Imago Mundi un inno alla gioia, alla Natura e a Capri. Da guardare e indossare

Imago Mundi un inno alla gioia, alla Natura e a Capri. Da guardare e indossare

Imago Mundi, la Mostra di Pittura del Conte Arvedo Arvedi, si inaugurerà a Roma giovedì 1 settembre 2016 alla Galleria della Biblioteca Angelica, e sarà un inno alla gioia, alla natura e a Capri. Ma sarà arte da guardare e, soprattutto, da indossare.

Le opere di Arvedo Arvedi sono astrazioni pittoriche costituite da una sorta di danza di grovigli segnici e cromatici, di graffiature, colature materiche, impronte, sensualità tattili, di libere texture dalle vivide tinte che danno corpo a strutturazioni compositive come inno alla gioia.

Le tecniche privilegiate sono in debito con l’Action Painting di storica ufficialità, dripping compreso, ma proseguite come sue sperimentazioni e invenzioni: con la ChromoLife i colori creano movimenti spiraloidi dall’andamento concentrico; sono arricchiti da polveri, come a citare la sabbia sulla spiaggia, e granaglie di vetro per rendere la superficie pittorica vivida, brillante e rugosa (tecnica con composto di scagliola, Plaster); sarà poi la gravità a fare il resto: a spingere la materia cromatica, a seconda dell’inclinazione data alla tela o alla tavola, ad espandervisi sopra e a modificare la sua tessitura che si addensa diversamente anche a seconda che sia dato più fluido o più denso.

Qua e là ci sono inserimenti altri, inconsueti (pesciolini, con la tecnica IcUPe), e si percepisce l’attuazione di un percorso, accompagnato anche con interventi a spatola. In talune opere, apprezzando l’autonomia espressiva e la dirompenza semantica Street, ha impiegato bombolette spray e mascherine per elaborare immagini che egli rende come ombre (tecnica Shadow), fantasmi di anamnesi urbana che volteggiano con l’ancestrale e, amando Arvedo l’arte aborigena australiana, liofilizzano narrazioni personali ma anche ataviche, leggende e tradizioni, altrove ha aumentato un portato originario primevo.

Imago Mundi

Questa sua capacità di elaborare diverse tecniche ma anche linguaggi, deriva dal background formativo di Arvedo, che ha vissuto buona parte della sua vita, in area veronese, in una sorta di museo che era la villa di famiglia (Villa Arvedi) a contatto con antiquariato e arte antica; vi ha contribuito pure la collaborazione decennale, a Chicago, con l’artista americano John David Mooney che gli ha permesso di conoscere a fondo l’intensità del colore e della luce e di apprezzare e poi praticare il potere manipolatorio della materia, usando anche oggetti comuni per trasformarli, attraverso il processo artistico, in cose straordinarie.

Arvedo Arvedi fa quadri che hanno una relazione con il mondo nella misura in cui esso entra nell’interiorità del suo autore filtrando l’attenzione per le problematiche ecologiche motivate dal profondo rispetto, che Arvedo prova, per la Natura: per la luce, le sue nuance, per gli abissi marini, le luminescenze del cielo, il turbinio corpuscolare, il verde di vallate e montagne… Ciò, filtrato dalla sua sensibilità, è linfa per i suoi lavori che mescolano, quasi, come impastando le tinte sulla tela, i ricordi di una vita, accogliendo e anzi favorendo anche quel loro stupefacente potere sinestetico che evoca profumi, suoni, sapori… Questa particolare qualità, specialmente della memoria infantile, nella quale un po’ tutti possiamo riconoscere qualcosa della nostra, costituisce, con gli elementi prima individuati, molto della grammatica visiva di Arvedo Arvedi.

Egli adopera tutto seguendo la sua indole, incamminata su un registro giocondo che restituisce un mondo colorato e fantasmagorico che, in questa sua nuova Personale, titolata Imago Mundi e inaugurata nello spazio espositivo sotto la bellissima biblioteca Angelica di Roma, richiama un viaggio nelle reminiscenze dell’autore, quelle legate ai libri letti da bambino, alle “immagini viste da piccolo nella vecchia biblioteca di casa”, come egli stesso precisa; erano in massima parte “testi classici e Atlanti dei primi dell’ottocento, avevano figure di posti lontani, luoghi strani, per me misteriosi, con esseri umani altissimi o piccolissimi, città incendiate, bizzarre rovine, animali inverosimili, raffigurazioni rupestri di popoli ormai scomparsi da migliaia di anni”. Rievocazioni, queste, affiorate alla sua mente adulta una volta che egli ha varcato la soglia della Biblioteca Angelica e che, dunque, egli ha voluto rendere visibili portando, anche, più concretamente una traccia infantile: egli ha scelto di esporre, infatti, accanto alle sue opere, quelle della figlia, piccola assistente del papà e indicazione di un passaggio generazionale del sapere e dell’Arte come era nelle antiche botteghe rinascimentali. Per sottolineare proprio questo appello alle attitudini del Rinascimento, Arvedo Arvedi declina il suo fare in ogni settore e manufatto.

Applica, cioè, la sua sbrigliata inventiva anche agli oggetti – che rianima, modificandoli e decorandoli, o facendone di nuovi, opere uniche che sovrappongono l’artigianato d’autore dell’arte – e alla leggerezza della stoffa. Dopo avere messo a punto la tecnica ChromoLab Capri, che prevede l’inserimento di ritagli di stoffa e sete adottate come isole – non a caso! – tenendo conto del disegno del tessuto stesso e integrandovi la pittura, ha collaborato con Michele Esposito e il suo Laboratorio Capri fornitore di questo materiale, anche per realizzare eleganti e preziose pashmine: non semplici, seppur magnifici accessori ma vere e proprie opere d’arte da indossare (debitamente firmate e numerate) per portare su di sé un del respiro del Mediterraneo e del rifugio di Tiberio. Questi magnifici “quadri che vestono”, di cui vediamo in mostra la prima tiratura, diveneteranno, nel 2017, una collezione con una serie tematica di immagini tratte da alcuni quadri più idonei ad essere tradotti su stoffa preziosissima – un mix di seta e cachemire – che alloggi e allo stesso tempo restituisca un po’ della forza generatrice della natura e delle vibrazioni dell’universo che Arvedo cerca di cogliere ed eternare. Con quella leggerezza, quell’esprit vital e quell’entusiasmo creativo a tutto tondo che lo contraddistinguono e che in questa Imago Mundi esplode, vulcanica e liberatoria.

Imago Mundi

La Mostra di Pittura Imago Mundi
del Conte Arvedo Arvedi

Inaugurerà giovedì 1 settembre 2016 dalle 17,00 alle 20,00 (solo su invito) e sarà aperta al pubblico dal 2 al 12 settembre, alla Galleria della Biblioteca Angelica – Piazza di S. Agostino, 8.

imago mundi all

opere di Arvedo Arvedi per la mostra Imago Mundi di Roma settembre 2016 Galleria Angelica

Barbara Martusciello

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