I segreti (e le potenzialità infinite) del cervello umano: intervista ad Alessandro De Concini

I segreti (e le potenzialità infinite) del cervello umano: intervista ad Alessandro De Concini

ITALIA – Come fare per memorizzare meglio i concetti che studiamo? E come possiamo insegnare il metodo di studio ai nostri figli? E ancora, come possiamo ampliare la nostra capacità di apprendere e ragionare. A queste e a molte altre domande risponde l’insegnante e divulgatore più famoso del web, Alessandro De Concini.

Ce lo raccontano gli studiosi, i libri, la fantascienza e i film: non è un segreto che il cervello umano sia il nostro organo più complesso. E non è un segreto che sia sfruttato da noi umani solo in parte. Ne è un esempio il film Limitless, in cui uno sfigatissimo Bradley Cooper, tramite un farmaco sperimentale, amplifica le sue risorse celebrali, aumentando a rotta di collo la capacità di ragionamento, di apprendimento e di memoria. Ecco, tralasciando il finale di quel film, forse non serve una pillola per aumentare le nostre capacità cerebrali, bensì i giusti insegnamenti. In questo articolo abbiamo intervistato Alessandro De Concini, insegnante, formatore e creatore di un canale YouTube di successo – oltre 70 mila iscritti e milioni di visualizzazioni totali – focalizzato sui metodi di studio, sull’apprendimento e sull’efficienza mentale.

Alessandro De Concini ci parla di memoria e di produttività, approfondisce l’aspetto scientifico e metodologico di tutto ciò, sbugiardando ogni tipo di pseudoscienza e proposte ingannevoli. Per conoscere la sua storia e le sue idee, lo abbiamo intervistato.

Alessandro De Concini

Buongiorno Alessandro, è un piacere averti tra le righe di MyWhere. Come descriveresti il tuo canale a chi non lo conosce?

Buongiorno a voi e grazie per l’opportunità!

Il mio canale ruota intorno ad una tematica principale: quella dello studio, del metodo di studio, dell’apprendimento efficace. Mi rivolgo a studenti di ogni età, necessità e contesto cercando di aiutarli a sviluppare un processo di apprendimento efficace, efficiente, qualitativo e basato su evidenze scientifiche.

Oltre a questo, che è il mio focus principale, mi occupo di divulgazione anche nel campo delle scienze cognitive, della produttività e della cultura in genere.

Chi ti segue maggiormente? Liceali o universitari?

Le statistiche di YouTube, così come degli altri social, mi restituiscono un quadro estremamente variegato. La maggior parte di chi mi segue si colloca nella fascia tra i 18 e i 35 anni, ma ho una buona presenza anche presso un pubblico più giovane e anche uno notevolmente più adulto. 

Mi seguono in gran parte universitari, quindi, ma anche studenti delle scuole superiori, delle scuole medie, professionisti, insegnanti, genitori…

Qual è la difficoltà maggiore che hai riscontrato nei tuoi utenti o nelle tue consulenze per quanto riguarda l’apprendimento?

Di difficoltà ce ne sono veramente tantissime ed estremamente variegate, ma le problematiche generali più diffuse sono due.

La prima è quella relativa al processo di studio vero e proprio: gli studenti non sanno né in teoria né in pratica come studiare, che cosa fare, quali metodologie portino a ottimi risultati e quali, invece, facciano solo perdere tempo. Purtroppo, sul tema c’è molta confusione, per non parlare delle proposte ingannevoli e pseudoscientifiche che si trovano in rete e che rischiano di portare gli studenti fuori strada.

La seconda difficoltà più diffusa è sicuramente quella organizzativa. Studiare all’ultimo momento, non sapersi organizzare per esami, concorsi, interrogazioni, verifiche, non avere una pianificazione attenta e precisa, non saper gestire la propria produttività.

Lavoro moltissimo su entrambe queste problematiche e devo dire che, negli anni, ho avuto un notevole successo e tanta soddisfazione nel vedere migliaia e migliaia di studenti cambiare il proprio approccio e le proprie abitudini.

Secondo un’indagine svoltasi nel Regno Unito nel 2019, gli italiani figurerebbero tra gli studenti più preparati al mondo. Cos’è che manca loro per sfondare?

Io credo che, a dirla tutta, riescano a sfondare. Il problema principale è che non sfondano, generalmente, qui, in Italia.

Quello che manca, oltre a una profonda revisione del sistema scolastico e universitario, con un occhio più proiettato verso il futuro, le professioni innovative, le scienze, il contatto con il mondo del lavoro e dell’impresa, è un ambiente che valorizzi la cultura, la ricerca, lo studio.

L’Italia appare, in gran parte, come un paese bloccato, arretrato, un po’ provinciale e disinteressato alle tematiche della modernità, con un’impostazione ancora troppo nozionistica dell’insegnamento e un sistema di carriere meno meritocratico di altri.

Questo porta, purtroppo, le generazioni più giovani e le persone più brillanti e dedicate, se possono permetterselo, a cercare fortuna altrove.

Si parla di statistiche e generalizzazioni, ovviamente, ci sono infinite eccezioni e variazioni di contesto, ma l’atmosfera che si respira è quella di un sistema paese disinteressato nel valorizzare lo studio e investire su di esso. 

Tutto questo, se vogliamo un futuro diverso, deve cambiare.

Più di 2000 anni fa, Confucio affermava: “Scegli il lavoro che ami e lavorare non ti peserà mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita”. Secondo l’indagine dell’Osservatorio Permanente della UIL, il settore scolastico si trova al primo posto in Italia per quanto riguarda la soddisfazione sul lavoro nonostante una media retributiva non così alta. Te lo aspettavi?

Onestamente no, non conoscevo questi dati e mi colgono abbastanza di sorpresa. Suppongo possa avere a che fare con la sicurezza lavorativa che la carriera a scuola garantisce e con la relativa stabilità, tuttavia ho avuto modo di parlare con molti insegnanti in questi anni e la scuola presenta criticità notevoli, non ultima proprio quella media retributiva di cui si faceva menzione e la mancanza di fondi per rinnovare la didattica, le strutture, le iniziative.

Che cosa ne pensi della necessaria didattica online intrapresa dalle università durante questa emergenza?

È un tema estremamente delicato, che dividerei in tre punti.

Per prima cosa penso che al momento sia una dolorosa, drammatica, terribile necessità. Le scuole e le università in sé sono luoghi relativamente sicuri a quando ci dicono le statistiche relative ai contagi, tuttavia non si può dire lo stesso delle attività connesse alla scuola e all’università, ai bar, alle attività di socializzazione fuori dalle aule, ai ritrovi di studenti, ai trasporti su mezzi pubblici ecc. Penso, quindi, che a prescindere da tutto sia stato necessario e saggio dare una stretta in questo senso, fino a quando non ci saremo liberati di questa emergenza gravissima.

In secondo luogo, credo che l’università, così come anche la scuola, sia qualcosa di più che un luogo di semplice trasmissione di conoscenze e, come tale, la perdita della possibilità di confronto e frequenza di persona è un danno incalcolabile a livello psicologico e formativo per gli studenti. Il digitale, a mio modo di vedere, non potrà mai sostituire al 100% questa realtà.

In terzo luogo, però, io ritengo che, sebbene siano veri i primi due punti che ho sollevato, la didattica online, così come la didattica a distanza a scuola, non vada demonizzata e, anzi, presenti grandi potenzialità e opportunità di rinnovamento.

Se è vero che non può sostituire il ruolo sociale e di confronto delle aule, la didattica digitale può invece sostituire il passaggio di informazioni e, anzi, migliorarlo notevolmente. La fruizione da remoto, così come anche la fruizione asincrona, laddove sia consentita, presenta opportunità di apprendimento inedite, come la possibilità di modulare l’apprendimento sulla velocità individuale, la possibilità di usufruire e integrare di fonti esterne e supporti digitali, di migliorare la qualità stessa dell’insegnamento (a patto che ce ne sia la volontà e la capacità).

Sono un grande fautore dell’insegnamento digitale, sia in diretta che in formato videocorso o videolezione registrata, ne ho fatto il mio lavoro e penso che nel futuro, insieme anche alla diffusione delle università telematiche, rivoluzionerà il modo in cui intendiamo la didattica e l’insegnamento, pandemia o no.

Fra 50 anni, secondo la ma visione, scuola e università valorizzeranno proprio tutto ciò che la didattica digitale non può sostituire: il supporto, la discussione, la collaborazione, il confronto, le relazioni sociali e interpersonali. Ma l’acquisizione di informazioni passerà attraverso uno schermo.

Qual è il video che hai realizzato a cui sei più affezionato? E quello che ha riscontrato maggior successo?

Bella domanda questa, con oltre 1500 video pubblicati tra i vari social network è davvero difficile scegliere…

Sicuramente quello che ha avuto maggior successo è stato quello che racconta la storia, tragica e commovente, di William James Sidis, il ragazzo considerato da molti l’uomo più intelligente della storia. È diventato virale qualche mese fa e ora è a quasi 600 mila visualizzazioni.

Forse il mio video a cui sono più affezionato in assoluto, però, è un video degli inizi del 2019, in cui ho affrontato il tema della cosiddetta “lettura veloce” e spiegato perché non sia altro che una fesseria pseudoscientifica. Mi piace perché è davvero completo pur senza essere troppo lungo, è documentato, con una bella bibliografia scientifica, forse uno dei video che ho scritto meglio e che ha pure il vantaggio di essere molto utile a chi ci si imbatte!

Grazie ancora Alessandro, in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri

Ringrazio ancora MyWhere per questa intervista e tutti i lettori, ci risentiamo e rivediamo presto sui miei canali social. Buono studio e buon lavoro.

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Paolo Riggio

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