Il Poeta Parlante. Intervista a Roberto Mercadini

Il Poeta Parlante. Intervista a Roberto Mercadini

BOLOGNA – Un artista a tutto tondo difficilmente definibile, un poeta parlante che è riuscito in questi anni a farsi amare da un pubblico trasversale anche attraverso l’utilizzo dei nuovi media. Ecco a voi la nostra intervista al grande Roberto Mercadini.

Nei prossimi mesi lo vedremo in tournée con uno spettacolo su Dante. Poi ci proporrà un monologo sui cambiamenti climatici, poi scriverà l’ennesimo libro e infine sceneggerà un fumetto. Nulla di nuovo quindi quando si parla di Roberto Mercadini, perché in questi anni ci ha davvero abituato a tutto! Poesie, libri, spettacoli, e un canale YouTube dai numeri spaventosi. Mercadini è sempre stato molte cose insieme.

E in questa intervista, proveremo ad essere alla sua altezza, mischiando tante cose insieme. Le sue. E cercando di raccontarvi una carriera a dir poco poliedrica.

LE ORIGINI DI ROBERTO MERCADINI E I SUOI PIU’ GRANDI SUCCESSI

Roberto Mercadini. Crediti foto: pagina Facebook dell’artista

Buongiorno Roberto, è un piacere averla tra le righe di MyWhere. Quali sono state le tappe fondamentali della sua vita che l’hanno portata a diventare un “poeta parlante”?

Be’, c’è stato soprattutto un evento che mi ha cambiato la vita. A 16 anni il mio eroe era Vladimir Majakovskij. Leggevo il suo poema più famoso, “La nuvola in pantaloni”, tutti i giorni. Undici volte il primo giorno. Poi, comunque, più volte ogni giorno. Leggendo immaginavo come avrebbe potuto recitarlo un attore, ipotizzavo una musica di sottofondo che lo accompagnasse, con gli occhi della fantasia lo vedevo trasformato in un cartone animato. Finché, un pomeriggio d’estate, un amico di famiglia mi presta un vinile: era “La nuvola in pantaloni” letta da Carmelo Bene. Quell’ascolto mi ha cambiato la vita. Quello che usciva dalle casse del giradischi era immensamente più potente e affasciante della pagina nuda, ma anche di tutte le recitazioni, le musiche, i cartoni animati che avevo immaginato. Finito il disco, per smaltire l’adrenalina e lo sconcerto, sono andato a fare un giro in scooter. Al ritorno ho riascoltato il disco daccapo. Da allora non ho mai più letto “La nuvola in pantaloni sulla carta”. Mi sono convinto fino in fondo, in ogni mia più intima fibra, che la poesia è soprattutto un fatto orale, che senza una voce, il suo ritmo, il suo tono, i suoi cambi di ritmo e di tono è incompleta.

Qual è stata la sua più grande soddisfazione nel campo del teatro?

Ho avuto tante enormi soddisfazioni. Difficile sceglierne una. La prima volta che ho fatto il mio monologo sull’Orlando Furioso, è stato stupendo vedere tante persone che affollavano il Teatro del Lavatoio a Santarcagelo, ed è stato straordinariamente emozionante sentire le persone ridere a crepapelle per Ariosto. Un paio di anni fa, d’estate ho fatto il mio monologo sull’immigrazione all’Ex Macello di Rimini per il festival “Le città visibili”. È stato incredibile vedere oltre 600 persone in quello spazio, come dire, post-industriale, molto “cyberpunk”. Ricordo una luce strana, dei neon azzurri. Mi sembrava di essere in un fil di fantascienza. E mi chiedevo: “Per chi è venuta tutta questa gente? Per una famosa band di androidi?” Invece erano venuti per me.

IL DRAMMA COVID E LA CHIUSURA DEI TEATRI

In questi giorni una delle notizie legate al Covid di maggior eco è quella relativa alla chiusura dei cinema e dei teatri. Che ne pensa? E come sta vivendo la situazione?

Tento di non rammaricarmi e di non deprimermi. La verità è che ho un sacco di lavoro da fare. Uno che fa il mio mestiere ha sempre tantissimo lavoro da fare. Deve studiare per scrivere nuovi spettacoli o nuovi libri, deve darsi da fare per scriverli, deve rivedere gli spettacoli già in repertorio per perfezionarli, deve fare esercizio fisico per migliorare il fiato e l’agilità (perché l’attore si fa con il corpo; per cui recitare è anche una faccenda atletica). Io in questo momento sto lavorando al mio spettacolo su Dante per il 2021. Dopo di questo farò un monologo sui cambiamenti climatici. Nel frattempo dovrei scrivere un libro e la sceneggiatura di un fumetto. Insomma, guardo avanti.

BOMBA ATOMICA: IL NUOVO LIBRO DI ROBERTO MERCADINI E IL CANALE YOUTUBE DAI NUMERI MONSTRE

Il suo ultimo libro si intitola Bomba Atomica, in cui parli con il suo stile del dramma di Hiroshima e Nagasaki. Si aspettava questo successo? E cosa ha voluto raccontare con questo libro?

Ho voluto raccontare una storia immensa, che tiene insieme cose diverse e apparentemente lontanissime: la scienza, la guerra, la filosofia del linguaggio, gli dèi, l’amore, l’odio, l’amicizia, l’estraneità, i calcoli più precisi, il caos indomabile, la genialità, la follia, l’idiozia. Quando si parla della bomba atomica solitamente si considera solo una parte molto piccola della storia. Ci si concentra sull’esplosione di Hiroshima o sul progetto Manhattan o sulla biografia di uno solo dei suoi tanti protagonisti. Invece io volevo tentare di raccontare quella storia per intero, facendo percepire la molteplicità e la complessità della vicenda. Non avevo idea di come sarebbe stato accolto il libro. Ero molto preoccupato. Ricordo di avere persino fatto un sogno in cui parlavo con la mia editor, alla ricerca di rassicurazioni: “secondo te come è venuto?”. E lei scuoteva la testa “Eh, insomma…”. Invece posso dire che le cose sono andate molto meglio di quanto avessi sognato.

Il suo canale YouTube esiste dal 2009 ma negli ultimi 2-3 anni è letteralmente esploso. Cosa cerca di comunicare al tuo pubblico con questo mezzo? Si aspettava questo successo? All’inizio era semplicemente un modo per far conoscere il mio lavoro teatrale fuori dalla Romagna. Per anni ho avuto un seguito solo dalle mie parti. Finché stavo a Cesena o a Forlì riempivo teatri di 200 o 300 posti. Ma le rare volte in cui facevo spettacoli altrove la sala era deserta. Ricordo molto bene una sera con 11 spettatori a Milano e un’altra con 6 spettatori a Roma. Era un po’ frustrante. Tuttavia io ero convinto che c’erano già un sacco di persone in Italia che avrebbero apprezzato i miei monologhi; dovevo solo trovare il modo di contattarli e di farmi contattare da loro. E, per quanto mi riguarda, quel modo è stato YouTube. Ma per me ora il mio canale YouTube non è soltanto questo. Mi sono reso conto che contiene centinaia di video; ogni video è un pezzetto del mio mondo, un frammento del mio modo di ragionare. I video, anche se trattano ognuno un argomento diverso, in realtà sono tutti più o meno collegati fra loro. Così è come se, tutti insieme, rappresentassero la mia concezione del mondo, come se fossero una sorta di gigantesco autoritratto composto per frammenti. Sto cominciando a considerare il mio canale YouTube come una delle mie opere, alla stregua dei miei libri e dei miei monologhi teatrali.

Attore, videomaker, youtuber, poeta e scrittore. Che cosa si aspetta dal futuro?

Vorrei continuare a fare quello che sto facendo. Portare avanti queste tante attività che per me, in realtà, sono solo le diverse facce di un unico poliedro, i diversi organi di un unico organismo.

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Crediti foto in homepage: pagina Facebook Roberto Mercadini

Paolo Riggio

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