Doppiaggio. Storie di voci nell’ombra pronte alla ribalta

Doppiaggio. Storie di voci nell’ombra pronte alla ribalta

ROMA – Debutta in prima assoluta allo Spazio 18b, dal 3 al 15 marzo, DOPPIAGGIO, spettacolo scritto da Maricla Boggio e diretto da Jacopo Bezzi. La nuova produzione de La Compagnia dei Masnadieri è un vivace affresco sull’affascinante mondo del doppiaggio e dei doppiatori, da vivere a teatro.

A metà tra spettacolo e nascondimento, luce e ombra, immagine e suono. Un mondo fatto di dualità e contrasti, quello del doppiaggio. Arte mimetica, in quanto fondata su un processo imitativo, ma anche ermetica per eccellenza, perché capace, come il dio greco cui la radice dell’attributo fa riferimento, di mettere in contatto universi fra loro distanti, almeno in apparenza. Per le medesime ragioni, la pratica di sovrapporre la voce di un attore al volto di un altro nell’immagine cinematografica è oggetto di pareri ed emozioni contrastanti. Raccapricciante miscuglio di anime che farebbe invidia al Frankenstein di Mary Shelley, per alcuni. Miracolo frutto del talento degli artisti e della tecnica, per altri. Il doppiaggio è divenuta una procedura d’uso diffusa intorno agli anni Trenta, poco dopo l’avvento del cinema sonoro, che rese necessario l’adattamento nelle diverse lingue per i film che venivano esportati all’estero.

Non tutti sanno, però, che un altro e ben più laborioso sistema per abbattere la barriera linguistica nei film è stato, nei tardi anni Venti, quello delle versioni multiple. Gli attori erano in altre parole costretti a girare la pellicola più volte, recitando in lingue diverse. Perché potesse coprire tutti i mercati europei, ad esempio, quasi tutto il cinema hollywoodiano fu interessato da questo procedimento, di cui restano spie interessanti. Se, infatti, per i ruoli secondari si ricorreva spesso alla sostituzione degli attori, ciò non accadeva per i protagonisti, il cui accento d’origine restava evidentemente percepibile nelle versioni estere del film. Una delle coloriture più caratteristiche fu quella che Oliver Hardy e Stan Laurel impressero al celeberrimo duo di Stanlio e Ollio, quando recitarono direttamente in italiano con la tipica cadenza inglese, che venne mantenuta anche nei successivi doppiaggi in Italia. Impossibile non menzionare in questo caso Alberto Sordi nel ruolo del pingue e pacioso Ollio. Al nome del grande attore romano si accompagnano quelli di tanti altri maestri, che nell’arco dei decenni hanno contribuito a identificare una vera e propria eccellenza italiana. Ciò è sufficiente per sfatare la falsa credenza secondo cui basterebbe avere “una bella voce” per svolgere una professione oggi molto ambita e sempre meno “nell’ombra”, rispetto al classico mestiere dell’attore teatrale e cinematografico.

Attualmente abbondano infatti in tutta Italia fiere, gala e festival dedicati al doppiaggio. Eventi speciali in occasione dei quali tanti cinefili e appassionati di cartoni animati e serie tv possono incontrare in “carne ed ossa” tante voci importanti, che spesso associano unicamente ai divi di Hollywood o ai protagonisti dei loro anime preferiti. Non era ancora accaduto che il mondo dei doppiatori, fatto di ore passate all’interno di sale buie, di maniacale ricerca di aderenza, tramite la nuda voce, alla più piccola sfumatura emozionale degli attori che recitano in altre lingue sullo schermo, divenisse oggetto di una riflessione metateatrale. A colmare la lacuna è giunta la penna chirurgica di Maricla Boggio, storica docente di scrittura drammaturgica all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, che si accinge a debuttare, dal 3 marzo al teatro Spazio 18b, con il suo nuovo spettacolo intitolato Doppiaggio. Un ironico e vivace affresco su un universo di cultori del suono, fatto di incanto e non meno grandi difficoltà. Entrambi gli elementi sono portati alla luce della ribalta da quattro personaggi. Guido, noto doppiatore di telenovelas e divi del cinema, che si ritrova in sala di doppiaggio con la vecchia fiamma Amy, attrice di ritorno dall’America dopo il matrimonio con Tony, produttore cinematografico, per prestare la voce al protagonista maschile di un nuovo film. Lia, quarta protagonista, è un’ex-attrice di teatro che accoglie il ritorno di Amy con entusiasmo, ricordando i tempi dell’Accademia in cui insieme recitavano le battute del Cecoviano Il Gabbiano.

È proprio il classico della drammaturgia russa ad accompagnare, come uno spettro e una suggestione, tutto lo spettacolo, facendo da contrappunto ai conflitti umani e professionali dei quattro. Amy riesce a recitare in quanto si “è buttata” nella ben più ricca e potente industria dello spettacolo hollywoodiano, pur pagando con cinismo lo scotto di un matrimonio strumentale con Tony. Guido, come doppiatore, è uno schiavo della medesima industria e Lia, la migliore dei tre in Accademia, è schiava di un menage assai pesante con Guido, sempre assente per i turni asfissianti del doppiaggio. In un serrato intreccio di ruoli tra gelosie, successo, lavoro, falsità e sacrificio, il gioco in scena degli attori promette di offrire un divertente e acuto spaccato del mondo del doppiaggio e dello spettacolo. Il testo è vincitore del Premio Speciale Presidenza della Giuria del Ruzzante 2020.

 

DOPPIAGGIO

di Maricla Boggio
regia Jacopo Bezzi
con Jacopo Bezzi, Emanuela Damasio, Alessandro Moser, Elisa Rocca.
La voce di Gianni è di Ferrante Cavazzuti
Musiche a cura di Giorgio Stefanori
Una produzione La Compagnia dei Masnadieri

doppiaggio

DAL 3 AL 15 MARZO SPAZIO 18B

INFO:
Dal martedì al sabato ore 21.00, mercoledì e domenica ore 18.00

Intero 15 Euro, ridotto (convenzionati) 12 Euro, promozione martedì, mercoledì e giovedì 10 Euro

Telefono: 06 92594210; WhatsApp: 333 3305794
mail: biglietteria@spazio18b.com
Acquisto on line su www.spazio18b.com e su www.liveticket.it/spazio18b

Teatro Spazio 18B, via Rosa Raimondi Garibaldi 18B, 00145 Roma (Garbatella)

Stefano Maria Pantano

2 Responses to "Doppiaggio. Storie di voci nell’ombra pronte alla ribalta"

  1. giuliana d'urso   6 Aprile 2020 at 12:27

    Finalmente una finestra aperta su questo mondo, così finora poco menzionato e così invece affascinante! Ci sarebbe da dire tanto, in effetti, sulla controversa scelta di mandare i film originali o doppiati. Certo la versione in lingua originale sarebbe preferibile, però non siamo poliglotti per default e anche se vengono in soccorso i sottotitoli, non tutti li gradiscono. Non conoscevo la storia delle versioni multiple, incredibile! Sarei curiosa di vederne qualcuna; certo non credo sia la soluzione migliore, sia per l’oneroso impegno chiesto tutte le volte agli attori, sia per la riuscita espressiva. Recitare in una lingua straniera non è come recitare in quella madre. E, infine, last but not least, conoscere la voce originale di alcuni attori a volte può riservare deludenti sorprese…Il doppiaggio italiano è rinomato per sua alta qualità e competenza, non so quanto ci farebbe rimpiangere la madrepatria del film straniero. Comunque è giusto dare anche spazio alle versioni originali. Quello che è certo è che questo spettacolo teatrale non me lo voglio perdere, appena finisce questa quarantena mi andrò a informare sulle date. Grazie Stefano, grazie davvero!

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  2. Stefano Maria Pantano
    Stefano Maria Pantano   9 Aprile 2020 at 11:38

    Grazie per le tue osservazioni, Giuliana. Il discorso delle versioni multiple mi pare sia esistito nei primi anni della storia del cinema sonoro. Il mestiere del doppiaggio è odiato e amato al tempo stesso. I puristi della critica e molti cinefili in generale detestano che qualcuno “parli sopra” ai volti degli attori, perché viene a loro dire depauperato il lavoro originale che si fa sul set. L’alternativa sono i sottotitoli, perché altrimenti non dovremmo conoscere solo l’inglese, ma tutte le lingue in cui sono prodotti i film importati. Allora ci abituiamo a leggere i sottotitoli, ad essere costantemente “distratti” e a perderci le espressioni degli attori… Il doppiaggio dal canto suo è un servizio a cui molti non vogliono rinunziare. Esso può far “perdere” delle sfumature all’interpretazione originale nel senso che esiste un diverso criterio di lavoro sul set e in sala doppiaggio. Un attore impiega a volte dei mesi per preparare un personaggio. Il doppiaggio invece non contempla alcuna preparazione. Si vede l’anello 5,6,7 volte (quando va bene) e lo si doppia. A questo si aggiungono i meccanismi industriali in cui è oggi inserito il lavoro per ragioni commerciali. Il cliente oggi vuole spesso, come dice Roberto Chevalier, una Ferrari pagandola come la Cinquecento. Questo logicamente non è possibile. Non puoi avere un grande prodotto fatto con la fretta e pagandolo poco. Nonostante tutto questo, il doppiaggio resta un settore d’eccellenza del cinema. Mentre in video un soggetto può “reggere lo schermo” magari grazie ai begli occhi, pur non avendo mai imparato a recitare e a parlare in italiano, il microfono è impietoso. Per il fascino rappresentato dalle voci e per una parte di notorietà che questo mestiere sta ricevendo negli ultimi anni, molti sono coloro che vorrebbero farlo, ma è un percorso lungo e difficile.

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