Mad Men: chi è davvero Don Draper?

Mad Men: chi è davvero Don Draper?

MONDO – Analizziamo uno dei personaggi più eccentrici, iconici e riusciti della storia delle serie tv. Mad Men è stata acclamata dalla critica e ha ricevuto moltissimi premi tra cui quattro Golden Globes e una quindicina di Emmy Awards.

Chi è Don Draper? O meglio, chi è DAVVERO Don Draper? Credo che nessuno abbia una risposta certa a questa domanda, che è stata anche l’epicentro delle sette stagioni della serie tv Mad Men di cui Donald Draper, detto Don, è protagonista assoluto.

La crisi d’identità e l’assidua ricerca di essa è uno dei temi fondanti della serie americana. Chi sia davvero Don Draper non lo sa nemmeno Don Draper stesso, come emerge palesemente dalle azioni che il suo animo conturbato e tormentato compie. E credo questo fosse anche l’intento del creatore Matthew Weiner: riuscire a dar vita ad un uomo poliedrico e di difficilissima lettura.

Anche se ormai l’ultima stagione si è conclusa da quattro anni, quanto ci mancano le traversie e le sfide dell’agenzia pubblicitaria Sterling & Cooper e del suo direttore creativo?
A me molto.
E quell’atmosfera di una New York di successo degli anni ’60? La serie è stata acclamata dalla critica e ha ricevuto moltissimi premi tra cui quattro Golden Globes e una quindicina di Emmy Awards. Ciò che secondo me ha stregato un po’ tutti, oltre all’evidente bravura di tutti gli attori del cast (nessuno escluso, anche i più piccoli, tra cui Kiernan Shipka) è la fedele ricostruzione storica di ciò che viveva l’America negli anni ’60.

Parliamo di eventi come la campagna presidenziale John Kennedy Vs Richard Nixon, la crisi dei missili di Cuba, l’assassinio di Kennedy e le lotte per la conquista dei diritti civili degli afroamericani.

Episodio dopo episodio, ci siamo appassionati anche agli intrighi della vita personale e sentimentale di Don, brillantemente interpretato dal pluripremiato e assai figo Jon Hamm.
In un’intervista il creatore della serie Matthew Weiner ci rivela importanti sfaccettature riguardo ad alcuni dei temi più rilevanti toccati nella serie, estesi a tutti i personaggi ma soprattutto a Don.

Il mio lavoro come artista è di incanalare ciò che provo verso la società attuale, ciò che vedete sono cose che penso del nostro isolamento, del nostro ambiguo rapporto con il materialismo, del fallimento, della nostra fragile autostima.

E ancora, ecco una delle verità riguardo al rapporto tra Don ed il pubblico.

Io non penso che sia cattivo, e non voglio che il pubblico lo pensi. Ha molte qualità ammirevoli e in fondo è una persona con dei principi, che commette errori. […] Ciò a cui l’audience non è abituata, credo, è vederlo commettere errori o essere rifiutato. Errori che commette in continuazione, da quando durante la guerra di Corea, dopo aver visto morire il suo compagno e tenente Donald Draper, gli ruba l’identità (spoiler per chi non avesse mai visto la serie, il suo vero nome è Dick Withman) passando dai diversi tradimenti che attua nei confronti della prima moglie, arrivando alle costanti bugie dette riguardo al suo passato.

Detta così, sembra un mostro e invece no.

Ecco alcuni motivi per cui niente è ciò che sembra, anche in questo caso.

Mente creativa

Per gli appassionati del mondo del copywriting (non mi sottraggo)  e dell’advertising per come era concepito all’inizio del suo successo, il lato creativo e geniale di Don non può passare inosservato. Anzi.
Ho iniziato a guardare Mad Men proprio perché avevo letto che la serie era studiata ad hoc per inscenare il meglio della pubblicità newyorkese degli anni ’60 a colpi di copy rivoluzionari e iper creativi.
Ma Don non diventa subito un pubblicitario; lavora per un po’ come tuttofare e come addetto alle vendite in un negozio di pellicce in cui farà il magico incontro con Roger Sterling, suo futuro capo, nonché fondatore dell’agenzia pubblicitaria.
È un uomo che si fa da solo, dal niente, figlio di una prostituta che muore, mentre lo dà alla luce e di un uomo alcolizzato che morirà per un calcio ricevuto da un cavallo.
Insomma povero Don, le premesse non erano delle migliori.
Ma lui è nato con una fortissima ambizione e un’aspirazione alla grandezza che gli permetteranno di scalare le vette di Madison Avenue.
La sua propensione alla creatività e al mondo delle parole emergerà in modo dirompente una volta entrato a far parte della Sterling & Cooper.

Insicurezza canaglia

Don si rende detestabile in alcune situazioni ed estremamente amabile in altre.
Il pubblico, me compresa, si ritrova ad amarlo con passione e dopo qualche secondo prova rabbia e disapprovazione per un comportamento o per una sua scelta.
D’altronde il creatore della serie lo definisce una persona con dei principi, che commette errori.
E questo credo che lo faccia avvicinare alla maggior parte di noi, proprio per la sua umanità e la conseguente capacità di sbagliare.
Avere dei valori insiti in noi, non ci preserva dal commettere scelte sbagliate; anzi molto spesso succede esattamente il contrario.
Don ne è un esempio lampante; per questo lo trovo affascinante, nonostante molte azioni opinabili e considerabili over the limit, vedo in lui un uomo traumatizzato e ferito dal passato che cerca di trovare la sua identità ed il suo posto nel mondo.
Mi piace perché, studiandolo a fondo, non è difficile comprendere quanta insicurezza domini il suo irrequieto vivere.
Il suo lato oscuro, ma anche quello più infantile, deriva senza ombra di dubbio dalle ferite subite nell’infanzia/adolescenza.
Il suo cinismo nasconde il cuore di una persona sofferente e tormentata che si sente sola e incompresa nonostante un’apparente situazione familiare felice, una moglie bellissima (Betty sei la “mia” moglie preferita) e dei figli che aspettano a gloria il suo ritorno a casa ogni sera.
Don è semplicemente e banalmente uno di noi.
Anche se all’inizio non ce n’eravamo accorti.

Don Draper: Boys don’t cry

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Farsi vedere sempre impeccabile, sul lavoro e a casa, quanto può essere stressante?
Don ha sulle sue spalle mille responsabilità: deve mantenere la famiglia, cercare di rendere felice la sua prima moglie Betty, poi la seconda Meghan e tutti i figli.
Poi deve soddisfare i suoi capi ed impressionare e conquistare i suoi clienti.
Sbaragliare le agenzie concorrenti.
Insomma, mandate aiuto al povero Don.
Molte volte, solo noi spettatori abbiamo avuto la possibilità di vederlo capitolare, mostrandosi debole e pessimista, piangendo disperatamente come un bambino.
Di fronte a queste scene Freud riderebbe quasi per la semplicità di analisi legate all’infanzia di Don; ma per noi comuni essere umani il suo personaggio resta e resterà per sempre un groviglio di complessità, talvolta caratterizzato da oscurità, talvolta da luce e purezza.

Stile a palate

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Parlando di cose un po’ più frivole e sexy, alzi la mano chi non ha notato lo stile incredibile che Don sfoggia in svariate situazioni.
Dopo avergli visto indossare abiti da lavoro meravigliosi, ho iniziato ad apprezzare l’uomo in abito.
Addirittura in una delle ultime perle di Netflix Sex education, l’amico del protagonista (parliamo di ragazzi di 16 anni) gli suggerisce, in vista di un apparente primo appuntamento, di sfoggiare un look alla casual Jon Hamm, aka Don, con un esplicito riferimento a come era vestito durante la serie.
Sul web esistono piogge di articoli a riguardo, delle simil guide fashion su come agghindarsi come Don, partendo dal cappello e finendo con le scarpe.
Ecco alcuni esempi di cotanta beltade e relativo style.

Il vero capolavoro di Don: Peggy Olsen

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Don ha anche un altro enorme merito: quello di aver fatto scouting di un portentoso talento.
Parliamo di Peggy Olsen, interpretata dall’attrice Elisabeth Moss.
Peggy inizia la sua carriera nell’agenzia pubblicitaria come segretaria di Don, ma dopo poco Don si rende conto del suo spirito da Copywriter e da lì inizia la scalata verso il successo della giovane ragazza.
Il loro è un rapporto litigarello e questo è dovuto soprattutto al fatto che Don cerca sempre di stimolare Peggy, cercando di tirare fuori il meglio di lei.
Tra i due si instaura un’amicizia ed un rispetto reciproco; Don la appoggia e l’aiuta ad emergere nonostante il visibile maschilismo dell’epoca, presente soprattutto nei contesti lavorativi.
Ricordiamo Peggy mentre lascia l’agenzia e quindi Don, per un altro lavoro, in un’indimenticabile scena.

Nel finale dell’ultima stagione ritroviamo una Peggy sicura di sé, in carriera, orgogliosa del proprio lavoro e della propria tenacia nel raggiungere gli obiettivi.
Ci viene proprio da pensare che si trasformerà nella versione femminile di Don.

Tra incompiutezza e mistero

chi è don draper

La cosa che in assoluto mi è piaciuta di più è il finale di stagione.
Tutta la serie è pervasa da questo senso di incompiutezza e mistero su quanto sia accaduto e su quanto accadrà ai personaggi e in particolar modo a Don.
Ed il bello è proprio questo, molti hanno dato le proprie interpretazioni a riguardo, tra cui Jon Hamm in un’intervista al New York Times, ma ogni fan, ogni persona può leggere nella fine di Mad Men ciò che più avrebbe sperato per i suoi eroi e antieroi.

Antieroe, esatto, come Don, che una ne fa e mille ne sbaglia, eppure ci ha tenuti incollati ad uno schermo per centinaia di episodi, in attesa di sapere cosa gli sarebbe successo.
Ecco la genialità che sta dietro ad un personaggio incompiuto all’interno di una serie incompiuta.
Il potere decisionale sta a noi.
Lo condanniamo oppure lo salviamo?

Atena Forconi

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