Nel Paese dei Balocchi, il primo ep del Cantautore PopPoeta Matteo Sica

Nel Paese dei Balocchi, il primo ep del Cantautore PopPoeta Matteo Sica

ROMA – Un cantautore PopPoeta dalla musica semplice che arriva subito. Ecco la nostra intervista a Matteo Sica in occasione dell’uscita del suo primo EP dal titolo Nel Paese dei Balocchi.

E’  la musica in tempo di Coronavirus, insieme alla lettura e alla scrittura condivisa sui social ad accorciare le distanze e a farci sentire meno soli in questi giorni sospesi di lontananza. Ed è nel tempo sospeso, tra quello che eravamo e quello che saremo, tra il ricordo di una vita reale e quella nuova di una vita virtuale, che proprio sui social si incontrano voci, sguardi, volti dietro ai quali si raccontano vite. In questa storia di voci e suoni che si diffondono irrompe lui. Matteo Sica. È un cantautore romano. La sua è una musica amica, complice, forte, di sostegno.

L’incontro con il mondo di Matteo arriva così per caso con  l’ ascolto  del suo primo EP, intitolato  Nel Paese dei Balocchi, scritto da lui stesso, in una notte di un tempo sospeso durante il Coronavirus. L’album, è disponibile su tutte le piattaforme streaming: ITunes, Spotify, Deezer e Youtube. La tracklist dell’ EP,  è composta da sei brani uno più bello dell’altro.

CHI È MATTEO SICA: TUTTO SUL CANTAUTORE ROMANO

matteo sica

Sica è un talento raro. Si fa notare dal primo ascolto, fa capire subito al fruitore che sta ascoltando qualcosa di speciale. Lo stesso si può dire del suo album dal sound fresco e accattivante, con un timbro graffiante e allo stesso tempo caldo e coinvolgente. Le possibilità che uno dei brani presenti nel disco diventi una hit estiva ci sono tutte. Insomma, una vera garanzia per la musica cantautoriale italiana!

Nel febbraio del 2016 Matteo è stato finalista al concorso “Zootropolis Music Star” firmato Disney. Inizia a comporre i suoi brani all’età di 14 anni, e nell’estate del 2016 debutta col suo primo singolo “Asi Los Dias” (del quale è anche autore), in collaborazione con l’artista cubana Irina Arozarena.

A settembre 2016 ha avuto l’opportunità di esibirsi davanti al Duomo di Milano, sul palco di RDS con la cover “Take Me To Church”.

Durante la settimana del Festival di Sanremo 2017, Matteo ha presentato alle telecamere di Rai 3, all’interno di Blob, il suo secondo singolo dal titolo Fino a tre che ripropone nel programma Edicola Fiore.

Noi di MyWhere siamo felici di farvelo conoscere.

MATTEO SICA: “BENVENUTI NEL MIO PAESE DEI BALOCCHI”

 

Ciao Matteo, piacere di conoscerti. Parlaci un po’ di te…

Ciao, a te ed a tutti i lettori, sono un giovane cantautore di 21 anni. Vengo da Roma e attualmente sono impegnato in quello che è il mio primo progetto discografico dal titolo Nel Paese dei Balocchi. Sono una persona molto socievole ma a volte anche lupo solitario, momenti in cui  mi chiudo in me stesso per trasformare quelli che sono i miei sentimenti in arte da poter condividere.

Raccontaci i tuoi primi passi in musica.

Ho sempre amato la musica. Alle elementari studiavo pianoforte e cantavo nel coro della chiesa. L’interesse è cresciuto sempre di più e mi ha portato a frequentare lezioni sia di canto che di chitarra, per migliorarmi. Scrissi la prima canzone per gioco, sempre durante le elementari, mentre il processo di scrittura e creazione è cominciato durante il liceo.

Nel 2016 sei stato finalista del concorso  ”Zootropolis Music Star”.  Ti va di parlarci di quest’esperienza?

Certamente! Questa è stata una delle prime esperienze importanti per la mia carriera musicale. Ho caricato il provino via web insieme a migliaia di persone, sul sito della Disney,  e sono stato scelto come uno dei quattro finalisti, per andare a Milano e disputare la finalissima. E’ stato emozionante e divertente allo stesso tempo.

Con quale canzone ti sei presentato al concorso di Zootropolis?

Per partecipare al concorso era necessario presentare la cover della colonna sonora del film animato Disney, quindi ho cantato sulle note di “Try Everything” di Shakira.

Gruppo o cantante musicale preferito?

Ascolto per lo più musica straniera, di genere pop solitamente come Shawn Mendes, Jeremy Zucker e Alec Benjamin. Ultimamente ho iniziato ad ascoltare anche Trap e mi sono innamorato della musica di Post Malone, Travis Scott e Trevor Daniel.

Il tuo mestiere ti ha reso felice?

Per il momento mi sta dando tante soddisfazioni nonostante le mille difficoltà ed un grande riscontro da parte degli addetti ai lavori oltre che dai miei fans che continuano lentamente a crescere. Dal punto di vista strettamente personale rappresenta per me una grande valvola di sfogo e di espressione dei miei sentimenti e di tanti ragazzi della mia età.

Il tuo mestiere ha reso felice altre persone?

Lo spero,  del resto rendere felice qualcuno è uno degli obiettivi e delle speranze che mi sono prefissato quando ho iniziato a fare musica.

Se non avessi fatto il cantante cosa pensi avresti fatto nella vita?

Ancora non mi definisco cantante, c’è tanta strada da fare.  Sinceramente non saprei, la musica è un tassello fondamentale nella mia vita, la cosa in cui riesco meglio. Senza di essa dovrei immaginare una vita totalmente diversa, in cui potrei essere qualsiasi cosa, magari un astronauta.

Matteo Sica

La musica è come la tela di un quadro per un pittore: vi dipinge l’anima. La tua tela è?

Se la mia musica fosse un dipinto, credo sarebbe la Notte Stellata di Van Gogh.

Chi cura testo e arrangiamento dei tuoi brani?

Scrivo da solo i miei brani, sia il testo che la melodia per poi portarli a chi fa il mestiere di arrangiatore. L’EP (2020) infatti è stato arrangiato interamente da Matteo Costanzo, ad eccezione del singolo Fino a Tre, che era stato arrangiato nel 2017 da Alessandro Maffei.

Nel 2017 hai presentato il tuo secondo singolo intitolato Fino a tre. Raccontaci qualcosa a riguardo.

In verità per me “Fino a tre” è il primo singolo ufficiale. Asì Los Dias era più un gioco, un tuffo nel mondo della discografia a soli sedici anni. Fino a tre è un brano che mi ha regalato e continua a regalarmi tante soddisfazioni, a partire dalle ospitate sul red carpet del festival di Sanremo 2017 ed Edicola Fiore di Fiorello, fino alla vittoria del contest di Radio DeeJay a Riccione 2018 e la viral 50 di Spotify.

Parliamo ora dell’EP.  Perchè proprio Il Paese dei Balocchi?

Ho deciso di chiamarlo così perché do molta importanza ai miei sentimenti, e ho voluto trovare un posto tutto loro, un posto dove poterli racchiudere insieme. Il Paese dei Balocchi è infatti la casa dei sentimenti, un luogo dell’anima dove tutto è possibile. Il Paese dei Balocchi è quello spazio tutto nostro che può essere ovunque ci sia musica, ovunque ci sia la voglia di sognare, ovunque ci sia la voglia di esprimersi.

Quanto tempo hai impiegato per realizzare l’EP?

E’ un cammino iniziato a luglio 2019 e concluso a maggio 2020, quasi un anno.

Com’è stato realizzare l’album ai tempi del lockdown?

Non è stato poi cosi drammatico, ho avuto più tempo per riflettere su cosa si poteva ancora migliorare e diventare ancora più sicuri di molte scelte che erano state prese a livello di contenuti e forma. Non è un virus a bloccare il desiderio e la voglia di raccontarsi ed esprimersi attraverso la musica.

Racconta ai nostri lettori qual è il ricordo più bello e quello più brutto legato al tuo percorso musicale.

Il destino ha voluto legare il ricordo più bello al ricordo più brutto allo stesso episodio. Nel 2018 quando ho disputato e vinto il contest di Radio Deejay purtroppo è venuta a mancare una persona cara. Quindi associo il ricordo più bello e più brutto alla stessa giornata.

Chi ti ha ispirato nella tua carriera?

Nessuno in particolare, piuttosto ho avuto sicuramente molte influenze a livello musicale, ma la musica è una strada che ho deciso di percorrere da solo.

Sono 7 le note che puoi scrivere in un pentagramma: tu che nota saresti e perché?

Perché essere una nota sola, quando puoi essere tutte le note. Sono solo 7 ma le loro combinazioni sono infinite, e quindi se dovessi associare una nota alla mia anima, sarebbe ogni giorno diversa, in fin dei conti i giorni della settimana sono sette, e anche l’anima si cambia e si veste.

La musica è anima, una vibrazione che si eleva. Parlare di musica è come parlare della nostra anima. Quanto sei disposto a scarificarti per essa?

Ho sacrificato e sacrifico tante cose per la musica, soprattutto impegni sociali e/o ludici. Del resto se tieni molto ad una cosa fai di tutto per ottenerla e mantenerla viva.

Come ti vedi fra dieci anni?

Non saprei, spero che la mia passione sia viva con la stessa intensità dal primo giorno. Spero di esser diventato un musicista a 360 gradi, e di aver aperto la mia etichetta discografica e magari anche arrangiatore chissà.

Agli artisti giovanissimi spesso il Festival sembra «roba da vecchi».

Io credo che il Festival della canzone italiana sia un evergreen, ed una delle esperienze più importanti e gratificanti che un artista musicale italiano possa compiere. Mi auguro e spero di poterla fare un giorno.

Crediti foto: Pagina Facebook Ufficiale di Matteo Sica

Testo di Anastasia Marrapodi

Autore MyWhere

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