Tecnologia mobile associata ad un trattamento tradizionale di psicoterapia?
Le nuove tecnologie online certamente rendono possibile mettere in rete questa nuova forma di assistenza. Esistono cioè software e App progettati per intervenire telematicamente su quelle persone che vogliono modificare i propri atteggiamenti e comportamenti e anche per chi soffre di disturbi come depressione e ansia sostituendo o integrando l’approccio relazionale ritenuto da sempre necessario, (peraltro giustamente) basato sul rapporto personale tra specialista e paziente. Il mercato ovviamente è molto interessante dal punto di vista economico dal momento che viviamo nell’era App, o per meglio dire, facciamo tutti parte della Generazione App. Ma queste App sono affidabili ?
Noi di MyWhere cerchiamo di fare il punto e di ragionare sull’efficacia di queste terapie. Prima di tutto è bene sapere che la psicoterapia online in Italia non è ancora consentita dalla legge, è per il momento solo possibile richiedere una consulenza online. Un altro aspetto molto evidente è che la psicoterapia online è un universo ancora tutto da passare sotto i riflettori della ricerca.
Fatte queste opportune premesse (la mancanza di regole stabilite non è un problema da poco in materia terapeutica) quali sono i campi in cui queste nuove tecnologie sembrano più vocate?
Meglio lasciar stare le patologie più gravi come le depressioni gravi e le psicosi; meglio invece utilizzarle per gli stati ansiosi, per affrontare un trauma o nel trattamento delle fobie o depressioni lievi, tanto per essere chiari.
In letteratura non mancano alcuni studi, effettuati specialmente all’estero, che indicano che in alcuni gruppi di pazienti la terapia online è stata efficace anche di più della terapia tradizionale.
In America, ad esempio, uno studio ha messo a confronto l’efficacia della terapia farmacologica antidepressiva con quella di una psicoterapia che si avvaleva dell’utilizzo di specifiche applicazioni per smartphone. I risultati sono stati incoraggianti. Ad esempio con l’utilizzo per 9 settimane della Kokoro-App (questo il nome dell’applicazione), associata alla terapia tradizionale, i pazienti avrebbero ottenuto risultati migliori nella cura della depressione.
Per fortuna molte di queste nuove App sono opportunamente basate sui principi della psicoterapia cognitivo-comportamentale e affrontano i più disparati argomenti, dalla genitorialità, all’ansia, dalle fobie agli aspetti legati alla sessualità. Si tratta in questi casi di un uso particolare della psicoterapia rivolto specialmente ad identificare modi distorti di pensare, convinzioni irrazionali e ad elaborare strategie per modificare comportamenti disadattativi.
Tra le App più ricercate troviamo Ipsicologo, che pur affrontando molti disturbi, ha concentrato i propri sforzi su depressione e ansia, e offre un programma di aiuto di tipo cognitivo-comportamentale, con saggi e relativi eBook. Altre App create e che vanno per la maggiore si chiamano “Se…sso sul sesso”, “Informansia” e “Genitori si diventa” e affrontano rispettivamente i temi della sessualità, dei disturbi d’ansia e della genitorialità.
Segnaliamo inoltre Dr.Freud App lanciata recentemente da una giovane studentessa italiana, Giorgia Bondanini. L’App si propone di sopperire alle difficoltà di inserimento di giovani psicoterapisti sul mercato. Il principio è quello di uno spazio interattivo a due accessi, un accesso riservato ai terapeuti, per farsi conoscere nel mercato di internet, e l’altro rivolto ai pazienti, per facilitare la ricerca del terapeuta più conforme ai propri bisogni.
Conclusioni? Queste App, se usate con i dovuti paletti e per problematiche di lieve entità e se impostate sull’approccio cognitivo-comportamentale, possono essere utili specialmente per quei pazienti che difficilmente ricorrono per vari condizionamenti, non solo economici, alla psicoterapia tradizionale.
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