Biennale d’Arte, che tu possa vivere in tempi interessanti

Biennale d’Arte, che tu possa vivere in tempi interessanti

VENEZIA – Biennale d’arte,  edizione 58. Una vocazione all’arte, tipicamente italiana, che deve diventare sempre più un tesoro da difendere, valorizzare così da sviluppare come vero settore trainante e portante per una delicatissima città unica al mondo.

Geniale e lungimirante invenzione l’Esposizione internazionale d’arte di Venezia, creata nel 1895 da un piccolo gruppo di politici colti, illuminati e progressisti, come proprio non se ne vedono più, che vollero ogni due anni ospitare ai Giardini del sestiere Castello l’arte contemporanea espressa dalle singole nazioni, che a loro volta nel corso degli anni si costruirono i propri padiglioni espositivi, anch’essi espressione della più moderna architettura. La Biennale di Venezia è prima di tutto Arte, poi diventerà anche Cinema, e poi Architettura e da ultimo Danza, Musica e Teatro. Un successo di griffe che dura da 58 edizioni e che difende ogni volta gagliardamente il suo primato dagli innumerevoli e agguerritissimi attacchi di altre iniziative nate sul suo cliché in giro per il mondo.

Ogni Biennale dagli anni ’60 in poi è affidata ad un critico che cura la mostra che fa da spina dorsale: quest’anno è stato chiamato il direttore della Hayward Gallery di Londra, Ralph Rugoff che scelto il titolo riassuntivo May you live in interesting times. Si tratta di un vecchio motto britannico che si rifà ad una presunta maledizione cinese che considerava tempi fortunati quelli veramente noiosi. Interessante sta qui per difficile e anche minaccioso. “Molte delle opere esposte affrontano le tematiche contemporanee più preoccupanti, dai cambiamenti climatici, alla rinascita dei nazionalismi, all’impatto pervasivo dei social media, alla crescente diseguaglianza economica. La produzione artistica ci invita a prendere in considerazione punti di vista poco familiari, suggerendo altri collegamenti che portano a significati alternativi”.

58′ BIENNALE D’ARTE DI VENEZIA: IL MEGLIO

biennale d'arte

Una mostra quindi molto aperta al sociale, all’esaltazione delle contraddizioni della società, alla relazione che si instaurano tra loro e alla loro analisi. Nel Padiglione centrale dei Giardini e alle Corderie dell’Arsenale vediamo il lavoro di artisti che mettono in discussione le categorie di pensiero esistenti e ci aprono a una nuova lettura di oggetti e immagini, gesti e situazioni. Come il robot programmato dal duo cinese Sun Yuan e Peng Yu che col suo braccio meccanico cerca inutilmente di contenere un liquido denso e cupo (sangue?) che fuoriesce dalla sua base stessa. Dentro la sua gabbia l’automa si muove in modo animalesco lanciando versi strazianti e paurosi. Un vero supplizio di Tantalo. Come non umanizzare questo frustrante scenario così disturbante?

E come Barca Nostra, all’Arsenale il relitto di una grande nave da pesca che affondò nel Mediterraneo nel 2015, uccidendo più di 700 migranti rimasti intrappolati nella stiva, si staglia al cielo e incombe addosso come un terribile monumento. La tragedia – uno dei più mortali naufragi – è stato ricordato dall’artista svizzero Christoph Büchel, che mette a fuoco la nostra responsabilità collettiva con questo simbolo della tragedia umana.

Jimmie Durham, americano del 1940, ha ricevuto il Leone d’Oro alla carriera. All’Arsenale espone i suoi Mammiferi più grandi d’Europa, un’inquietante rappresentazione di animali a grandezza naturale creati come una sorta di collage scultoreo, modellati combinando parti di mobili casalinghi, materiali industriali, cavi, tubi, giunti, legname, vestiti e panni usati con ossa di animali, fino ad arrivare ad un groviglio poetico molto espressivo che sfida la separazione tra uomo e natura.

Gioca con l’idea di arte come merce, merce pesante, l’artista e performer ucraina Zhanna Kadyrova che è presente sia all’arsenale che ai Giardini. Il suo Market è una vera bancarella alimentare attrezzata per la vendita ambulante, però la merce, frutta e verdura, salami e pane, sono realizzati in cemento e pietre, un mosaico di piastrelle: ne risulta un coloratissimo incontro tra Costruttivismo russo e Pop Art. L’istallazione Second Hand è composta da capi di abbigliamento e biancheria creati con un collage di piastrelle di risulta provenienti da un hotel veneziano in demolizione.

Abbiamo visto che gli artisti lavorano con materiali di recupero di tutti i tipi, ma Haris Epaminonda, cipriota che vive a Berlino, vincitore del Leone d’Argento, usa materiali di design come mobili, stoffe, ceramiche, vetri, sculture classiche, specchi, libri, fotografie con le quali costruisce spazi nitidi quasi metafisici. La misteriosa relazione tra gli oggetti, la loro disposizione precisa nello spazio fa immaginare una fitta rete di significati storici e personali sconosciuta alla spettatore, come un rebus che intriga e seduce. All’Arsenale L’invenzione di Morel dal romanzo di Casares evoca una condizione magica che attira nei recessi di una sospesa fantasia amorosa.

Sculture-Collage sono le opere di Carol Bove, svizzera che vive a NYC. Sono lamine contorte e arrugginite, grezzi rottami ammaccati, si intersecano come stritolati da una morsa con tubi di acciaio inossidabile trattato a colori sgargianti e lucidissimi e vellutati, in netto contrasto fra loro.

Le vernici industriali rosse, gialle, verdi, rosa fanno sembrare morbido e leggero l’inflessibile acciaio: irresistibile è il desiderio di toccare. Inoltre le abili curve, le torsioni, le pieghe esigono che lo spettatore circumnavighi la scultura. Movimento, pressione, forza, morbidezza e lucidità: la percezione sensoriale viene eccitata dalle opere della Bove.

CONCLUSIONI

biennale d'arte

Siamo convinti che la Bellezza (l’Arte) salverà Venezia, anzi è l’unica che la può salvare tirandola su dal gorgo del turismo che ogni anno riversa sulla fragilissima città lagunare 25 milioni di persone (e si pensa che la cifra raggiungerà i 38 milioni nel 2023). A salvare Venezia dal diventare sempre più un luna park dal meraviglioso fondale tanto vero che sembra finto, un parco giochi dove si possono fare i propri comodi (ma proprio tutti) e dove il falso e il cibo di strada più scadente impera, sarà la bellezza, quella sua intrinseca fatta da una storia gloriosa che si snoda nei secoli, e quella che viene da fuori ad esporsi nei suoi palazzi, nei suoi conventi recuperati proprio per ospitare mostre ed eventi d’arte. Una vocazione all’arte, tipicamente italiana, che deve diventare sempre più un tesoro da difendere, valorizzare così da sviluppare come vero settore trainante e portante per una delicatissima città unica al mondo.

photo copyright MyWhere©

Biennale d’Arte 2019

Il meglio della 58' Biennale d'Arte

Silvia Camerini Maj

One Response to "Biennale d’Arte, che tu possa vivere in tempi interessanti"

  1. Antonio Bramclet
    Antonio   31 Maggio 2019 at 08:32

    Articolo molto interessante. La Biennale di Venezia va seguita con attenzione. Belle anche le immagini.

    Rispondi

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