Dio non è grande.

Dio non è grande.

Dio non è grande. Parole di rabbia e tristezza per il massacro a Dacca dove le vittime italiane sono imprenditori ed operatori della nostra bellissima moda.

Siamo un portale giornalistico nato per l’amore del racconto, del viaggio (interiore e kilometrico), della ricerca della cultura, dell’arte e della storia.
Siamo comunicatori ed operatori prevalentemente del sistema moda: io, l’editore ed il vicedirettore Lamberto Cantoni.

Affrontiamo il mondo della moda con molta serietà, parlando di business e sacrifici che vanno di pari passo con il piacere di appartenere ad un bellissimo mondo.
Affrontiamo il mercato con serietà e riconosciamo stima e fiducia per chi opera in questo ambiente con dedizione. È per questo che non amiamo la vacuità dei blog che, in antitesi con il giornalismo, si comprano con un selfie ed una borsetta.
Non amiamo il gossip, ma l’arte che è nello stile.
Non amiamo l’eccentricità ostentata, unico cavallo di battaglia per blogger che non sanno neanche scrivere una riga pensata, ma solo mettersi in mostra sfiorando spesso il ridicolo, quando una frase scritta bene è invece più curativa di un mix di colori abbinati con sorprendente irregolarità.
Amiamo osservare prima di vedere,
amiamo entrare in punta di piedi invece di scalpitare,
amiamo arrossire invece di apparire sfrontati,
amiamo metterci a nudo
invece di svestirci spudoratamente.
Amiamo il silenzio al posto del tono sguaiato con il quale spesso si comunica, si discute si ride si piange.

Si piange si,
oggi ci viene solo da piangere.

E non perché l’Italia degli Europei di calcio ha perso una partita giocata malissimo (almeno il primo tempo) a differenza di quanto tutti dicano.
Ma perché di nuovo il nostro mondo, senza confini ne Stato, è stato ferito per un Dio che non esiste.

Si piange oggi perché le Crociate sono lontane per noi occidentali quasi mille anni, e c’è ancora chi ammazza in onore di un Dio e di una religione per combattere il pensiero e l’onestà di altre culture.
Siamo tornati alla crudeltà delle guerre combattute nell’XI secolo, ed oggi siamo affranti perché è davvero troppo sostenere e tollerare le ragioni di questo popolo in guerra con se stesso.

Sono connazionali e lavorano nel nostro settore, si, le vittime sono imprenditori tessili e manager che operano nel settore della moda, morti per un guerra di pensiero che non c’è.

Morti per un Dio che non c’è.

Hanno urlato, <<Dio è grande>> prima del massacro. Ma non esiste un Dio. No, non così.
Noi oggi vogliamo piangere le nostre vittime, unendoci a tutte le altre degli altri Paesi, perché ancor più oggi ci ha accomunato la condivisione di un mondo fatto di passione e bellezza.

Oggi reagiamo con il sentimento ancora più rabbioso per coloro che stavano all’estero, lontano dalle loro famiglie, per il loro bellissimo lavoro.
La moda e tutti gli operatori del settore tessile e dell’industria e della comunicazione del sistema moda dirà una preghiera in più questa notte, per un Dio che non è grande, e che non merita rispetto.

Fabiola Cinque

18 Responses to "Dio non è grande."

  1. Claudia Polo
    Claudia Poll   3 Luglio 2016 at 10:16

    Da quando sono iniziate le rivendicazioni dell’Isis mi sono fatta mille opinioni a riguardo. Forse sono estremisti? Forse sono dei pazzi che si appoggiano all’estremismo? Forse, forse, forse… Non riesco a capire cosa ci sia dietro tutto ciò e oserei tante opzioni che non sto qui a raccontare. Purtroppo stiamo rivivendo quei terrori del passato, e sebbene molti facciano “orecchie da mercante” finché non verranno a toccare noi, nel nostro paese, io mi stingo in un forte abbraccio alle loro famiglie. Sono morti ragazzi come me, ragazzi che hanno avuto un’esperienza Erasmus come la mia, ragazzi che volevano migliorare il loro futuro. Oggi sono morti genitori, persone che avevano investito in qualcosa in cui credo anche io, il settore moda. E allora cosa possiamo fare noi? Beh, non so dirlo… L’unica speranza è quella che tutto finisca.

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    • Fabiola Cinque
      Fabiola Cinque   3 Luglio 2016 at 12:05

      Possiamo sicuramente combatterlo. Con la cultura e l’informazione.
      Ed ora con il rispetto per il dolore delle famiglie coinvolte.
      Grazie Claudia.

      Rispondi
  2. Manuela   3 Luglio 2016 at 10:44

    Bravi! Questo è il momento del silenzio e non delle passerelle. Un forte abbraccio a tutti i familiari delle vittime

    Rispondi
    • Fabiola Cinque
      Fabiola Cinque   3 Luglio 2016 at 12:03

      <>.
      Grazie Manuela, è proprio quello che penso in queste ore.

      Rispondi
  3. Nicoletta Gandolfi   3 Luglio 2016 at 11:18

    ..ho già scritto ovunque..non si riescono a commentare certi drammatici e crudeli episodi. Non credo possa esistere neanche il dialogo

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    • Fabiola Cinque
      Fabiola Cinque   3 Luglio 2016 at 12:07

      Nicoletta quello che più mi deprime è l’indifferenza del mondo moda.
      Siamo l’unica testata del settore in lutto…
      Grazie del tuo contributo

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  4. PGG   3 Luglio 2016 at 13:34

    Giorni di lutto sono tutti quelli in cui un essere umano rinuncia alla sua vocazione esistenziale, che ha due aspetti: quello di risposta filiale all’amore paterno di Dio – l’unico e vero Dio, Padre amorosissimo – e quello di relazione amorosa e solidale con gli altri uomini, sui fratelli, perchè, appunto, figli dello stesso Padre.
    Lutto quindi per i miei fratelli uccisi barbaramente…. E lutto per quei fratelli che per cecità bestiale, credono sbagliato e non conoscono la Verità.

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    • Fabiola Cinque
      Fabiola Cinque   3 Luglio 2016 at 13:56

      Oh Paola che belle e profonde parole! Come mi emozioni! E sono certa che emozionerai ognuno di noi con il lutto per <>.
      Grazie di aprirci i cuori in momenti così difficili.

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  5. Elisa Diana   3 Luglio 2016 at 15:20

    Non ci sono parole abbastanza esaurienti per descrivere il rancore e la rabbia che ho nel sentire questa notizia agghiacciante.E la rabbia si fa ancora più forte quando entità così sfuggenti come l’isis guerreggia il suo inno di terrore contro gli innocenti che non c’entrano nulla con tutte le loro scelleratezze,per portare il loro programma fondato su paura e sgomento, condizionando l’essere umano al l’isolamento. Ma la nostra natura non è affatto così, come affermava Aristotele l’uomo è animale sociale e per una guerra ideologica non si può fermare il commercio, lo sviluppo, la pace, la vita. Vorrei sottolineare il mio biasimo totale contro questi atti e spero che questo regno del male venga fermato al più presto.

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    • Fabiola Cinque
      Fabiola Cinque   3 Luglio 2016 at 16:25

      Aristotele si, Elisa, parli di un filosofo di 2.300 anni fa che oggi, più che mai, diventa terribilmente attuale per noi che riconosciamo la cultura del bene da quella “NON cultura”, del male.

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  6. Fabiola Cinque
    Fabiola Cinque   3 Luglio 2016 at 18:58

    Riporto qui un commento scritto da un collega, Alberto, ed ha preferito mandarmi il suo scritto in privato. Ma è così bello il suo pensiero che (previa la sua autorizzazione) ho deciso di condividere con voi:

    -Cara Fabiola,
    ho molto apprezzato le tue parole.
    Purtroppo, non saprei come interagire direttamente su Mywhere, ragion per cui ti lascio un mio modesto pensiero qui in appresso.

    Questi tempi sono così bui che sembra di camminare nell’oscurità, senza neanche un barlume di speranza per il futuro.
    Il male che ci circonda è talmente vasto e profondo che qualsiasi nostra azione appare priva di senso.
    Non rimane, a chi non vuole arrendersi, che continuare a credere nei valori dell’Uomo e a fare testardamente, sommessamente, umilmente il proprio dovere quotidiano.
    Nell’auspicio che questo serva alle generazioni future per un riscatto del Bene, che dia un significato anche al grande sacrificio delle vittime di oggi ed alla nostra piccola opera di resistenza quotidiana.
    Per dirla con il Poeta, non ci resta che fare “come quei che va di notte -, che porta il lume dietro e a sé non giova -, ma dopo sé fa le persone dotte” (Dante Alighieri).
    Carichiamoci dunque sulle spalle il lume della Ragione e procediamo nel nostro cammino, senza illusioni per il presente ma sperando che serva ad illuminare la via a coloro che verranno dopo di noi.

    Ciao, Alberto –

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  7. Giuliana D'Urso
    Giuliana D'Urso   4 Luglio 2016 at 12:10

    Non ci sono parole per esprimere quello che si prova di fronte a fatti così terribili. Ogni volta penso solo che in ognuna delle tante vite che ogni giorno vengono stroncate per i più svariati motivi c’erano pensieri, progetti, relazioni, sentimenti, gioie, preoccupazioni, desideri e……e…..e…..e……
    C’era tutto quello che può esserci in me, che può esserci in OGNUNO di noi.
    Non so pensare ad altro.

    Relativamente a queste povere persone, inoltre, legate al mondo tessile, sono rimasta sorpresa che qui a Prato, la città dei tessuti per antonomasia, oltre alle bandiere a mezz’asta e il minuto di silenzio in Comune non ci sia stato qualcosa di più “partecipativo e corale” per commemorarle.

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    • Fabiola Cinque
      Fabiola Cinque   4 Luglio 2016 at 12:24

      Triste la tua testimonianza Giuliana! Tu che vivi a Prato, come giustamente dici “città dei tessuti per antonomasia” non s va oltre un minuto di silenzio…
      Tutti i commenti che sto ricevendo sui social o messaggi vari sul telefonino, che avrei piacere a riportare qui perchè tutti bellissimi, non fanno altro che evidenziare questa indifferenza del nostro comparto produttivo e del settore moda in generale…

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  8. Laura   4 Luglio 2016 at 18:54

    Credo che la vostra cover a lutto parli da sola e dica più di tante parole. Non sono nel mondo del tessile ma non per questo meno colpita e addolorata per quelle povere vittime innocenti e per i loro cari. Non aggiungo altro, voglio che il mio silenzio urli tutto il disprezzo che ho verso quegli assassini maledetti che chiamarli bestie sarebbe persino offensivo per gli animali.

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  9. Paolo Riggio   4 Luglio 2016 at 19:16

    Quello che più mi colpisce al ripetersi di questi attentati è il solco, la frattura, gli steccati, i muri esistenti tra gli uomini in nome dell’affermazione della propria identità che in questo caso si vuole definire religiosa. L’identità come rifiuto dell’altro, come annientamento di tutto quello che è diverso da noi. Non importa se si tratta di una donna che aspetta un bambino come Simona Monti di Magliano Sabina o di chi era dovuto andare a lavorare lontano da casa, per mantenere la sua bambina, come Marco Tondat, un brav’uomo della provincia friulana.
    Tutto questo ovviamente nel giro di qualche decennio passerà come tutte le cose umane, e anche la stagione del terrorismo islamico si scioglierà come neve al sole lasciando sul terreno la disperazione dei parenti delle vittime e il rimpianto per i sogni spezzati di tante donne e tanti uomini da tanta inutile e ingiusta violenza.

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  10. Daniela Ferro   5 Luglio 2016 at 00:53

    La banalità del male e l’efferatezza balorda di questi crimini non trovano molto spazio nelle parole. L’indifferenza del mondo della moda forse rivela la sua onesta “disonestà”: l’estetica e la morale sembrano non voler viaggiare su binari comuni. Credo che oramai solo i bilanci rientrino nei piani d’interesse e ogni “pietà” che non si riveli produttiva o assimilabile ad un’operazione di marketing utile al sistema, non venga neppure considerata. Ormai ci si indigna poco di fronte a episodi sempre più frequenti. Il mondo della moda è anche fatto di omertà, il Bangladesh, tra le altre cose, è un paese con molte falle anche sul piano delle condizioni di lavoro, qualcosa insomma da cui prendere le distanze. La morte per giunta raramente è “bella”. Sarebbe interessante capire fino a che punto dietro al silenzio cinico non batta comunque un cuore.

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  11. Redazione
    Andrea Rastelli   5 Luglio 2016 at 01:13

    Arrivo tardi!.. dopo un bellissimo articolo sentito, profondo e tanti altrettanto importanti commenti…chi mi conosce dirà “come al solito”…un po’ per i molteplici impegni quotidiani, ma soprattutto perché mi è difficile commentare eventi come questo senza lasciarmi prendere dall’istinto, verso la rabbia, la voglia di vendetta, di giustizia… sono vissuto sempre con la fede nell’uomo, rifacendomi ai principi della rivoluzione francese prima, nel pensiero di Marx poi…uguaglianza, fraternità, legalità, cooperazione…nella sua capacità di “convivere con” e “comprendere le” diversità.
    Ho sempre pensato alle guerre in modo “romantico” come difesa di principi “buoni”, un po’ come nei film di John Wayne, semplici, intuitivi, forse..educativi..il buono è costretto a combattere, non vorrebbe, ma vince sempre, è saggio..ma anche i cattivi sono uomini, perdonabili..
    Mi sa che si è persa questa dimensione…i cattivi sono cattivi come nei videogame, astratti, fuori da ogni logica tradizionale, disposti a uccidere e immolarsi in cambio di…niente

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    • Fabiola Cinque
      Fabiola Cinque   5 Luglio 2016 at 10:13

      Ringrazio io l’editore che mi ha dato questa opportunità di condividere i miei pensieri con una platea così ampia come quella di MyWhere.
      Stamane MyWhere ha levato il lutto dopo due giorni ininterrotti. Ringrazio le centinaia di commenti ricevuti qui in facebook, in whatsup, sms, e soprattutto quelli scritti dentro al giornale. Come avrete tutti notato che siamo stata l’unica testata, (di moda e non solo!), ad “indossare” questo total black che non ci dona, e che non ci piace. Vogliamo tornare a gioire con serenità per un mondo migliore.
      Grazie di aver partecipato e di aver riconosciuto ancora una volta il valore dei nostri scritti. Continuate a seguirci e, soprattutto, guidarci.

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