Lazio Campione d’Italia 2000: 20 anni fa il trionfo

Lazio Campione d’Italia 2000: 20 anni fa il trionfo

ROMA – Il 14 maggio di 20 anni fa, la Lazio conquistava il suo secondo e ultimo scudetto al termine di un testa a testa con la Juventus che ancora riecheggia. Ripercorriamo il trionfo biancoceleste.

Lazio Campione d’Italia 2000. Vent’anni esatti. E’ il tempo passato da una delle giornate più strane e incredibile della storia della Serie A. Era il 14 maggio 2000 quando la Lazio riuscì ad aggiudicarsi il secondo scudetto della sua storia al termine di una rimonta clamorosa ai danni della Juventus. Il tutto avvenne con un finale che neanche un film della saga di Mission Impossible…

I biancocelesti conquistarono il tricolore in differita, nel senso che i tifosi dovettero attendere in trepidazione, fermi e chiusi nello Stadio Olimpico, le notizie provenienti dal Curi di Perugia dove la Juve, sotto il diluvio, prima di due punti in classifica, perse l’ultima partita 1-0.

Vent’anni esatti. Tanti. Troppi forse. Ma il ricordo per i laziali resta scalfito nel tempo. Che sofferenza certo, ma tutto nella norma. Perché ogni trionfo biancoceleste che si rispetti, è stato vissuto al cardiopalma, alla Mission Impossible appunto.

Essere laziali è un po’ come preferire la Pepsi alla Coca Cola. Perché tutta la loro storia ha avuto del drammatico sia nelle vittorie che nelle sconfitte. Dopo aver vinto il primo scudetto (73-74), ai tifosi laziali fu impedito di sostenere la propria squadra in Coppa Campioni nel 1974-75 per la squalifica per un anno dalle competizioni UEFA a causa di incidenti tra tifosi durante la partita dei sedicesimi di finale di Coppa UEFA; i suoi giocatori più rappresentativi, Giordano e Manfredonia, furono travolti dallo scandalo scommesse; l’allenatore più amato, Maestrelli, morì prematuramente per un tumore; Chinaglia, altro giocatore prediletto, lasciò la Lazio per gli Stati Uniti; Re Cecconi fu colpito a morte in una gioielleria dopo essersi finto per gioco un rapinatore.

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10) DIEGO PABLO SIMEONE

Lazio Campione d’Italia 2000: Diego Simeone

Nella Lazio c’erano giocatori come Veron, Almeyda e Sensini. Quella è stata la squadra più forte in cui abbia mai giocato. Iniziai il campionato da titolare, poi ci fu la sconfitta nel derby contro la Roma e da lì giocai solo in Coppa Italia, mentre in campionato solo cinque minuti. Quando entravo però davo tutto. I miei ex compagni mi dicevano “ma come fai ad essere contento di giocare solo cinque minuti?”. Gli risposi “se gioco bene anche solo cinque minuti, poi ne giocherò sei, sette e via dicendo”. Quando sei calciatore non devi preoccuparti troppo dell’allenatore. Un calciatore è un calciatore. L’allenatore ti può far giocare o sostituire, ma non può ignorare le tue qualità”.

9) TOMMASO ROCCHI

Tommaso Rocchi

Il primo derby non lo dimenticherò mai, era il mio primo anno a Roma e la Lazio non vinceva contro i giallorossi da tanto tempo. Preparammo tutto per vincere, per cambiare lo stato delle cose. Ricordo quando segnai, andai sotto la Curva Nord, in pratica scese tutta giù verso il campo, dissi “adesso si spacca tutto ed entrano qui”. E’ un ricordo indelebile quel 6 gennaio. Cosa ricordo con più piacere del mio periodo alla Lazio? Quel fuoco dentro che accomunava tutta la squadra. Non eravamo i più forti, ma eravamo motivati, determinati, lottavamo su tutti i palloni. Bisogna sempre metterci quel qualcosa in più e noi l’abbiamo fatto. Ed è per questo che qualche soddisfazione ce la siamo tolta!”

8) JUAN SEBASTIAN VERON

Lazio Campione d’Italia 2000: Juan Sebastian Veron

I tifosi della Lazio mi scrivono e mi mostrano ancora oggi tanto affetto. Questo mi riempie d’orgoglio. Vuol dire che ho lasciato un pezzo di me a Roma. A casa ho appese foto e trofei di quel periodo alla Lazio. Quelli sono stati anni forti e che rappresentavano la vera essenza del laziale. Il periodo alla Lazio è stato il migliore della mia carriera e non non lo nego, a me piacerebbe tornare. I soldi non contano. Io dico che se la Lazio ha bisogno di una mano e c’è un progetto serio per portarla ai massimi livelli, torno di corsa».

7) Paolo Di Canio

 

120 anni Lazio: Paolo Di Canio

Essere laziale è qualcosa di speciale, diverso dalla massa. È stato l’istinto a spingermi verso i colori biancocelesti e la passione per l’aquila, un animale affascinante, regale, fiero”.

6) ALESSANDRO NESTA

Lazio Campione d’Italia 2000: Alessandro Nesta

Il mio legame con la Lazio resterà sempre. E’ stata la squadra del mio cuore, ero prima un tifoso e poi un giocatore. Peccato non sia finita bene ma ho poco da rimproverarmi. Il mio trasferimento al Milan fu molto strano. La mattina mi allenai a Formello, era l’ultimo giorno di mercato, poi scese in campo Cragnotti che mi disse che ero stato venduto al Milan. Non potevo rifiutare, tutti sapevano dei problemi del club, e quella stessa sera mi sono ritrovato nello stadio San Siro di fronte a 60.000 spettatori. E ‘stato traumatico perché non ho nemmeno avuto il tempo di capire cosa stava succedendo. Cragnotti pensava di vendermi già da qualche anno. Il club aveva dei debiti e i nostri stipendi non erano stati stato pagati per sei mesi. Sapevo che prima o poi me ne sarei dovuto andare, ero il giocatore più costoso e dalla mia cessione avrebbero potuto ricavare parecchio. Per questo non mi sento un traditore”.

5) SILVIO PIOLA

120 anni Lazio
Silvio Piola

Aver avuto tra le nostre fila il più grande marcatore di tutti i tempi del calcio italiano è stato un onore. Alla Lazio dal 1934 al 1943, in biancoceleste ha siglato 143 reti in 227 presenze totali: caro Silvio sei stato un’eccellenza, senza eguali ne precedenti”. S.S.LAZIO

4) GIUSEPPE SIGNORI

Beppe Signori

Alla Lazio ero amato come un re. Non potrò che ringraziare in eterno i tifosi biancocelesti per tutto l’affetto che mi hanno donato nel corso degli anni. Ricordo quella manifestazione che fecero per non farmi andare al Parma. Furono scene che non avevo mai visto per nessuno. Penso che sia stata l’unica volta che una tifoseria scese in piazza in quel modo. Porto quel momento nel mio cuore. Il mio compagno più divertente? Facile, Paul Gascoigne. Con Gazza era impossibile annoiarsi. Pensate che una volta rubò di nascosto il fischietto d’allenamento a Zeman e lo mise al collo di un tacchino. Ecco questo era Gazza. Un pazzo scatenato!

3) VINCENZO D’AMICO

Vincenzo D’Amico

Avrei voluto chiudere con la maglia della Lazio, purtroppo però non è stato possibile. Ma non ho né rimpianti né rancore, perché per me la Lazio è stata tutto e sono legato da un cordone ombelicale a questo mondo folle chiamato Lazio. È difficile spiegare a parole che cosa è la Lazio e cosa significa essere laziali, perché certe cose bisogna viverle per capire. Come è difficile spiegare il segreto di quella Lazio del primo scudetto, di un gruppo diviso in clan che si scannava durante la settimana, di giocatori che nelle partitelle infrasettimanali si picchiavano a volte in modo quasi folle, ma la domenica guai se uno di noi veniva toccato duro o guardato male da un avversario. Partiva Chinaglia per difendere Martini, partiva Re Cecconi per difendere Wilson. E viceversa. La domenica eravamo una squadra. Durante la settimana ognuno per conto suo, spogliatoi divisi al punto in cui uno di un clan non poteva entrare nello spogliatoio ‘nemico’ neanche se gli si rompeva il phon o se era finita l’acqua calda, ma quando l’arbitro fischiava l’inizio della partita, si diventava una squadra”.

2) GIORGIO CHINAGLIA

Giorgio Chinaglia

Di Lazio ci si ammala inguaribilmente”.

1) GIULIANO FIORINI

120 anni Lazio
Giancarlo Fiorini

Quel gol arrivò alla fine, in una mischia. Fu una gara allucinante: sarebbe potuta finire 7-1 o 8-1, eppure facemmo gol solo in quel modo. Non potrò mai dimenticare il portiere del Vicenza, anche se dopo quella partita non ho più sentito parlare di lui. Ci parò tutto, ma poi ci fu il tiro di Giuliano. E poi, le lacrime. Mi ricordo un Olimpico pieno zeppo come al solito, e la spinta decisiva di quel pubblico ci permise di andare agli spareggi e di rimanere in Serie B. Una partita memorabile”. Eugenio Fascetti.

Paolo Riggio

4 Responses to "Lazio Campione d’Italia 2000: 20 anni fa il trionfo"

  1. giuliana d'urso   14 Maggio 2020 at 16:23

    Paolo grazie, grazie, grazie di questo bellissimo articolo!!! Ovviamente ti sta rispondendo una laziale, che ha avuto l’immensa fortuna di aver vissuto tutti e due i grandi eventi: ero presente alla partita del che decise il 1° scudetto laziale nel lontano 1974, quando tutta Roma si fermò (bus compresi) per seguire il rigore di Chinaglia. Volevo anche fare l’invasione di campo, ma le panche degli spalti, divelte e usate come ponte per arrivare sul campo (allora l’Olimpico era differente) fecero decidere a mio padre che era troppo pericoloso, soprattutto per una ragazzina di neanche 12 anni. La gioia del secondo scudetto, dopo il cardiopalma alla tv l’ho festeggiata prima a casa e poi giorni dopo allo stadio per festeggiare la squadra, dopo la partita amichevole e di pretesto con il Bologna, dove c’era Beppe Signori, a cui tutti i tifosi, è vero, sono sempre rimasti legati moltissimo. Mi ricordo tutto come fosse ieri…Ora forse sono una tifosa meno partecipe, dopo la vendita prima di Nevded e poi il colpo di grazia con Nesta, non è stato più lo stesso. Però il cuore batte e batterà sempre bianco-celeste. Un unico “neo” di questo articolo: secondo scudetto sì, ma “ultimo” non mi piace molto…Grazie ancora comunque di aver rievocato questo bellissimo sogno e forza Lazio!

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    • Paolo Riggio
      Paolo Riggio   14 Maggio 2020 at 20:24

      Quello scudetto fu incredibile e meritatissimo. E potrebbe riaccadere presto vista la bella squadra che avete! Grazie Giuliana

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  2. Cinzia   14 Maggio 2020 at 19:49

    Che meraviglia che era la Lazio! E che meraviglia che era Nesta! Bellissimo! Lo conobbi anche a Collevecchio, il paese vicino Roma dove risiedeva la sua famiglia… vecchi ricordi. Ora cosa fa? (Non seguo più non sono aggiornata 🙂

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    • Paolo Riggio
      Paolo Riggio   14 Maggio 2020 at 20:26

      Ciao Cinzia. Nesta al momento sta ricoprendo il ruolo di allenatore al Frosinone 😉

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