogni tanto mi interrogo e analizzo il wrestling del passato e mi rendo conto che a quei tempi era più facile raccontare storie e coinvolgere i fan. Oggi assistiamo a un prodotto differente, oggi hai sempre match tra nomi altisonanti, mentre a quei tempi vedere due superstar affrontarsi era un evento. Insomma, era un periodo entusiasmante per i motivi più disparati, complice anche l’originale telecronaca del grande Dan Peterson. In tal senso spesso mi chiedo: “Sarò riuscito anche io a fare breccia nelle nuove generazioni come fece Dan con la mia?

E che risposta ti sei dato?

Beh non so se ce l’ho fatta. Raggiungere le stesse corde sentimentali che Dan è riuscito a toccare è un’impresa ardua, perché il wrestling di oggi è talmente diverso, ci sono i social, i siti, i forum, la vastità di informazioni è per quanto ci siano dei vantaggi, è un fattore negativo se si vuole mantenere la sospensione dell’incredulità e lo stupore.

Michele Posa
Intervista a Michele Posa: Hulk Hogan e Ultimate Warrior a Wrestlemania VI

A proposito di WWE attuale, i cambiamenti stanno avvenendo alla velocità della luce. Molti fan integralisti però non sono molto d’accordo con tutti questi sconvolgimenti del prodotto. Il pubblico degli anni 90 e inizi 2000 è destinato a staccarsi secondo te dal prodotto?

Ma sai, il fan criticone è un personaggio immortale che non smetterà mai di esistere! Il ricambio generazionale degli appassionati è endemico, avviene ogni 10 anni. E’ vero, chi si riconosceva nel prodotto di 15-20 anni fa potrebbe ora sentirsi distante ma i veri sostenitori non si distaccano mai completamente. Magari col tempo che passa tendi a guardare meno, a guardare a sprazzi, ma non si abbandona mai. C’è chi ad esempio, grazie ai progressi tecnologici, trova altre federazioni sparse per il mondo che propongono uno stile narrativo e lottato più vicino al proprio piacere personale.

Un fatto però è innegabile, da quando esiste il wrestling, esiste anche il fan che critica. Gli appassionati più giovani magari non se lo ricordano, ma il pubblico protestò per il personaggio iniziale di The Rock, che veniva accusato di essere scarso tecnicamente e di non avere carisma e nelle arene gli si augurava addirittura la morte. Venne rifiutato inizialmente anche Stone Cold Steve Austin, ai tempi del suo debutto e veniva definito pippa, pelato e mutandone. Dopo qualche anno Austin è diventato l’uomo della compagnia, una star capace di risollevare le sorti economiche di una WWE in crisi, un’icona che negli anni 90′ vendeva una maglietta ogni 20 secondi sul sito della federazione. Posso andare avanti, anche Hogan veniva criticato negli anni ’80, ci si lamentava delle sue vittorie, troppe e sempre uguali, e della sua scarsezza nel lottato.

Che dire? Il fan criticone c’è sempre ma è parte integrante del business. “Non guarderò più! La WWE non ha più la mia fiducia!” esclama, e poi dopo 2 settimane è lì a festeggiare per una vittoria del suo beniamino.

Michele Posa
Intervista a Michele Posa: John Cena e un fan della WWE non proprio amante del campione bostoniano

E’ però innegabile che la federazione non riesca più a costruire dei personaggi “Larger Than Life” e debba spesso ricorrere a maldestri ritorni di leggende ormai sulla via del tramonto. Hai la stessa impressione?

Sono d’accordo, oggi è molto difficile creare quella tipologia di personaggio. La WWE, attraverso le sue storie, racconta in maniera parallela la storia e le tendenze della società che sta vivendo. E’ un prodotto POP, inteso come movimento culturale. Negli anni ’80 c’era la Guerra Fredda e venne proposto Hulk Hogan, l’eroe americano, il patriota che combatte contro nemici stranieri. Fu un successo clamoroso.

Nei ’90 il mondo parlava di ribellione, di grunge, parlava un linguaggio cinico e disincantato e gli sceneggiatori crearono Stone Cold Steve Austin, uno che fa come gli pare, uno che fa il dito medio al boss, trangugia birra e rutta in faccia al padrone o The Rock, personaggio in stile rapper afroamericano nei contenuti che con il suo carisma stendeva chiunque.

E che dire della D-Generation-X o dell’NWO, insomma, tutto perfettamente allineato ai linguaggi della società del tempo.

Oggi invece in che periodo siamo? Del Politically Correct, dove non puoi fare nulla che esce dal seminato, dove appena esce una parola sbagliata hai contro un gruppo, un gender, un’associazione di categoria e vieni preso a pietre in faccia dall’opinione pubblica. Paradossalmente oggi la WWE si trova a dover fare i conti con i tempi moderni, in cui non va più il grunge dei Nirvana, ma dove devi essere buono con tutti, almeno apparentemente e dove si è dominati da immagine, marketing e pubblicità.

E’ chiaro che i suoi nuovi personaggi ne risentono e se non arrivano da fuori, vengano soggiogati da queste regole, perché nel momento in cui non puoi prendere in giro o insultare nessuna categoria, non potrebbe esserci neanche Stone Cold. Se Austin fosse nel roster oggi, uno di 30 anni direbbe “fico! Figata! Lo seguirò sempre!”, ma la WWE verrebbe massacrata sul mercato, le pubblicità se ne andrebbero, sarebbe un macello! In un contesto del genere tirare fuori un personaggio Larger Than Life è complicatissimo. Quali sono i personaggi più importanti che la WWE ha tirato fuori nell’ultimo decennio? John Cena, perfetto per questa fase, ragazzo americano che si impegna, che non molla mai, che aiuta i disabili perché ha una storia in famiglia molto triste, che è votato completamente alla federazione, con la faccia pulita, nessuno scheletro nell’armadio, un lavoratore integerrimo, mai un uscita sbagliata, nel tempo libero studia il mandarino e pubblica frasi motivazionali.

Michele Posa
I personaggi principali del periodo d’oro della WWE degli anni ’90, l’attitude era che Michele Posa ha raccontato.

Anche Roman Reigns rientra in questo tipo di discorso?

Certo, Reigns è l’altro personaggio che stavano tentando di lanciare prima della terribile notizia della malattia. Roman è il tizio che spacca tutto, un ragazzo ambizioso che però non dimentica gli amici e il suo codice etico e che utilizza proprio queste armi per sbancare. Anche Reigns divulga valori positivi, è questo il messaggio che la WWE vuole trasmettere anche se indirettamente.

E se questo personaggio Larger Than Life venisse da fuori? Un nome a caso, Conor McGregor?

Questo è tutto un altro discorso. Se un lottatore ha costruito il suo successo e la sua popolarità fuori dal contesto WWE, in caso di arrivo in federazione può andare oltre questi schemi e mantenere le sue caratteristiche anche se scomode. Esempi lampanti sono The Rock, Brock Lesnar, Ronda Rousey, questi nomi hanno molta più libertà creativa, comunicativa e narrativa, anche se devono comunque sgonfiarsi un po’ quando arrivano in WWE, non possono fare e dire proprio tutto.

McGregor è l’esempio giusto, ma se lo prendono non lo prendono come full timer, farebbe un match o due, non potrebbe trainare la WWE con il suo carima e la sua immagine tutte le settimane.

Michele Posa
Intervista a Michele Posa: Conor McGregor, 30 anni

Quale sarà il Main Event della prossima WrestleMania secondo te?

Torniamo al discorso che abbiamo fatto prima. WrestleMania deve abbracciare un pubblico trasversale ed è necessario mettere in campo gli atleti più richiesti, quelli che spostano le masse. Sarebbe bello vedere nel Main Event atleti full timer della federazione, gente che si spacca in 4 tutto l’anno come Seth Rollins, Dean Ambrose, Braun Strowman e Daniel Bryan, ma non sarà così, lo show verrà chiuso da personaggi “Larger Than Life”, su questo non ho dubbi.

Chi ha la WWE nel suo arsenale in grado di spostare le masse? Aveva Roman Reigns, ma il ritorno della leucemia sembra aver chiuso almeno momentaneamente questa porta. Ha John Cena, personaggio che piace a tutti e che insegue da anni il record di 17 titoli mondiali. Su Cena però c’è un punto interrogativo, ora è una star cinematografica e abbiamo visto nelle recenti uscite che è difficile coinvolgerlo in un match pieno di urti e di bump; Cena non può infortunarsi, la sua schedule cinematografica è fittissima in questo periodo, quindi potrebbe essere impossibilitato a partecipare al Main Event dello show più importante.

Poi c’è Brock Lesnar, ma anche lui, se dovesse tornare in UFC potrebbe non essere disponibile. Infine c’è The Rock, una stella latente della WWE, lui potrebbe accettare un match pieno di urti nonostante sia anch’esso impegnato nel cinema, perché The Rock fa un po’ il cavolo che gli pare.

Se dovessi scommettere però in questo momento ti direi che nel Main Event ci andrà Ronda Rousey e che assisteremo al primo incontro principale tutto al femminile. Staremo a vedere però, le cose possono cambiare da qui a Marzo.

Ronda Rousey, principale indiziata per Michele Posa per quanto riguarda il Main Event di WM35

Parliamo un po’ del Michele Posa uomo. Quali sono le tue passioni extra Wrestling?

Ne ho molte per fortuna. Alcune le esterno sul mio canale YouTube; amo i fumetti, i cartoni animati, i giochi di ruolo e di carte, non sai quanto mi pesi non essere andato al Lucca Comics quest’anno! Sono un grande appassionato di musica underground italiana e sono sempre con un libro in mano con una predilezione per gli autori filo orientaleggianti o meditativi. Amo la scrittura, che resta ancora oggi una delle mie passioni principali.

Serie Tv preferita?

Causa lavoro e spostamenti, vedo la tv solo nel weekend. Adoro Big Bang Theory, mi piace molto il Trono di Spade, anche se le ultime stagioni mi hanno un po’ deluso e tra le più recenti sono rimasto letteralmente folgorato da Bojack Horsemen, anche se l’avrei fatta finire alla seconda stagione.

Se però devo dirti qual è la mia Serie preferita di tutti i tempi ti dico Star Trek! Da piccolo conobbi Asimov e sono sempre stato un grande appassionato di fantascienza.

So che non sarai d’accordo nel definirla Serie Tv ma amo Affari di Famiglia su Sky, perché per me una serie tv può essere anche un programma a puntate anche se non è continuativo.

Bojack Horsemen, serie tv di grande successo targata Netflix, tra le preferite di Michele Posa

Beh, forse non la definirei una Serie Tv, ma i gusti sono gusti Michele! Infine concludo con una domanda finale. Cosa consiglieresti a un giovane che vuole intraprendere un ruolo giornalistico legato al Wrestling?

Guarda, qui divento serio. Il professionismo giornalistico nel wrestling è una strada impossibile da tracciare, i posti sono pochi, le opportunità scarseggiano. Il wrestling è una disciplina che alterna grande esposizione mediatica a periodi di vacche magre. Se avete un’inclinazione umanistica, se amate leggere, scrivere, acculturarvi, se avete il desiderio di imparare a parlare con le persone e a conoscerle, queste sono tutte skill utili che possono aiutarvi molto nell’ambito del wrestling. Ma voglio girare la domanda in un’altra maniera. Poniamo che io non sia il Michele Posa di oggi ma che abbia 16 anni a voglia iniziare un percorso nel mondo del wrestling a livello giornalistico o telecronistico. Concretamente cosa posso fare? Quando ho iniziato a lavorare io per le piccole testate una volta preso e dimostrata competenza lessicale facevi il collaboratore, ti prendevano e partiva tutto. Oggi le testate stanno morendo, pagano poco, le promozioni difficili e si tende, purtroppo, a sfruttare e spremere i giovani.

Cosa farei oggi? Per quanto la cosa potrebbe stupirti e sembrarti poco etica, scriverei a qualcuno che lavora già nel mondo del wrestling e gli direi: “Io sono questa persona qui, so fare questo e ho passato tutto il mio tempo libero a migliorarmi in queste skills. Mi dai una valutazione di quello che so fare? Pensi che la valutazione che tu hai dato sia sufficiente per lavorare con te? Se è sufficiente posso lavorare con te in modalità servo della gleba schiavo? Io farei così! So che è poco etico.

Sono assolutamente dell’idea che ogni lavoro debba essere remunerato adeguatamente ma sono anche molto realista. Una persona che non ha contatti, che non ha qualcuno che gli può aprire una porta e io non l’avevo perché i miei genitori erano operai e mia madre è morta quando avevo 10 anni, una persona che si trova in un mondo competitivo come quello di oggi, ha una sola possibilità per arrivare: scendere in campo.

Stare fermo a casa Stare fermo a casa su internet a scrivere, aprirsi un blog o un sito su YouTube non ti fa lavorare. Una persona che già lavora, che ha contatti, che sa come gira l’ambiente, che sa quando ci sono dei provini e ha un’idea, un progetto, se è onesta non si approfitta di te.

E’ chiaro, dovrete fare sacrifici, ma quando quella persona si accorgerà che per realizzare il vostro sogno sareste disposti a rischiare tutto allora vi premierà. Può sembrarti altisonante, ma io per diventare telecronista di wrestling ho dovuto rinunciare a molte cose nella vita che erano altrettanto importanti.

Paolo Riggio

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