La visione antiaccademica del Kokeshi Rebel Fest

Roma si fa Oriente, almeno per qualche giorno, in una piccola porzione della Capitale. Il fascino del Giappone ha da sempre sedotto viaggiatori, intellettuali, artisti e fotografi pionieristici. Si pensi, nell’800, a Raimund von Stillfried-Ratenicz o a Felice Beato, che dipingeva a mano le immagini immortalate in bianco e nero regalando un’atmosfera ancora più soffusa e misteriosa ai soggetti… Anche allora, quella restituzione del Giappone non era solo quella più consona, accademica, ma non ci si poteva spingere oltre… un oltre che, piacciano o meno i suoi set e i suoi temi, Nobuyoshi Araki ha sorpassato, sdoganato certe pratiche e fantasie, non solo autoctone. Ora rilancia il Kokeshi Rebel Fest che, dal 3 e il 4 ottobre 2015 a Roma, dà voce a variegate espressioni d’arte: certamente a quelle della tradizione e più conosciute, ma soprattutto a quelle anticonvenzionali e bandite dalle Accademie. Queste sono una scoperta per i più, e che meravigliosa, intrigante panoramica!

Negli spazi dell’Ex Cartiera Latina, immersa nel verde e nell’archeologia della storica Via Appia Antica,  le direttrici artistiche Isabella – Corda (“DolcissimaBastarda”), bondager, rope stylist e organizzatrice di eventi, e Anna Livia Carella, orientalista ed esperta culturale sul Giappone, scrittrice, insegnante di lingue, shiatsuka e mediatrice culturale, hanno organizzato questa manifestazione – unica in Italia e non solo, e giunta alla sua seconda edizione – che vuole raccontare la passione per l’ampio universo della cultura e delle arti giapponesi vista da un doppio angolo visuale, quello occidentale e quello orientale. Ci dicono: “il Kokeshi Rebel Fest  è strutturato come un concorso che sfocia in un Festival; dopo il felice esordio dello scorso anno dedicato alle Visioni al femminile, la manifestazione si apre ad indagare uno dei temi più cari alla cultura orientale Ying Yang, ovvero L’armonia degli opposti per tutte le sezioni artistiche mentre la sezione dedicata ai dipinti degli artisti del tatuaggio si incentrerà sul tema Yokai, Bakemono e Oni.”

Gli artisti sono moltissimi, l’elenco è eterogeneo: “Sì: per la sezione performance, conferenze e laboratori abbiamo Alessandra Cali, Anna Livia Carella, Antonio Biondi, Carlo Cocorullo, Fabio Massimo Fioravanti, Fulvio Favagnone, Giada Berenato, Inanna Trillis, La Quarta Corda, Marco Milone, Nilde Mastrosimone, Zoukizy Redroom, Piera Liotta & Chiemi, Rita Superbi, Silvia Stucky, Simona Sanzò & Maurizio Castè, Sylvia DiIanni, Tiziana Cesarini, Scuola Sogetsu Italia; per la sezione esposizioni (pittura, olio, inchiostro e tecnica mista) Cecilia De Lucia, Cristiano Quagliozzi, Flavia Dodi, Francesco Masci, Gerlanda Di Francia, Giampaolo Atzeni, Ilaria Novelli, Maria Chiara Gianolla, Mariarita Renatti, Max Ferrigno, Milena Scardigno, Shanti Ranchetti, Valentina Campagni, Valeria Perversi, Vincenzo Russo. Autori delle installazioni saranno invece Alessio Guano, Leonardo Fiuto Cannistrà, Carmela Cosco, Eligia Gentilucci, EPVS, Giada Wood, Isabella Corda, Isabella D’Amato, Luisa Contarello.” E la sezione video? “La sezione delle videoproiezioni vedrà i lavori di Claudia Garrocini, Daniele Casolino, Hirotsugu Aisu, Ivan Gasbarrini, Kinoko Hajime, Lino Strangis, Piero Chiariello, Rick Niebe, Valeria Del Vacchio. Mentre per la fotografia avremo Daniele Cruciani, Fabio Massimo Fioravanti, Fabiola Sbano, Lara Cetta, Marco Casolino, Nino Barletta, Simone Ladisa, Viviana Mauriello.” Ovviamente, non poteva mancare uno zoom sul tatuaggio, quello migliore, più vicino a una creatività artistica che alla moda un po’ cafona che si vede esporre in bicipiti e cosce svestite nei tabloid. Per questa “arte del tatuaggio, che si incentrerà sul tema Yokai, bakemono e Oni, abbiamo protagonisti quali Anita Rossi  – Namaste tattoo Studio, Torino; Anna Sandberg – Stockholm Classic Tattoo Stoccolma, Svezia; Cecco -Mad Ink Tattoo, Milano Milano; Cecilia Hateful – Roma; Filip – Satattoo, Nettuno (RM); Sailor Yokes – Clean Ink Tattoo, Roma; Horidome  – SorryMama, Pomezia (RM); La Ceci  – Sacred Rose – Albany California; Lady Venom – Black Venom Tattoo Studio, Roma; Mara Moon  – Till Death Tattoo, Roma; MarlenMckey – BetoBeto Tattoo Studio Roma; Pretzel – Roma; Sonya Cristallo – Ardea (RM); Viviana Bellanza – LunaPark Tattoo , Genzano (RM); Ylenia Curotti  – PmP Tattoo  Cortemaggiore.”. Fra le specialità ammesse, ricordiamo la sezione Performance con le arti tradizionali e le arti “off”, le danze tradizionali e moderne, il Taiko (tamburi tradizionali giapponesi), le Cerimonie tradizionali, il kinbakushibari (arte delle legature giapponesi) e la Musica. Ci sono “lavori di pittura, fotografia, scultura e lavorazioni su vari materiali (materiali plastici, cartapesta etc),installazioni, video proiezioni, manufatti sartoriali, progetti di autori del tatuaggio che quest’anno affronteranno il tema della paura in Giappone raffigurando yokai, bakemono e oni…”

Kokeshi Rebel Fest apre su un mondo “proposto e sognato, narrato e rivissuto” che è raccontato da protagonisti e appassionati, e “scandagliato nel profondo e reso vivo grazie alla magia della passione che ci restituisce un Giappone a tutto tondo”: reale e non omologato, patria anche di leggende: “Sì, e vi si sono intrise tutte le arti, il folclore: le regole, ma anche la subcultura, le arti bandite ma tollerate, i contenuti nascosti dietro la forma…”: insomma, un paese “ della tradizione, del conformismo ma anche dell’esatto contrario.”

E il concetto di yin-yang, l’armonia degli opposti come si palesa? “L’armonia è alla base del concetto filosofico prima cinese e poi giapponese, dello yin e yang, ovvero delle due polarità complementari, dove una parte può essere compresa solo in relazione al tutto. Yin e Yang si creano a vicenda, possono essere distinti l’uno dall’altro ma non separabili, emblema di un’armonia dinamica su cui si basa la visione orientale della vita, dell’arte e dell’estetica. Più ed oltre ad una teoria di contrapposizione degli opposti, quella dello yin e dello yang è un pensiero che teorizza come l’insieme vada oltre il dualismo. Yin e Yang sono dunque il maschile e il femminile, il bianco e il nero, il caldo e il freddo, l’azione e il riposo, il pieno e il vuoto… Due entità che si compenetrano e dipendono l’uno dall’altro in un continuo movimento armonico restituendo una cosa in più il tutto.

Per chiudere chiediamo meglio di capire come nasce la scelta della titolazione del Festival, “kokeshi”, che sono le bambole giapponesi in legno dell’antico periodo Edo (1600-1868) e che sembrerebbero i precedenti più lontani delle successive matrioske russe. Ebbene, ci confermano le curatrici: “nella cultura giapponese l’arte di creare bambole in legno ha origini arcaiche che si sono tramandate negli anni di generazione in generazione. Tradizionalmente gli artigiani le realizzavano levigando più volte il legno di ciliegio o di mizuki, intagliandolo e infine dipingendolo a mano con estrema attenzione ai dettagli. Le loro peculiarità sono di essere in kimono tradizionale e molto stilizzate. Pochi e delicati tratti per suggerire l’espressione del viso che tradizionalmente è sommesso, enigmatico e delicato, espressione di compostezza e femminilità; come corpo hanno una sfera per la testa e un ovale più o meno allungato per il dorso, senza né braccia né gambe.

Secondo la tradizione era idea propagata che il mizuki (l’albero dell’acqua) avesse delle proprietà ignifughe per cui le kokeshi erano considerate protettrici dagli incendi e in senso più generale bambole porta fortuna. Oggi sono molto diffuse come souvenir per i turisti ma sono anche spesso utilizzate come doni per una nascita o per un compleanno o per qualsiasi ricorrenza come oggetti di buon auspicio.  Rebel Kokeshi esprime perfettamente lo spirito del festival il racconto di un Giappone tradizionale (le bambole kokeshi) e di uno totalmente anticonvenzionale (Rebel).”

Il Festival http://www.kokeshirebelfest.com/ ha un piccolo prezzo: tiket d’ingresso per un giorno €. 8,00, per due giorni €. 14,00 + tessera associativa obbligatoria €. 10,00

Didascalie: le foto del Fest sono tutte di ph. Antonio Serini

di Barbara Martusciello

La visione antiaccademica del Kokeshi Rebel Fest

 

Barbara Martusciello

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