Giorgio Vanni, la voce della nostra infanzia si racconta: “La libertà è un’avventura che non finisce mai”

Giorgio Vanni, la voce della nostra infanzia si racconta: “La libertà è un’avventura che non finisce mai”

ITALIA – Il suo nome è sinonimo d’infanzia per chiunque si sia ritrovato a crescere negli anni ’90, ma è un nome che significa tanto anche per i piccoli e i grandi di oggi. Ecco la nostra intervista a Giorgio Vanni, con il quale ripercorriamo la sua carriera e parliamo del suo nuovo progetto, The Ciurma Show.

What’s my destiny Dragon Ball? L’ha cantata lui. Gotta catch ‘em all? Anche quella l’ha cantata lui. Hallo Lupin? L’ha cantata lui, ça va sans dire. Il “Lui” in questione è Giorgio Vanni, e si è già scappata la lacrimuccia è del tutto normale: la voce italiana delle sigle di cartoni animati per eccellenza, l’equivalente maschile di Cristina D’Avena, uno che per 30 anni, ha accompagnato la giovinezza di generazioni di bambini, ora divenuti ragazzi o adulti.

Giorgio Vanni e le sue bellissime canzoni degli eroi della nostra infanzia, non è solo nostalgia. È uno che non si ferma mai – ha da poco debuttato il suo The Ciurma Show, un palcoscenico virtuale che da la possibilità agli utenti di far vedere di che pasta sono fatti – e fa parte di una specie in via d’estinzione. Quale? I cantanti di genere, di fatto, le uniche voci autorizzate a cantare le versioni italiani delle sigle dei cartoni animati.

Abbiamo intervistato Giorgio Vanni per ripercorrere la sua carriera e conoscere i suoi attuali progetti.

Ciao Giorgio, è un piacere averti tra le righe di MyWhere e per quelli come me nati  negli anni 90’, non è affatto facile farti un’intervista, le cose da chiederti sarebbero  tante. Voglio però provarci e ti chiedo: ti capita mai di pensare che la tua voce abbia  fatto da colonna sonora nella vita di tanti ragazzi?

Ciao amici di MyWhere, è un piacere essere con voi! A dire la verità, ci penso tantissime volte e quando non ci penso, ci pensa la mia Ciurma a  ricordarmelo. È bellissimo ricevere messaggi e commenti sui social con parole d’affetto da parte di tanti ragazzi che mi seguono. Ne sono felice e, soprattutto, sono onorato di questo “ruolo” che spesso mi danno: la colonna sonora dell’infanzia, è un bel “fardello” da portare, ma sono  orgoglioso di farlo insieme al mio socio e amico, l’Ammiraglio Max Longhi.

Come sei arrivato a lavorare alla stesura dei brani e dei testi delle canzoni dei cartoni?  E cosa ti ha fatto capire che quello sarebbe stato il tuo mestiere per tanti anni?

Posso dire che ci siamo trovati un po’ per caso e un po’ per fortuna. Come si dice, ero al posto  giusto al momento giusto! Prima di iniziare a lavorare nel mondo dei cartoni animati, conoscevo  già Max Longhi anche se avevamo due strade diverse. Un giorno, ricevo una sua telefonata: “Ciao Giorgio, ti piacerebbe lavorare ad un progetto musicale, una sigla?” e da lì non ne sono più uscito!  Ho capito che mi piaceva fare musica per i cartoni perché, prima di tutto mi viene abbastanza bene  (ride) e poi perché era ed è un mondo in cui si può sperimentare, fare cose nuove, seguire le  tendenze dei giovani. È stato un po’ un colpo di fulmine, mi divertiva e mi diverte tutt’oggi.

I tuoi brani hanno contribuito alla fama di molti cartoni. Ma il tuo rapporto con le serie animate com’è? Sei ancora un appassionato?

Non ti nascondo che questo aspetto del “contribuire alla fama del cartone” mi rende molto  orgoglioso del lavoro che faccio da anni con Max e oggi anche con i miei nuovi giovani  collaboratori. È molto gratificante per un artista sapere che il suo lavoro (e la sua passione) fanno  avvicinare le persone a qualcosa. Ad esempio, in tanti mi dicono sempre che cartoni come Dragonball GT o Hulk non sono tanto fighi, ma la sigla spacca! E questo è fantastico per noi  perché vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro.

I cartoni mi sono sempre piaciuti. Come per tutti, anche io li guardavo con il mio papà e ho tanti  ricordi legati a quei momenti. Diciamo che conosco meglio quelli della mia generazione, come  Capitan Harlock, però anche quelli recenti non sono male. Non guardo tantissimi anime ma  conosco i principali. Ci sono delle storie e delle avventure davvero interessanti da seguire, però la  principale passione resta sempre legata al tema musicale.

Qualche giorno fa ha debuttato The Ciurma Show, un’iniziativa davvero interessante  che sta riscontrando un grande successo. Ce ne parli?

Il The Ciurma Show si è rivelato essere un format molto interessante, sia per noi del team Lova che  per i ragazzi. Non ti nascondo che è stato un po’ un test, in quanto è solo recentemente che ci siamo aperti a questo genere di contenuti live, però la risposta positiva della mia community è stata sorprendente. Con il mio team, siamo molto attenti ai “bisogni” dei fan e nel tempo abbiamo visto  che in tanti hanno voglia di esprimersi. Abbiamo pensato ad un modo carino e leggero per coinvolgere i fan e dargli la possibilità di farsi notare. La cosa più bella è vedere che tra i giovani  c’è tantissimo talento e tanta voglio di comunicare attraverso la musica. I miei fan sono molto creativi e questa cosa va premiata e sottolineata in qualche modo. Siamo molto fieri di come si sta  evolvendo il progetto e penso proprio che ci sarà una seconda edizione.

In questi giorni così difficili, le precauzioni anti-Covid ci hanno inevitabilmente immobilizzato. Quanto ti manca esibirti live?

Moltissimo! I live per tutti gli artisti sono vitali: ti danno la carica, ti riempiono di energia e soddisfazione. Salire sul palco, cantare davanti a tante persone, sentire l’affetto del pubblico e  nutrirsi della passione che arriva dalla platea è un’esperienza unica. Mi piace stare a contatto con  i fan e i live ti permettono di farlo. Poi, il live non è solo l’esibizione in sé per sé, è tanto altro: ci sono i firmacopie, il post show con foto e autografi, l’incontrare tante persone… questo fa parte del  mio lavoro e non poterlo fare è come fare una cosa a metà. Spero di ritornare presto sui palchi  d’Italia e divertirmi con tutti quelli che mi seguono.

Questa domanda l’avrai sentita tante volte. Qual è la tua sigla dei cartoni animati  preferita? E quella a cui sei più legato?

Sì, questa è una domanda che mi fanno spesso e alla quale ho sempre difficoltà a rispondere.

Vado un po’ a periodi, non c’è una sigla in particolare che preferisco alle altre. Però devo dire che  ci sono alcune sigle che, fatte dal vivo, mi divertono particolarmente. Ultimamente, mi diverto molto a fare Zoids e Magica Doremì durante i live. Poi ci sono quelle di Dragonball che sono super amate dai fan e che mi danno una carica pazzesca! Non so se c’è una canzone a cui sono più legato di altre, perché sono tutte una parte di me e del mio cammino musicale. Posso dire che però sono  molto legato alla frase “La libertà è un’avventura che non finisce mai…”, l’intro della sigla dei Pokémon: oltre i cieli dell’avventura, perché è una mia creazione. Come sapete, la maggior parte dei testi delle sigle viene dalla penna della grande Alessandra Valeri Manera… ma quella frase è  tutta mia e ne vado molto fiero. Molti fan se la sono anche tatuata sulla pelle e questo mi riempie di  orgoglio.

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Paolo Riggio

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