Abbiamo visto Emilio Solfrizzi in Sarto per Signora, al Tatro Duse di Bologna il 4, 5 e 6 Dicembre.
Una prima all’insegna del buonumore reso dalla brillante commedia francese di Georges Feydeau: “Sarto per signora” (Talleur pour dames”) per la prima volta rappresentato nel 1886, pièce che sin dal suo apparire ebbe un ottimo riscontro di pubblico malgrado la trama un po’ fragilina, ma dalla struttura cartesianamente perfetta, come richiesto dal genere ad esso ascritto: il Vaudeville, questo è un genere teatrale che seppure abbia anch’esso lati innegabilmente comici e per lo più sia divertentissimo, resta lo stesso dissimile dalla farsa o dalla pochade. “Sarto per signora” è precisa come un orologio nella sua struttura ma estremamente frizzante, divertente, ironica con un susseguirsi colpi di scena per cui le due ore e quindici della durata, sono volate rapidamente. Dalla stessa pièce poi, ne è stata fatta nel 2008 una versione cinematografica, con la regia di Bernard Murat, e la partecipazione di Pierre Arditi.
Tema classico quella dell’infedeltà coniugale affrontata dal testo, ma con garbo, guizzo brioso e moltissime le battute di spirito: si ride, tanto!, dall’inizio alla fine.
Il protagonista il Dottor Moulineaux ( Emilio Solfrizzi) medico parigino, rincasa all’alba di nascosto, dopo aver passato la notte fuori. Il medico in realtà è sposato da appena sei mesi con la giovane Yvonne (Elisabetta Mandalari) infatuato però di Madame Suzanne Aubin (Lisa Galantini) vorrebbe trovare qualche escamotage per vedere la donna, evitando di far sorgere sospetti nei coniugi di entrambi. La stessa mattina, riceve la visita di Bassinet (un esaltante Fabrizio Contri) un vecchio seccatore, persona che di sé dice di non muoversi mai se non “per un favore da fare a me”, esplicita molto naturalmente il motivo della visita: avendo lui ereditato una palazzina da un parente, deve affittarne gli appartamenti, conta perciò sul largo numero dei pazienti del medico e alle rimostranze di quest’ultimo, Bassinet assicura una contropartita anche per il dottore. Poiché gli appartamenti sono piuttosto malsani, a Moulineaux aumenterebbe di conseguenza, il lavoro: un surplus di pazienti ammalati! Da qui incominciano tutta una serie di equivoci, qui pro quo, doppi sensi; in seguito il medico riuscirà ad affittare un appartamentino che mesi prima era stato occupato da una sarta morosa, successivamente costretta a liberarlo. Inutile dire che gli sforzi per mantenere segreta la sua garconniere, saranno vanificati da un succedersi di incontri malaugurati, di colpi scena incresciosi (per lui) coincidenze a cui lui saprà rispondere con sotterfugi, bugie, intrighi. I vari personaggi con metronomica precisione si rincontrano loro malgrado, ciò darà corso ad una serie di necessari sotterfugi ed escamotages, a cui loro si prestano, pur di salvare le apparenze o la propria reputazione.
Dovendo a tutti i costi difendere la propria privacy ,“districandosi” inoltre, dal sospetto di infedeltà, Moulineaux si troverà costretto a fingersi il “sarto ”del titolo: d’altro canto di bugie ne aveva imbastite talmente tante che un simile contrappasso, sembrerebbe meritorio.
La comicità del genere nonché dell’argomento sta anche nell’abilità con cui i rispettivi personaggi, sembrano confutare le infedeltà del o della consorte, il cinismo dell’autore invece dimostrare che tanto gli uni quanto le altri sono simili: se hanno occasione di trasgredire lo fanno, a patto però che il loro buon nome, non ne sia leso.
Ritmo serrato, battute divertenti e tono leggero, con relativo happy end e perfetta riorganizzazione di tutte le tessere del mosaico, fanno di questa commedia, a dispetto degli anni, un piccolo gioiello del genere; nello specifico poi, la regia, curata da Valerio Binasco, ha fatto alcune piccole modifich scegliendo anche di far parlare i personaggi con intonazioni dialettali per accrescerne l’aspetto comico.
La compagnia formata da bravissimi attori, tra i quali oltre al protagonista Emilio Solfrizzi alias Dott. Moulineaux, emerge anche la grande bravura di Fabrizio Contri, compostissimo nell’affrontare il ruolo di Bassinet con una naturalezza che farebbe pensare davvero ad un attempato attore ancora sulla scena!, e per questa ragione tanto più esilarante; ottima anche l’interpretazione di Anita Bartolucci che vediamo nei panni della suocera impicciona Madame Aigreville, forse, a giudizio arbitrario di chi scrive, fra tutti i bravi interpreti, questi ultimi, hanno recitato seguendo di più i dettami del Vaudeville, abbandonando quel taglio un po’ farsesco, all’italiana, così influenzato dallo spettro della Commedia dell’Arte.
Innegabile nascondere come l’opera abbia avuto un successo molto esaltante e il pubblico giunto numeroso, sia apparso piuttosto divertito dall’inizio, alla chiusura del sipario!
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