Rossignol, storia del brand e dello Sci

MONDO – In francese significa usignolo, ma  il nome Rossignol non può che evocare il marchio per eccellenza del mondo della neve e non solo. In attesa della riapertura degli impianti sciistici in Italia, riviviamo insieme la storia del brand.

Per tutti gli amanti dello Sci, Rossignol è un marchio davvero importante, di riferimento: i suoi sci, scarponi, maschere, attacchi, snowboards, splitboards, skybag sono sempre stati oggetti del desiderio e hanno lasciato un segno molto forte nella storia dello sci contemporaneo. Pensate, il brand del pettirosso risale addirittura al 1907, cioè al periodo delle prime vacanze sciistiche praticate specialmente dall’aristocrazia inglese in Svizzera (Adelboden, St. Moritz), in Francia, in Italia.

Logo ROOSTER+Rossignol

Un bel giorno del 1907 Abel Rossignol inizia a costruire sci, attrezzi di cui aveva sentito parlare da un cliente che aveva parenti in Norvegia. Sì, in Norvegia erano già nate le prime scuole di sci a Krystiana (da cui il nome della curva a sci uniti), l’odierna Oslo, e quel mercato sembrava promettente, anche se ancora non erano stati introdotti gli impianti di risalita.

I primi sci erano ovviamente di legno ma Rossignol ha introdotto nel 1960 il primo sci realizzato interamente in metallo, seguito poi nel ‘64 dal primo sci in fibra di vetro, dominando con i propri atleti le gare negli anni ‘70 e ‘80.

Gli atleti Rossignol hanno conseguito un numero incredibile di trofei, tra mondiali, olimpiadi e coppe del mondo, tra questi certamente il francesissimo discesista Jean Vuarnet (olimpionico e campione mondiale nel 1960) ma ovviamente il più grande di tutti, il nostro Alberto Tomba. Con le sue imprese memorabili, con la sua carica umana, con i suoi Rossignol da slalom speciale e gigante, Tomba la “Bomba”, ha conquistato il mondo rendendo ancora più celebre il brand francese.

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Ancora oggi in testa alle classifiche della Coppa del Mondo di slalom ci sono due atleti Rossignol, Henrik Kristoffersen, norvegese, e Frida Hansdotter, svedese. E continua anche la tradizione degli atleti italiani Rossignol con la Brignone e Innerhofer che ci regalano sempre grandi soddisfazioni.

A livello economico, il marchio Rossignol, ha dovuto affrontare una profonda crisi nei primi anni del nuovo millennio. Nel 2004 il volume d’affari del brand è di 478 milioni di euro con un saldo positivo di 7,2 milioni e una produzione che contempla, oltre allo sci, anche il golf, lo snowboard e il tessile. Ma nel 2005, il mercato dello sci risente moltissimo di inverni con poca neve e le vendite calano vertiginosamente.

La società decide quindi di cedere proprie quote al gruppo americano Quicksilver, tra i leader dell’abbigliamento nel surf e nel windsurf. Le strategie della Quicksilver non ottengono però i risultati sperati, forse perché poco adatte a un mercato fatto di tradizione e conoscenza specifica. Anche Quicksilver decide di vendere. A quel punto avviene il colpo di scena.

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Bruno Cercley, ex manager della Rossignol negli anni ‘80 e ‘90, allontanato dalla Quicksilver, decide di riprendere il controllo della compagnia e rientra in scena costituendo la Chartreuse & Mont Blanc, in collaborazione con la Macquarie (un gruppo finanziario che fornisce servizi bancari e gestione fondi in 25 paesi).

Attraverso una politica per la riduzione dei costi e un ritorno a competenze settoriali, Cercley riesce a riportare il brand Rossignol in attivo dopo soli 2 anni.

Rossignol Collection

Fabiola Cinque

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