MIA Fair. Quando la materia aiuta a “sentire” l’immagine.

MILANO – Tanti gli artisti che si son potuti ammirare al MIA Fair, la fiera di fotografia milanese giunta alla sua XI edizione conclusa il 1° maggio.

Dopo le eccezionali date autunnali, la MIA, Milan Image Art Fair riprende l’appuntamento canonico della primavera. Sempre negli spazi di Superstudio Maxi, in via Moncucco 35.
L’undicesima edizione della principale fiera italiana dedicata al mondo della fotografia ha ospitato 97 espositori dall’Italia e dall’estero.

“Ci tenevamo molto che MIA Fair rientrasse nel suo consueto ambito temporale primaverile. E, pur avendo a disposizione solo pochi mesi per lavorare, siamo riusciti ad organizzare una nuova edizione che ha proposto, come sempre è avvenuto negli anni precedenti, tante e interessanti novità”, hanno commentato Fabio e Lorenza Castelli, padre e figlia ideatori di MIA Fair, che hanno affidato l’immagine coordinata dell’edizione 2022 all’artista olandese Larissa Ambachtsheer, con opere dalla serie You Choose, I Seduce (2017).

Lo stand 6C, ha catturato la mia attenzione.

La galleria bArt di Roma, ha presentato tre progetti di Jacopo Di Cera che ben sintetizzano la ricerca portata avanti negli ultimi anni intorno al concetto di fotomaterismo.
Ovvero il desiderio di coniugare fotografia e matericità, tramite supporti di legno, vetro, ferro, carta lavorata in maniera particolare per rendere viva e tangibile l’immagine. Creando così un’esperienza immersiva allo spettatore.

JACOPO DI CERA

Zoom Fino Alla Fine Del Mare

Zoom Fino Alla Fine Del Mare

Zoom Fino Alla Fine Del Mare

Zoom Fino Alla Fine Del Mare

Il Rumore Dell'Assenza

Il Rumore Dell’Assenza

MiRo

MiRo

Entrando nello stand, inizialmente si è colpiti dal progetto:
Fino alla fine del mare, in cui emerge il dramma dell’immigrazione, è il legno a veicolare la matericità della fotografia. Close-up estremi dei relitti dei barconi dei migranti durante la prima emergenza a Lampedusa. L’estremo close-up trasforma il vecchio barcone in un’immagine astratta, facendogli perdere il suo significato di: dramma, dolore e sofferenza. L’immagine, successivamente, viene stampata direttamente su tavole di legno grezze appositamente preparate. In tal modo l’inchiostro si fonde con il legno. Trasformandosi in un’opera unica.

Questa trasformazione/fusione, crea un rebirthing: il vecchio barcone rinasce come opera d’arte. Infine, l’opera viene trattata in superfice con una resina epossidica, che gli aggiunge un simbolo: quello dell’acqua. L’immagine viene così contestualizzata, ritornando all’elemento da cui proveniva: il mare. Un ritorno, però, come opera d’arte. Tale processo di produzione della singola opera, diventa la linea curatoriale dell’intero progetto: il tema del viaggio. Il viaggio che fanno queste opere, il viaggio delle barche, ma racconta la metafora la metafora del viaggio dell’intera umanità.

Nella parete centrale una fotografia facente parte del progetto:
Il Rumore dell’Assenza, ci fa avvicinare piano piano,  raccontando visivamente il terremoto che nel 2016 devastò Amatrice. Jacopo Di Cera, si avvale della carta come medium per raccontare. La carta velina su cui viene stampata la fotografia, viene stropicciata manualmente dall’artista, per enfatizzare il senso di fragilità e la precarietà dell’esistenza umana.

Infine, MIRO. Milano – Roma, ultimo lavoro del fotografo.
Un diario di bordo durato dieci anni, attraverso lo sguardo di un pendolare lungo la tratta ferroviaria Milano-Roma e viceversa. Stesso treno, stesso vagone, stesso finestrino.
Un viaggio che permette di riscopre l’emozione del “guardare dal finestrino” e lasciarsi stupire dal film che la natura, i paesaggi, le stagioni mandano in onda senza repliche.
Le fotografie sono retro stampate direttamente sul vetro, la visione attraverso un doppio vetro termico uguale a quello del finestrino del treno, restituisce l’immagine con lo stesso indice di diffrazione della luce. Si viene così a creare un effetto iperrealistico: osservare l’opera è visivamente equivalente ad osservare la realtà attraverso il finestrino del treno.

  • Jacopo Di Cera, si può definire uno dei pionieri del fotomaterismo contemporaneo –, afferma con grande soddisfazione Massimo Ciampa, curatore della mostra.

FOTOMATERISMO
Il fotomaterismo è una nuova corrente culturale che parte dalla fotografia approdando nell’arte contemporanea. Consiste in un pensiero creativo, rappresentato da una serie di tecniche e d’interventi che trasformano un’immagine fotografica in un’opera unica e materica.

JACOPO DI CERA

Nato a Milano nel 1981,  lavora per diversi anni nel mondo della comunicazione e marketing in diverse aziende multinazionali approdando nel 2004 a Roma dove fonda e gestisce un’agenzia di comunicazione digitale. In questi anni studia fotografia con grandi fotografi internazionali con i quali ha modo di sperimentare e di confrontarsi. Nei primi anni del percorso formativo ha esposto i suoi lavori a Roma al Museo di Roma in Trastevere e a Palazzo Valentini con un importante progetto su Gerusalemme.

Nel 2010 arriva tra i primi tre finalisti del prestigioso concorso National Geographic. Nel 2016, inizia il suo percorso Fotomaterico con il primo progetto Fino alla Fine Del Mare dedicato al tema della migrazione con soggetto i barconi dell’isola di Lampedusa espone in diversi musei, gallerie e fiere interazionali tra cui: MIA Photo Fair — Milano; Fotofever Paris Photo— Parigi; Palazzo Velli Expò — Roma; Les rencontres de la photographie — Arles; Festival Con_vivere — Carrara; PAN – Napoli; Paratissima — Torino, Atelier Photo —Ginevra, Galleria Breda— Padova.

Nel 2017 espone durante la Biennale d’arte di Venezia presso Galleria Accorsi e e successivamente la mostra viene ospitata sulla barca di Pier Paolo Pasolini, Edipo Re, presso l’Arsenale di Venezia e diventa la mostra principale durante il Festival del Cinema ottenendo una grande visibilità internazionale. Le opere sono state selezionate come premio per grandi artisti che sono emersi per le loro capacità di inclusione come Dacia Maraini, Vasco Rossi, Frederick Wiseman.

Nel 2019 sviluppa il suo secondo progetto Fotomaterico dedicato al terribile terremoto di Amatrice, Il Rumore dell’Assenza dove le immagini devastanti vengono impresse su carta stropicciata simbolo della fragilità umana. Nel 2020 il terzo progetto “Mi-Ro” Milano-Roma dedicato al tema del pendolarismo attraverso la stampa diretta su finestrini di treni costruiti per il percorso espositivo. Dal 2017 sta sviluppando il progetto “Italian Summer”, volto al racconto sociale dell’italianità in vacanza attraverso un punto di vista inusuale, ovvero tramite l’utilizzo di un drone. Le sue fotografie sono attualmente presenti in diverse gallerie in Italia e all’estero e fanno parte di importanti collezioni private.

Credo sia tanto importante, quanto raro, riuscire a trovare artisti che hanno davvero qualcosa da raccontare.

Le fotografie di Jacopo Di Cera regalano a chi le guarda lo spunto per riflettere su tematiche importanti, si lasciano guardare e non osservare. Come per il buon vino, se lasciate decantare riescono a raccontare sempre qualcosa di nuovo.

Valeria Cirone
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