Balletto Futura, intervista alla coreografa Milena Zullo

Balletto Futura, intervista alla coreografa Milena Zullo

Martedì 4 marzo, ore 20,00. Mi trovo al Teatro Duse in compagnia di una delle più importanti coreografe di danza contemporanea in Italia: Milena Zullo, attiva presso la compagnia Balletto di Roma ma anche presso altre prestigiose istituzioni come il Balletto di Toscana, l’Aterballetto e altre ancora, per parlare dello spettacolo Futura dedicato a Lucio Dalla, di cui lei ha curato le coreografie e che avrà inizio tra un’ora.

Le confesso con inopportuna sincerità di non amare molto le interviste – per remore personali – ma di essere però una buona ascoltatrice, non so ancora che proprio questo secondo aspetto finirà col convincermi che ci sono interviste che meritano davvero di essere fatte. Questa è una di quelle, perché di fronte a me ho avuto non solo l’ottima professionista ma una persona generosa e ricchissima di informazioni che sa serenamente condividerle; ma procediamo con ordine:

D.F. Perché fra tanti cantautori proprio Dalla, al di là della scelta emotiva – visto la scomparsa abbastanza recente – di un monumento della musica contemporanea?
M.Z. Guarda in realtà l’idea di fare un lavoro su Dalla è stata di Giampiero Solari e Paolo Scotti in modo particolare Giampiero è stato oltre che un collaboratore storico è stato un grande amico e conoscitore (di Dalla) io sono stata coinvolta quando si è pensato di fare un lavoro che fosse un’opera di balletto. Siccome collaboro da tanti anni con il Balletto di Roma mi è stato chiesto di entrare dentro questo progetto. L’ho fatto con grande entusiasmo, malgrado non abbia mai avuto il piacere di conoscerlo di persona, l’ho sempre amato tantissimo. Io credo che -dal mio punto di vista- sia stata un’occasione sia per entrare nel suo mondo in un modo nuovo, rispetto all’ascolto che ne avevo fatto fino ad oggi. Ti devo confessare che sento che questo incontro mi ha cambiata anche e mi ha fatto crescere per la sua dimensione musicale e la sua capacità fortissima di arrivare dritto al cuore, è un fortissimo comunicatore. (…) Sono stata entusiasta di affrontare questo e credo in cuor mio che Dalla non abbia avuto tutto il riscontro che hanno avuto altri. Forse proprio la sua capacità di comunicare, di arrivare ai molti…hanno tolto l’attenzione su quanto attraverso la sua leggerezza, lui in realtà fosse tanto profondo. E anche proprio musicalmente, anche tutto il suo lavoro di contaminazione. Lui era un grande musicista oltre ad essere un grande poeta. (…)Dalla è il protagonista del lavoro, però si rimette l’attenzione su questa continua altalena fra leggerezza e profondità.

D.F. Un ballerino è sostanzialmente secondo una definizione di Alessandra Ferri – non mia – ‘una nota che cammina’ che ha un corpo; in Futura quanto ha contato il testo e quanto la musica?M.Z. Dalla musicalmente è stato rivoluzionario, ante tempo ha utilizzato delle trovate con grande saggezza ma anche con grande follia: è un prisma, con tante facce, quanto ha influito?, tantissimo, sinceramente è stata una grande difficoltà perché la sua parola è così forte e si è cercato di allontanarci dall’utilizzo della parola, l’uso del gesto facendone una descrizione. La parola è così forte e racconta così tanto quel mondo emotivo che ovviamente è diventata la partitura del movimento, è proprio la traccia drammaturgica. E’ fortissimo l’apporto musicale da cui prende spunto la coreografia e il movimento ma altrettanto forte è la parola che diventa gesto.

Balletto Futura

D.F. Quali sono state le priorità che hai dato nel creare il tuo soggetto?
M.Z. Ho cercato di mettermi moltissimo nei panni dei tanti amatori della musica di Dalla, ho letto tutto quello che hanno scritto su di lui, sono entrata nelle sue storie mi sono commossa, abbiamo fatto una cernita ovviamente difficilissima, ce ne sono tante che avrei voluto tenere, la Sony Music ha anche ha collaborato fornendo le multi tracce originali ma poi sarebbe potuto diventare uno spettacolo lunghissimo. La prima volta che ho sentito la sua voce da sola è stata un’emozione…è uno spettacolo difficile perché siamo partiti con grande rispetto in punta di piedi e io spero che arrivi questo spirito, (…) che arrivi l’omaggio di tanti artisti anche degli stessi danzatori ad un grandissimo italiano. Vorrei che arrivasse questo: l’omaggio sincero .

D.F. C’è un aspetto di tutto questo che ti ha soddisfatta molto? Come ha funzionato la comunicazione fra te e i tuoi ragazzi?
M.Z. Guarda io li conosco da molti anni, li conosco da 14/16 anni. Alcuni di loro li ho visti ragazzini, si sono formati alla scuola di teatro. E’ stato bello, è stato un modo nuovo di chiedere loro utilizzare il corpo in modo diverso cercando anche di rompere quegli schemi ai quali loro erano abituati, gli si è molto chiesto di entrare nel gesto con verità e mai ostentando l’emozione, ma cercando di vivere tutto ciò che era dentro con grande coraggio. Sono degli artisti speciali questi ragazzi e meriterebbero molto di più di quello che hanno. Questa compagnia è una bella compagnia. Sono 13 danzatori uno diverso dall’altro eppure sono omogenei quando lo devono essere. E’ un gruppo davvero speciale.

D.F. Invece la cosa più difficile del lavoro?
M.Z. Guarda, in realtà non c’è stato niente di insuperabile, è stato difficile trovare un giusto equilibrio, ammesso che ci siamo riusciti, poi il tempo è sempre pochissimo, forse se avessimo avuto un po’ più di tempo… avremmo potuto lavorare ancora meglio. Questo lavoro mi ha appagata moltissimo: è un autore che ho nel cuore.

Daniela Ferro

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