FROSINONE – È terminato sabato 4 agosto l’Open Day estivo con cui si è celebrato il decennale degli scavi archeologici nella città romana di Aquinum, a Castrocielo. Dieci giorni di eventi gratuiti, con rievocazioni storiche, visite guidate, concerti e spettacoli teatrali. Grande successo, nella serata conclusiva, per la pièce Passione e potere nell’Impero, scritta e diretta da Riccardo Leonelli
Le memorie di ogni imperatore sono solo un enorme cimitero di ruderi e di lacrime, verso cui avanzo col mio corpo ancora vivo. Così, inquieto e melanconico, dibattendosi tra le ombre perdute della verde età e un gigantesco nulla davanti a sé, l’imperatore Adriano parlava come sospeso tra due mondi, dalla leggera altura del teatro romano. Qualche metero più in basso, centinaia di spettatori avevano inconsapevolmente compiuto poco prima un cammino stranamente preparatorio, attraversando il terreno umido senza essere minacciati direttamente dalla pioggia, circondati da rovine mute da millenni ma ancora eloquentissime, mentre la luce dell’imbrunire non aveva ancora ceduto il passo alla sera. La storia di Adriano s’intreccia, nello spettacolo Passione e potere nell’Impero, a cura dell’Associazione Teatro Acciaio, con quelle di altre grandi personalità storiche del mondo romano vissute a cavallo tra il I sec. a.C. e il II sec. d.C.: Marco Antonio, Cleopatra e l’imperatore Caligola. Sulla scorta di un’ineludibile tradizione letteraria segnata da Shakespeare, Yourcenar e Camus, Riccardo Leonelli mette il suo ingegno di attore e drammaturgo al servizio di decenni di storia antica che si fanno spettacolo. Difficile immaginare come di fronte alle spesso ardite licenze dell’arte possa porsi la scienza dura del Prof. Giuseppe Ceraudo, direttore della lunga campagna di scavi ancora in corso nell’area archeologica di Aquinum.
Se la testimonianza severa e tangibile degli avanzi archeologici e dei documenti scritti ci aiuta nel momento filologico dell’indagine storiografica, il volo pindarico della letteratura e del teatro allenta il rigore in favore di quel momento filosofico capace di parlarci da vicino per guardare con noi verso il divenire storico. In un’atmosfera sospesa e carica di tensione, compaiono all’orizzonte delle figure svegliatesi da un lontano passato. Una di queste veste in abiti candidi, con accessori dorati a fasciarle la vita e a incorniciarle la chioma corvina. Si tratta sicuramente della regina d’Egitto, accompagnata da tre ancelle, a cui si unisce presto un romano vestito da condottiero. Dopo pochi minuti, capiamo che i rovesci della guerra sono solo una cornice in cui il vero tema collante della storia è rappresentato dalle passioni umane, che denudano anche regine e imperatori di fronte alle proprie miserie. Le narrazioni, portate avanti in sequenze, si avvicendano legandosi in maniera efficace intorno al filo conduttore, con momenti intensi, toccanti e carichi di drammaticità. In special modo le scene che vedono protagonisti Stefano de Majo nei panni di Adriano, raffinato imperatore antonino influenzato da una robusta formazione greca e animato da grande sensibilità artistica e letteraria, e Riccardo Leonelli in quelli del folle sovrano della dinastia giulio-claudia, sono le più felici dal punto di vista drammaturgico e recitativo. L’Adriano di de Majo è pienamente in grado di restituirci la complessa personalità romanzata dalla scrittrice francese. Al vero della storia, l’imperatore, anziano e minato nella salute, consegnò invece i versi-testamento di una vita, in cui il ricordo sempre vivido dell’amore per il giovane Antinoo si abbandona a visioni nefaste:
Animula vagula, blandula,
hospes comesque corporis
quae nunc abibis in loca
pallidula, rigida, nudula,
nec, ut soles, dabis iocos.
Di una passione ben più nefasta ed ebbra di potere misto a noia patrizia è invece protagonista Caligola, prigioniero, nella sua versione di personaggio letterario, dell’amore incestuoso per la sorella Drusilla che, come le ombre che tormentano Adriano, si riflettono sul presente dallo specchio che irride la mente dei protagonisti sulla scena. Ben riusciti gli accessi di eccentricità dell’imperatore nel coinvolgere attivamente il pubblico, prima di giungere alla tragedia finale che si consuma inghiottendolo insieme alla sposa Cesonia. Le tre storie si riuniscono infine chiudendo il cerchio di senso, dove la solitudine dell’uomo di ogni tempo resta l’unica presenza dopo le illusioni di amore e potere che hanno fatto cadere i padroni del mondo di ieri, entrati nella morte ad occhi aperti per rivivere in una grande serata di spettacolo.
Ad esprimere, durante i saluti finali, la sua soddisfazione per la riuscita della manifestazione, incerta sino all’ultimo per le condizioni meteorologiche, il Sindaco di Castrocielo, Prof. Filippo Materiale:
Occorre proseguire in questa direzione di valorizzazione del nostro territorio per quello che è e che è stato in passato. Siamo a pochi passi dalla Via Latina, grande arteria che collegava Roma con il Sud. Aquinum è una grandissima città romana in cui, oltre al teatro in cui ci troviamo, è presente un grande anfiteatro a pochi passi da qui, che pure meriterebbe di essere riscoperto. Da parte mia non posso che ribadire l’impegno di tutta l’Amministrazione comunale, che ho l’onore di guidare e che questa sera è presente al completo.
All’intervento del Sindaco si è unito quello del Prof. Ceraudo, che ha ringraziato l’Amministrazione comunale per i risultati che si sono potuti ottenere nei dieci anni di campagne di scavi in loco:
Noi ci stiamo occupando dell’edificio termale e l’aver acquisito anche i resti dell’edificio absidato e del teatro ci mette di fronte a nuove realtà. Credevamo molto nella riuscita della manifestazione di oggi che ha trovato conferma nelle alcune centinaia di persone presenti oggi.
Un grande plauso è arrivato infine dal Sindaco Materiale, dal Direttore degli scavi archeologici e dal pubblico, al cast di attori guidato da Riccardo Leonelli, che ha raccolto con favore l’invito per nuove collaborazioni in progetti artistici da realizzare nell’area archeologica di Aquinum.
Al termine della serata, abbiamo potuto parlare di questo emozionante lavoro drammaturgico con il Maestro Leonelli.
“Passione e potere nell’Impero” è andato in scena oggi nell’area archeologica di Aquinum per celebrare i dieci anni dall’apertura degli scavi. È stato scritto appositamente per questa occasione?
Per quello che riguarda l’area archeologica di Aquinum, mi è stato chiesto dal Sindaco Prof. Materiale e dal Prof. Ceraudo di portare uno spettacolo a tema sull’antica Roma. Abbiamo allora deciso di proporre questo lavoro, che avevamo già deciso di inserire in una rassegna di quattro spettacoli al teatro romano di Carsulae, a Terni, dove ha poi registrato il tutto esaurito. Sono felice che l’accoglienza del pubblico sia stata ottima anche qui a Castrocielo, dove ci hanno accompagnato anche le condizioni meteorologiche, incerte sino all’ultimo. Lo scenario, come avete potuto vedere, è già di per sé bellissimo e me ne convinsi in fase di sopralluogo. Per la realizzazione dello spettacolo abbiamo scelto proprio il teatro, ribaltando però la funzione degli spazi deputati. Il pubblico è stato infatti accolto nella scena, mentre gli attori hanno recitato poco oltre quella che era la cavea.
Oltre alla location e ai costumi che rappresentano il guscio esterno della cornice storica, sei riuscito a condensare nella scrittura drammaturgica quella sintesi di religio e pragmatismo romano che caratterizzava la vita quotidiana e politica del mondo antico. Si riflette molto, sulla scorta di autori come Shakespeare e Margherite Yourcenar, sul senso della vita, la durata delle cose e la tensione tra il desiderio dell’uomo di lasciare una traccia nella storia e l’ineluttabilità della morte, che non risparmia regine e imperatori. Le diverse vicende di varie epoche sembrano infine convergere per abbattere i muri del tempo e parlare all’uomo di oggi e forse di domani. Quali sono stati i nodi concettuali che ti hanno fatto da bussola nel trattare un arco storico tanto ampio e pieno di riferimenti letterari dall’antichità ai nostri giorni?
Nel caso di “Caligola”, di Camus, troviamo la vicenda incestuosa tra l’imperatore e la sorella Drusilla, morta ventenne. Un amore drammatico, non corrisposto, che per noia si trasforma in un femminicidio. C’è stata così da parte mia anche la volontà di attualizzare il più possibile con dei temi classici delle situazioni che possono essere riportate al giorno d’oggi. Ecco allora che parliamo della follia di un uomo che per amore della sorella scomparsa arriva a distruggere anche il legame con la legittima compagna e alla tragedia. Tutto questo per un micidiale mix di noia e delirio di potere. Proprio il legame pericoloso tra passioni e potere, che dà il titolo allo spettacolo, è il filo rosso che tiene insieme le storie che raccontiamo e le miserie umane che ne scaturiscono. In questo caso riproponiamo in scena il falso storico di alcuni avvenimenti così come sono stati rivisitati dai grandi autori come Camus, come si vede nell’uccisione di Cesonia. In realtà, come sappiamo, fu quest’ultima ad essere responsabile della fine di Caligola, insieme ai senatori che ordirono la congiura in cui morirono anche la figlia Giulia e la stessa Cesonia. Il filosofo francese ha voluto però sottolineare l’elemento del potere, che finisce per fagocitare tutto ciò che lo circonda e se stesso. Nel quadro su Antonio e Cleopatra, il condottiero romano sceglie l’amore per la regina d’Egitto a dispetto dei suoi doveri di triumviro a Roma. Il resto è storia, perché Ottaviano si liberò di Lepido per poi muovere guerra contro Antonio e metterlo alle strette. Nelle geniali scene di Shakespeare si vede molto bene il conflitto di Antonio, che resta schiacciato tra le ragioni della politica e quelle della passione, rappresentata dalla fortissima personalità di Cleopatra. Il terzo amore è quello omosessuale di Adriano per Antinoo ed è fra tutti quello meno nefasto, perché è l’unico che non porta all’annientamento di tutti i soggetti coinvolti. Nelle note di regia scrivo infatti che al centro del lavoro c’è il potere che si lega all’eros distruttivo, più che alla pietas o all’amore inteso nell’accezione cristiana che arriverà dopo.
Il sacrificio della verità storica sull’altare della drammaturgia è frequente e avviene anche in molte sceneggiature di film hollywoodiani di successo, come ne “Il gladiatore”, dove peraltro la verità intorno alla morte di Commodo è stata più rocambolesca delle scene ambientate nel Colosseo, con tanto di avvelenamento e colluttazione nella latrina dell’imperatore. Ci sono motivi per cui da attore senti il bisogno di raccontare storie come quelle di “Passione e potere nell’Impero”?
A me piace raccontare storie interessanti in generale, non ho un interesse particolare verso il tema storico o altro. Quando ci sono dei temi forti in gioco e i personaggi scritti dagli autori hanno delle cose importanti da dire, quello è per me un lavoro da affrontare. Devo essere colpito da qualcosa all’interno della storia. In questo caso ci sono degli elementi di grande attualità.
Riattivare la fruizione di aree che testimoniano il lontano passato attraverso eventi culturali e d’intrattenimento può avere la duplice funzione di generare profitto economico e di rieducare la popolazione al contatto con la propria storia, con il proprio patrimonio artistico e la propria identità, se pensiamo al fato che il mondo romano è stato il primo ad essere realmente multietnico con dei modelli di convivenza efficace fra i popoli. Quanto credi che sia utile questo genere di teatro, che rende al meglio se messo in scena in luoghi particolari come le aree archeologiche di cui è ricco il territorio italiano?
C’è un’infinità di ragioni per cui un teatro di questo tipo è utile, incluse quelle che hai appena esposto. La gente oggi frequenta i teatri abbastanza poco e vedere uno spettacolo in un luogo in cui non ci si aspetterebbe, ma dove magari in molti sono portati ad andare grazie alla bella stagione o perché si intercettano anche i visitatori dei musei della zona, che vengono a curiosare, è una cosa molto positiva. Far vivere questo posto splendido è paradossalmente più facile che riempire un teatro, come si fa con una scatola nera vuota in cui inserire delle scenografie. Aree archeologiche come quella di Aquinum rappresentano già di per sé uno spettacolo e farle rivivere nel loro contesto originario di 2000 anni fa e una delle cose più straordinarie che si possano fare, come gli spettacoli a tema religioso che vengono allestiti nei chiostri abbaziali o nelle chiese, le farse medievali o rinascimentali nelle piazze… Tanti luoghi, soprattutto d’estate, possono diventare dei teatri se si lavora con impegno e nelle modalità giuste.
Proprio in questi giorni si parla del superamento (molto contestato) dell’iniziativa delle domeniche gratuite al museo, che hanno avuto un significato in una fase di rilancio del patrimonio culturale. Oggi il pubblico ha potuto godere di uno spettacolo di professionisti in modo totalmente gratuito. Credi che in generale gli spettatori debbano tornare a pagare sempre per apprezzare appieno quello che vedono e perché si torni a dare al mestiere dell’attore il ruolo sociale che merita?
Dipende dalle circostanze. In questo caso c’è stato un grosso contributo da parte del Comune di Castrocielo e quindi lo spettacolo è stato gratuito per il pubblico. In altre situazioni è necessario che vi sia un biglietto d’ingresso. Che la gente paghi per vedere le cose belle credo sia giusto. Le iniziative gratuite hanno il pregio di far conoscere determinate cose a quante più persone possibile, in modo tale che ritornino nel tempo comprendendone il valore e quindi pagando perché questo venga conservato al meglio per le generazioni future. I nostri governanti hanno il compito di risvegliare le coscienze della popolazione con delle strategie mirate ed efficaci, ma occorre tempo se ad esempio la televisione degli ultimi 30 anni ha abituato la gente a vedere determinati programmi scadenti e a considerarli interessanti o piacevoli.
“Passione e potere nell’Impero” è la tua prima prova di autore e regista?
No, scrivo testi teatrali già da tanti anni. Domani sarò in scena a Terni con “Hot-hello”, che è una mia drammaturgia originale in chiave comica sull’opera di Shakespeare.
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