Kenya: un posto in cui si lascia il cuore

Kenya: un posto in cui si lascia il cuore

AFRICA – Il Kenya è un posto non soltanto meraviglioso nell’aspetto. La gente che lo popola vive d’amore e di gentilezza, perchè è l’unica cosa che ha. Non esistono contrasti tra persone dello stesso ceto sociale, sono tutti una grande famiglia che si aiuta a sopravvivere.

Chiunque voglia comprendere al meglio i valori della vita, quella vera, senza retroscena e finzioni, penso che ne troverebbe in questo luogo la vera essenza.

 “In Kenya noi combattiamo, combattiamo sempre”.

Queste sono le parole di George, nato e cresciuto qui, in Kenya. A pochi anni dalla sua nascita è corso via da casa sua. Ha corso tanto, senza una meta. L’importante per lui era solamente andare via, perché suo padre era un uomo violento e lo picchiava duramente. Nonostante i suoi sforzi, la sua famiglia lo ha ritrovato e l’ha mandato a scuola. George a scuola non ci è mai voluto andare, perché le imposizioni se vengono da parte di persone violente sono violente a loro volta. Questo suo rifiuto, però, gli e costato due anni di prigione. Si, in Kenya i bambini vanno in prigione… e la prigione qui non è come da noi; qui non si mangia fuori, figuriamoci dentro.

una settimana in Kenya

Al momento del processo, gli hanno consigliato di dire che si è rifiutato di andare a scuola perché suo padre lo picchiava ed era violento con lui, che aveva poco più di quattro anni allora.

George dopo due anni è uscito, è stato affidato ai suoi prozii ed è andato a scuola, perché i suoi zii gli hanno spiegato l’importanza dell’istruzione senza nessun obbligo. Questa è la maniera in cui adesso affronta la vita, con calma e in pace. Ha dimenticato la violenza dei suoi primi anni di vita. Ha imparato solo dalle cose buone che gli sono capitate. Vive le giornate in pace e in serenità, odia la violenza e deride la guerra: “ecco come risolvono i conflitti le persone, con la violenza. Cosa risolvi urlando contro un tuo fratello? Niente, perché se urli, nessuno ti ascolta davvero, pensa solo ad alzare ancora di più la voce per superare la tua”.

Adesso George ne ha 23 di anni, ma ha così tanto da insegnare a tutti noi.

Sogna di diventare un ingegnere, per poter dare alla sua famiglia, ma quella vera, quella allargata, la possibilità di ampliare il proprio mercato e di dare ai suoi fratelli una vita più agiata.

Quando in Kenya sogni di diventare qualcuno, devi considerare che per farlo hai bisogno di soldi. I soldi qui servono innanzitutto per mangiare, quindi serve un piano.

Il piano di George è cucire tappeti per guadagnare abbastanza soldi da comprare il materiale per lavorare e conservarne una parte per i suoi studi futuri. Per lui lavorare non significa solo spendere delle ore a fare quello per cui viene pagato. Per lui lavorare significa fare le cose nel miglior modo possibile. Se sei bravo in qualcosa, le altre persone lo riconoscono comprandola, e questo ti spinge a dare sempre di più, così da diventare il più bravo di tutti ed essere il riferimento di chiunque abbia bisogno di un tappeto.

George vuole andare all’università per imparare. Eppure è qui seduto su una sedia di plastica all’ombra di un albero ad insegnare a noi tutti come vivere la vita con serenità, nonostante il suo passato, il suo presente e, soprattutto, il suo futuro.

“In Kenya we fight, in Kenya combattiamo,

 ma contro la vita, non contro qualcun altro.”

una settimana in Kenya mywhere

 

Testo e foto di Roberta Canfora

Autore MyWhere

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