Arvedo Arvedi, Imago Mundi, a tu per tu con l’artista

Con Imago Mundi apre a Roma la Mostra dell'Artista Arvedo Arvedi un'esplosione di colore, di forza e di vigore, una gioiosa celebrazione della vita. Dal 2 al 12 Settembre presso la Galleria Angelica, in via Sant'Agostino 11.

Arvedo Arvedi, Imago Mundi, a tu per tu con l’artista

Imago Mundi  è il titolo di un vernissage alla cui preview ho avuto il privilegio di presenziare ieri. Avvenuta presso la Biblioteca Angelica di Roma si tratta di una bella esposizione aperta al pubblico dal 2 al 12 settembre, dove in mostra sono state messe una ventina di opere firmate da Arvedo Arvedi. Artista eclettico, molto prolifico e piuttosto inventivo Arvedi rivela una spregiudicata predilezione per la sperimentazione, dedito com’è alla ricerca in pittura, nella quale ha messo a punto diverse tecniche. Le sue opere colpiscono il visitatore per via del massiccio uso di colore impiegato con coraggio e spavalda sicurezza, una gioiosa sarabanda cromatica, di tinte e movimento dal forte impatto visivo.  Artista veronese con un background ricco e intenso: 35 anni di cultura, di pittura classica, ai quali si uniscono 10 anni sempre di cultura ma più alternativa e arte contemporanea insieme. Sarà però l’incontro con la Pop Art americana che segnerà il giro di boa nella vita dell’artista.  Una Laurea in Marketing e Comunicazione e quel “po’ di sana pazzia, 1/3 di incoscienza e gioia di vivere a piene mani” che l’artista e le opere rivelano specularmente, una cifra stilistica quella di Arvedo Arvedi ben ravvisabile e facilmente riconoscibile.

Un pubblico molto selezionato ha salutato questo evento che ha tutto il sapore di un’esposizione internazionale, data anche la presenza di numerosi ospiti stranieri e della stampa.

Imago Mundi Arvedo Arvedi MyWhere ph. Teresa Mancini
Il gallerista Claudio Proietti , Fabiola Cinque organizzatrice dell’evento e Rita Colomba Annunziata Presidentessa della Scuderia della Jaguar Storiche

Il testo che segue è quanto ci siamo detti il giorno della preview.

La prima domanda che Le farei è che cos’è per Lei l’arte? Che  significato dà alle Sue opere?

Cosa è per me l’arte?, bella domanda …L’arte è gioia espressione di me e della mia storia di ciò che ho visto e che ho assorbito in oltre cinquanta anni della mia vita. Ricordi, emozioni, colori, sensazioni tutto viene sedimentato nel mio subconscio e poi emerge come una eruzione di colori e pazzia e si riversa impetuosa nei miei quadri. A volte invece come un terremoto mescola i ricordi creando delle faglie dove la mia infanzia si impasta con il mio presente è un colore pastello diventa un fluorescente. Il significato delle mie opere invece è multiplo: ambientalista con i miei IcUPe ( Icona Umanità Pesce ) i miei adorati pesciolini sempre presenti nei miei quadri, voglio ricordare il profondo legame che unisce l’ uomo al mare, legame spesso dimenticato e violato. Gioioso!  I miei quadri sono gioiosi e vogliono essere una macchia di luce positiva in un modo che spesso ci angoscia con notizie cupe di violenze e sopraffazioni.

Imago Mundi Arvedo Arvedi MyWhere ph. Teresa Mancini
Arvedo Arvedi e il critico Giorgio Palumbi
Imago Mundi Arvedo Arvedi MyWhere ph. Teresa Mancini
Arvedo  Arvedi illustra le sue opere agli ospiti

II titolo della mostra cita in primis “LINGUAGGI DIVERSI” un leit motiv che Lei utilizza sia per “IMAGO MUNDI” ma che già aveva usato per “AVATAR”,  la precedente. Cos’è cambiato nel lasso di tempo intercorso fra i due eventi e cosa invece è rimasto uguale? Sono linguaggi diversi oppure il linguaggio in fondo resta unico pur esprimendo due visioni differenti?

Linguaggi differenti il titolo della mia prima mostra ne raccontava la storia fantastica della ricerca della seconda tavola dei linguaggi diversi,  e’ diventato successivamente il Leit Motiv anche delle altre perché in ognuna di esse il linguaggio si è evoluto pur mantenendo degli elementi di base fermi. Gli IcUPe sono rimasti come punto fermo a rappresentare l’uomo e l’ umanità in generale e il legame tra uomo e il mare alcune tecniche appena abbozzate come ChromoLife si sono raffinate fino a diventare un momento importante nel mio lavoro. Ad ogni mostra do un titolo che sarà il filo che lega i quadri esposti, per esempio in Avatar la mia mostra di Matera il filo conduttore era il film e il suo messaggio ambientalista così vicino al mio. I quadri raccontavano momenti del film e avevano i colori fluorescenti Blue giallo rosso verde che hanno reso quel film così vicino e così lontano dalla nostra terra. Questa esposizione Imago Mundi racconta di un viaggio nel mio passato e visto che ci troviamo sotto la biblioteca Angelica il filo conduttore sono le immagini dei libri che ho visto da piccolo nella vecchia biblioteca di casa…Testi classici e Atlanti dei primi ottocento che avevano immagini di mondi strani e lontani, uomini altissimi o piccolissimi,città incendiate, strane rovine e animali fantasiosi colorate immagini di raffigurazioni rupestri di popoli ormai scomparsi da migliaia di anni, tutte cose che sono affiorate alla mia mente quando ho varcato la soglia della Biblioteca Angelica e che ho voluto ricreare nella mostra Imago Mundi.

Chromolife o la vita del colore è una tecnica da Lei messa a punto – differente dal dripping di Pollock che po’ ricorda –  ma sembra che l’artista lasci al colore una vita autonoma e libertà di movimento. Quando ha visto che anche un oggetto solitamente ritenuto inerme, possa avere vita propria? Fino a che punto lascia andare il colore  e quando invece interviene?  

ChromoLife è una tecnica che si è evoluta nel tempo, “Fiesta” la mia prima opera in cui l’ho utilizzata in maniera molto semplice e abbozzata, infatti i colori erano concentrici a creare una specie di spirale colorata, da allora la mia tecnica si è affinata con l’ utilizzo di polveri e granaglie di vetro rendo la superficie colorata o rugosa. Il suo riferimento a Pollock è giusto, il suo lavoro ha avuto una forte influenza sul mio e aver letto alcuni libri su come faceva le sue opere e come diluiva e rendeva più densi i  colori che utilizzava è stato illuminante per l’evoluzione di ChromoLife.  In questa tecnica il colore viene utilizzato in certe quantità ed è la gravità, la fluidità  e la struttura della superficie che ne danno la vita al colore stesso. Cerco di spiegarmi;  la gravità spinge al colore ad espandersi inclinando il quadro posso dare delle indicazioni al flusso di colore. La fluidità dei vari colori e diversa perciò un colore più fluido avanzerà più velocemente di uno meno fluido, la struttura della superficie è importante, la graniglia di vetro, un pesciolino (IcUPe) la superficie che può essere rugosa (tecnica Plaster) diventano ostacoli al flusso magari rallentando quello più vischioso in superficie e facendo uscire  quello più veloce  sottostante. Le polveri seguono il flusso della corrente depositandosi un stati sottili come sulla sabbia di una spiaggia.

Il mio intervento in questa tecnica può essere limitato o intenso creando dei percorsi con la tecnica Plaster o semplicemente intervenendo con la spatola creando dei percorsi privilegiati al colore attraverso gli strati più densi ( un po’ come si fa il cuore sulla schiuma del cappuccino)

(Ridiamo) Lei è un artista poliedrico, capace di far confluire nelle Sue opere più elementi, dato il Suo interesse diretto a più discipline. I Suoi dipinti hanno musica, esprimono movimento, equilibrio ma quand’è che una tecnica è preferibile piuttosto che un’altra,  perché o per quali soggetti? Quali criteri determinano la Sua scelta?

L’arte oggi giorno è l’espressione del tempo che viviamo e l’interpretazione del momento storico è fondamentale. La mia capacità di elaborare diverse tecniche è data dal mio background colturale, ho vissuto buona parte della mia vita  in un museo che è la villa di famiglia (Villa Arvedi ndr) a contatto con quella che potremmo definire l’arte antica e poi ho avuto la fortuna di incontrare e collaborare per 10 meravigliosi anni  con un importantissimo artista americano John David Mooney di Chicago. Grazie a lui ho scoperto la Pop Art americana le sue luci i suoi colori la sua fantasia nel usare oggetti comuni e trasformarli attraverso il processo artistico in oggetti straordinari. Mi sono anche laureato in Marketing e Comunicazione e questi studi hanno sicuramente influito sul mio modus operandi. Quando lavoro ad un opera dipingo, scolpisco, creo, impasto divido e unisco sono immerso in ciò che faccio come in un abbraccio amoroso e ogni tecnica ha le sue peculiarità particolari che utilizzo mescolandole, di solito applico una o più tecniche in base al progetto che ho in mente, ma ammetto che spesso l’idea base viene modificata e a volte stravolta nel corso d’opera. Un semplice accenno delle tecniche e delle loro peculiarità. Plaster mi permette di scolpire creando un sensuale bassorilievo con le mie mani con una certa accuratezza e definizione del disegno, la Chromolife è la più incerta e la più bella, infatti il risultato non si sa finché il colore non è asciutto (anche qualche giorno dopo) questa mi permette di esprimermi nella massima libertà vedendo nella mia mente una visione globale ideale e lavorando per cercare di raggiungerla attraverso piccole e costanti modifiche. ChromoLab Capri è una elaborazione della prima con l’inserimento di ritagli di stoffa e sete di un importante laboratorio atelier di Capri, in questo caso l’inserimento del tessuto aumenta le variabili per l’assorbimento differenziato di ogni tessuto e perché il disegno del tessuto stesso crea un isola differente rispetto al contesto del quadro. Shadow questa tecnica utilizza le ombre per parlare del ricordo di quello che è stato ma non è più, per questa tecnica uso le bombolette spray e delle mascherine, i colori sono molto più vividi del colori normali ma l’immagine è bidimensionale priva della tridimensionalità che è rapportata alla realtà esistente. Un interessante parallelismo può essere fatto con le famose ombre lasciate dal lampo della bomba atomica sui muri di Hiroshima e Nagasaki , dove si vedono le ombre di bambini che giocano disintegrati dall’esplosione o nell’arte aborigena australiana dove si parla attraverso la pittura del mondo dei sogni, delle loro leggende e delle loro tradizioni.

Mentre guardo le Sue opere non posso non pensare al “graffito”, sia quello degli street artists ma anche il graffito nel senso di incisione,  dove  in alcuni lavori si ha come l’impressione che il colore venga asportato dall’opera. Da che cosa dipende il Suo interesse verso i primi e che effetto Lei vuole ottenere tramiti i secondi?

La tecnica Shadow si rifà alla street Art e all utilizzo delle bombolette spray, ma è solo una somiglianza di mezzi amo quella tecnica perché mi permette di usare un notevolissimo ventaglio di colori dai metallici ai fluorescenti mi permette di sovrapporre a strati colori e sfumature diverse in una bidimensionalità che diventa quasi tridimensionale e che mi permettere di esprimere al meglio il concetto di ricordo, sogno, qualche cosa di molto vivo ma non più reale come la tridimensionalità di un oggetto lo aggancia alla realtà. Come ho già detto il mio rapporto con il mio lavoro è molto coinvolgente, io lavoro sempre a mani nude per avere un rapporto diretto con la mia opera: incidere, scavare, plasmare con la tecnica Plaster è un modo per appropriarsi dell’opera stessa, comandarla, abbracciarla, sentirsene parte e la possibilità di lavorare sulla parte superficiale esaltando il rilievo o viceversa lavorare e dipingere lo scavo esaltandone la profondità è una possibilità molto interessante.

Questa Sua collaborazione con il Laboratorio Capri consentirà a un’immagine di “lasciare” la parete e andare in giro su queste preziose pashmine  quindi chi le indossa diventa ambasciatore della Sua arte. Ha pensato quindi di “fare” una “street art” ancora  più dinamica? 

L’operazione Laboratorio Capri nasce grazie a mia moglie e alla sua grande sensibilità di donna di gusto. Michele Esposito, gentilissimo  proprietario di Laboratorio Capri produce delle meravigliose pashmina con immagini di Capri che io avevo regalato a mia moglie. Da lì è nata l’idea di stampare una edizione limitata di “quadro da vestire” per i regali natalizi. Vista la qualità del prodotto e il notevole successo della cosa si è impostata una collaborazione che sfocerà nel 2017 in una piccola serie di tessuti da me dipinti così le mie opere trasmigreranno dal muro alle spalle di donne eleganti e di gusto per renderle ancora più belle e felici con sé stesse. La gioia colorata che i miei quadri trasmettono sono in perfetta linea con la sofisticata e solare aria di Capri e la qualità del tessuti un equilibratissimo mix tra seta e cachemire danno quella meravigliosa sensazione tattile di qualche cosa di morbido caldo e allo stesso tempo liscio e fresco.

Invece riguardo alla tecnica ChromoLab Capri che cosa ci può dire al riguardo, ho già sentito il parere di Michele Esposito, ma vorrei anche sapere qualcosa di più da Lei?

ChromoLab Capri nasce dalla mia profonda ammirazione del lavoro di Michele Esposito e dei suoi genitori veri maestri nel taglio e cucito. La bellezza dei tessuti la sensualità tattile che le sete o i cotoni lavorati mi hanno colpito fin dal primo momento che li ho visti, il passo di inserirli nei miei quadri e di impastarli nel colore è venuto da sé  in un attimo. Facevano parte di un nuovo modo di usare il ChromoLife più complesso.  Il colore non era più libero di espandersi dove voleva ma veniva fermato, assorbito, limitato dal tessuto, che si increspava facendo delle rughe, delle cicatrici taglienti che attraversavano il quadro rompendo l’ uniformità del colore. La regolarità del disegno stesso del tessuto dava discontinuità e armonia al quadro in un contesto nuovo e stimolante un perfetto connubio tra due tipi di arte.
Imago Mundi Arvedo Arvedi MyWhere ph. Teresa Mancini
Erika Gottardi e Massimiliano Piccinno

Nella panoramica attuale la proposta artistica è molto abbondante per usare un eufemismo, quali sono le ragioni  che l’hanno spinta a ricavarsi una nicchia all’interno del mondo dell’Arte e poi cosa dovrebbe spingere la  gente a interessarsi alle Sue opere, secondo Lei?

Indubbiamente il mondo dell’arte è complesso e articolato e l’offerta è varia se non abbondante. Potrei parlare dei messaggi filosofici o ambientalisti che  attraverso i miei quadri voglio portare al mondo, ma se penso alla ragione principale quella più onesta che mi hanno spinto a propormi come artista ed iniziare una nuova carriera l’unica risposta franca che posso dare è questa: il mio ego artistico, che nella sua assolutamente non modesta opinione di sé pensa che anche io possa dare il mio piccolo contributo alla bellezza nel mondo. Ogni mio quadro, ogni mio lavoro nasce cresce si evolve per essere appeso nella casa di qualcuno, ecco la mia speranza e obbiettivo è che quel qualcuno tornando a casa dopo una giornata di lavoro si sieda a guardare il mio quadro, e che sorrida scoprendo dei dettagli che il giorno prima non aveva visto e che sia felice di ciò: un piccolo sorriso, una piccola gioia in una giornata faticosa.

Con la mostra Imago Mundi, qual è il tipo di riscontro che Lei si aspetta di ottenere da parte delle persone che verranno a visitarla?
Che siano felici ed interessati di vedere le mie opere, che apprezzino il mio lavoro acquistando tutta la collezione.

Imago Mundi (Arvedo Arvedi) – Inaugurazione

Serata opening della mostra Imago Mundi di Arvedo Arvedi alla galleria della Biblioteca Angelica di Roma – 2016 ph Teresa Mancini

 Arvedo Arvedi, Imago Mundi
Il Conte Arvedi ha poi ringraziato gli ospiti intervenuti  offrendo durante l'aperitivo i vini della celebre Cantina Cincinnato di Cori, un evento questo all'insegna di una multi sensoriale eccellenza, declinata in più campi della cultura: arte, moda e vino insieme.
INFO
Imago Mundi
dal 2 al 12 Settembre,
Galleria Angelica
Via Sant'Agostino, 11
ROMA
Redazione

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