Il treno a vapore torna sulla linea Avezzano-Roccasecca

Una festa di S. Lucia lungo memorie, tradizioni, gusto e musica

Quale convivenza è possibile tra l’epoca della fretta e la flemma poetica di un treno a vapore? Me lo chiedevo lo scorso 13 Dicembre (senza la pretesa di sentirmi Carducci), da passeggero di un mezzo d’altri tempi, mentre posavo lo sguardo assorto sulle pianure colorate d’autunno e da un fumo chiaro, attraverso i finestroni della mia carrozza di legno e di ferro. Queste, le righe che affidavo poco dopo alle pagine elettroniche del mio diario pubblico bianco e blu:

«Sguardi digitali si posano, si intrecciano, riscrivono modernità interrotte da sbuffi arcaici in una lieta esperienza simulata, sui binari paralleli dell’autentico e del ricercato. Il risultato è un salto nel tempo confuso, piacevole e straniante.»

La mia giornata speciale, che vi vado raccontando, è stata possibile grazie all’ultima iniziativa (solo in ordine di tempo) realizzata dal Comitato Interregionale Salviamo la Ferrovia Avezzano-Roccasecca, di cui  ho sfortunatamente potuto provare solo un piccolo assaggio. Il Treno a Vapore dei Presepi è stato il secondo evento dedicato al treno storico e ai suoi appassionati, dopo il precedente in Ottobre intitolato Lungo le Antiche Rue (pensata in coincidenza con l’omonima manifestazione del Comune di Civitella Roveto). Il successo, superiore a quello del debutto, è stato netto sin dal momento delle prenotazioni, che hanno coperto la totalità dei posti disponibili sulle vetture già dopo i primi giorni. Per questo mi è stato possibile effettuare solo una tratta terminale del viaggio in cui risultavano ancora posti a sedere (data l’eccezionalità dell’evento non era permesso viaggiare in piedi, benché da pendolare navigato ne avessi fatto esplicita richiesta pur di salire a bordo da una stazione precedete). Prima di raccontarvi la mia breve ma comunque suggestiva esperienza fuori dal tempo, vorrei dare qualche breve cenno su questa linea ferrata e sul neonato Comitato Interregionale.

La ferrovia Avezzano – Roccasecca è l’erede diretta di numerosi progetti per il collegamento tra l’Abruzzo interno e il Napoletano. Dopo la presa di Roma, nel Settembre 1870, venne meno la necessità di aggirare lo Stato Pontificio e iniziò a delinearsi il progetto per un collegamento trasversale Roma – Avezzano – Sulmona. Fra le linee secondarie da collegare a questa, quelle di primaria importanza furono le tratte Avezzano – Ceprano/Roccasecca e Sulmona – Vairano. Fra il 1870 e il 1880 si susseguirono diversi convegni sull’importanza del collegamento del territorio della Valle del Liri, situato tra Roccasecca e Avezzano. L’approvazione arrivò nel 1879 e 4 anni dopo venne inaugurato il tratto Roccasecca – Arce, composto da 4 segmenti rettilinei in piano, sotto la gestione della Rete Mediterranea. La tratta Arce – Sora verrà inaugurata nel 1891, portando la linea al confine con l’AbruzzoNel 1895, la ferrovia raggiunse l’Abruzzo, con l’inaugurazione del breve tratto Sora – Balsorano, mentre il completamento della linea avvenne solo nell’estate 1902, dopo 22 anni di lavoro per la copertura di 80 km.

La ferrovia svolse un ruolo essenziale nello sviluppo economico dei paesi serviti, avendo dimezzato i tempi di viaggio delle merci; questo permise la crescita del polo industriale di Sora e Isola Liri, dove erano presenti numerose cartiere. Lo sviluppo fu poi falcidiato da eventi nefasti come il terremoto del 13 gennaio 1915, che devastò la Marsica (Avezzano rimase rasa al suolo) e il Sorano, non risparmiando chiaramente la ferrovia, con le relative stazioni e i caselli. Vi fu un’importante ripresa negli anni ’30, con  l’introduzione delle littorine per il servizio viaggiatori e l’aggiunta di nuove fermate lungo il percorso (Colfelice, Fontana Liri Inferiore, Compre San Vincenzo, Canistro e Pescocanale). Questi nuovi mezzi permisero una drastica riduzione dei tempi di percorrenza accompagnata da un aumento della domanda. L’esplosione di un treno merci carico di munizioni avvenuto presso la stazione di Roccasecca il 19 Luglio 1943 troncò violentemente questa età dell’oro per la linea, aggravato dalla successiva sistematica distruzione, da parte dei tedeschi in ritirata dalla linea Gustav (attraversata dalla ferrovia), di viadotti, gallerie, caselli e stazioni. Dopo la fine della guerra iniziarono le ricostruzioni con la riapertura progressiva dei tratti ferroviari, finché negli anni ‘60 e ‘70 vi fu un aumento del numero dei treni, che pur risentì sia nel traffico merci che in quello passeggeri, della motorizzazione di massa. Il terno restò tuttavia un valido mezzo di spostamento, tant’è che nacquero in questo periodo le relazioni dirette Avezzano – Napoli e Avezzano – Roccasecca – Roma Termini (si noti l’involuzione storica rispetto al presente), per dare alle due vallate un collegamento diretto con la Capitale. Il traffico merci tra Sora e Avezzano ebbe una grave flessione a partire dagli anni ‘60, complice l’assenza di industrie nella Valle Roveto e le pendenze che riducevano drasticamente le prestazioni dei mezzi. Nonostante un discreto traffico viaggiatori, la situazione precipitò all’inizio degli anni ’80 con la chiusura delle cartiere ad Isola Liri, causando una brusca contrazione del traffico merci. Nel 1985 la linea venne inserita, dall’allora ministro dei Trasporti Claudio Signorile, nell’elenco di quelle ritenute non più utili e avrebbe dovuto essere chiusa entro il 31 Dicembre dello stesso anno; le proteste dei comuni interessati fecero desistere il governo da questi propositi, permettendo anche il completamento dei lavori  nel tratto elicoidale della zona di Capistrello.  Nel giro di dieci anni, tuttavia cessò ogni residuo movimento di merci, ormai relegato alla breve tratta Roccasecca – Arce e  nel 1998 venne attivato il CTC (Controllo Centralizzato del Traffico), stabilendo la sede del DCO (Dirigente Centrale Operativo) presso la stazione di Avezzano; in questo modo è stato possibile impresenziare tutti gli impianti tra Roccasecca e Avezzano (compresa la stazione di Sora). Da una parte ciò  permise di abbattere i costi del personale, ma dall’altro causò l’abbandono per alcuni impianti (soprattutto le fermate meno frequentate), divenuti obiettivo di continui atti vandalici.

Nel 2001 la ferrovia fu investita da una frana nei pressi della stazione di Arpino, causando l’interruzione del tratto Sora – Roccasecca. Si vociferò nuovamente di una imminente chiusura dell’intera linea, ma ancora una volta le cose andarono diversamente. La tratta Sora – Avezzano rimase in piena attività, mentre tra Sora e Roccasecca i treni venivano auto sostituiti. Successivamente si decise di attestare i convogli da Roccasecca presso la fermata di Santopadre. Tra voci di soppressione definitiva della ferrovia e di imminente riapertura delle tratte chiuse,  il 5 Agosto del 2002, anno del centenario (già nel 1991 era stato festeggiato il centenario del completamento della tratta Roccasecca – Sora), la linea fu riaperta nella sua interezza (eccezion fatta per la stazione di Arpino che restò ancora chiusa per qualche tempo) e il 18 Agosto si celebrò la festa per il centenario della linea. Il convoglio, per l’occasione, ebbe in composizione una 625.017 del DL romano di San Lorenzo, più 4 carrozze a terrazzini. Il treno seguì l’itinerario Avezzano – Roccasecca e Roccasecca – Avezzano; per il viaggio di ritorno, venne spedito da Roma un D345 (con tanto di carro carbone al seguito), per aiutare la 625 sulle ripide rampe in salita. L’evento ebbe un enorme successo, attirando centinaia di abitanti dei paesi serviti, istituzioni locali e molti appassionati. Passata l’euforia dei festeggiamenti la linea tornò via via alla sua tranquilla vita di linea secondaria. Nell’estate 2004 vengono ripitturati tutti i fabbricati viaggiatori e nel 2006 verranno istituite le nuove iscrizioni RFI.

Negli anni successivi l’unico destino possibile di questa linea ferroviaria sembrava comunque la chiusura. In questo scenario di depotenziamento di servizi e infrastrutture che vede da anni coinvolta la regione tra la Marsica e la Media Valle del Liri (quest’ultima decisamente sopraffatta dalla centralità politica della Capitale), si inserisce l’azione del Comitato Salviamo la Ferrovia Avezzano-Roccasecca, Associazione nata nell’estate del 2013 dall’iniziativa dei due fondatori e di un gruppo di cittadini volontari impegnati nella salvaguardia di un collegamento che, pur non raggiungendo più direttamente Roma, resta di grande importanza soprattutto per studenti e pendolari della Valle Roveto e del Liri.

Grazie all’intervento del Comitato, la ferrovia è stata sottoposta a lavori di manutenzione straordinaria da Marzo a Settembre 2014, per essere riaperta il 1^Ottobre 2014 al traffico dei treni commerciali.

Dopo il successo riscosso dal primo evento dedicato al treno a vapore, il Comitato, con la sponsorizzazione ed in collaborazione con l’Associazione “Apassiferrati” di Arce ed il Patrocinio del Comune di Arce, ha proposto per lo scorso 13 Dicembre, sempre sulla linea (ferrata) di una recente riscoperta dello lo slow tourism, un’interessante e distensiva esperienza tra montagne, presepi e cantine di degustazione enogastronomica.

Partendo da Avezzano alle ore 10:00, sono state previste soste più lunghe presso le stazioni di Balsorano, di Arpino (dove è stato possibile degustare l’olio locale  di Cicerone), sino alla sosta di Arce intorno alle 12:35, dove era prevista l’accoglienza principale (molto affollata) con tanto di zampognari locali. Apposite navette permettevano di raggiungere un Corso Umberto I vestito a festa, con cantine aperte, mercatini natalizi molto suggestivi, pranzo a base di polenta e altri prodotti tipici, visite guidate del centro storico, mostre fotografiche e gallerie d’arte. In Piazza Umberto I si è svolta anche la presentazione del nuovo CD di Benedetto Vecchio degli MBL (Musicisti del Basso Lazio).

La mia vera avventura impressa su pellicola seppiata è potuta avvenire però solo a partire dalla stazione di Roccasecca, che diede i natali al “bue muto” Tommaso D’Aquino e quindi al tomismo medievale.

Pur essendosi i più fermati ad Arce, un capannello sempre più corposo si è materializzato al binario che avevo curiosamente trovato deserto. La lezione smaliziata di regioni come l’Emilia Romagna sembra non aver ancora raggiunto il paese del frate domenicano (ma non solo), la cui amministrazione locale e i cui esercenti privati non hanno certamente colto nel migliore dei modi l’occasione offerta al territorio da questo frutto dell’associazionismo civile. Ciononostante Roccasecca mi ha offerto un’esperienza forse più autentica, “naturale”. Nei bambini galvanizzati dall’attesa della locomotiva che forse non avevano mai visto dal vivo rivedevo il me stesso di tanti anni prima, quando costringeva, invasato dal dàimon di una passione inspiegabile, il suo papà a portarlo alla stazione ferroviaria di Sora tutti i Lunedì, Mercoledì e Venerdì per guardare la partenza dei treni merci. Nelle giornate peggiori (per suo padre), quello strano bambino figlio degli anni ’80 arrivava a chiedere di inseguire le carrozze lungo la strada parallela alla ferrovia dotata di galleria, per lui pregna di un fascino irresistibile. Con la ratio di oggi non ho il coraggio di indagare se tutto ciò sottendesse spiegazioni freudiane o meno. Per me era tutto innocentemente bello.

Davanti alla sagoma scura che si disegnava sempre più nitida all’orizzonte, forse incantato quanto i più piccoli, mi è parso di tornare anche più indietro dell’infanzia, riavvolgendo il nastro di una vita che non avevo vissuto. La locomotiva a suon di fischi e fumate si affrettava sempre più, fino ad arrestarsi per esibirsi nel suo numero migliore: macchinisti fuori dal tempo sono balzati giù insieme a un babbo natale e sono stati pervasi da una nuvola bianca che non ho resistito dall’immortalare sul CCD montato nella fotocamera digitale del mio smartphone.

Nonostante non vi fossero molte prenotazioni per il viaggio di ritorno, molti sono stati i partecipanti entusiasti che, hanno acquistato il biglietto sul momento. Prima di ripartire, dopo il tempo di un breve pasto e di effettuare la manovra per invertire la posizione della locomotiva storica (la quale, come mi spiegavano i titolari dell’Agenzia di viaggi Macciocchi, principale punto di distribuzione per l’evento, ha bisogno di essere affiancata da una moderna locomotiva diesel per sopportare il carico ed è soggetta a costi molto elevati che solo il contributo degli sponsor ha permesso di coprire), mi sono arrampicato sino alla cabina, dove un barbuto giovane con accento marchigiano e un fazzoletto al collo, riempiva il forno di carbone con una lunga pala. Anche lui e i suoi gesti non potevano mancare nel mio “album d’epoca”.

Preso posto, poi, in una delle vetture con interno in legno, ero pronto per il viaggio atipico, da cui solo un consistente ritardo nella partenza mi ha per un po’ ricondotto alla contemporanea routine di pendolare moderno, ricordandomi la continuità della catena umana fissata nella costanza nel tempo di certi fenomeni che chi viaggia con frequenza conosce sin troppo bene.

I paesaggi che attraversavo nel mio ritorno ad Arce irrobustivano la sospensione dell’incredulità della narrazione che scivolava sulla strada ferrata, mentre i miei pensieri diventavano leggeri sino a galleggiare…

La stazione di Arce era gremitissima e tutto mi appariva ancora più surreale, simile all’accoglienza riservata a un convoglio che restituiva a madri, mogli, fidanzate, genitori e figli i propri cari di ritorno da una lunga guerra.

Tutto era stato molto breve invece per me, ma la durata che conservo nella memoria è quella di una piccola magia. Tornavo ai miei luoghi percependo viva soddisfazione nelle persone intorno a me e auspichiamo che il treno a vapore torni a regalarci altre giornate come questa. Sarebbe tuttavia opportuno che i Comuni aderenti ad eventi, come Il Treno a Vapore dei Presepi, importanti per un rilancio territoriale significativo, si impegnino di più attraverso l’iniziativa politica e la stessa mentalità commerciale dei privati, i quali avrebbero potuto in alcuni casi dare una risposta migliore portando un maggior indotto.

Un pieno plauso va invece agli organizzatori che sono stati meritatamente premiati da una consistente partecipazione da parte della comunità.

Il Presidente e co-fondatore del Comitato Salviamo la Ferrovia Avezzano-Roccasecca, Avv. Emilio Cancelli, ci ha gentilmente concesso qualche minuto…

Avvocato Cancelli, l’idea di costituire il Comitato nasce molto probabilmente dalla volontà di intervenire in controtendenza rispetto a un moto di involuzione politico e infrastrutturale che colpisce le zone del Basso Lazio e della Media Valle del Liri. C’era al di là di questo una passione per il mondo dei terni e delle ferrovie da parte sua?

Si. Coltivo la passione per tutto ciò che è ferroviario fin da quando sono bambino. Il classico bambino a cui, per fare un regalo gradito a Natale, puoi tranquillamente regalare un trenino senza sbagliare. Questa passione mi ha portato ad avere conoscenze un po più approfondite della materia ferroviaria (non certo a livello di un ingegnere), le quali nell’attività del comitato mi tornano sicuramente utili.

Quali sono state le maggiori difficoltà nella costituzione giuridica dell’Associazione  e nel trovare la forza sociale necessaria perché essa diventasse possibile (mi riferisco alla necessaria collaborazione dal basso di cui i soci fondatori hanno bisogno)?

La nostra associazione si basa sulla spinta di tutti i nostri associati ma anche e soprattutto su quella dei singoli cittadini i quali, pur senza associarsi, vedono in noi un punto di riferimento per il miglioramento dei servizi ferroviari sulla Avezzano Roccasecca. Mi preme ricordare infatti che lo scopo della nostra costituzione è dimostrare primariamente che la ferrovia Avezzano Roccasecca funziona sia come vettore di trasporto per tutti gli utenti delle Valli di Roveto e del Liri, sia come volano turistico per le stesse zone.

Dove avete reperito queste locomotive e queste carrozze storiche? Quali sono i costi medi per averle disponibili per un evento?

Le locomotive e le vetture usate per i treni storici appartengono alla Fondazione FS Italiane, diretta dall’Ing. Luigi Cantamessa, con la quale collaboriamo nella realizzazione di questi treni. In particolare, le carrozze e la locomotiva Diesel D345 appartengono al deposito di Sulmona, la locomotiva a vapore Gr 625 017 appartiene invece al Deposito di Roma Smistamento. Sui costi purtroppo non posso dare informazioni precise, per espresso vincolo contratuale con la Fondazione FS

Eventi dedicati al treno storico sono da qualche anno presenti in altre Regioni d’italia, dato l’alto numero di appassionati. Il Comitato di cui lei è Presidente e co-fondatore presenta una qualche specificità rispetto ai suoi competitors in termini di mission e di struttura o qualità delle iniziative?

L’Associazione che presiedo si pone, nell’ambito di quel turismo slow che le Istituzioni oggi sponsorizzano e che è degnamente rappresentato dai treni storici, nello stesso solco in cui si muovono tutte le altre associazioni, con il fine precipuo di sostenere la riscoperta del treno come mezzo di trasporto per un turismo finalmente sostenibile. Come ho già detto prima, però, il quid pluris rispetto alle altre associazioni è rappresentato dal fatto che il Comitato Interregionale Salviamo la Ferrovia Avezzano Roccasecca nasce per occuparsi dei treni ordinari (con tutti i risvolti relativi alla migliore tutela dell’utenza) perché, a differenza delle tante ferrovie turistiche, la Avezzano Roccasecca non  è chiusa al traffico ordinario.

Cosa è possibile fare per migliorare il coordinamento fra i Comuni toccati dalle singole iniziative per far sì che ci sia una risposta omogenea? In quest’ultimo evento, al di là della buona volontà e della professionalità mostrate degli organizzatori, si notava sicuramente una scarsa iniziativa da parte di alcuni centri toccati, pur trattandosi di territori con una grande storia alle spalle. È il segno che manca ancora, oltre che un’adeguata attenzione al settore turistico e alla cultura da parte della politica e della mentalità comune, anche una vero impulso imprenditoriale da parte dei privati e dei commercianti, a differenza di zone virtuose come la Romagna?

Il forte legame che ha stretto il territorio alla Avezzano Roccasecca, in questi ultimi anni (complice anche la politica nazionale e locale volta a favorire la gomma rispetto al ferro) si è affievolito. Non in maniera definitiva: noi ne siamo un simbolo, i Comuni dal canto loro non sono stati a guardare quando si parlava della chiusura, agendo uniti. Manca, come giustamente dici, una lungimiranza ed una unità tale da far sviluppare un discorso turistico, sia nel pubblico che nel privato. Allo stesso tempo, posso con orgoglio dire che l’orizzonte non è poi così nero, perché il successo dei tre treni storici finora realizzati ha risvegliato tanto la politica, che pian piano sta prendendo coscienza del fenomeno, quanto lo spirito imprenditoriale (con le relative possibilità di investimento) di qualche privato. La strada è ancora lunga da percorrere, ma ritengo che è stata imboccata quella giusta: occorre mettere da parte il campanilismo di ognuno ed insistere nelle riunioni congiunte dei vari Sindaci, per potere esprimere finalmente un punto unitario.

Sarebbe ipotizzabile il coinvolgimento del Comitato e del treno storico all’interno di un grande evento-contenitore progettato (intorno a temi culturali specifici) sul territorio? Per “grande evento-contenitore” intendo un progetto della statura di un festival o di un evento strutturato in un timing superiore alla singola giornata e con modulo ripetibile in edizioni future nel tempo…

In fondo è quello che auspichiamo: il treno come guest star di grandi eventi che si organizzano sul terrirorio. E, si badi bene, non solo il treno storico, ma anche il treno ordinario, con l’organizzazione di corse straordinarie ad hoc. Ad esempio, si guardi a cosa organizzano le Ferrovie del Sud Est per la festa della Taranta a Manduria: treni ogni ora o mezz’ora verso i grandi snodi del Salento (Lecce, Gallipoli, Martina Franca), fino a tarda notte. Traffico zero, treni stracolmi. Perché non pensare ad una cosa simile per un grande evento della nostra zona quale sono “le Antiche Rue” di Civitella Roveto????

È possibile, in un contesto come quello prospettato nella domanda precedente,  prevedere un’iniziativa che raggiunga la stazione di Cassino?

In ferrovia tutto ciò che si può realizzare lungo un binario è possibile…

Qual è la situazione attuale che vive la ferrovia Avezzano-Roccasecca dopo la riapertura del 2014? La chiusura è per ora realmente scongiurata?

Ad oggi la linea è percorsa da 16 treni, alcuni dei quali limitati al solo tratto Avezzano Sora. Ad oggi il rischio di chiusura è scongiurato, ma occorre rivisitare gli orari al fine di assecondare le richieste dell’utenza e attuare finalmente una vera integrazione ferro-gomma, in cui la seconda sia asservita al primo e non ad esso sovrapposta (come purtroppo oggi ancora accade, in talune fasce orarie) . Noi ci stiamo provando, cercando di pressare le Regioni a stimolare le necessarie modifiche. Non è impresa facile, ma non impossibile.

Il collegamento diretto con Roma sembra destinato a restare nostalgia proibita?

Il collegamento Sora Roma è un sogno realizzabile, se a volerlo sono prima di tutto i cittadini. Le difficoltà tecniche che oggi ci vengono frapposte (soprattutto la saturazione del nodo di Roma) sono pur sempre superabili quando c’è la volontà di superarli

L’associazionismo e l’iniziativa privata possono contribuire significativamente a sollecitare la politica in relazione alle sue mancanze e ad accelerare processi di consapevolezza etica e civile delle comunità in cui coordinano la propria azione?

Sono convinto che La politica è lo specchio della società che rappresenta e che per questo recepisce, forse non troppo velocemente, le istanze che vengono dal basso. Per questo ritengo, anche alla luce della esperienza maturata in questi anni, che l’associazionismo e l’iniziativa privata siano un ottimo pungolo per stimolare l’attività politica.

Progetti futuri?

Guardiamo sempre ai due fronti: servizio ordinario e turismo. Sotto il primo aspetto, continueremo la nostra azione affinché il servizio di trasporto migliori. Sotto il secondo profilo, stiamo approntando un calendario di treni storici per il 2016, oltre ad un progetto (che coinvolgerà le scolaresche delle nostre zone) destinato a sviluppare nelle nuove generazioni una maggiore consapevolezza  della storia e della cultura ferroviaria.

Ringraziamo l’Avv. Emilio Cancelli per la cortese disponibilità dimostrata ai lettori di MyWhere.

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Stefano Maria Pantano

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