MONDO – Un ruolo del mondo del calcio che non perde mai il suo fascino e la sua importanza. Allenare è un mestieraccio e solo in pochi sono riusciti a toccare l’eccellenza. Chi? Lo scopriamo in questo articolo!
Conoscenze tattiche, leadership, capacità di relazione con i calciatori, abilità comunicativa nei rapporti coi media, bravura nell’acquistare i calciatori giusti al momento giusto e quel pizzico di fattore c. che non guasta mai. Basta questo per essere tra i 50 migliori allenatori della storia del calcio? In questo articolo cerchiamo di trarre qualche spunto, qualche aneddoto e qualche consiglio da quelli che del mestiere del “mister” ne hanno fatto un’arte.
CHI SONO I MIGLIORI ALLENATORI DELLA STORIA?
A proposito, ma voi lo sapete perché in Italia chiamiamo gli allenatori Mister? Lo si deve a un certo William Garbut, tecnico inglese sbarcato nel Bel Paese nel 1912 per allenare la squadra più inglese del campionato italiano, il Genoa. Al suo arrivo, Garbut non parlava italiano così come i giocatori non parlavano inglese. Per rispetto, i calciatori genoani lo chiamarono Mister Garbut e coniarono così un termine che si diffuse a macchia d’olio ovunque, anche per l’importanza dell’allenatore inglese, che riuscì a portare ben 3 scudetti sotto l’ala del grifone.
50) Claudio Ranieri
“Abbiamo bisogno di 8 punti per diventare campioni: vogliamo ottenerli, ma, amico, siamo in Champions League! Dilly ding dilly dong, forza. Tu dimentichi, tu parli, bla bla, ma siamo in Champions League. Fantastico, strepitoso. Certo, sono personalmente consapevole che viviamo in una situazione di ora o mai più! Stiamo facendo qualcosa di grande in circostanze particolari ed è per questo che dico “ora o mai più”, perché la prossima stagione sarà diverso. Le grandi squadre saranno più forti, mentre noi stiamo facendo qualcosa di speciale in questa stagione. Il titolo è laggiù, andiamo a prendercelo, uniti nell’impegno possiamo fare la storia. Potrebbe non esserci un’altra occasione”.
49) Joachim Löw
“Chi è il giocatore che stimo di più al mondo? Facile, Andrea Pirlo. Si pensava che potesse essere un po’ troppo vecchio per poter ancora dare molto alla squadra italiana, ma è un eccellente giocatore di calcio, un geniale stratega, uno che tocca molti palloni e che li sa distribuire pericolosamente. Un grandissimo giocatore”.
48) Fatih Terim
“Non abbiate mai paura di correre dei rischi. E quando sbagliate, andate in sala stampa e sfidateli tutti. I giornalisti non hanno la minima idea di cosa significhi prendersi dei rischi, il loro lavoro è comodo, io non dormo, non respiro quando perdo e se voglio rischiare la mia vita, lo faccio a modo mio, senza stare a sentire nessuno”.
47) Zdeněk Zeman
“Ho vinto poco in carriera? La vittoria non è la cosa più importante, un tecnico deve migliorare i calciatori a propria disposizione. Mi interessa molto la loro salute, credo che ancora oggi nel calcio si faccia uso di sostanze dopanti e ci sono calciatori che sono morti per vincere solamente una partita in più. Chi è responsabile di questo non ha certo aiutato il calcio a crescere”.
46) Richard Møller Nielsen
“La grinta nel calcio è tutto o quasi. Mi sono sempre rifiutato di mollare anche quando tutto sembrava senza speranza. Siamo arrivati a EURO 92 all’ultimo momento ma io ci ho sempre creduto. Ma se mi chiedi qual è l’aspetto fondamentale per essere un allenatore non ho dubbi: ascoltare. Ascolta tutti, vivi insieme con i giocatori, aiutali a risolvere i loro problemi dentro e fuori dal campo. Ti ameranno per questo”.
45) Osvaldo Bagnoli
“Il calcio mi ricorda il cibo e la briscola. Da cosa inizio? Dalla briscola? Va bene! E’ come una briscola al bar con il tuo migliore amico. Quando giochi, fai di tutto per fregarlo. Quando posi le carte, bevi con lui un bicchiere. Ma il calcio è anche come il cibo: se ti abitui all’aragosta, poi il risotto coi funghi non lo vuoi più”.
44) Arsene Wenger
“La felicità te la dà solo il presente: il passato dà rimpianti, il futuro incertezze. L’uomo se ne è reso conto rapidamente e ha creato la religione: ti perdona gli errori del passato e ti dice di non preoccuparti per il futuro. Io leggo sempre la Bibbia prima delle partite. Sfortunatamente oggi funziona meno. Ma allo stesso tempo significa che l’Arsenal non ha necessariamente bisogno di Dio per vincere”.
43) Otto Rehhagel
“Credo che quell’Europeo vinto unì tutto il popolo greco, un popolo spesso diviso. Per gli americani il 4 luglio è l’Independence Day, i greci, invece, festeggiano ogni anno la vittoria più inattesa della storia del calcio. Fa piacere pensare di esser stato parte fondamentale di quel trionfo. E a chi mi dice che quella Grecia giocava l’anticalcio non so cosa dirgli, davvero. Dove c’è scritto come si deve giocare a calcio? Io ho allenato la mia squadra in base alle caratteristiche dei calciatori che c’erano. Se avessi avuto Xavi, Iniesta e Messi, il nostro stile sarebbe stato sicuramente più offensivo. La verità è che abbiamo lavorato in modo intelligente sul campo, mentre gli altri ci hanno sottovalutato”.
42) Miguel Muñoz
“Avevo 36 anni quando firmai come allenatore delle merengues. 2 mesi prima ero un compagno di squadra di quei ragazzi, ma dovevo entrare subito forte. Rinnegai tutte le amicizie del passato, fui un generale, un capo che non guardava in faccia a nessuno. Ero intransigente con tutti, tranne che con Alfredo (Di Stefano) e Puskas. Gli dicevo: “Potete fare quello che volete, tanto ci porterete sulla Luna”. Andò così, io, Puskas e Di Stefano guidammo il Real Madrid alla conquista della quinta Coppa Campioni consecutiva. In finale col Francoforte finì 7-3 e come riportano le cronache, giocammo el mejor futbol de la historia. Chi segnò? 4 gol Puskas e 3 Di Stefano”.
41) Antonio Conte
“Ho sempre pensato che la mia storia di uomo, calciatore prima e allenatore poi, fosse percorsa da un senso ben riconoscibile. Un senso dato dalla volontà, dal sacrificio, dalla passione che ho messo ogni giorno in tutto quello che ho fatto. La storia è bella, ti giri e non te la tocca nessuno. Ma il futuro lo costruisci nel presente. Io non sono quello che ha vinto gli scudetti, sono uno che per la prima volta allena una grande. Con me, se non hai stimoli, non giochi neanche se l’ultima volta sei stato il migliore in campo”.
40) Guus Hiddink
“Oggi la mia squadra, la Corea, ha battuto l’Italia meritatamente. Quando perdete voi italiani dovete imparare a fare autocritica, non potete attaccarvi a tutto ciò che è extra. Byron Moreno ha commesso qualche errore, ma nessuno è stato decisivo. Ora scusatemi, vado a festeggiare”
39) Mircea Lucescu
“Mi considero un vecchio lupo calcistico, nobile e saggio. Ne ho viste di tutti i colori, ho allenato in ogni angolo d’Europa, ma se devo dirti cosa mi spaventa del calcio non ho dubbi: la Champions League. E’ la competizione più ingiusta, ingrata e spietata che esista sulla terra ed è forse per questo che resta così incredibilmente affascinante”.
38) Valery Lobanovskyi
I calciatori mi chiamano colonnello e a me non dispiace. Quando arrivò Shevchenko alla Dinamo Kyev, lo sorpresi con una sigaretta alla fermata dell’autobus. Gli dissi: “Ehi ragazzo, ascoltami bene: da oggi non fumerai mai più, intesi?! Mi diede retta e iniziò a sostituire il fumo con i gol. Sheva era unico, era il migliore nella salita della morte. Che cos’è? E’ una serie di ripetute al 16% di pendenza che facevo fare ai calciatori, e chi non vomitava, la domenica giocava. Shevchenko non vomitò mai.
37) Didier Deschamps
“Lasciare a casa Karim Benzema al Mondiale fu una scelta obbligata. Conoscevo e conosco le capacità del giocatore, lo considero uno dei migliori centravanti del mondo, ma dopo quello che ha fatto, la sua presenza sarebbe stata un danno immenso per lo spogliatoio. Lo spogliatoio viene prima del singolo e devo proteggerlo anche con la mia vita, soprattutto se si tratta dello spogliatoio della Nazionale francese”.
36) Sven Goran Eriksson
“Il momento più bello della mia carriera? Lo scudetto con la Lazio. Quando vinci il campionato in Italia e non sei Juventus, Milan o Inter, allora significa che hai fatto qualcosa di unico”.
35) Luiz Felipe Scolari
“In generale, noi brasiliani siamo i migliori. Ci sono nazionali che hanno vinto un solo Mondiale e pensano di essere le più grandi. Immaginate noi che ne abbiamo vinti 5… Il Brasile è una fabbrica perpetua di talenti e la nostra passione per il calcio non ha eguali nel mondo. Questo non potrà mai cambiare e nessuna Nazionale sarà in grado di superarci. Mai”.
34) Franz Beckembauer
“La finale con l’Argentina che giocheremo domani mette a confronto 2 scuole di pensiero diverse. Da una parte gli albiceleste di Maradona, una squadra fantasiosa e ricca di talento, dall’altra un collettivo solido e un carattere eccezionale, che spinge la Germania a non sbagliare mai gli appuntamenti che contano. Chi vincerà? Non lo so, so però che nel calcio non è il più forte a vincere, ma chi vince è il più forte”.
33) Zinedine Zidane
“Vi dico solo qualche cosa. Dobbiamo avere in testa che quando abbiamo la palla dobbiamo avere pazienza, giochiamo, ma dobbiamo essere più veloci e prendere ampiezza, con Dani Carvajal e Marcelo più alti a spingere. Quando abbiamo la palla dobbiamo fare in modo che loro difendano indietro, teniamoli là con Carvajal e Marcelo. Per il resto dobbiamo fare quello che abbiamo studiato in settimana, con Modric e Isco che devono a turno coprire o andare ad offendere, sempre con l’idea di un gioco largo e l’inserimento centrale. Il gol arriva così: giochiamo la palla, apriamo sull’esterno, palla in mezzo e arriviamo al centro a fare gol.
L’unica cosa che dobbiamo fare quindi è mettere più ampiezza e ritmo: non giochiamo tanto al centro, ma sulle due fasce. Su un lato e sull’altro. Poi difensivamente mettiamoci la gamba sempre. E continuate a lavorare. Perché è una finale, ci sarà da soffrire ma sempre con la serenità. Noi dobbiamo pensare che il gol arriverà, d’accordo? Andiamo”. Discorso all’intervallo della finale di Champions League di Cardiff nel 2017 vinta dal Real per 4-1 contro la Juventus.
32) Massimiliano Allegri
“Giocare e allenare sono due lavori molto differenti. Quando si finisce di giocare a calcio, bisogna capire cosa si vuole fare e soprattutto cosa si è capaci di fare. Conta molto la testa, sia quando si gioca che quando si allena: dire “un giocatore è bravo, ma non ha testa” secondo me non ha senso, l’aspetto mentale è fondamentale. E tutto va vissuto con leggerezza: anche le batoste, gli esoneri, aiutano a crescere e sono una parte del percorso; per il resto bisogna farsi trovare al posto giusto al momento giusto”.
31) Vujadin Boškov
“Se uomo ama donna più di birra gelata davanti a tv con finale Champions forse vero amore, ma non vero uomo”.
30) Niels Liedholm
“Liedholm era molto superstizioso. Sulle maglie, ad esempio. Non potevamo prenderle, doveva consegnarle lui. Una volta, l’ho strappata dal mucchio, tanto sapevo il numero. Mi ha guardato malissimo: “Se succede qualcosa la colpa è tua. Non farlo più, capito?” Un’altra volta mi metto, per sbaglio, il suo cappotto: nelle tasche c’era di tutto. Ma proprio di tutto: sale, ciondoli, amuleti, boccettine, cornetti. Uomo fine e ironico ma credeva a queste cose”. (Pietro Vierchowod)
29) Carlos Alberto Parreira
“Il calcio è l’unica cosa che unisce il Brasile da nord a sud, da est a ovest. Non abbiamo mai avuto una guerra, non combattiamo per la nostra indipendenza, non abbiamo alcun simbolo, il nostro simbolo è il calcio ed è per questo che viene preso così seriamente qui.”
28) Ernst Happel
“La gente ama un giocatore con idee, perché alla fine la folla vuole essere intrattenuta. E dato che il calcio è solo un gioco, deve essere anche divertente. Un giorno senza calcio è un giorno perso”.
27) Udo Lattek
“Ho dovuto fare del male a molte persone, e a volte sono stato ingiusto, ma posso ancora guardare tutti negli occhi con quelli con cui ho lavorato. Come allenatore, sei davvero solo un orso danzante delle stelle.”
26) Rafael Benitez
Cosa ho detto nello spogliatoio di Istanbul ai miei calciatori? Stavo iniziando a scrivere il discorso dopo aver subito il 2-0. Dovevo prepararmi bene, il mio inglese non era perfetto, avevo bisogno di qualcosa di scritto, di emozionale ma soprattutto di tattico, perché i 2-0 si possono recuperare con la tattica. Proprio mentre iniziai a preparare il discorso subimmo il 3-0. A quel punto buttai il foglio, entrai nello spogliatoio e tutti avevano la testa china. Parlai con serenità e dissi: “Dobbiamo fare un gol nei primi 10′, dobbiamo rientrare nella partita il prima possibile. E poi, ragazzi, testa alta! Sempre! Ora loro sono sicuri, stanno già festeggiando, ma se segniamo subito un gol cambierà tutto”. Quella partita mi insegnò che gli inglesi sono un popolo portato a questo tipo di imprese. I giocatori non si arresero e i tifosi del Liverpool spinsero la squadra con un’intensità mai vista, anche sul 3-0”.
25) Vittorio Pozzo
“Se ripenso ai raduni di quella nazionale nella mia città, a Cuneo, faccio fatica a credere in tanta modestia. La imponeva Vittorio Pozzo, un tipo di alpino e salesiano arrivato chissà come alla guida degli azzurri senza essere né un allenatore di professione né un burocrate dello sport ma semplicemente un piemontese risorgimentale ciecamente convinto delle virtù piemontesi. Uno di quelli per cui la parola sacra è “ël travai”. Giorgio Bocca
24) Louis Van Gaal
“Io non davo del tu a mia madre. Era normale in Olanda ai miei tempi e ho preteso che le mie figlie facessero altrettanto. Figuriamoci se non lo pretendo dai miei calciatori”.
23) Enzo Bearzot
“Non credo che nessuno mi abbia mai sentito dire che il titolo di Spagna è tutto merito dei ragazzi: perché non è vero, una parte del merito sono certo di averla avuta anch’io. Ma ecco il punto: una parte. Oggi gli allenatori, per bravi che possano essere, sono diventati troppo importanti. Si presentano le partite dicendo o scrivendo Lippi contro il tale, Sacchi contro il tal altro e io non capisco più se stiamo parlando di calcio o di tennis. Perché sino a quando si è rispettato il senso delle proporzioni l’allenatore ha sempre rappresentato una componente, importante finché si vuole, ma una componente. Un non-protagonista, il cui compito è far diventare protagonisti i giocatori a lui affidati”.
22) Helenio Herrera
“Ai miei tempi c’era un club che mandava a tutti gli arbitri uno scatolone con un regalo. In uno, in uno solo, dicevano, c’era una pelliccia per la moglie dell’arbitro. Invece c’era una pelliccia in tutti gli scatoloni. E’ facile, se ci pensate, capire quale club italiano fosse”.
21) Béla Guttmann
“Mi mandate via? Preparatevi ad una maledizione! Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d’Europa e il Benfica, senza di me, non vincerà mai più una Coppa dei Campioni”.
20) Nereo Rocco
“Io posso prendere un terzino e metterlo all’ala senza che nessuno dica niente. Ma se prendo un’ala e gli chiedo una volta, per un’emergenza, di fare il terzino ne devo render conto al sindacato? Ma andè in mona tuti quanti, Spegiorin, Campana e ti che me sta a ‘scoltar a ‘sta ora de note.”
19) Marcelo Bielsa
“La gioia di una vittoria in una partita dura cinque minuti, la partita finisce e c’è un senso di effervescenza, una sensazione di adrenalina al massimo che genera eccitazione e felicità. Ma sono solo cinque minuti, e dopo c’è un enorme e grandissimo vuoto. È una solitudine indescrivibile”.
18) Diego Simeone
“Non sono solo urla e facce truci, io insegno rispetto e trasparenza. Durante i ritiri, prima delle partite importanti, faccio il giro col mio staff di tutte le stanze da letto dei calciatori. Verso le 11, poco prima del sonno, passo dieci, massimo venti minuti a testa a spiegare cosa mi aspetto da loro l’indomani. So bene di non avere i giocatori migliori al mondo, noi non siamo il Real Madrid o il Barcellona, ma so anche che nel calcio, come nella vita, è importante nascondere i propri difetti e i propri lati oscuri almeno quanto mettere in luce le nostre qualità”.
17) Giovanni Trapattoni
“Un allenatore non è nessun idiota! Un allenatore è … vedere cosa succedere in campo. In questo partita esistevano due, tre o quattro giocatori, loro erano deboli come una vuoto bottiglia. Avete mercoledì visto, quale squadra giocato ha mercoledì? Mehmet ha giocato, o giocato Basler, o giocato Trapattoni? Questi giocatori lagnano più che gioco! Sapete, perché le squadra Italia comprano non questi giocatori? Perché noi visto abbiamo molta volte tali partita. Hanno detto, giocatori non sono per italianen, eh…, campionis. Struuunz! Strunz è qui da due anni, dieci partita ha giocato, è sempre ferito. Cosa permetten Strunz?! Anni scorsi diventato campione con Hamann, eh…, Nerlinger. Questi giocatori erano giocatori ed erano diventati campioni. È sempre ferito! Ha giocuato 25 partite in questo squadra, in questa club. Respectare deve gli altri collegen! Hanno molto simpatici collegen. Ponga a questo collegen la domanda! Non hanno nessuna coraggio rispondere, ma io so, cosa pensaren su questo giocatori. Devono dimostrare ora, io voglio, sabato [in Germania si gioca di sabato n.d.r], questi giocatori devono dimostrare me, …, i suoi tiffosi, devono vincere la partita da soli. Devono da soli vincere partita! Io sono ora stanco aspettare di queste giocatore, eh.., difendo sempre questi giocatoren. Io ho sempre i debiti [Trapattoni confonde le parole tedesche per “debiti” e “colpa” n.dr. ], su questi giocatori. Uno è Mario, uno, un altro è Mehmet. Strunz invece non è, ha solo giocato il 25 per cento questi partita! Io sono finito”. Conferenza stampa tradotta dal tedesco di Trapattoni ai tempi del Bayern”.
16) Jurgen Klopp
“Passiamo la vita a glorificare le grandi squadre e le grandi potenze del calcio, ma alla fine le grandi squadre sono come i cinesi nel mondo degli affari. Guardano quello che fanno gli altri e lo copiano. Soltanto con più soldi. Facciamo ad esempio un paragone tra noi (Borussia Dtm n.d.r) e il Bayern. Noi abbiamo una freccia e un arco. Se miriamo bene, possiamo centrare l’obiettivo. Il problema è che il Bayern ha un bazooka. Le probabilità che loro riescano a centrare l’obiettivo sono decisamente superiori alle nostre. Detto questo, anche Robin Hood ha avuto un certo successo…”
15) Jupp Heynckes
“Non ho mai paura durante una partita e non ho pensieri negativi. Penso a quello che devo fare. Quali giocatori possono essere sostituiti? E dove posso riuscire a spremere in un leggero vantaggio? Rimango molto calmo, motivo per cui non mi cimento mai in buffonate come altri miei esimi colleghi”.
14) Bill Shankly
“Molte persone credono che il calcio sia una questione di vita o di morte, io non concordo con questa affermazione. Posso assicurarvi che si tratta di una questione molto, molto più importante”.
13) Rinus Michels
“L’arte di un allenatore sta nel comporre una squadra, trovare l’equilibrio tra i calciatori creativi e geniali e quelli con poteri distruttivi”.
12) Johann Cruijff
“Una delle cose che ho capito da bambino è che quelli che più si divertivano a insegnarti qualcosa erano coloro che meglio dominavano il pallone, mentre quelli capaci solo di entrare sull’avversario, di piazzarsi in campo per fare ostruzione e di tirare pedate, non avevano nulla da insegnare, anche se, temo, avrebbero avuto molto da imparare”.
11) Ottmar Hitzfeld
“Al diavolo i dirigenti, nel calcio contano solo 2 figure: l’allenatore e il calciatore. Se mi chiedi quale sia il profilo perfetto per un calciatore, ti faccio il nome di Alessandro Del Piero. Perché? Perché uno di quei calciatori che non giocano a calcio ma lo vivono. Per quanto riguarda gli allenatori, uno che stimo tanto è Ancelotti, un volpone tattico e ottimo nella relazione con la squadra. Guardiola? Beh, lui è un maestro di tattica, il numero uno. Sui rapporti interpersonali, invece, è un disastro. Non si è mai concentrato sulla squadra. Non ha quasi mai avuto colloqui individuali con i giocatori. Si è chiuso in se stesso, anche con i media. Al Bayern ha fallito per questo”.
10) Marcello Lippi
Calci di rigore con la Francia, proprio un momento tranquillo insomma… Dovevamo scegliere i rigoristi e nonostante la grande disponibilità a calciarlo da parte di tutti, c’era un po’ di nervosismo. Mi arriva incontro Del Piero, perché voleva calciare il quinto rigore. Io gli dissi di no, perché secondo me i più affidabili devono tirare i primi. Alex doveva essere il primo ma lui non voleva: “No, mister, qualsiasi rigore tranne il primo.” Lo mandai a quel paese e gli dissi: “Tu però tiri il quarto, metti che non arriviamo al quinto e tu non lo tiri…” Restava quindi da capire a chi affidare l’ultimo. In quei momenti, più della ragione contano le sensazioni, gli umori, e incrociando lo sguardo di Grosso gli dissi: “ Vai Fabio, il quinto è tuo, sei l’Uomo della Provvidenza”. Lui mi guardò stupito e rispose: “Sicuro?” Non stavo esagerando. Agli ottavi, al 93′, sullo 0-0, fu lui a procurarsi il rigore contro l’Australia e in semifinale fu lui a segnare il gol decisivo contro la Germania. Ero certo che avrebbe fatto gol, i segnali mandati dal destino erano troppo chiari…
9) Fabio Capello
Ma quali Van Basten, Ibrahimovic o Savicevic, il più forte che ho allenato è stato Ronaldo, il fenomeno. Per vincere lo scudetto in Spagna però dovetti mandarlo via. Una volta gli dissi: “Senti un po’, ma tu quando hai vinto il mondiale in Corea, quanto pesavi?” “82 kg” mi rispose. Sobbalzai: “Oggi ti sei pesato e la bilancia misura 96. Vorrai arrivare almeno a 88?” “No mister, non ne ho voglia” rispose. Dopo quella conversazione chiesi al presidente di mandarlo via. Era davvero il fenomeno, ma anche un leader negativo per il gruppo.
8) Jose Mourinho
“Sono un gran difensore dello spirito di squadra e del lavoro di squadra, la prima cosa che ho promesso ai miei nuovi giocatori è che li guarderò tutti allo stesso modo. Non voglio un rapporto speciale con qualcuno di loro. Odio parlare di una persona sola. I giocatori non vincono trofei, il gruppo vince trofei, la squadra vince trofei. Non riesco a dire “mi piace questo giocatore”, ma generalmente mi piacciono i giocatori che amano vincere. Non solo quello che ama vincere nei 90 minuti, ma quello che ama vincere ogni giorno, in ogni sessione di allenamento e nel resto della sua vita”.
7) Carlo Ancelotti
Era maggio del 2002, e Dario Hübner fu preso in prestito dal Milan per la tournée in America. Ricordo un aneddoto, che successe contro l’Ecuador. Finì il primo tempo, e al rientro negli spogliatoi, cerco Hübner, e non lo trovo. Chiedo agli altri: “che fine ha fatto Dario?” Abbiati mi fa: “Mister è dietro il bagno”. Aprìi la porta, e vidi che stava fumando una Marlboro e vicino aveva una piccola lattina di birra, che si era portato dall’albergo. Gli dissi: “ma Dario, che fai? Ti stai giocando una conferma nel Milan, e vieni a fumare e bere negli spogliatoi? Come lo giochi il secondo tempo?” Lui mi guardò ed in tutta tranquillità disse: “Mister, sinceramente è una vita che faccio questo, e se non lo faccio non riesco a rendere al meglio. Per quanto riguarda il Milan, son venuto solamente per la pubblicità in modo che posso allungare la carriera di altri 2-3 anni. A quest’ora ero al mio paese a prendere un po’ di fresco. Terza cosa: la vuole una sigaretta?” A quella frase tutto lo spogliatoio, cominciò a ridere, ed anche io mi feci una bella risata. Era così Dario, genuino al massimo. Pensava solo a star bene con se stesso.
6) Vicente Del Bosque
“Un consiglio ai giovani allenatori? Essere romantici e coltivare le illusioni. Non ho problemi di soldi, ma da quasi quarant’anni gioco al Totocalcio tutti i giorni e sempre con lo stesso sistema. Ho vinto solo quisquilie, ma se lo facessi per logica avrei già smesso da un tempo”.
5) Bob Paisley
“Intendiamoci, sono stato qui a Liverpool anche durante i brutti periodi. Un anno ad esempio, siamo arrivati secondi”.
4) Alex Ferguson
“La mia più grande sfida non è quello che sta succedendo in questo momento, la mia più grande sfida è stata buttare giù il Liverpool dal loro fottuto piedistallo”.
3) Josep Guardiola
“Non mi serve un centravanti, il mio calcio non ne ha bisogno. Nel mio calcio, il centravanti è lo spazio”.
2) Arrigo Sacchi
“Noi al Milan coniugavamo tre verbi: vincere, convincere, divertire. La Juventus ne coniuga uno: vincere. È una debolezza. Si dirà: ma in Italia continua a vincere. E io dirò: anche il Rosenborg vince sempre lo scudetto in Norvegia. Ma cosa conta è la Champions League e in Europa la Juventus fatica”.
1) Brian Clough
Sono sempre stato il peggior nemico del Leeds United e il fatto che abbia accettato di allenare proprio il Leeds nonostante tutte quelle che gli ho detto dimostra quanta personalità abbia da mettere a disposizione. E signori, tanto vale che ve lo dica subito. Voialtri potete anche aver vinto tutti i trofei nazionali e qualcuno di quelli europei, ma per quanto mi riguarda la prima cosa che potete fare per me è prendere tutte le vostre medaglie e tutte le vostre presenze in nazionale e tutte le vostre coppe e tutte le vostre targhe e buttarle nel più grosso fottuto cestino che riuscite a trovare, perché non ne avete vinta nemmeno una onestamente. Lo avete fatto sempre giocando sporco, cazzo.
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Grazie Paolo ho trovato tanti aneddoti e informazioni come sempre! Al primo posto però avrei messo Guardiola o Sacchi. Clough non ha rivoluzionato il calcio! Grande personaggio certo però…
Ciao Roberto, probabilmente Guardiola e Sacchi hanno dimostrando molte più competenze tattiche e capacità di innovazione di Clough, ma la sua impresa col Nottingham Forrest (2 cl di fila con una squadra paragonabile oggi alla Fiorentina) non è mai stata eguagliata a mio parere!
in questa lista manca per mè ed esso uno da primissimo posto l allenatore mario zagallo che vinse la rimet tra i suoi tantissimi successi e poi manca luis aragones ed permè manca feola vicente ed helmut shone essi allenatori di valenza superiore ad altri da voi inseriti. silsio antonio Balosetti.-349 2114387
Il migliore di tutti è Mourinho. Vi ha azzittiti tutti juventini!
L’allenatore a cui sono più affezionato è Fabio Capello. Solo lui poteva portare lo scudetto a Roma nonostante tutte le pressioni
Don Fabio a Roma è riuscito in qualcosa di incredibile Enzo, ma bisogna dire che quella squadra era veramente forte!
Paolo ci fai una recensione de Il Maledetto United su Bryan Clough
E’una bella idea, potrei coniugare le mie 3 passioni, calcio, cinema e… Bryan Clough. Film bellissimo, a parer mio il migliore sulla tematica calcio di sempre
DON FABIO REGNA
Ancora con questa storia del Triplete? Ma quanto andrete avanti di rendita! Noi viviamo nel presente 8 scudetti di fila sono quasi 10 anni che prendete le pizze ogni anno!
PEP GUARDIOLA, ho visto recentemente il suo documentario su Amazon Prime, incredibile
Visto anche io Bek, lo consiglio a tutti!
C’è un po’ troppa inghilterra nei primi posti! Noi italiani abbiamo rivoluzionato il calcio molto più di loro!!11
Marcello Lippi 1 champions, 4 finali di champions 1 coppa del mondo. Numero 1
Gli interisti ancora col triplete. Interista diventi pazzo!!!
Tutti che citano sempre i soliti nomi, sacchi, michels, guardiola, lippi, Ferguson… Il migliore invece è stato Brian clough.. Come lui nessuno. Vorrei vedere questi grandi nomi tipo sacchi Ferguson con una squadra da serie b se riescono a vincere campionati e Champions. Ripeto Brian clough è semplicemente unico.
1 klopp
2 guardiola
3 zidane
4 Mourinho
5 Pochettino
6 sarri
7 Simeone
8 Ten Hag
9 Ancelotti
10 Favre
Questa mi sembra più una classifica sull’attualità tommaso!
Paolo che ne pensi di Sarri>? Perchè non l’hai inserito?
Non l’ho inserito perché deve ancora dimostrare qualcosa per stare in questa lista. Lo considero un grandissimo allenatore e mi sta stupendo molto alla juve per la sua capacità di adattarsi alla squadra senza scadere in estremismi tattici.
Figata questa classifica!
Allegri troppo basso!!!
Inserire Cuper e non Sarri un errore!
Cuper 2 finali di champions consecutive col Valencia, un grande risultato
Come si dice a Roma, è “forte” questo articolo! Bellina la parte dei commenti/annedoti di ognuno. Però, un’osservazione ce l’avrei: forse nei 50 un posto a Tommaso Maestrelli lo avrei riservato….
Ottima osservazione Giuliana! Maestrelli avrebbe sicuramente meritato di esserci in questa classifica!
Credo che Tommaso Maestrelli e Arpad Weisz siano anch’essi fra i 50 migliori allenatori della storia del calcio. Complimenti per la segnalazione di Paisley, se lo merita davvero.