L’italiano, questo sconosciuto?

L’italiano, questo sconosciuto?

La catena di distribuzione Debenhams del Regno Unito (oltre 160 grandi magazzini tra Regno Unito, Irlanda, Danimarca), ha deciso di eliminare nei coffee shop i tipici termini derivanti dall’italiano per il cappuccino, espresso e tutti i suoi derivati: tutto verrà tradotto in “inglese della Regina”, senza contaminazioni estere (notizia tratta dal Corriere della Sera – 1 novembre u.s.).

Se imparassimo a difendere la nostra splendida lingua con altrettanta veemenza, sarebbe meraviglioso, stupefacente!

La lingua parlata è dinamica, muta in continuazione; nella sua trasformazione ha una notevole importanza la migrazione dei popoli che spostandosi da un territorio ad un altro portano nel luogo in cui si insediano una nuova lingua che si mescola con la lingua dei residenti.

Luigi Settembrini (Napoli 17 aprile 1813-4 novembre 1876 – Scrittore e patriota italiano), ricordava l’importanza della lingua nell’identità e nella coesione di un popolo con questa frase: «Voi sapete che, quando un popolo ha perduto patria e libertà e va disperso pel mondo, la lingua gli tiene luogo di patria e di tutto…».

Istruzione e scuola sono i due concetti chiave. Se nel dopoguerra, fino agli anni Novanta, il livello di scolarità è cresciuto fino a una media di dodici anni di frequenza scolastica per ogni cittadino, oggi si registra, con il record di abbandoni scolastici, un incremento pauroso del cosiddetto analfabetismo di ritorno, favorito anche dalla dipendenza televisiva e tecnologica.

La conoscenza delle strutture grammaticali e sintattiche è pressoché assente persino presso gli studenti universitari, che per quanto riguarda le competenze linguistiche si collocano ai gradini più bassi delle classifiche europee.

La comprensione della lingua madre è il fondamento per lo studio delle altre discipline scolastiche, così come è alla base della capacità di orientarsi nella società e di farsi valere nel mondo del lavoro.

In un contesto in cui l’insegnamento dell’italiano nelle scuole soccombe all’anglofilia diffusa e la lettura, sul piano sociale, è nettamente sacrificata rispetto all’approccio visivo, implicando vere mutazioni introspettive e conoscitive, la nostra lingua rischia di scomparire.

Capita molto di rado di riflettere sulle parole per mezzo delle quali ci esprimiamo, raccontiamo, descriviamo. Eppure sono lo specchio della nostra mente, del mondo così come la nostra mente lo concepisce e lo rappresenta. Si può affermare che le cose affiorano alla nostra coscienza e diventano realtà definite quando diamo loro un nome. Scoprire il nesso, la motivazione che lega le cose ai loro nomi equivale a render chiara la nostra rappresentazione del mondo e l’etimologia è la chiave che apre i segreti più o meno riposti della nostra mentalità. Le lingue sono diverse perché prodotto di culture e mentalità differenti, un’indagine etimologica permette di raccontare, descrivere e dare quindi un’immagine definita della nostra specificità culturale.

Perché non smettiamo di usare tutti gli inglesismi, sia nella parola scritta che verbale, riscoprendo la ricchezza di lemmi (parole) della nostra lingua. È un valido suggerimento anche per la Ministra Fornero che usa “choosy” anziché “altamente selettivo, molto attenti nella scelta”, poi tradotto dai nostri giornalisti in “schizzinoso” (sappiamo che è còlta!).

È più veloce scrivere e-book che libro elettronico, ma, scrivendo in italiano riusciremo, forse, a farci comprendere anche da quella parte di popolazione meno scolarizzata.

I congiuntivi questi sconosciuti.

Congiuntivo: modo del verbo indicante in italiano la possibilità, la volontà, o la irrealtà. Es.: sia come sia intendo partire; che se ne vada pure; non so chi sia. (Devoto-Oli).

Troppi tendono a sostituire il congiuntivo con l’indicativo presente.

Per esempio: Penso che tu sia molto intelligente. Non: penso che tu sei molto intelligente.

Usare l’indicativo presente non rende il tuo dire più vero, è solo grammaticalmente scorretto!

Il linguaggio degli sms è sicuramente, in parte, responsabile della cattiva qualità dell’italiano, sia a livello di comprensione che di produzione linguistica; certamente è causa, oltremodo, dell’impoverimento concettuale considerando il legame tra linguaggio e pensiero.
L’unica regola prevista dagli sms è la velocità di scrittura.

Ecco alcuni acronimi (abbreviazioni) usati negli sms:
Ki: chi
tvb: ti voglio bene
x’: perché
grz: grazie
prg: prego

La vita è frenetica, ma, almeno nella scrittura di un testo vogliamo preservare l’interezza delle parole, al contrario, finiremo per parlarci con gli acronimi!

Anna Serini
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2 Responses to "L’italiano, questo sconosciuto?"

  1. Lamberto Cantoni
    Lamberto   18 Novembre 2012 at 15:58

    Complimenti per l’articolo. Mi piace l’idea che ci sia spazio nel web per riflessioni sul linguaggio che l’immediatezza comunicativa dei giovani sta sperimentando.
    Per ora si tratta di semplificazioni che fanno pensare ad una diffusione endemica di babbei. Vediamo dove ci porterà.
    E’ altresì vero che nel nostro Paese da operetta non dedichiamo sufficienti energie alla manutenzione della lingua.
    Non mi spaventano le contaminazioni con altre lingue. I fondamentalisti del linguaggio sono utili solo se la lingua si muove: ci ricordano le profondità che non potremmo raggiungere, l’eleganza perduta etc.
    Ma il linguaggio ha senso in relazione ai fatti che conferiscono ad esso efficacia, pertinenza e senso. Se il mondo cambia e noi di conserva mutiamo con esso, mi pare utile ogni tanto cambiare le lenti con le quali lo rappresentiamo alla coscienza.

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  2. Anna   20 Novembre 2012 at 22:18

    Grazie per i complimenti. Ho sorriso leggendo babbei, nel linguaggio di oggi lo traduciamo in coglioni, converrà che l’eleganza del primo cozza con la grossolanità del secondo.
    Come pretendere dai “burattinai” di questo povero Paese, un tempo culla della cultura, che lo stesso rigore, la medesima risolutezza utilizzate per lo spread., siano rivolti alla formazione intellettuale.
    Da sempre l’ignoranza del popolo rende forte i potenti.

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