350 anni di creatività per l’Accademia di Francia a Roma

350 anni di creatività per l’Accademia di Francia a Roma

ROMA – A distanza di 350 anni dalla fondazione dell’Accademia di Francia, la mostra presso Villa Medici, vuole ripercorrere, attraverso circa cento opere di borsisti e pensionnaires, il grande ruolo che l’istituzione ebbe non solo nella formazione dei giovani artisti ma anche nel contesto romano, di cui, inevitabilmente, divenne parte.

Dalla congiunta volontà di Colbert e Luigi XIV, l’istituzione accademica francese nacque nel 1666 per ospitare i borsisti e i vincitori del Prix de Rome, ai quali, avendo dimostrato la loro superiorità, era concessa la possibilità di completare la propria formazione a Roma, città che più di tutte incarnava l’ideale classico di perfezione e armonia, elementi cardine dell’arte più nobile.

Nel percorso espositivo, curato dal responsabile del dipartimento di Storia dell’arte Jérôme Delaplanche, troviamo in particolar modo disegni, con l’intento di delineare gli ambiti in cui si muoveva l’istruzione accademica.
Giunti a Roma, gli artisti erano principalmente dediti allo studio delle opere antiche, di fronte alle quali si ponevano nell’esercizio di copia dal vero: marmi, busti, sculture e fregi erano i soggetti più ambiti per la realizzazione di copie che venivano poi spedite in patria, in misura sempre maggiore, per ornare la Reggia di Versailles. Tra i disegni esposti, quelli del primo direttore Charles Errard (1606-1689), che riproduce il Laocoonte, il sarcofago di Cecilia Metella e alcuni dettagli dei vasi medicei.

Era ritenuta prassi fondamentale anche la copia dal modello vivo, il cosiddetto “nudo accademico”, considerato il migliore esercizio di apprendimento del disegno. Tra i pregiati fogli in mostra troviamo quelli di Carle van Loo (1705-1765), Joseph Benoit Suvée (1743-1803) ed Andrè Vincent (1746-1816); i modelli maschili, in pose che prevedono la torsione del busto o l’esercizio di forza tramite il tiraggio di corde, sono riprodotti dagli artisti con una perizia tale da far avvertire la tensione muscolare esercitata e il movimento bloccato nella posa, dagli artisti poi immortalato. Anche nella scultura dello Scorticato di Jean-Antoine Houdon (1741-1828), l’artista riesce nella sua prova plastica a rendere visibile la forza e il vigore nella resa anatomica dei fasci muscolari.

Un altro importante insegnamento in Accademia era lo studio della storia. Accanto alla tecnica, era ritenuto di fondamentale importanza il contenuto che doveva esprimere dignità e valori consoni ad un’arte colta, degna dell’Istituzione e della propria patria.

Curiosa la notizia dell’esistenza di una regola, prevista dal Regolamento del 1666, secondo la quale, un borsista quotidianamente era scelto per la lettura di un passo storico durante i pasti, da cui poi si traeva spunto per la produzione artistica. In mostra troviamo la Morte di Catone di Andrè Vincent e il Ritrovamento di Romolo e Remo di Francois de Troy (1645-1730): due esempi, tra i tanti, di come la Storia e la storiografia di Roma ebbero un ruolo importante nell’immaginario produttivo degli artisti.

In Francia, prima della partenza, i giovani studiavano l’arte classica, dall’ideale antico a quello riproposto in primis da Raffaello; ma, giunti a Roma, dovevano confrontarsi con una realtà che spesso non corrispondeva ai loro ideali. I reperti classici tanto ambiti appaiono come rovine, immersi in paesaggi quasi pittoreschi, caricandosi di sentimenti che esploderanno poi nel romanticismo ottocentesco.
Così le rovine classiche vengono contemplate insieme a piccole figure che popolano ed animano quelle vestigia, divenendo insieme a loro testimoni di una bellezza resa eterna. Disegni e schizzi ritraggono giovani artisti in contemplazione, ad esempio, della statua equestre del Marco Aurelio o di fronte al Palatino; oltre che nel contesto cittadino, l’apprendimento avveniva anche nei musei, primi fra tutti i Capitolini o presso Ville e giardini privati. Talvolta si usciva anche da Roma, come è evidente dal disegno della Grande Cascata di Tivoli di Jean-Honoré Fragonard (1732-1806).

Accanto alle opere dei pensionnaires meno famosi ecco apparire quelle di Ingres (La schiava) o David che in un disegno fortemente chiaroscurato con lumeggiature a tempera bianca, riproduce un fregio antico con la Morte di un eroe.

Fondamentale fu il cambiamento di sede che investì l’istituzione. Da Palazzo Mancini, in via del Corso, nel 1803, per volere di Napoleone, l’istituzione si spostò presso Villa Medici, sulla collina del Pincio; all’epoca in rovina ma in una posizione molto importante. In mostra le piante e le sezioni acquarellate dell’edificio che, attraverso tagli e scorci obliqui, riescono a mostrare gli interni e la collocazione delle opere nelle stanze.
In seguito al trasferimento si avvertì la necessità di una riforma con un aggiornamento degli insegnamenti: fu introdotta la musica, e, custoditi all’interno di teche in vetro, sono visibili alcuni spartiti musicali e schizzi di Claude Debussy.

L’aggiornamento rivestirà anche la produzione artistica: originalità ed eclettismo sembrano essere le parole chiave: in cima alla scalinata che introduce all’ultima sezione l’Eros e Afrodite di Edouard Toudouze (1848-1907) con le insolite figure di Amore bendato e Venere distesa su di una consiglia ricoperta da pelle di leopardo, trainata da farfalle blu giganti.

Infine, in una piccola sala è proiettato il video di Justine Emard, giovane artista francese, in cui si presenta, attraverso immagini e suoni, quanto prodotto negli ultimi anni dai borsisti, proponendo l’immagine dell’atelier come tema conduttore.

Una ricca programmazione ruota intorno alla mostra con altre due esposizioni, all’Accademia Nazionale di San Luca e all’Accademia di Belle Arti di Roma, nel tentativo di ricostruire il tessuto istituzionale in cui operò l’Accademia francese ed i suoi rapporti con le due istituzioni romane.
Dall’11 al 13 gennaio 2017 un convegno internazionale sulla storia e gli esiti delle Accademie consentirà di approfondire ulteriormente il ruolo delle singole istituzioni e dei loro reciproci rapporti.

350 anni di creatività.
Accademia di Francia a Roma – Villa Medici
14 ottobre 2016 – 15 gennaio 2017
da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle 18.30).
chiuso il lunedì.
Per maggiori informazioni visitare il sito dell’Accademia di Franci a Roma.

Giulia Chellini

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