Nicola Roggero Premier League. Arriva il racconto epico sul campionato più bello del mondo

Nicola Roggero Premier League. Arriva il racconto epico sul campionato più bello del mondo

ROMA – Al Circolo Canottieri Roma, il giornalista di Sky Sport presenta, insieme al compagno di telecronache ed ex capitano del West Ham Paolo Di Canio, il libro Premier League – Il racconto epico del calcio più entusiasmante di tutti i tempi. La conferenza ha regalato aneddoti incredibili e divertenti, su un campionato che mantiene sempre una marcia e un fascino in più rispetto a tutti gli altri. 

Volete sapere perché la Premier League è il campionato più affascinante del mondo? E perché chiunque ne guardi una partita ne rimane ammaliato ed estasiato? E ancora, perché in Inghilterra lo spettacolo e l’intrattenimento sembrano non finire mai, anzi, aumentano vertiginosamente anno dopo anno? Se siete appassionati di calcio, e di calcio inglese in particolare, vi consiglio Premier League – Il racconto epico del calcio più entusiasmante di tutti i tempi, il nuovo libro Rizzoli di Nicola Roggero, giornalista e telecronista di Sky Sport esperto di calcio inglese e vero maestro della narrazione.

NICOLA ROGGERO RACCONTA LA MAGIA DELLA PREMIER LEAGUE

Nicola Roggero Premier League
La copertina del libro di Nicola Roggero: Premier League, il racconto epico del calcio più entusiasmante di tutti i tempi

La Premier League è il campionato più ricco, gli stadi sono i più spettacolari, le squadre sono al massimo livello. Ma non solo: perché quei luoghi ormai mitici – da Stamford Bridge a Wembley, da Old Trafford a Highbury – preservano una tradizione unica di vittorie e campioni, ma anche il segreto di un rapporto diretto con il pubblico che non esiste altrove. Per tutti gli appassionati italiani che da anni seguono il football britannico in tv, Nicola Roggero racconta per la prima volta tutta l’epopea di questo fenomeno, dal lontano 1888 quando il gentiluomo William McGregor diede origine al primo campionato inglese per arrivare alla finale della Champions League 2019 in cui, sbaragliate le altre rivali del resto d’Europa, si sono fronteggiate Liverpool e Tottenham. È una cavalcata entusiasmante che passa dalle prodezze di Dixie Dean che negli anni Venti segnò 349 gol solo con la maglia dell’Everton alla tragedia del Manchester United nel ’58 (una Superga inglese), dal dominio pluridecennale in patria e in Europa del Liverpool alla parentesi oscura degli hooligans. Il tutto per approdare alla fase attuale con il passaggio dalla Football alla Premier League nel 1992, gli anni di fatica e gloria di Alex Ferguson, e la carrellata dei massimi interpreti (anche italiani) del football contemporaneo: Beckham, Shearer, Drogba e poi Vialli, Mourinho, Conte, Ancelotti, Pep Guardiola... A dimostrazione che lo stile inglese è inimitabile. Perciò scoprirne le storie e i segreti è un modo per godere più appieno della magia del calcio.

L’INCONTRO CON NICOLA ROGGERO E PAOLO DI CANIO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO “PREMIER LEAGUE”

Roggero, Aresi, Di Canio

Durante la bellissima presentazione del libro svoltasi al Circolo Canottieri Roma, Nicola Roggero ha colpito tutti gli appassionati e gli addetti ai lavori per la passione che porta con sé parlando di Premier League. Roggero è un narratore completo, uno studioso del football, un giornalista pacato ma competente, lontano dagli isterismi e dalle esagerazioni di alcuni suoi colleghi più famosi, ma non per questo meno interessante e coinvolgente. Più che una presentazione, quella del libro di Roggero è stato un viaggio, dentro un mondo fantastico e differente dagli altri, la Premier appunto, un agglomerato di leggende e aneddoti straordinario, un vero concentrato di magia.

Con lui, presente anche Paolo Di Canio, calciatore dal talento cristallino che in Inghilterra ha vissuto la sua primavera calcistica, ancor di più che in Italia. Oltre ai racconti storici di Roggero, il pubblico ha potuto godere anche delle storie divertenti del Di Canio calciatore oltremanica, che senza peli sulla lingua ci ha ricordato gli anni ’90 del calcio inglese, un calcio inglese diverso da quello di oggi, ma forse ancor più entusiasmante e puro.

Tra i 2 c’è un bel rapporto, anche divertente. Da una parte Nicola Roggero, giornalista british ed elegante, dall’altra Di Canio, caciarone come direbbero a Roma, sopra le righe ma tremendamente innamorato del suo sport.

PREMIER LEAGUE – IL RACCONTO EPICO DEL CALCIO PIU’ ENTUSIASMANTE DI TUTTI I TEMPI: INTERVISTA ALL’AUTORE NICOLA ROGGERO

La conferenza è stata molto lunga, la passione di questi 2 personaggi per il calcio inglese non ha eguali. Se avete tempo, vi consiglio di leggervela tutta, merita davvero.

 Nicola, come ti è venuta l’idea di raccontare il fantastico mondo della Premier? E perché questo campionato non perde mai il suo fascino?
La Premier mi ha sempre entusiasmato, ma come potrebbe essere altrimenti? Tutto ciò che riguarda il massimo campionato inglese è fascino allo stato puro. Basta pensare ai nomi degli stadi, così suggestivi e ricchi di storia, stadi come l’Old Traford, lo Stamford Bridge, Wembley, il vecchio Highbury che ancora rimpiango e tanti tanti altri. In Inghilterra, tutto è organizzato per far vivere un’esperienza al fan, è il campionato più seguito al mondo per tantissimi aspetti.

Nel tuo libro parti dalle origini. Ci racconti com’è nato il Campionato Inglese?

Tutto nacque nel 1888. A fare da iniziatore fu un signore di Birmingham, un certo William McGregor, proprietario dell’Aston Villa. Un giorno Sir William tornò a casa particolarmente seccato. Perché? Perché era la quinta domenica consecutiva che la partita dell’Aston Villa era stata rinviata. Erano altri tempi, la squadra avversaria non si era presentata. Sir William rimase con un palmo di mano ancora una volta, senza incassare neanche un biglietto. Così non si poteva più andare avanti. Tornato a casa furente, come detto, iniziò a scrivere con penna e calamaio una lettera agli altri presidenti dei club d’Inghilterra. La lettera recitava: “E’ inaccettabile che in un paese di gentiluomini – quanto ci tengono a questo epiteto gli inglesi l’ho capito solo scrivendo questo libro – di sudditi della corona britannica, nell’impero più grande del mondo, non si possano organizzare le partite in maniera convenuta. E’ una vergogna! Ci sono riusciti col Baseball i nostri ex sudditi americani, creando una lega seguitissima, l’hanno fatto loro che prima di questo si erano distinti solo per macchiare la lingua di Shakespeare e non possiamo farlo noi?!”

La lettera colpì tutti i vari presidenti, e da lì a poco tempo, si diede il via all’organizzazione di una forma rudimentale di campionato, con una partita a settimana e un torneo itinerante.

Sir William McGregor

Nessuno di questi signori si immaginava che 130 anni dopo si sarebbe parlato ancora di loro?

Direi di no, assolutamente. Dopo la lettera di Sir William ci fu un incontro con i presidenti, che immagino sia avvenuto di fronte a tanti sigari e tanti whiskey. A partecipare al primo campionato furono 12 squadre, c’erano tante falle e tante lacune, ma l’importante fu che tutto iniziò. Nessuno aveva pensato ad esempio alla possibilità di pareggio, che si verificò puntualmente. Comunque quel campionato, lo vinse il Preston North End che riuscì a realizzare quello che per molti anni è diventato il cruccio di ogni grande club ovvero il Double (Coppa inglese e Campionato).

LE LEGGENDE DEL CALCIO INGLESE

Nicola Roggero Premier League: Herbert Chapman

Subito dopo la breve introduzione, Nicola Roggero inizia a raccontare le leggende del calcio inglese, veri pionieri del calcio o talenti indiscussi che hanno cambiato la storia di questo fantastico sport.

Una delle figure che approfondisci maggiormente è Herbert Chapman, l’inventore della tattica e degli schemi. Ce ne parli?

“Chapman era una grandissima schiappa come calciatore e capì presto che il calcio giocato non faceva al caso suo. Era un uomo però dall’intelligenza mostruosa, si era laureato in ingegneria mineraria che al tempo in Inghilterra andava per la maggiore per ovvi motivi, e quando si ritirò, iniziò a studiare come un matto i concetti chiave dell’organizzazione di gioco. Fu un momento di svolta per tutto il calcio mondiale. Al tempo l’unico modulo utilizzato era 2-3-5, un modulo talmente offensivo che anche uno come Zeman oggi, l’avrebbe trovato imprudente. In quel periodo, siamo negli anni 20′, era stata introdotta anche la regola del fuorigioco per aumentare la spettacolarità. Chapman capì che bisognava cambiare qualcosa: “5 uomini sono un po’ troppini in attacco sapete, e 2 in difesa sono un po’ pochini”. Cambiò modulo, allenava in quel periodo un piccolo club, l’Huddersfield, e si mise a giocare con uno strano 3-2-2-3. Se unite con i puntini questo modulo, un po’ come si fa con la Settimana Enigmistica, salta fuori una W e una M. Fu infatti Chapman l’ideatore del modulo a WM che per circa 20 anni verrà utilizzato praticamente da tutti. Con quel modulo e con le sue innovazioni tattiche, Chapman conquistò 3 titoli consecutivi con l’Huddersfield e divenne l’allenatore più famoso d’Inghilterra.

Chapman, oltre ad essere un grande allenatore, era un grande talent scout come scrivi nel tuo libro.

Già, e molto del suo talento nell’acquistare i giocatori lo deve al Whisky! Dopo i trionfi all’Huddersfield venne chiamato dall’Arsenal, importante squadra di Londra certo, ma in crisi economica e di risultati. Sapete come l’Arsenal riuscì a contattare Chapman? Con un annuncio sul giornale, che recitava: “gentili appassionati di calcio. Se qualcuno è interessato alla posizione di allenatore dell’Arsenal, prego contattare il seguente numero. La figura richiesta dovrà essere abile a non eccedere nelle spese, il club non possiede molto denaro”. Fa ridere pensando ad oggi. Comunque, Chapman accettò, perfettamente conscio del suo genio rudimentale e sui generis nel calciomercato. Sapete come faceva a convincere i dirigenti delle altre squadre a vendergli i giocatori? Li portava sempre nello stesso ristorante di Londra e diceva al cameriere di portare ogni 15′ un bicchiere di whisky per i suoi ospiti. Anche lui beveva whisky durante gli incontri, ma se lo faceva correggere con l’acqua per diminuirne l’effetto. Insomma, li faceva letteralmente sbronzare e solo dopo averli fatti ubriacare totalmente gli presentava le offerte contrattuali. Con questo metodo e il modulo a WM, Chapman costruì un Arsenal imbattibile e vinse tutto in patria.

Nicola Roggero Premier League: Dixie Dean

E sul bomber e bad boy Ralph “Dixie” Dean che puoi dirci? A proposito, perché veniva soprannominato “Dixie”?

Un altro personaggio fantastico, non ci sono dubbi. Era soprannominato così dall’espressione “To Dig” (scavare n.d.r). Dove avveniva l’opera di scavo di Dean? Sotto le gonne delle ragazze, insomma era uno che tendeva ad allungare le mani. Era un personaggio straordinario soprattutto per la quantità di reti strepitose che mise a segno nell’Everton, ma anche per il suo spirito battagliero e coraggioso che ha sempre messo in campo. Una volta venne operato alla testa dopo un incidente molto grave dal quale si salvò per miracolo. I medici lo avvertirono, non avrebbe più potuto giocare e soprattutto colpire la palla di testa. Dopo qualche mese, Dean tornò e il suo primo gol lo fece proprio di testa.

Un altro aneddoto ancor più crudo ma molto divertente, avvenne qualche anno dopo. Durante una partita, ricevette un colpo ai “gioielli di famiglia”. Iniziò a urlare e arrivò un suo compagno che iniziò a massaggiarlo nelle parti basse per dargli sollievo. Lui lo guardò e gli urlò in faccia: “Non dovete massaggiarli, dovete contarli!”. Dixie si era reso conto che l’incidente era grave e infatti, a seguito di quel colpo, subì l’asportazione di un testicolo.

Qualche anno dopo, a fine carriera, Dixie scambiò un tizio che stava andando verso di lui con una pinta di birra in mano, per il giocatore che lo aveva colpito nelle parti basse. Dixie lo stese con un pugno. Subito dopo scoprì che quello era un semplice tifoso dell’Everton che andava pazzo per lui e voleva offrirgli una birra…

Parli moltissimo di Stanley Matthews, un precursore del ruolo di ala destra…

E’ stato uno dei migliori di tutti i tempi nel suo ruolo, il migliore in assoluto prima dell’arrivo di Garrincha. Ma ha avuto 2 grandi scarogne in carriera. La prima quella di giocare in squadre piccole, la seconda, quella di non poter partecipare a un Mondiale, visto che negli anni ’30 e ’40, la Federazione inglese si rifiutò di far partecipare la sua Nazionale alle competizioni internazionali, ritenendo il calcio inglese troppo superiore agli altri. Fu una decisione scellerata, perché in quegli anni l’Inghilterra avrebbe potuto vincere almeno una Coppa del Mondo. Matthews giocò fino a 49 anni. Un talento assoluto. Ancora oggi è il giocatore più importante della storia di Stoke City e Blackburn.

Una delle storie più gloriose e allo stesso tempo drammatiche del campionato inglese è sicuramente legata al club del Manchester United.

Se mi chiedete qual è la figura più importante della storia dello United, non ho dubbi, ti rispondo Matt Busby, l’allenatore che portò a Old Traford la prima Coppa dei Campioni della storia inglese. Arrivò allo United nel 1945. La situazione era questa: stadio bombardato e inutilizzabile dopo la Guerra e club sull’orlo del fallimento. Busby, allenatore e manager, inizia a compiere una serie di miracoli incredibili. La sua arma? La fantasia. Andò direttamente lui in periferia a Manchester a scovare i ragazzi di strada più forti che si destreggiavano tra i vicoli delle casette di mattone rosso. Tra i vari campioni che scovò così ve ne dico 2: Bobby Charlton e Duncan Edwards. Con questo metodo il Manchester United diventa una squadra simpatica e soprattuto fortissima, tanto che dopo 6 anni vince la FA Cup. Nel 56′ arrivano addirittura a vincere il campionato inglese. A quel punto Busby, inizia a fare pressioni sulla federazione per iscrivere il Manchester alla Coppa dei Campioni. Dopo un braccio di ferro durato settimane condito da insulti e minacce da entrambe le parti, la Federazione accetta ma da un avvertimento all’allenatore dei Red Devils: “Per anni abbiamo rifiutato di partecipare perché sarebbe stato inutile, avremmo vinto, siamo noi gli inventori del calcio, siamo noi i migliori. Ecco, ti avvertiamo, se non vinci saranno guai”. Busby se ne frega e partecipa alla Coppa dei Campioni 56-57 con una squadra dall’età media di 20 anni. Non vince, ma fa una grande figura, arrivando fino in semifinale per essere poi eliminata dal Real Madrid di Di Stefano. L’anno dopo ci riprova, la squadra ha acquisito esperienza, può essere davvero l’anno buono, ma purtroppo, di ritorno a Belgrado al termine di un quarto di finale difficile ma vinto dallo United, l’aereo del Manchester subisce un grave incidente. Una tragedia. Muoiono 7 calciatori sul colpo e altri dopo qualche giorno. Tra questi anche il suo pupillo scoperto tra i vicoli, Duncan Edwards. Busby si salva e apprende dalla moglie di aver perso la maggior parte dei suoi babies, così li chiamava.  Si dice che da quel giorno Busby non abbia mai più sorriso.

Nicola Roggero Premier League
Da sinistra, Charlton, Best e Busby

Nonostante la tragedia, Busby però riuscirà a conquistare il tetto del mondo con lo United…

Dopo aver perso tutti quei ragazzi, convocò una conferenza stampa nella quale giurò che in 10 anni, avrebbe ricostruito il club dalle fondamenta e sarebbe arrivato a vincere la Coppa dei Campioni. Andò proprio così. Nel 63′ arriverà la FA CUP, nel 67 il Campionato e nel 68, la Coppa dalle grandi orecchie.

 Andando avanti con gli anni, arriviamo ad un’altra storia che tutti amano, vale a dire quella del grande Bryan Clough.

Bryan Clough fu protagonista di un miracolo assoluto, vincere 2 Coppe dei Campioni con un club minuscolo, un club che nella sua bacheca ha più coppe dei campioni che campionati. Parlo del Nottingham Forrest ovviamente. Fa sorridere il fatto che città come Mosca, Roma, Berlino e Parigi abbiano meno Coppe dei Campioni della città di Nottingham in bacheca. Molto lo si deve a questa figura, Clough, che prima di approdare a Nottingham, veniva da un fallimento clamoroso che rischiava di mettere fine alla sua carriera.

Nicola Roggero Premier League: Bryan Clough

Dopo aver vinto col Derby County il campionato, altra impresa dalla serie b al titolo, prese una serie di decisioni scellerate. La prima fu andare al Brighton, squadra di serie c inglese. La seconda, fu di firmare per il Leeds, la rivale di sempre, una squadra che Clough aveva sempre disprezzato e con cui aveva vissuto una faida lunga 3 anni. La faida era inasprita dalla rivalità tra Clough e Don Revie, allenatore del Leeds United. Ecco, Clough accettò l’offerta del Leeds proprio in odio a Revie, per dimostrare che avrebbe vinto la Coppa dei Campioni, mentre Revie non c’era mai riuscito.

Il suo discorso di insediamento alla squadra fu così: “E signori, tanto vale che ve lo dica subito. Voialtri potete anche aver vinto tutti i trofei nazionali e qualcuno di quelli europei, ma per quanto mi riguarda la prima cosa che potete fare per me è prendere tutte le vostre medaglie e tutte le vostre presenze in nazionale e tutte le vostre coppe e tutte le vostre targhe e buttarle nel più grosso fottuto cestino che riuscite a trovare, perché non ne avete vinta nemmeno una onestamente. Lo avete fatto sempre giocando sporco, cazzo.”

Dura 44 giorni. Dire che lo spogliatoio era contro di lui è dire poco. La sua carriera sembra finita ma lo chiama il Nottingham (serie b) senza soldi e senza pullman. In queste situazioni Clough si esalta. Si prende la patente da autista e guida lui il pullman della squadra. Li portò fino alla Coppa dei Campioni con acquisti mirati e con capacità motivazioni incredibili. Le sue squadre giocavano bene, non a lancioni come le altre inglesi in quel periodo. Con il suo stile e il suo sistema di gioco vinse tutto.

Il dramma degli Hooligans, una piaga che in Inghilterra sono riusciti a sconfiggere. E’ davvero così?

Quello segnato dagli Hooligans fu un periodo durissimo. In Inghilterra le tragedie che causarono, portarono alla squalifica per 5 anni dalle coppe europee.  C’erano delle partite che rappresentavano davvero una minaccia per la città in cui si svolgevano, penso a Chelsea Leeds. Gli inglesi furono messi di fronte al dramma e riuscirono a risolverlo. Posso dirti però che il problema è stato risolto solo negli stadi. Fuori, le gang, perché questo sono, continuano, seppur con minore regolarità, a darsele per le strade e per i pub, soprattutto di Londra. Fondamentali sono stati gli steward, figure centrali nella risoluzione. Sembra brutto dirlo, ma in Inghilterra, anche se insulti pesantemente un avversario, arriva lo steward, ti prende con la forza e ti chiude in cella.

PAOLO DI CANIO: “IN UN’ALTRA VITA SONO STATO UN GUERRIERO BRITANNICO. UNA VOLTA VOLEVO FARE A BOTTE CON NICOLA ROGGERO, ECCO PERCHE’..”

Nel bel mezzo della conferenza, arriva lui. Paolo Di Canio, accolto da un bellissimo video tributo con colonna sonora degli Oasis e da applausi scroscianti dei presenti. Di Canio è stato una figura molto importante della storia della Premier League. Fu uno dei primi calciatori europei ad emigrare dall’Italia all’Inghilterra, arricchendo il campionato inglese col suo talento fantasioso e con la sua creatività, caratteristiche non così facili da trovare nella cultura del football britannico di quel periodo. Di Canio ha voluto omaggiare Roggero, suo compagno di telecronache, raccontando aneddoti divertenti e il suo amore incondizionato per il calcio oltremanica.

“Sono qui perché quando Nicola parla di calcio inglese mi fa commuovere. E’ un narratore splendido, riesce a farti rivivere alcuni momenti anche se li hai vissuti direttamente. E dire che il primo incontro tra noi non andò così bene. Quando presi 11 giornate per aver messo le mani addosso all’arbitro in Sheffield-Arsenal, mi crollò il mondo addosso. In Inghilterra mi chiamavano il barbaro italiano. Volevano tutti la mia testa. A rincarare la dose, ci pensò questo commentatore italiano, che disse in telecronaca col suo modo intellettuale da Harry Potter: “Di Canio è inqualificabile, non si può accettare il suo comportamento”.

“Ma no Paolo – lo interrompe Roggero – io in realtà volevo farti un complimento. Volevo dire che un giocatore della tua importanza non poteva comportarsi così”.

Quel che è Nicola – riprende la parola ridendo Di Canio – io però quella volta, volevo metterti le mani addosso. A parte gli scherzi, Nicola aveva ragione, il mio comportamento fu folle, anche se l’arbitro, diciamocelo, si lasciò un po’ andare dopo la mia spintina”.

 Paolo, ci parli della tua esperienza al West Ham?

E’ stata magnifica. Amavo tutto di quel club. La maglia, l’Upton Park. Mi presero per un tozzo di pane dopo il casino che avevo combinato con l’arbitro e mi si aprii un mondo nuovo. Dopo 1 anno ero già capitano, affermarsi in un paese diverso da grande soddisfazione. Io, come avrete capito, sono un focoso e quello era l’ambiente perfetto per me.

 

Dopo la spinta all’arbitro, il clamoroso gesto di Fair Play contro l’Everton. Sei passato da diavolo ad angelo in pochissimo tempo…

Fermai il gioco nonostante avessi una palla gol clamorosa per l’infortunio del portiere avversario. Per me fu normale, era chiaro che il portiere dell’Everton si era fatto malissimo al ginocchio. Quando interruppi il gioco e presi la palla con la mano, tutto lo stadio dell’Everton mi applaudì, gli avversari vennero ad abbracciarmi. Divenni un eroe. Ma, vi racconto un aneddoto, i miei compagni non erano così felici di quello che avevo fatto.

Cioè, cosa successe?

Quando tornai nello spogliatoio l’allenatore Harry Redknapp mi insultò, mi disse che avrei dovuto segnare. Subito dopo “Psycho” Pierce mi tirò un sacchetto di ghiaccio sulla guancia. Fu bellissimo, da lì partì una rissa totale, come ai vecchi tempi. La sera dopo eravamo tutti insieme al pub a prendere una birra. Loro sono così, dopo la partita finisce tutto…

E il rapporto con l’alcol dei calciatori? Si dice che in Inghilterra siano più permissivi…

Oggi la realtà della Premier è molto più professionale e allineata ai grandi campionati europei in termini di allenamento. Non si sgarra più. Questo lo si deve all’arrivo di allenatori europei, italiani soprattutto. Negli anni ’90 però era diverso. A Natale per esempio, nonostante si giocasse il Boxing Day, era permesso andare a bere nei pub la sera. Anzi, il West Ham, per fare un esempio, forniva dei pulmini affinché i calciatori non guidassero ubriachi. A me sembrava assurdo. Una volta vennero a prendermi alcuni miei compagni a mezzanotte per andare a bere. Dissi sempre al mio amico Pierce che li avrei accompagnati ma che non avrei bevuto. Entrai nel pub nel marasma più totale, bevetti mezza birra e mi ubriacai subito. Iniziai a ridere e a parlare da solo in inglese, tanto che quando tornai a casa mia moglie mi chiese che cosa avevo bevuto. Io gli risposi in inglese: “don’t worry, don’t worry. Inutile dire che i miei compagni del West Ham mi presero in giro per anni per quell’episodio…

Ultima. Ti senti più britannico o italiano dopo i tuoi anni gloriosi in Inghilterra?

Come identità sicuramente più italiano, sono stato benissimo li ma casa tua è casa tua. Come calciatore mi sento più inglese. Lo spirito che c’è li è più simile alle mie caratteristiche, pochi tatticismi, più cuore, più imprevedibilità. Anche le botte i falli e le risse hanno più fascino, li iniziano e finiscono in campo, più de core come direbbero a Roma. Io ne sono convinto, in un’altra vita, sono stato un guerriero barbaro di quelle terre.     

Paolo Riggio

One Response to "Nicola Roggero Premier League. Arriva il racconto epico sul campionato più bello del mondo"

  1. Francesco Frosini   3 Gennaio 2020 at 09:34

    Articolo davvero interessante su un libro che acquisterò di sicuro perché appassionato del calcio inglese! Consiglio Febbre a 90 (e relativo film)

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