ITALIA – Stefano Ravaglia, con Lettere da Liverpool edito da Battaglia Edizioni, porta il lettore nello stupendo mondo di una squadra che ha scritto alcune delle pagine della storia calcistica più incredibili e importanti. Tifare i Reds non è soltanto calcio, è fede. E ad Anfield Road va in scena, ogni partita, una messa laica.
Sono juventino. Stefano è, invece, milanista. Da tifosi e appassionati di calcio ci unisce un filo comune con la squadra rossa di Liverpool. Da una parte il dramma umano, dall’altro quello sportivo. Heysel e Istanbul. Ma l’amore per questo sport è anche saper guardare oltre casa propria, riconoscere la storia e l’alone mistico di un’altra squadra. Qualcosa che ti attrae così forte che non puoi farne a meno. È il Liverpool Football Club.
E Stefano è fantastico nel portarci lì, sulle sponde del fiume Mersey, a raccontare la storia di questa grande squadra.
Quella che l’autore ci racconta è una storia che non è solo fatta di vittorie o sconfitte. È una storia scritta dagli uomini che hanno vestito con orgoglio quella maglia, facendone casa propria. È scritta da una curva, una delle più calda al mondo, la Kop. È scritta da noi tifosi perché, che si vinca o che si perda, sarà sempre You’ll never walk alone.
Stefano ci porta prima a conoscere la città, con la sua storia fatta di acque fangose, band musicali (beh, una su tutte la conoscete sicuramente) e rivolte operaie. Un excursus storico e culturale davvero ben approcciato che ti porta all’istante sulle sponde del Mersey. Perché, come dice nella prefazione Nicola Roggero, è impossibile spiegare la storia del Liverpool ignorando l’humus geografico e sociale in cui è cresciuta una delle squadre più famose del mondo. E poi, ecco, l’esplosione Reds, il cuore pulsante del libro.
Conosciamo uno dopo l’altro alcuni gli eroi che hanno solcato il campo di Anfield. Che hanno esultato sotto la Kop. I calciatori e gli allenatori che hanno fatto del Liverpool la loro famiglia, insomma i Men in Red. Leggendo il libro vengo attratto dalle tutte quelle leggende, che conoscevo già ma che non avevo mai davvero approfondito. Da Ian Callaghan a Fowler, fino a Stevie G., quello Steven Gerrard idolatrato come un Dio negli anni più recenti.
E poi entriamo in campo con loro. Nelle partite iconiche del club, dalla prima F.A. Cup del 1965 passando per il gol di Lallana all’ultimo respiro con i canarini del Norwich di qualche anno fa (stavo seguendo la partita in diretta ed esultai alla Klopp!) fino alle tragedie dell’Heysel nell’85 e di Sheffield nell’89 (all’Hillsborough Stadium). Eventi che hanno segnato una generazione.
E poi quell’annata fantastica del 2000-2001 sotto Houllier… un racconto da incorniciare che descrive le cavalcate vincenti del Liverpool in tutte le coppe. League Cup, F.A. Cup, Coppa Uefa e, all’inizio della stagione successiva, Charity Shield e la Supercoppa europea.
Queste generazioni sono segnate, però, da un uomo in particolare. Questo uomo è scozzese e risponde al nome di Bill Shankly. Lui, l’uomo della rinascita del Liverpool. Siamo nel dicembre del 1959 e il nativo di Glenbuck si siede per la prima volta sulla panchina dei Reds, che in quell’anno sono addirittura in seconda divisione. Bill per quindici anni sarà il faro di un’intera città, in grado di lanciare giocatori straordinari come Ian St. John (“The Saint” come fu ribattezzato dalla Kop) e di vincere campionati, coppe nazionali e internazionali. La sua statua fuori Anfield la dice lunga su cosa quest’uomo ha lasciato nel cuore di questo grande club e nei suoi tifosi.
In un’intervista a Radio Sportiva, Stefano dice che c’è un allenatore che gli ricorda il vecchio Bill. Quell’uomo siede tutt’ora sulla panchina del Liverpool. È il tedesco di Mainz, Jürgen Klopp. Anche lui ha dovuto far risorge una fenice dalle sue ceneri. E ora eccoli lì, in cima al mondo. Ha vinto la Champions League, quella Premier maledetta (che non soggiornava ad Anfield dal lontano 1990!) sfuggita a Gerrard (ho ancora negli occhi quella scivolata a metà campo…) e la coppa nazionale. E nel 2022 il Liverpool di Henderson, Salah, Mané, Firmino, Virgil è ancora lì. Ancora lì a giocarsi tutto, fino all’ultimo respiro.
Da appassionato della storia del calcio non ho potuto che apprezzare e divorare questo libro, mentre nella mente rivivevo le partite e le stagioni passate. Cercavo di immaginarmi quelle che non ho mai potuto guardare. Chiudevo gli occhi per qualche istante ed ero lì. Tra i seggiolini rossi della Kop. O sul prato di Anfield. Ero a Liverpool.
La storia del calcio ha una strada obbligata ed è quella che passa sulle sponde rosse del fiume Mersey.
A Liverpool esistono solo due squadre: il Liverpool e le riserve del Liverpool. – Bill Shankly
E per tutti gli italiani appassionati e tifosi di questa squadra, non posso che indicare di iscriversi al Liverpool Italian Branch (per info: https://olscitaly.com), fun club italiano del Liverpool.
Un sentito grazie va a Lorenzo Battaglia di Battaglia Edizioni e a Stefano Ravaglia, autore di questo splendido viaggio nel cuore del Liverpool.
INTERVISTA A STEFANO RAVAGLIA
Ciao Stefano! Grazie di essere qui a rispondere alle mie domande sulla nostra comune passione, il Liverpool. E grazie soprattutto di aver colmato questa lacuna in Italia. Ora, veniamo a noi!
Prima cosa che ti chiedo è di presentarti ai lettori di MyWhere. In breve, chi è Stefano Ravaglia?
Ho 37 anni, sono giornalista pubblicista, mi occupo principalmente di calcio e Formula 1, ma seguo anche il basket. Sono innamorato della storia dello sport e di quella dei miei due sport preferiti in particolare. Scrivo, conduco un programma su Teleromagna e ho varie collaborazioni. Il calcio inglese lo adoro da diverso tempo e la cosa che mi è mancata di più durante la pandemia è proprio andare in Inghilterra a vedere le partite…
Hai vissuto Liverpool. I suoi pub. Hai conosciuto i suoi tifosi. Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Liverpool è una città straordinaria, un gioiellino da 600 mila abitanti. Piena di locali, di chiasso, di musica. E’ una città aperta. Qui oltre il 70% delle persone ha votato per non uscire dall’Unione Europea. E’ un melting pot, il suo porto, che nel 1800 era il più attivo d’Europa ha consentito l’integrazione di varie culture. E ovviamente qui il calcio è una religione.
Come e quando nasce Lettere da Liverpool?
Nasce a fine 2018, quando il Liverpool era avviato a vincere la Coppa dei Campioni. All’inizio del 2019 mi misi a scrivere qualche pagina ogni sera. Ma era un progetto che avevo in cantiere almeno dal 2016. Sul mercato italiano non esiste un libro di questo genere sulla storia del Liverpool, abbiamo colmato un buco editoriale.
Nel tuo libro ci hai raccontato alcuni degli eroi di Anfield, leggende scolpite nel cuore di tutti i tifosi. Ma, ti chiedo, chi è quello che più di tutti ha lasciato un segno su di te (o avresti voluto lo lasciasse)?
Sicuramente Robbie Fowler. L’ho adorato, avevo 10-12 anni quando c’era lui. Mi è sempre piaciuto il suo anti conformismo, anche se per quanto sia stato un cavallo pazzo, una volta smesso di giocare ha fatto fruttare i suoi guadagni nel mercato immobiliare. Per cui ha dimostrato di maturare e di avere eccome una testa. E’ stato un idolo dei tifosi del Liverpool che ancora oggi lo acclamano
E quale, invece, la partita che ricorderai sempre? Nel bene o nel male (Istanbul non vale…)
Beh Liverpool-Tottenham del 2015 è stata la mia prima partita ad Anfield, il coronamento di un sogno e tutto questo solo grazie al Liverpool Italian Branch. Quella che vorrei dimenticare è Liverpool-Chelsea 0-2 del maggio 2014, sembrava tutto pronto per la festa, e invece… La cosa che mi è dispiaciuta molto è che quando i Reds hanno vinto la Premier non abbiamo potuto essere là a celebrarlo. Io avevo il biglietto per Liverpool-Aston Villa di aprile, ma il Covid ci si è messo di mezzo…
Arrivo all’ultima domanda. C’è qualche lavoro nel cassetto pronto per il pubblico? Posso sperare in un libro, magari, dedicato alla Formula 1?
Sì, mi piacerebbe scrivere un libro dedicato alla Formula 1, ma quando si vuole scrivere qualcosa bisogna sempre chiedersi come collocarlo sul mercato editoriale. Il calcio e la Formula 1 hanno già raccontato quasi tutte le loro storie. Quando si scrive bisogna essere sempre innovativi, andare a prendere una storia mai raccontata. Oggi chiunque si cimenta a raccontare, ma non tutti lo fanno con criterio e approfondimento. Stiamo assistendo a un surplus di storytelling che onestamente non fa bene al mercato e alla cultura. Al momento comunque non ho testa per mettermi a scrivere il mio quinto libro, ho altri progetti. Ma verrà…
Stefano ti ringrazio davvero tanto per il tuo tempo e la tua disponibilità! Spero, alla prossima!
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